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Autore: northernlight    17/02/2013    3 recensioni
‘Dio, non avete capito un cazzo di me, tutti quanti’ li accusò mentalmente ‘solo lei capisce, lei. Lei che è come suo figlio. Se ci fosse stato Dom a tenermi a galla in questa merda mi avrebbe solo detto buongiorno e non mi avrebbe fissato come state facendo voi ora’.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Eternally missed, capitolo III.
(aprimi prima di iniziare a leggere)



 
Dieci giorni prima.
Parigi.
Stade de France.
ore 23:30.



“Mio dio, ragazzi! Ma avete visto? Cioè... WOW!” esplose Chris irrompendo nel backstage, tutto sudato e ancora esaltato per il concerto appena terminato.

“Ma guardatelo, un ragazzino al primo concerto!” disse Dom tra una risata e l’altra seguendo l’amico nei camerini. Afferrò una bottiglietta d’acqua naturale e bevendo pensò a quanto amasse la capacità di Chris di esaltarsi prima e dopo ogni concerto, era il motore che metteva in circolo l’adrenalina. Bastava il loro bassista a mandare in estasi tutto il resto della crew. Dietro Dom c’era Tom e poi Matt.

“E dai, voi due siete abituati a cantare, io no!” replicò Chris tirando un asciugamani addosso al batterista.

“Ma che schifo! Non ci tengo ad essere toccato dai tuoi miasmi pestilenziali” disse vivacemente il biondo schivando il telo nero “senza contare che toccando le tue esalazioni potrei rimanere incinto.

Tutti risero. Dom amava anche il clima post-concerto, c’era sempre qualcosa di speciale anche se era molto diverso da quando avevano iniziato, tanti anni fa ormai. Non sapeva dire precisamente cosa fosse cambiato, ma sentiva solo che c’era qualcosa di diverso da un po’ di tempo, meno Muse, meno loro tre e più ognuno-si-fa-i-cazzi-suoi. Ed era un qualcosa che attanagliava il cuore e le viscere del bel batterista, lo tormentava, come se qualcosa si fosse rotto o fosse pronto alla rottura definitiva.

“Dom non canta. Dom fa finta di cantare solo per dire alle fan che oltre a suonare sa fare anche quello” disse improvvisamente Matt lasciandosi cadere sul divano nero nella saletta.

Chris ha ragione’ pensò il cantante ‘è stato pazzesco tornare a suonare dopo tanta pausa.

Era il primo concerto dopo molto tempo e ne avevano approfittato per far cantare a Chris uno dei due brani che probabilmente avrebbero fatto parte del loro prossimo album. Per ora era solo un esperimento, ovviamente, ma aveva potuto constatare personalmente che il pubblico era coinvolto come sempre anche se non era lui a cantare e gli faceva molto piacere, Chris se lo meritava.

“Io so cantare, siete voi che non sapete apprezzare il mio potenziale!” ribatté Dom.

“Potenziale? E di cosa?” chiese ironicamente Chris.

“Del vestirsi come un bidone ogni volta. Ma dio santo, cos’è tutto quel leopardo addosso?!” constatò Matt squadrando il suo biondo amico dalla testa ai piedi “pensavo ti fossi disintossicato.”

“Cosa c’è che non va?” chiese Dom allargando le braccia e guardando il suo abbigliamento, portava dei jeans neri molto stretti, Converse nere ai piedi, una maglia grigia leopardata abbinata alla cintura dello stesso colore e fantasia della t-shirt.

“Io ti denuncio alla protezione animali, Howard, basta. Tutti quei poveri leopardi” gli disse Matt “ma perché non ti fai aiutare di nuovo da Sophie? E’ brava!”

“Lo so che è brava, ma io so vestirmi da solo a vostra differenza! Il leopardato è... è carino e mi sta bene, non trovi?” rispose Dom girandosi di spalle e inarcando leggermente la schiena con la testa girata verso il suo amico.

“Sì, infatti sono anni che mi chiedo come tu faccia a conciarti così e ad essere sempre perfetto ed impeccabile” mormorò il frontman guardando quel corpo esile che tante volte aveva abbracciato.

“È tutta questione di stile, Bellamy, cosa che tu evidentemente non conosci e non hai” rispose Dom facendogli una linguaccia e beccandosi il dito medio dell’amico.

“Hey, ma dov’è finito Chris?” chiese Matt. Dom diede una rapida occhiata in giro, scrollò le spalle e si abbandonò sul divano accanto all’amico: “Boh, era qui proprio un attimo fa, magari è andato da Morgan a tormentarlo con il ‘che bello cantare’.”

Matt si alzò e gironzolò un po’ prima di tornare sul divano e tirare fuori il suo fidatissimo iPhone.

“È di là che parla al telefono con Kelly, il bestione” disse Matt rigirandosi il cellulare tra le dita.

“Sono come quando avevamo vent’anni, te li ricordi? Sempre lì a miagolarsi cose carine” ricordò il batterista gesticolando con le mani a mezz’aria “e a fare figl-...”

Dom interruppe la sua frase a metà perché Matt si era alzato e stava parlando al cellulare e, dalle risatine da quindicenne innamorato, aveva dedotto che dall’altro capo del telefono ci fosse Kate. Kate. La sostituta di Gaia, il rimpiazzo. Per lui Kate era sempre stata una pessima imitazione di Gaia, le voleva bene, aveva imparato a volerle bene col passare del tempo, ma sentiva che Matt era diverso. Il Matt che percepiva con Kate non era il vero Matt Bellamy, era sempre contenuto, non si lasciava andare più di tanto, aveva cambiato quasi totalmente modo di vestire e Dom odiava questa cosa perché anche se il suo amico era innamorato e felice, non era giusto cambiare così radicalmente per piacere a qualcuno. Lui sapeva perfettamente com’era il vero Matt, lo era stato in passato con lui e anche con Gaia, era con entrambi la stessa persona, non sentiva il bisogno di cambiare o di fingere. Dom quasi odiava il nuovo Matt ma non aveva coraggio di dirglielo. In quel momento il frontman tornò a sedersi accanto a lui sempre continuando a parlare al cellulare e, inaspettatamente, poggiò la testa irsuta e sudata sulla spalla del biondo che, automaticamente, come un vecchio gesto sbiadito col tempo, gli cinse la spalla con un braccio e dopo un po’ prese ad arricciargli con le dita i capelli alla base della testa. Non erano così vicini da un po’ di tempo, da quando Matt era preso con Kate e col bambino in arrivo e aveva il sospetto che si fosse allontanato da lui proprio a causa della sua nuova donna e...

“Sai, Dommeh, non è così male” disse Matt che nel frattempo aveva finito di parlare al cellulare.

“Cosa?”

“Non è così male avere una ragazza!”

“E cosa ti fa pensare che io non ce l’abbia?”

Matt guardò male l’amico. “Andiamo, Dominic, conosco te più di quanto conosca me stesso quindi, al momento, tu non hai nessuna ragazza.”

Dom mise su un broncio da dodicenne arrabbiato incrociando le braccia sul petto magro.

“E, se i miei calcoli sono esatti,” proseguì il cantante “non hai una ragazza fissa da un bel po’ di tempo. Ho ragione?”

“Mh” mugugnò il batterista non rispondendo e limitandosi ad alzare le spalle.

“Allora?”

“Cosa vuoi che ti dica? Sto bene così, ho tutto quello di cui ho bisogno, no?” replicò il batterista alzandosi dal divano. Quel posto iniziava ad essere bollente e doveva muoversi un po’.

“Raccontala a qualcun altro, Howard. Non sei mai stato uno capace di stare da solo così a lungo.”

“No, aspetta” disse Dom voltandosi di scatto verso l’amico “cosa vorresti dire?”

Esattamente quello che ho detto: che non sei capace di stare da solo per tanto tempo. Hai bisogno di qualcuno accanto, per forza. Qualcuno che ti ascolti, che possa supportarti; qualcuno a cui fare le tue dolci sorprese di compleanno come facevi con me o con Jessicatempo fa” disse Matt pronunciando il nome della ragazza con uno strano sorriso sulle labbra, quasi di scherno. A sentire il nome della sua ex ragazza qualcosa in Dom iniziava a frantumarsi. Matt lo sapeva che non doveva parlare di lei, non doveva più parlare di lei. Era una specie di accordo che avevano preso poco dopo che Dom e Jessica avevano rotto e fino ad allora non l’aveva mai infranto.

Cosa diamine sta succedendo?!’ pensò tra sé e sé il batterista boccheggiando senza dire niente.

“Sì, Dom. Jessica, proprio lei” ribadì con durezza il frontman.

“Perché?”

“Perché cosa?” chiese Matt.

“Perché lo stai facendo? Perché stai recitando questa parte? La parte del pezzo di merda? Sai, non ti si addice proprio, non con me almeno.”

“Io?  Io sono sempre stato così, sono semplicemente cresciuto, Dom, come fanno tutti ed è ora che anche tu cresca un po’, non pensi?” replicò acido Matt ad un impietrito e stupefatto Dom.

“Sei impazzito? Hai fumato o bevuto?”

“No, ti sto solo dicendo la verità! Il tempo per le cazzate e per i giochi è finito. E ora, se permetti, devo fare una telefonata” disse Matt alzandosi.

“E... e la doccia di champagne post-concerto?” chiese ingenuamente l’amico. La famosa doccia di champagne, un’abitudine che avevano dopo ogni concerto sin da quando avevano avuto abbastanza soldi da sperperare in cose futili o almeno così era stato fino ai precedenti concerti.

“Ancora? Cresci, Dom. Non è più il caso di fare queste cose.”

Il batterista rimase lì, fermo e pietrificato in attesa di qualcosa da dire. Matt intanto si era avviato verso la porta, digitando un numero di cellulare sul suo iPhone.

“Oh no, tu non vai proprio da nessuna parte, Matthew” gli urlò dietro Dom che con uno scatto più rapido di quello del suo amico, raggiunse la porta chiudendola a chiave.

“Togliti, devo uscire. Devo chiamare Kate.”

“No.”

“Togliti, Dom, per favore” implorò distratto Matt sempre fissando il suo telefono.

“Mi spieghi cosa cazzo ti ho fatto per meritarmi tutto questo?” chiese il batterista. In risposta ricevette solo silenzio poiché Matt era preso dal suo cellulare, fissava lo schermo ridacchiando sommessamente. Accadde tutto in un battito di ciglia: Dom prese un rapido respiro, afferrò il cellulare dell’amico e lo scaraventò con tutta la forza che aveva contro la parete alla loro destra. Pur non avendo compiuto un grande sforzo, aveva il respiro e il battito molto accelerato soprattutto quando si accorse del lampo di rabbia negli occhi di Matt che lo prese per la maglia e lo spinse con forza con le spalle al muro.

“Si può sapere cosa cazzo ti prende?” gli urlò in faccia.

“Devi spiegarmi, Bells. S-sei cambiato e non mi parli come prima, non siamo più come prima” spiegò Dom.

“E’ perché tutto è cambiato, Dom. Quella parte di me è morta con la fine della storia tra me e lei” replicò il frontman.

Gaia. Dillo, dì il suo nome. Come puoi pretendere di amare un’altra donna se anche solo il nome della tua ex ti fa contorcere le viscere?” mormorò Dom aspettando la violenta reazione dell’amico che non tardò ad arrivare. Matt gli tirò un pugno in pieno viso, dritto sul naso che ovviamente iniziò a sanguinare copiosamente. Non avevano mai fatto seriamente a botte prima di quel momento e Dom non aveva nessuna intenzione di reagire pur sapendo di poter avere la meglio sull’esile fisico dell’amico. Forse un po’ quel pugno se l’era meritato e sicuramente faceva meno male del comportamento di Matt.

Dom iniziò a ridacchiare: “Non mi sembra di averti preso a schiaffi quando hai nominato Jessica.”

“Io ho il coraggio di farlo, Dom, ho le palle di reagire” rispose Matt allontanandosi dall’amico.

“Ma coraggio di cosa? Di cambiare a causa di una donna? E dov’è finito il ‘saremo per sempre amici’, Matthew? Dove dannazione è finito?” sputò fuori Dom tamponandosi il naso con un asciugamano. Matt era corso a recuperare il cellulare, non rispose alla serie di domande dell’amico. Dom gli si avvicinò nuovamente con tutta la calma che era riuscito a raccogliere, gli strappò ancora una volta il cellulare di mano, lo poggiò per terra e iniziò a calpestarlo con tutta la forza che aveva nelle gambe. Matt guardava la scena impotente, sentendo la rabbia montare dentro. In un secondo, Dom si ritrovò di nuovo con le spalle al muro con la faccia di Matt ad un centimetro dalla sua.

“Considerati morto per me, Dominic. Band a parte, io e te non abbiamo altro da spartire. Fatti una cazzo di vita e staccati dal passato. Ti saluto” sibilò Matt all’orecchio dell’amico che continuava copiosamente a sanguinare. Gli diede un ultimo spintone e uscì dal camerino. Dom invece rimase lì, in quella misera stanza, scivolando lentamente a sedere sul pavimento con le spalle al muro, si chiedeva che senso avrebbe avuto continuare ad avere una band nata per amicizia se quell’amicizia sembrava essere finita. Dopo un paio di minuti si alzò, raccattò la sua roba e uscì dall’uscita di sicurezza diretto in aeroporto dove avrebbe preso un volo privao diretto a Nizza dove aveva casa da un paio di anni.


 
***

“Ma cosa diamine è successo lì dentro?” chiese Chris tornando verso i camerini e incrociando lo sguardo furente di un Matt che si rigirava una sigaretta tra le dita, indeciso se accenderla o meno “e butta via quella roba, Bells, non ti fa bene.”

“Non voglio fumarla, sto immaginando che sia una gamba di Dom per poterla spezzare così” rispose spezzando a metà la sigaretta. Si alzò da terra, con le mani si pulì i pantaloni sul sedere “immagino di dover rientrare per chiedergli scusa, vero?”

“Uhm, dipende” disse Chris guardandolo intensamente negli occhi “hai sbagliato tu?”

“Immagino di sì. Io, ecco... io gli ho tirato un pugno e l-lui ha iniziato a sanguinare, perciò oltre alle scuse credo di dovergli anche un naso nuovo.”

“Oddio e perché gli hai tirato un pugno? Sei impazzito?”

“Mi ha rotto l’iPhone! L’ha pestato sotto le sue luridissime Converse!” urlò Matt imbronciato.

“Senti, io di bambini ne ho già troppi a casa perciò che ne dici di tornare all’ultra 30enne che sei e vai a fare pace con lui? Almeno assicurati che stia bene, poi mi spieghi il resto” sentenziò il bassista che, come sempre, aveva ragione. Chris disse che doveva tornare da Morgan perciò Matt prese un bel respiro e tornò nel camerino.

“Senti, Dommie, mi dispia-...” iniziò a dire ma si interruppe bruscamente alla vista del camerino deserto. Dom non c’era e con lui era sparito anche il borsone del suo cambio di vestiti. Matt stava uscendo quando sul tavolino dove c’erano le bottiglie ancora intatte di champagne notò degli oggetti che prima non c’e
rano. Sul tavolino c’erano le bacchette preferite di Dom, il suo iPhone e un fogliettino.


Lascio. Sono a Nizza ma, per favore, vi imploro:
non cercatemi per nessuna ragione al mondo.
                                                                                                     Dominic.


Lascio. Lascio. Lascio. Lascio. Quella parola continuò a rimbombare nella testa di Matt creando una confusione assurda. Aveva uno strano presentimento, niente di buono. Prese il cellulare di Dom e compose il numero di Chris che nel frattempo era sparito nuovamente.

“Hey, Dom! Dove diamine sei finito?” rispose ridendo l’amico.

“Eh, a saperlo, Chris. Ha lasciato cellulare e le bacchette che usava con Rage qui in camerino con uno strano bigliettino” disse Matt “Chris, io... non lo so, ho uno strano presentimento.”

“Aspettami lì, prendo Tom e Morgan e ti raggiungiamo in camerino.”

“Dove siete?” chiese Matt udendo musica e schiamazzi.

“Niente, il solito after che tu tanto odi. Arriviamo!” spiegò il bassista.

“Okay” disse il frontman chiudendo la telefonata. Dopo alcuni minuti Chris, Tom e Morgan irruppero nel camerino trovando un Matt pensieroso che si rigirava tra le mani le bacchette di Dom. Rapidamente il cantante raccontò tutto ai suoi amici.

“Beh, secondo me non c’è da preoccuparsi” concluse Morgan poco dopo.

“Voi non capite, è diverso dalle altre volte, io sento che c’è qualcosa che non va perché non l’ho mai visto così arrendevole, come dire” proseguì Matt.

“Secondo me deve solo sbollire un po’. E’ successo altre volte che litigaste così, no?” chiese Tom.

“Sì, ma non siamo mai arrivati alle mani, non seriamente almeno. E lui rideva, di solito si incazza e mi rompe le palle finché non lo ascolto! È come se...”

“Come se si fosse arreso” terminò Chris per lui, un po’ più cupo di prima.

“Esatto! Come se... come se si fosse rassegnato a qualcosa, non lo so!” confermò il frontman.

“Deve sbollire. Hai il suo numero di Nizza, no? Domani mattina per prima cosa chiamalo e cercate di venirne a capo, okay?” disse il bassista assestando una leggera pacca sulla spalla di Matt. Il cantante annuì debolmente.

“Adesso tutti a farci una bella dormita” disse Tom alzandosi “domani dobbiamo sistemare delle cose del palco per il concerto di dopodomani.”

Con un Matt ancora pensieroso e titubante, i quattro amici uscirono dai camerini diretti al loro albergo.





 

(cornerstone)
come sempre, 
un infinito ed ENORME grazie a chi legge, a chi recensisce
e anche e soprattutto a chi entra silenziosamente.
e chiedo scusa per tutte coloro che mi hanno detto di aver pianto
e di essersi commosse, non era mia intenzione farvi del male.
vi voglio bene.
  
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