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Autore: Therru    16/02/2013    1 recensioni
...il resto della pena lo sconterai in un posto un po' più... confortevole-.
-L'inferno?-
Dan scosse la testa. -Stesso contesto, più o meno. Stasera verrà qualcuno a prenderti per portarti alla chiesa del settimo distretto, e resterai lì per il tempo che rimane della condanna-.
Incrociò le braccia, sorridendo soddisfatto.
Io, invece, soddisfatta non lo ero per niente.
(Ho voluto inventarmi una storia completamente diversa dalla trama di 07-ghost, proprio una cosa che non c'entra niente, inserendo un nuovo personaggio. Spero che riusciate ad immedesimarvi in esso, e che vi piaccia come storia insomma... Buona lettura! ^^)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castor, Frau, Labrador, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutti avevano detto che era stata colpa mia.
Non c'erano prove a mio carico, né tantomeno testimoni né nient'altro che potesse condurli a me.
Eppure, avevano stabilito definitivamente che ero stata io ad appiccare quel maledetto incendio, in preda a quello che avevano definito un "attacco isterico" o qualcosa di simile.
Solo perché poi avevo procurato un graffio o due a quell'ufficiale dal carattere viscido, che aveva sostenuto fin dall'inizio che la colpevole ero io, che ero un pericolo per la società, e bla, bla, bla...
Dimmi come una minuta ragazza di 18 anni, che si contorce disperata davanti alla sua casa che brucia, che non sa nemmeno se il suo unico fratello fosse lì in mezzo alle fiamme, ti possa sembrare un pericolo per la società.
-Solo per quelli come te- dissi ad alta voce, senza rendermene conto, troppo presa dai miei pensieri per preoccuparmi del fatto che qualcuno mi sentisse.
-Cosa?- chiese infatti la guardia, fuori dalla cella.
-Niente, niente- replicai, e tornai a fissare il muro di fronte a me.
Lo odiavo, quel dannato muro.
Avevo passato 3 mesi a fissarlo, a bussarci contro, inventando ritmi diversi e mescolandoli tra loro, fino a creare dei veri e propri brani ritmici. Era il mio unico svago.
Dopo essere stata etichettata come "mentalmente instabile" e "pericolo per la società", l'unica cosa in cui potevo trovare consolazione era il battito delle mie dita su quel muro.
Avevo perso la mia casa. Mio fratello era probabilmente bruciato con essa.
Come pensavano che io avrei potuto fare una cosa del genere, anche in preda alla follia? Se proprio volevo perdere tutto ciò che avevo bastava che mi suicidassi o qualcosa del genere, non gli era venuto in mente nemmeno questo?
No, invece. Non avevano trovato nessun indizio che li conducesse ad un potenziale colpevole e avevano puntato alla mia suddetta "instabilità mentale". E, puff, in meno di una settimana, eccomi dietro le sbarre.
In quei 3 mesi che erano sembrati 3 anni, che a volte ricordo come se fossero stati soltanto 3 giorni, ho pensato e basta.
Ho fissato il muro, scavando nelle pareti "instabili" della mia mente, cercando un qualcosa che mi avrebbe motivata ad appiccare il fuoco.
Vuoto totale.
Cominciai a pensare che l'avevo fatto inconsciamente. Sembrava impossibile, ma doveva essere così. Perché avrebbero dovuto sbattere in carcere un'innocente, senza una più profonda analisi del caso?
Forse ero davvero pazza. Forse ero stata io a creare quel disastro, senza rendermene conto...
-Mah-.
Decisi di smetterla per un attimo, con le mie solite riflessioni senza capo né coda.
Mi alzai e cominciai a camminare in tondo, sperando che mi venisse sonno, o il capogiro, o qualcosa del genere. Qualsiasi cosa che avrebbe potuto distrarmi e rendere un po' più movimentata quella giornata che sembrava più noiosa delle altre.
E... ding. Fu come se il destino mi stesse ascoltando, perché, in quel momento, sentii una voce provenire dal corridoio.
Una voce che chiamava il mio nome.
Mi affacciai sul corridoio e intravidi l'unica persona che sembrava mi avesse ascoltata, quando avevo cercato di dimostrare la mia innocenza.
-Hey, Dan. E' successo qualcosa?-
Dan era un ufficiale giovane, avrà avuto solo 4 o 5 anni più di me, ed era molto affascinante. Anche dopo la mia incarcerazione, lui aveva continuato ad indagare per conto suo sull'incendio, senza però giungere a nessuna conclusione. Lui si fidava di me, ed io mi fidavo di lui.
Purtroppo non lo si vedeva spesso in giro, ma le poche volte che si mostrava, beh... era l'unica cosa che riusciva a strapparmi un sorriso di tanto in tanto.
-Buone notizie- mi disse, allegro. -Puoi uscire da qui-.
Cosa...?
Sentii il battito del mio cuore accelerare. Già libera? Era tutto lì?
No, non era tutto lì. Non era possibile. E infatti...
-Cioè, più o meno. Non sei libera, diciamo, ma il resto della pena lo sconterai in un posto un po' più... confortevole-.
-L'inferno?-
Dan scosse la testa. -Stesso contesto, più o meno. Stasera verrà qualcuno a prenderti per portarti alla chiesa del settimo distretto, e resterai lì per il tempo che rimane della condanna-.
Incrociò le braccia, sorridendo soddisfatto.
Io, invece, soddisfatta non lo ero per niente.
-Chie... chiesa?- balbettai.
Io non credevo in Dio. Non credevo in niente. Mi riusciva quasi più facile credere all'esistenza dei demoni che a quella di Dio. E questi volevano mandarmi in una chiesa...? Si erano bevuti il cervello.
-Beh, se non altro starai meglio che in una cella buia e umida, no? Cerca di vederla con positività-. Il suo sorriso era radioso come sempre mentre lo diceva, ma si vedeva benissimo che stava solo cercando di tirarmi su il morale.
Feci una smorfia.
"Massì, che mi mandino dove gli pare, tanto ormai..."
-Va bene. Almeno uscirò da questo posto-.
In quel momento, sentii le porte del corridoio aprirsi con un tonfo.
Dei passi frettolosi attraversare la soglia e dirigersi verso di noi.
Dan si girò verso il nuovo arrivato.
-Ah, ecco! Sono già venuti a prenderti-.
-Evviva- dissi, simulando un entusiasmo che non mi andava proprio di fingere.
Lo sconosciuto si avvicinò e finalmente potei vederlo in faccia.
-Sarebbe lei?- disse, indicandomi, con una voce piuttosto stressata.
-Esatto- gli rispose Dan. Poi si rivolse di nuovo a me:-Lui è il vescovo che ti porterà fino alla chiesa-.
Lo squadrai da capo a piedi. Alto, biondo, occhi azzurri, spalle larghe... un bell'uomo. Cercai di capire quanti anni avesse: sembrava troppo giovane per averne 30, ma troppo maturo per averne 20. Sui 25 forse, poco più... sta di fatto che sembrava tutto tranne che un vescovo.
Alzai un sopracciglio e mi voltai verso Dan:-Sicuro che non ci debba stare lui, dietro le sbarre? Più che un vescovo sembra un disertore o qualcosa del ge...-
-Shhhh!- mi interruppe bruscamente lui, corrugando la fronte.
Nonostante il mio commento, il suddetto "vescovo" non sembrò arrabbiarsi. Mi guardò storto per un attimo, poi fece una sorta di sorrisetto nervoso e disse:-Ti assicuro, miss, che sono un vescovo a tutti gli effetti e ho l'ordine di portarti fino alla chiesa del settimo distretto. Sempre che tu non voglia restare qui-.
Incrociò le braccia e mi rivolse uno sguardo come per dire "adesso vediamo come reagisci".
Come reagii? Beh... la prima cosa che pensai subito dopo quell'incontro fu:"Da adesso direi che la noia posso decisamente metterla da parte..."
Mentre mi aprivano la porta della cella, avvertii una strana sensazione di vuoto. Mi sembrò di precipitare in un burrone senza fondo, ma al contempo di innalzarmi sul picco più alto della Terra, vincitrice di quella piccola guerra tra me e il destino.
Come se il destino stesso, da qualche parte, stesse ridacchiando dicendo:-E adesso vediamo che succede.
  
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