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Autore: Blue_moon    18/02/2013    5 recensioni
Secondo libro della trilogia Similitudini.
Per la comprensione della storia, è necessario aver letto la prima parte, Prigioni.
Loki è fuggito con il Tesseract, portando con sè Khalida.
Ma qual'è la vera missione della donna?
E cosa sta architettando veramente il Dio dell'Inganno?
Qual'è la vera natura del Tesseract?
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Similitudini'
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Ed eccoci qua con il gran finale. Sono molto contenta delle risposte che ho ottenuto per lo scorso capitolo, era la parte della storia che più mi lasciava perplessa perché lascia intuire un lato di Khalida apparentemente diverso da ciò che abbiamo visto finora di lei.
Spero che l'ultimo capitolo vi piaccia.
Ci vediamo alla fine!





«Dobbiamo parlare».
Khalida non avrebbe saputo spiegare il perché di quell'inizio quasi familiare, intimo.
Desiderò non avere mai parlato.
Quando Loki si alzò dal consunto divano a cui era affezionato, con la sua aria algida e regale, seppe con certezza che aveva già capito, che l'aveva sempre saputo, chi era davvero.
Quella che era stata presa in giro era lei.
Come poteva sperare di ingannare l'incarnazione stessa della menzogna?
Ma doveva andare fino in fondo, ormai non aveva altra scelta.
La sua coscienza, e qualcosa di ancora più profondo, glielo imponeva.
«Lo S.H.I.E.L.D. sta arrivando», disse, e ancora una volta seppe di aver usato le parole sbagliate. Era come se un meccanismo si fosse inceppato in lei. Mentiva da talmente tanto tempo, che forse aveva dimenticato come si diceva la verità.
Non era così che voleva iniziare, avrebbe voluto usare parole meno violente, ma si scoprì ad ammettere che non esisteva un modo delicato per dirlo. La verità era sempre cruda.
Loki piegò la testa di lato, guardandola con gli occhi socchiusi. «Come fai a saperlo?», domandò con fare mellifluo, facendo un passo in avanti.
Khalida deglutì a vuoto. Aveva già avuto paura di Loki, ma mai un terrore così viscerale. Si sentì privata della capacità di pensare e di agire in modo coerente, mentre la paura le correva sulla pelle.
Ma nonostante questo, sostenne lo sguardo di Loki. «Il segnalatore che mi sono tolta nella Stark Tower, non era l'unico che avevo addosso. Lo S.H.I.E.L.D ha sempre monitorato la mia posizione. Non ho mai smesso di essere un'agente».
Loki sbatté le palpebre una volta sola, non lasciando trasparire il tumulto che si era appena scatenato dentro di lui. Ciò che stava accadendo era troppo simile a ciò che aveva già provato, per non rimanerne turbato.
Non che non avesse mai considerato la possibilità che Khalida fosse ancora una pedina di Fury, eppure quel gelo pungente sotto lo sterno lo sbugiardava.
In realtà, non ci aveva mai creduto davvero.
Il suo fiuto per le menzogne, quell'istinto, l'aveva tradito di nuovo.
Doveva lasciarla morire tempo prima, non appena aveva intuito la sua pericolosità. Portarla ad Asgard era stato un errore, si era fidato troppo della propria forza.
Aveva permesso a Khalida di invischiarlo in una ragnatela di bugie troppo simile a quella imbastita da Odino. Poco gli importava che lo svantaggio per lui fosse praticamente nullo, non avrebbe dovuto permetterlo.
Non era stupito dal voltafaccia di Khalida, cos'altro poteva aspettarsi da un umana?
Era deluso da sé stesso, da quella minima debolezza che aveva lasciato penetrare dentro di sé.
L'illusione di qualcosa di diverso che per un attimo aveva contemplato, ora svanita come nebbia, spazzata dalla realtà.
Doveva aspettarselo, alla propria natura non si sfugge.
E lui non era fatto per essere capito, né accettato, forse nemmeno per essere amato, né desiderava esserlo.
Il timore, il terrore e il rispetto erano abbastanza.
Erano quello che bramava, con tutto sé stesso.
E adesso non desiderava altro che vederli in quegli occhi impenetrabili come una bugia ben articolata, altrettanto attraenti e falsi.
Avvicinandosi ancora, Loki sogghignò, malevolo. «A che scopo?», chiese.
Khalida era consapevole di stare sbagliando tutto.
Si sentì regredire all'età di quattordici anni, quando non sapeva cosa fare della propria vita.
Lasciò che Loki si prendesse il suo trionfo, mostrandosi a lui fragile come era in realtà, umana come era sempre stata.
«Il Tesseract si stava spegnendo. Lo S.H.I.E.L.D. voleva scoprire perché», rispose.
Loki sollevò lo sopracciglia. «Rischi la tua vita per così poco?».
Khalida alzò il mento, in quella sua tipica espressione di sfida. «Non si trattava di rischiarla».
«E di cosa, allora?».
Lei strinse le labbra. «Di cambiarla».
Loki si lasciò scappare uno sbuffo divertito, quasi una risata, poi tornò d'un tratto serio, freddando Khalida con un'occhiata penetrante «Ti ho salvato la vita, stupida umana. Valuti così poco un debito tanto grande?», chiese, sferzante, velenoso come la lingua di un serpente. «Dimmi per cosa ti sei venduta, quanto reputi preziosa la tua patetica vita», intimò subito dopo, facendo un altro passo in avanti, costringendo Khalida ad arretrare istintivamente.
Lei esitò solo un'istante.
Le mani di Loki scattarono, stringendole le spalle in una morsa di ferro.
«Dimmelo!», le sibilò in voltò.
Khalida distolse lo sguardo, sopraffatta. Si bagnò le labbra, mentre i pensieri le si rincorrevano in testa. «Volevo ricominciare da capo, cambiare identità e sparire, lasciandomi alle spalle il passato», disse, e le sue parole suonarono infantili ed egoiste alle sue stesse orecchie.
Loki rise, sprezzante. «Sei un'illusa. Il tuo passato non se andrà mai. Hai le mani piene di sangue, quello della tua amica in particolare. Niente potrà mai farlo sparire».
Khalida sussultò al riferimento crudele a Manaar, una sensazione di soffocamento la assalì al petto e si divincolò con forza, ma Loki non le permise di sottrarsi alla sua presa.
«Lasciami», le sfuggì, tra i denti serrati.
«E perché? Ho appena cominciato», sogghignò Loki.
Khalida strattonò di nuovo i polsi ma l'unico effetto fu quello di far aumentare la stretta di Loki. Gemette. «Uccidimi in fretta. Non hai molto tempo, arriveranno tra poco».
Stava solo giocando, Khalida lo sapeva, ma adesso era troppo esposta per trovare la cosa incoraggiante, divertente o interessante.
Voleva solo che sparisse il prima possibile, prendendosi quello che doveva, persino la sua vita.
Tutto, per non vedere più quel dolore nei suoi occhi, quell'antica freddezza che negli ultimi tempi si era appena sopita.
Qualsiasi cosa, per non sentirsi in colpa, ma dentro di lei sapeva che non sarebbe stato così facile.
Loki rise, sottovoce. «E perché dovrei, quando posso assistere alla tua rovina?», chiese, mentre con un bagliore dorato indossava l'armatura nera. Lasciò andare Khalida bruscamente, guardandola da sotto l'elmo con occhi crudeli. «Non appena i tuoi amici arriveranno, li ucciderò uno ad uno, e lascerò te per ultima», disse, poi sembrò esitare. «O forse lascerò che siano loro ad ucciderti, credendoti la traditrice che sei», aggiunse.
Lo Scettro, tra le sue mani, mandava lampi azzurri, come se fosse in agitazione.
Nonostante le minacce Khalida riuscì ad intuire qualcosa di diverso dietro la crudele maschera di Loki, dietro l'ennesima promessa di morte.
Odio.
Era un sentimento che non aveva mai dimostrato nei suoi confronti.
Un ennesimo senso di colpa le precipitò sullo stomaco.
Loki non aveva mai considerato davvero la possibilità che lei potesse tradirlo, come se si fidasse, probabilmente in modo inconscio, di lei. Esattamente come lei aveva fatto con lui, preda di un istinto suicida e illogico.
Un'ondata di nausea le fece girare la testa.
Poi, si accorse del silenzio.
Il rumoroso generatore si era improvvisamente spento.
Era troppo tar...
Una tremenda esplosione interruppe il ragionamento di Khalida.
Lo spostamento d'aria la sbalzò contro la parete, separandola da Loki.
Il tavolo di metallo dell'ingresso, squarciato, atterrò davanti a lei, ad un soffio dal suo volto.
Istintivamente, Khalida si rannicchiò dietro la lamiera contorta, cercando protezione.
Un terribile fischio le penetrava il cervello ed era sicura di avere almeno un timpano lesionato.
I rumori le arrivavano soffusi e distorti.
Percepì l'ingresso nella caverna di almeno una quindicina di agenti, tutti in assetto d'assalto.
Sentì una voce familiare chiamare il suo nome.
La riconobbe poco dopo, mentre tentava di mettersi seduta facendo leva su Match, che miracolosamente stringeva ancora in mano. Era il capitano Rogers.
Fury aveva mandato la cavalleria, sperava solo che non ci fosse anche Stark.
«Agente Sabil, è ferita? Vedo del sangue», continuò la voce di Rogers.
Khalida si toccò il petto e il ventre. No, non era ferita. Nonostante tutto, era stata fortunata.
Ma, se non era suo, allora...
«Loki!», le sfuggì, mentre con gli occhi frugava oltre il fumo dell'esplosione e la polvere.
Intravide la figura imponente dell'alieno un paio di metri di fronte a lei, nascosto dietro un anfratto della roccia. La luce del Tesseract pulsava lievemente, indicando la sua posizione, ma solo dopo qualche secondo, quando la polvere iniziò a posarsi, Khalida riuscì a vedere con chiarezza. Dalla spalla destra dell'alieno spuntava per una decina di centimetri uno stiletto di metallo, proveniente probabilmente dal tavolo martoriato dietro cui Khalida si era riparata.
Loki le restituì uno sguardo ostile e rancoroso, mentre si alzava lentamente in piedi, ancora celato agli sguardi degli agenti.
Khalida studiò la scheggia di metallo. Non era una ferita mortale, altrimenti il Tesseract non l'avrebbe permessa, ma Loki sembrava perdere diverso sangue. Vederlo vulnerabile le fece provare una stretta al cuore inaspettata, che la lasciò stupefatta e turbata. L'emorragia probabilmente condizionava la sua capacità di usare il Tesseract, e il suo potere. Aveva imparato a sue spese che per gestire il tipo di energia di quei manufatti serviva molta forza.
Sempre guardandola fisso, Loki afferrò l'estremità della scheggia e senza emettere suono se la estrasse dalla carne con un gesto naturale e noncurante, come se stesse semplicemente spazzando della polvere dai vestiti.
Improvvisamente, Khalida capì cosa doveva fare, che forse l'aveva sempre saputo, sin da quando aveva preso la decisione di togliersi il segnalatore.
Loki aveva solo bisogno di tempo, la ferita si sarebbe rimarginata rapidamente e poi avrebbe potuto scomparire.
Attraverso uno degli squarci nel tavolo, Khalida valutò le forze degli agenti.
Uno scontro a fuoco era un suicidio, ma lei aveva bisogno solo di guadagnare pochi minuti.
Senza guardare Loki, e tenendo Match con la punta rivolta verso il basso, Khalida si alzò in piedi, uscendo allo scoperto, lentamente.
«Non sparate», disse immediatamente, cercando gli occhi del Capitano Rogers e Occhio di Falco, che la teneva sotto tiro con l'arco teso.
«Io farei attenzione a quello, Clint. Non vorrei che ti partisse un colpo accidentale», ammiccò, in direzione dell'agente Barton.
Lui ricambiò con un sorriso stentato.
«A che gioco sta giocando agente Sabil? Perché si è tolta il segnalatore?», domandò invece Steve. «Dov'è Loki?», aggiunse poi, senza attendere una risposta alla sua precedente domanda.
Khalida si mostrò perplessa. «Non sono il suo guardiano».
Clint strinse la presa sull'arco, guardandosi intorno. Si aspettava di veder spuntare l'alieno da un momento all'altro. «Se non sbaglio, l'idea di Fury era proprio quella», la contraddisse.
«Non per ferirti, Clint, ma tu non sai un bel niente delle idee di Fury», replicò Khalida, guardando brevemente alla sua sinistra.
Loki aveva smesso di sanguinare ed ora la stava fissando.
Sembrava sorpreso dal suo comportamento.
«Adesso basta con i giochi, Khalida, getta quell'arma e alza le mani sopra la testa», le intimò Rogers, facendo un passo avanti. «Non costringerci a farti del male».
Khalida deglutì lentamente. Era il momento.
Una scarica d'adrenalina le attraversò i nervi e Match brillò intensamente.
Sentì lo scatto metallico che annunciava l'attivazione dei fucili automatici degli agenti.
Guardò Loki negli occhi, con la consapevolezza che sarebbe stata l'ultima volta.
Forse era vero che negli ultimi istanti di vita non si prova dolore, ma solo serenità.
«Il motivo per cui ti ho salvato la vita...», gli sussurrò. «... è che non meritavi di morire».
Loki realizzò troppo tardi il perché di quella inaspettata confessione.
Non poté che assistere mentre Khalida, con un movimento fulmineo, puntava Match davanti a lei, il cristallo attraversato da scariche bianche d'energia.
Era un'illusa se pensava di poter gestire quel potere e sopravvivere.
Una voce dentro di lui lo avvisò che non doveva importargli.
Il momento di agire era giunto.
Khalida gli stava offrendo l'opportunità su un piatto d'argento, da stupida incosciente quale era.
Questa volta, non l'avrebbe sprecata.
Si concentrò, e il flusso d'energia del Tesseract lo attraversò, trasportandolo lontano.
Quando riaprì gli occhi nel buio, nelle orecchie sentiva ancora il rimbombo crudele degli spari.
Dietro le palpebre, l'immagine di Khalida che cadeva a terra, investita da una pioggia di proiettili gli era rimasta impressa nella retina, come una luce troppo accecante.
Una smorfia amara gli deformò la bocca.
Quella donna l'aveva beffato fino in fondo, portandogli via la soddisfazione di ucciderla con le sue mani.
Ma ormai poco importava, il piano doveva procedere.
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*non uccidetemi*

Alla fine Loki avrebbe davvero ucciso Khalida?
Io credo di sì.
Se ne sarebbe pentito?
Forse no, forse sì...
e secondo voi?

Non disperate c'è ancora l'epilogo, che ci fornirà molte informazioni XD
Alla settimana prossima.
Nicole

  
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