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Autore: HarleyQ_91    16/02/2013    6 recensioni
Se i protagonisti delle storie più belle della Disney fossero catapultati nel mondo reale e precisamente nel mondo scolastico di un semplice liceo di una semplice cittadina degli Stati Uniti? Anche il quel caso, con tutti i problemi adolescenziali dei giovani d'oggi, potranno raggiungere il loro "Per Sempre Felici e Contenti"?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Beh... ammetto di essermi fatta attendere parecchio e la cosa mi dispiace davvero tanto!
Purtroppo ho passato un periodo un po' brutto e tutt'ora non è che sia del tutto risolto, ma almeno mi è tornata la voglia di scrivere!^^
Buona Lettura!
 
 
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Capitolo 2


Belle varcò la soglia della sua classe e si sedette a quello che già per due anni era stato il suo banco in quella scuola, in prima fila, vicino alla finestra.
  Aprì davanti a sé il romanzo che stava leggendo e si immerse di nuovo in quel mondo fantastico e pieno di avventure in cui tante volte aveva sognato di vivere. Damigelle in pericolo, draghi che sputavano fuoco, principi misteriosi, avrebbe pagato oro pur di avere una vita emozionante come quelle che leggeva nei suoi libri.
  “Ehi, è solo il primo giorno e già ti trovo a studiare?”
  Belle alzò gli occhi al cielo. Purtroppo però la sua vita era quella di una comune liceale, senza nulla di straordinario.
  “Non sto studiando, Jas, è un romanzo”.
  Jasmine la guardò ed inarcò un sopracciglio, come per farle capire che lei non ci trovava alcuna differenza. “Comunque rimani sempre una secchiona”. Commentò, sistemandosi i lunghi capelli neri su una spalla. “Andiamo, sono la tua migliore amica. Io lo dico per te, dovresti uscire un po’, conoscere gente, trovarti un ragazzo”.
  “Non ho bisogno di un ragazzo”. Esclamò Belle, chiudendo il libro facendo però attenzione a non perdere il segno.
  Jasmine sbuffò e si sedette sulla sedia accanto a lei. “Dici così solo perché ancora non hai trovato nessuno che susciti il tuo interesse. Praticamente non esci mai di casa se non per andare il libreria, e pure quando vieni a scuola te ne stai in disparte o in biblioteca. Se continui così finirai col rimanere zitella, sai?”
  “Jas, smettila”. La zittì Belle, ridacchiando. “Ti ho già detto che a me va bene così”.
  “E che mi dici di Stone?”
  “Chi?” Belle aggrottò leggermente le sopracciglia.
  “Gas Stone, il capitano della squadra di football”. Le rammentò Jasmine. “Devi ammettere che non è niente male e sembra avere un debole per te”.
  Belle si strinse nelle spalle. “Io non me ne sono accorta”.
  Jas alzò gli occhi al cielo. “Certo che non te ne accorgi, stai sempre con gli occhi puntati sui tuoi libri”.
  “Beh, comunque è solo un pallone gonfiato. Tutto muscoli e niente cervello”.
  Dei fischi riecheggiarono nella classe ancora rumorosa e priva di insegnante.
  “Ehi Alan, che ci fai qui?” Gridò un compagno.
  Dei ragazzi si alzarono dai loro banchi e si diressero verso la porta dell’aula. Qualcuno doveva aver destato la loro attenzione, e non solo.
  Jasmine si irrigidì tutto d’un tratto e cominciò nervosamente a sistemarsi i capelli.
  “Come sto?” Chiese a Belle, sfoggiando un sorriso smagliante.
  “Benissimo, ma perché…”
  La mora non fece finire l’amica di parlare che si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta della classe. Belle si sporse leggermente sul banco per guardare meglio e, solo dopo aver avuto completa visuale, comprese ciò che stava succedendo.
  Il ragazzo portava sottobraccio uno skateboard ed era vestito piuttosto leggero nonostante fosse autunno inoltrato. I capelli un po’ scompigliati e quel sorriso sghembo gli davano un’aria da delinquente, eppure la maggior parte degli studenti lo adorava. Come d’altronde faceva Jasmine.
  I due stavano chiacchierando allegramente e sembravano anche avere molta confidenza. Belle alzò un sopracciglio, la sua amica avrebbe dovuto raccontarle parecchie cose appena fosse tornata a sedersi.
  Passato qualche minuto entrò il professore di storia, che riprese subito il ragazzo per aver portato a scuola uno skateboard e per non essere nella sua classe, dopodiché invitò Jasmine a sedersi e chiuse la porta.
  “Ma bene, che novità è questa?” Cominciò Belle. “Da quando ti interessa lo skater?”
  Jasmine sorrise imbarazzata e si attorcigliò una ciocca di capelli tra le dita.
  “Diciamo che abbiamo stretto amicizia quest’estate”. Disse rimanendo sul vago. “E’ un ragazzo davvero… gentile”.
  Belle forse non era ferrata per quanto riguardava i rapporti sentimentali con i ragazzi, ma di certo non era stupida. A colpire Jasmine era stato qualcosa di più della semplice gentilezza di Alan e, da quel poco che aveva potuto vedere, anche lui non sembrava disdegnare affatto la sua amica.
  La ragazza scosse la testa ed aprì di nuovo il suo libro. Benché fosse l’ora di storia, essendo il primo giorno, il professore si mise a parlare delle vacanze estive e non si fece lezione. Belle però preferiva addentrarsi di nuovo nei paesaggi fantastici e nelle storie straordinarie dei suoi romanzi, piuttosto che ascoltare i racconti dei suoi compagni.
  Sapeva di non essere molto socievole, ma non le importava. Lei voleva di più di semplici ore passate dietro un banco all’interno di quattro mura. Il mondo era pieno di esperienze nuove tutte da scoprire, bisognava solo mettersi a cercare.
  Istintivamente portò lo sguardo verso la finestra e guardò il cortile della scuola. Gli alberi erano dipinti dai colori dell’autunno e il prato non era altro che un manto di foglie cadute dai rami, era una visuale così rilassante, sapeva di libertà.
  Una volta diplomata se ne sarebbe andata da All In Town e avrebbe girato il mondo. L’unica cosa che la preoccupava era lasciare suo padre, ma era certa che lui non l’avrebbe in alcun modo ostacolata. Era un uomo un po’ strambo, poco considerato in città, ma non gli era mai importato della sua reputazione, l’unica cosa che desiderava davvero era la felicità di sua figlia.
  Belle sospirò ancora intenta a sognare ad occhi aperti, quando un movimento nel cortile la fece tornare alla realtà. Aggrottò leggermente le sopracciglia e aguzzò la vista, ma nulla più si mosse.
  Eppure era certa di non esserselo immaginato, aveva visto qualcuno muoversi tra gli alberi. Guardò ancora fuori dalla finestra per qualche secondo, poi il professore la chiamò e dovette girarsi.
  “Signorina Stevenson, perché non ci racconta come ha passato le sue vacanze?”
  La ragazza guardò l’uomo davanti a sé ed alzò il sopracciglio. Le avevano sempre detto che i professori erano persone strane, ma lui veniva considerato addirittura folle. Erano tre anni che Belle seguiva le sue lezioni e il signor Jester non era cambiato affatto. Avendo studiato recitazione per tanto tempo – infatti teneva anche il corso di teatro a scuola – parlava e si muoveva in modo molto scenografico, senza contare che una volta aveva inscenato un piccolo spettacolino con delle marionette per spiegare la rivoluzione francese.
  “Non ho fatto nulla, professore”. Rispose la ragazza, tagliando corto. “Sono stata tutta l’estate in città”.
  Come ogni anno, avrebbe voluto aggiungere, ma preferì tacere. Lei e suo padre non avevano abbastanza soldi per viaggiare e forse era proprio il fatto di non aver mai visto nulla al di fuori di All In Town che aveva fatto nascere in Belle questo desiderio di evadere.
  Con estrema tranquillità stette per tornare con lo sguardo sul libro, quando l’occhio le cadde fuori dalla finestra e una figura nel cortile attirò la sua attenzione.
  Questa volta non se lo stava immaginando, c’era davvero qualcuno. Stava sdraiato su una panchina, vestito di nero, col cappuccio e con una rivista che gli copriva il volto. Aveva le cuffie alle orecchie, ma forse si era appisolato.
  Belle non poté fare a meno di chiedersi perché quell’individuo fosse lì. Di certo aveva qualche lezione da seguire, altrimenti non sarebbe nemmeno venuto a scuola, eppure se ne stava beato disteso su una panchina del cortile a non fare niente.
  La curiosità della ragazza la spinse subito a voler saperne di più su quel ragazzo, così si voltò verso Jasmine per chiedere informazioni.
  “Come pretendi che ti dica chi è, se non so che faccia abbia?” Le mormorò l’amica stringendosi nelle spalle.
  “Non ti sembra strano?” Le domandò Belle. “Insomma, se non segue le lezioni, che viene a fare a scuola?”
  “Forse gli piace sdraiarsi in cortile?” Azzardò un’ipotesi Jasmine, ma Belle non la prese nemmeno in considerazione e tornò a guardare lo strano sconosciuto fuori dalla finestra.
  Prima o poi si sarebbe dovuto alzare da quella panchina e allora lo avrebbe visto in volto. Forse lo conosceva pure, però ormai si era impuntata e voleva sapere l’identità di quello strano ragazzo.
  Passarono le ore di lezione senza che lo sconosciuto si mosse, solo ogni tanto si girava d’un fianco dando le spalle alle finestre, ma per il resto non aveva mai lasciato quella panchina.
  Belle attendeva con trepidazione la fine dell’ultima ora, per tutta la mattina non aveva fatto altro che chiedersi di lui, e ora la sua curiosità era quasi diventata ossessione.
  Suonò la campanella e corse via in corridoio, senza aspettare nemmeno Jasmine. Scese le scale e uscì fuori dalla porta principale. Le finestre della sua classe davano sul cortile sul retro, così fece il giro dell’edificio e si ritrovò in quel manto di colori autunnali che nelle ore precedenti aveva visto solo dall’alto.
  Prese un bel respiro cercando di calmare il fiatone – non voleva dare al ragazzo l’idea di aver corso solo perché lo voleva incontrare – e si incamminò verso la famosa panchina che aveva ospitato i sonni dello sconosciuto.
  Con sua amara delusione però, non c’era più.
  Belle cercò lì intorno per qualche minuto, ma niente.
  Era sparito.
  “Oh, Belle!”
  La ragazza alzò subito gli occhi al cielo quando sentì quella voce che la chiamava.
  “Stai andando verso il campo di football?” Gas le mise un braccio intorno al collo senza che lei gli avesse dato il permesso. “Dì’ la verità, vieni sempre a vedermi di nascosto, eh?”
  “Stone, scusami, ma ora devo proprio andare”. La ragazza fece per liberarsi, ma lui non la lasciò.
  “In fondo non posso darti torto, sai? Anche io, se fossi in te, verrei a vedermi. D’altronde sono sempre il capitano della squadra”.
  “Certo, Stone”. Lo assecondò lei, provando ancora a sgattaiolare via dalla sua presa. “Sei molto bravo, ora però…”
  “Ehi, perché non fondi un fan club su di me?”
  “Scusami?” Belle inarcò un sopracciglio, non sapeva se essere più sorpresa o indispettita per quella domanda. Un fan club su Gas Stone? Roba da matti.
  “Ah, no, è vero”. Si riprese poi lui, parlando tra sé e sé. “Ne hanno fondato già uno quelle tre cheerleader. Beh, puoi sempre diventarne la presidentessa”.
  “Non vedo il motivo per cui dovrei farlo”. Puntualizzò lei, questa volta riuscendo finalmente a liberarsi.
  “Che domande. Ma perché sei la mia ragazza!”
  Gas Stone partì in una sana risata divertita, mentre Belle rimase quasi impietrita.
  Dopo i primi attimi di smarrimento, però, si sistemò i libri che portava in braccio, si schiarì la voce e sorrise al ragazzo di fronte a lei.
  “Oh, come sono lusingata”. Esclamò portandosi un ciuffo ribelle dietro l’orecchio. “Ma sei proprio sicuro che io ti vada bene? Non abbiamo mai parlato seriamente, non sai nemmeno se abbiamo qualcosa in comune”.
  “Parlare?” Gas Stone rise ancora. “La mia ragazza non deve parlare, deve solo tifare per me alle partite”.
  Belle fece ruotare gli occhi verso l’alto e sospirò. Non le interessava diventare la ragazza di nessuno, figurarsi quella di un pomposo egocentrico come Stone.
  “Immagina la mia possente figura che corre verso la meta e fa touchdown”. Continuò il ragazzo, guardando verso l’orizzonte. “La folla in visibilio che mi acclama, tu che in prima fila urli il mio nome e quanto sono bello”.
  A Belle stava venendo da vomitare e non vedeva l’ora di sottrarsi a tutte quelle stupidaggini. Con passo felpato infatti si incamminò pian piano verso l’entrata di servizio della scuola, lasciando che Stone si dilettasse da solo con i suoi monologhi.
  Le venne da ridere al solo pensiero di poter diventare la ragazza di quel pallone gonfiato. Nemmeno se le avesse offerto un milione di dollari.
  Scosse la testa e si immise nel corridoio principale. Stava per andare ad aprire il suo armadietto, quando un ragazzo le andò addosso, facendola cadere a terra.
  “Oddio, scusami!” Esclamò lui, poggiando a terra il borsone che portava in spalla e accingendosi ad aiutarla. “Ti ho fatto male?”
  Belle scosse la testa e si alzò. “Lo sai che non si corre in corridoio?”
  Stava per fare una bella ramanzina a quel trasgressore, ma appena vide di chi si trattava inarcò le sopracciglia. “Cole!”
  “Oh, Belle, mi dispiace tanto, davvero”.
  Il ragazzo si era cambiato i vestiti da quando lo aveva visto la prima volta quella mattina in aula magna. Portava una canottiera larga arancione con dei calzoncini che gli arrivavano fino alle ginocchia e una insolita fascetta rossa a tenergli i capelli.
  “Dove te ne vai così di fretta?” Le chiese lei, mentre raccoglieva i libri da terra. Cole si mise subito a darle una mano.
  “Vado agli allenamenti di football”.
  La ragazza rimase alquanto sorpresa. Cole non aveva un fisico, diciamo, portato per gli sport. Era piuttosto esile e, da quel poco che aveva potuto vedere, nemmeno tanto sveglio.
  “Vuoi entrare nella squadra?” Chiese conferma lei, come se ancora non fosse certa di aver sentito bene.
  Cole però annuì senza esitare. “Devo entrare nella squadra”. Rispose con decisione. “Mio padre è stato un campione a livello universitario, voglio che sia fiero di me”.
  La ragazza sorrise, sistemandosi i libri tra le braccia. Si era sbagliata sul suo conto, Cole era mingherlino, ma aveva molta forza di volontà. Con la sua determinazione forse sarebbe riuscito a realizzare il suo sogno.
  “Allora credo che tu debba sbrigarti”. Gli consigliò lei. “Gli allenamenti stanno iniziando in questo momento”.
  Cole controllò l’orologio affisso nell’atrio della scuola e si accorse di quanto fosse tardi. Prese al volo il borsone da palestra e salutò Belle in fretta e furia, prima di rimettersi a correre.
  La ragazza sospirò ed aprì il suo armadietto per riporvi dentro i suoi libri.
  Quel Cole era un tipo singolare, ma era riuscito ad insegnarle qualcosa. Forse anche lei doveva metterci più determinazione in ciò che faceva, altrimenti i suoi sogni non si sarebbero mai avverati. 

 

NOTE D'AUTORE

Allora, come mi è stato fatto notare nello scorso capitolo, in effetti alcuni personaggi a cui ho cambiato il nome non si riescono ad identificare!^^'
Ho deciso allora di fare una lista dei nomi con le varie corrispondenze (naturalmente indicherò solo i nomi che "posso" scrivere)!xD

Cole Thunder: Hercules (Da Er-cole = Cole e Thunder vuol dire Fulmine, per riprendere il potere di Zeus)

Preside Thunder: Zeus

Gas Stone: Gaston (vabbè... questo non era difficile xD

Vicepreside Jeffry Vizier: Jafar (Vizier vuol dire Visir)

In questo capitolo, invece:

Alan: Aladdin

Prof Jester: Clopin (Jester vuol dire Giullare, dal giullare de Il Gobbo di Notre Dame)

 

Beh, spero di non essermi scordata nessuno e che vi sia stata d'aiuto!^^
Fatemi sapere cosa ne pensate!


Un bacio
*HQ*


 

  
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