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Autore: _TheDarkLadyV_    19/02/2013    3 recensioni
Un uomo vede il sesso ovunque.
Una sciarpa? State coprendo il seno.
Una scollatura? State mostrando il seno.
Un reggiseno? Evviva le tette!
E poi, ritornando al discorso sull'amore, lo sappiamo tutti molto bene: quando siamo soggetti a un colpo di fulmine,potremmo essere investiti da una macchina, cosparsi di panna montata, lanciati in orbita da un cannone, vestiti da macachi, e non ce ne accorgeremmo!
Buffo il genere umano, così intelligente da perdersi alle prime frivolezze. Forse era meglio nascere macachi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*E nel frattempo quella che pensa di saper scrivere una storia decente quatta quatta entra di nuovo a rompere le scatole.*
Salve DonneH! Volevo ringraziare le anime buone e pie che stanno seguendo la storia! Un infinito grazie! E grazie ancora anche alla Crabs che sclera con me <3
Bene io sono qui perché questo capitolo mi è stato ispirato da una canzone e volevo lasciarvela così magari la ascoltate anche voi. Volevo precisare comunque che ciò che dice caratterizza un pò Jade, il fatto che mente spesso e volentieri non solo ad una persona in particolare, ma a tutti e che cerca di mascherare i suoi sentimenti. Una bad girl da cui bisogna stare lontani..capito Ville? No dai povera xD
Okay io evaporo..sciaoooo!!
http://www.youtube.com/watch?v=fAxeOT6gKfk


The return


Non sapevo bene se la scelta migliore fosse quella di sorridere o di sgozzarli tutti e due e provare così il brivido emozionante di un viaggio in auto con la polizia, finendo il resto dei miei giorni segregata in una cella striminzita di qualche lugubre carcere. Naturalmente la parte insana, che regnava sovrana nel mio esile organismo, sceglieva la seconda opzione che le risultava essere la più giusta. Sì, perchè le manifestazioni di euforia che seguirono alla mia affermazione shock furono la parte che più odiai di quella serata. Insomma, che c'era di così entusiasmante in quello che avevo detto? Ville Valo poteva anche essere l'uomo migliore di questo mondo, ma restava comunque un maschio e non trovavo nulla di emozionante in una conversazione avuta due ore prima con il suddetto individuo. 
C'era anche da dire che da una persona normale era altrettanto normale aspettarsi una reazione come quella che ebbero i miei amici. Dopotutto lo zombie era famoso soprattutto per quel suo fascino maligno che esercitava sulle donne di ogni continente e con cui faceva strage di cuori, oltre al fatto che fosse famoso per essere il darkman degli HIM, che per la precisione non avevo mai ascoltato in vita mia. Si trattava naturalmente di cuori umani, il mio probabilmente era una sottospecie di organo striminzito che chiamavano così giusto perché non c'erano altri vocaboli per definirlo. Il vero problema non era tanto quello di avere un brutto carattere, quanto piuttosto il fatto che mi non mi dispiacesse. A Elisabeth ciò la faceva innervosire, mentre a me divertiva. Quindi per una persona anormale come me tutto quello era decisamente irritante e, vedere Jonathan con gli occhi illuminati da una luce intensa ed Elisabeth ripetere parole insensate tra le quali riuscii a distinguere solamente il mio nome e quello di Vile Valo, era ulteriormente snervante. 
La situazione stava continuando così da un paio di minuti ed ero stufa di tutta quell'agitazione insensata, così sbattendo i pugni sul tavolo dissi: " ma la volete piantare di fare quelle facce? Non ho mica detto che ci ho fatto del sesso o che me lo sono sposato!"
" Come minimo sarei morta e ti avrei ammazzata per non essere stata invitata."- esclamò Elisabeth.
" E io avrei voluto sapere tutte le posizioni."- precisò Jonathan malizioso. Io alzai gli occhi al cielo imbarazzandomi leggermente. A quelle parole, infatti, come per magia l'immagine dello zombie mi apparve nella testa con un sorriso malizioso stampato sul suo volto... 
Ehi! Che diavolo ti prende Jade? Da quando ci facciamo questi film mentali?
" Che hai?"- mi chiese Jonathan sorridendo.- " stai pensando a Ville e alle posizioni, vero?"
" Oh piantala!"- esclamai tirandogli addosso il pacco di pasta appoggiato sul tavolo da cucina dove entrambi erano ancora seduti. Fortuna che non si aprì altrimenti Elisabeth mi avrebbe come minimo ammazzata. Ma lei sembrava essere su un altro pianeta e poco dopo sospirando e tornando con gli occhi su di me disse: " che fortuna! Io se l'ho incontrato tre volte sarà stato anche tanto. Non è un tipo che si incontra facilmente in giro. Preferisce stare rinchiuso in casa e concentrarsi sulla musica. Tu sei una miracolata, sappilo."
" Quale onore!"- sbuffai sarcasticamente.
" Sei un caso assurdo."- sbottò Elisabeth alzandosi. In quel momento Jonathan scomparve per poi tornare in cucina con il suo portatile. Lo appoggiò delicatamente sul tavolo e si sedette immergendo i suoi occhietti vispi in una ricerca a me del tutto sconosciuta. 
" Che stai facendo? Non dovresti continuare con la tua dose di non so cosa nella torta?"- domandai innervosita. Aveva fatto tanto storie prima!
" Sto cercando tutte le informazioni che servono a te per conoscere meglio il Mister."- rispose senza guardarmi. Dopo poco tempo si alzò e mi fece segno di accomodarmi al suo posto tutto contento per quello che aveva trovato.
" Cosa dovrei fare io? Non se ne parla! Io non ho bisogno di nessuna informazione su nessuno. Non mi serve a niente visto e considerato che non mi importa nulla di lui. Non devo fargli un'intervista."- dissi testarda.
" Non ti costa nulla. Devi perdere del tempo, e visto che Lady V non c'è, spendilo in qualcosa di utile. Sono sicuro che troverai la cosa molto interessante."- disse facendomi l'occhiolino. Jonathan era sicuramente un tipo alquanto interessante, ma estremamente terrificante in casi specifici come questi. A volte facevo fatica a considerarlo il mio migliore amico, semplicemente perché mi spaventava e mi sembrava di più un porco maniaco che un ragazzo raggiante e serio. 
" Io non perdo mai tempo! Uno, mi avete cacciata dalla cucina perché non volete che l'ospite veda la sorpresa e due, sto cercando di pensare al mio romanzo e non devo distrarmi."
" Beh visto che hai bisogno di ispirazione che ne dici se inizi guardando le sue foto e leggendo qualcosa sul suo conto come ti sto dicendo da circa cinque minuti?"- continuò lui imperterrito. Lo fissai non dicendo una parola, perché non volevo che vincesse quel round senza senso in cui ero finita senza saper lottare e poi perché sinceramente non avevo voglia di leggere. Ma era anche vero che una parte di me, quel piccolo avanzo di bontà e curiosità verso il genere maschile, stava organizzando una spedizione armata per combattere la parte malsana. Era meglio chiarire il fatto che si trattava di perdere del tempo in maniera diversa e non di curiosità. Volevo convincermi che fosse così anche se iniziavo a sentire in me una certa incoerenza di dimensioni atomiche. 
Smettila, deficiente che non sei altro! Ma ti pare normale? Datti un contegno per l'amor del cielo! 
" Beh che ha deciso, padrona Miranda?"- la voce di Jonathan così fintamente sottomessa mi fece tornare tra gli essere umani e sbuffando dissi: " ci do giusto un'occhiata perché non so cosa fare."
Lui sorrise trionfante mentre raggiungeva Elisabeth ai fornelli che nel frattempo se la rideva sotto i baffi. Affrontai il mio viaggio in rete decisamente più innervosita del dovuto e per poco non ebbi l'istinto di afferrare il computer e di spiaccicarlo al suolo. Evitai di farlo per il semplice fatto che l'aggeggio non mi apparteneva e che stranamente quella piccola forza armata stava avendo la meglio. La curiosità a mio avviso era la malattia più incurabile dell'uomo, insieme alla gelosia, ma questa era un'altra storia che avrei raccontato forse a tempo debito. Ora era proprio la curiosità ad essere la protagonista dell'intera serata e non potei assolutamente frenarla. Era come se fosse lei a mandare avanti il mio corpo in quel momento. Così gli altri minuti restanti prima della cena li usai per sapere qualcosa di più sugli HIM e sul bel fusto, restando affascinata per certi versi da quello che lessi e scoprendo anche i suoi problemi con l'alcol sviluppatisi maggiormente quando finì la storia importante con la sua ragazza, quella che pensava fosse giusta e con cui stava addirittura prendendo delle decisioni serie per il futuro. 
Restai stupita del fatto che questo fu il primo caso che lessi in cui le sventure d'amore non capitavano ad una donna, ma ad un uomo e la cosa stranamente non mi fece piacere come potevo pensare. Mi meravigliai molto del mio atteggiamento che mi rese quasi più umana verso il genere maschile e in particolare verso lui. La colpa era da dare soprattutto alle foto che scorrevo, in molte delle quali quel volto appariva di una tenerezza quasi disarmante ed era davvero difficile per me odiarlo. Più andavo avanti e più mi ripetevo che aveva qualcosa di strano..di diverso.
Quando i ragazzi mi dissero che la cena era pronta, spensi il computer e mi gustai tutto il banchetto che era stato preparato in mio onore anche se una piccola parte di me continuava a pensare a quel personaggio ancora troppo misterioso per i miei gusti. Mi bastarono quelle poche informazioni che avevo letto per capire che non avevo bisogno di un computer e una sedia per sapere qualcosa su un individuo, ma che invece c'era bisogno della persona stessa davanti ai miei occhi. Non amavo conoscere la gente da ciò che si diceva in giro, ma da ciò che mi trasmetteva una volta avutala di fronte e così valeva anche per lo zombie. Beh non era mia intenzione conoscerlo, però se mi fosse capitato l'avrei analizzato dal vivo senza farmi pregiudizi alcuni per via di Internet e le sue storie tese.
Parlai poco e alla fine mi congedai dicendo quanto fossi stanca e, così sorridendo e augurandoli la buona notte, mi ritirai nella mia stanza. Mi feci una doccia veloce e infilai immediatamente il mio bel pigiamone pesante quasi quanto una montagna e caldo da far invidia ad un vulcano. Ma prima di mettermi bella comoda sul letto andai alla finestra e contro ogni senso di logica la aprii, gelando appena il mio esile corpo si incontrò con l'aria gelida della notte. Non sapevo esattamente perché feci una cosa del genere. La cosa sicura fu quella di guardare le finestre della torre non molto distante da me e notai che erano accese. Restai altri pochi minuti a vagare con sguardo curioso su quella strana abitazione credendo addirittura di aver visto qualcuno muoversi dietro alle tende. Poi quando sentii il gelo stringermi anche lo stomaco chiusi la finestra e tremando mi tuffai sotto le coperte. 
Anche se il mio corpo trovò la giusta posizione per riposarsi, la mia testa era in tutt'altre faccende affaccendate e così finii per restare vigile grazie ai mille pensieri, uno fra tutti lo zombie che a quanto pareva era diventato la novità del momento.

La mattina dopo scoprii di essermi addormentata con i piedi scoperti per via della posizione stramba che assunsi durante la notte. Ricordai di aver sognato scene stupide e scollegate fra di loro, ma la cosa che sembrava essersi impressa nella mia mente era l'immagine di un ragazzo dal sorriso più bello che avessi mai visto. Non volevo nemmeno pensare al fatto che quel tizio lo conoscessi bene visto che si trattava del darkman preferito dai miei amici. Era davvero fastidioso constatare che mi stesse perseguitando anche nei sogni! Quando mi alzai capii che quella giornata sarebbe iniziata con il piede sbagliato, perché mi sentivo più acida del solito e molto, ma molto innervosita per via della mancanza di ispirazione e di nessuna idea per la testa. Avevo bisogno urgentemente di una tazza di caffé e di stare lontana dai miei amici almeno per qualche oretta, perché in quel momento sapevo già che li avrei trattati male senza volerlo davvero. Fui anche fortunata perché in casa non c'era nessuno, tutti e due erano andati al lavoro. Meglio così, almeno non avrei rischiato di ammazzarli anche con un semplice buongiorno. Imprecando contro il freddo che sentivo ad ogni passo che facevo in casa, mi preparai e uscii di casa per intraprendere la mia nuova giornata ad Helsinki. 
Quando arrivai al mio bar di fiducia sentii il gelo diminuire, ma le mie mani erano ancora completamente avvolte da un invisibile manto di ghiaccio. Aprii il quaderno e allo stesso tempo guardai la gente. C'erano un gruppetto di ragazzi che potevano avere all'incirca quindici anni e qualche personaggio solitario e uomini d'affari al bancone. Non era molto movimentata la giornata. Mentre stavo per scrivere quello che osservai arrivò Liam con il mio caffé.
" Buongiorno, mia dolce scrittrice."
" Buongiorno a te, Liam."- risposi fingendo un sorriso per non essere del tutto indelicata. Lui mi porse con delicatezza la tazza fumante che avevo richiesto due secondi prima e mormorai un grazie mettendo da parte il quaderno.
" Come vi sentite stamattina?"- domandò restando accanto a me. Aveva un sorriso smagliante e i suoi occhi esprimevano la dolcezza più assoluta. Sapevo di essere abbastanza bella da poter fare questo effetto sui polli, ma non pensavo di poter arrivare a questi livelli esagerati.
" Come al solito."- dissi scrollando le spalle e riscaldando le mie mani toccando la tazza bollente. Adoravo quella sensazione di pura ustione.
" Spero che voi possiate trovare la pace attraverso l'ispirazione."- continuò poeticamente. Quelle sceneggiate mi disgustavano nonostante fossero fatte per scherzo.
" Chissà."
Feci il primo sorso e mi accorsi che lui era ancora lì vicino a me e dalla faccia che aveva cominciai a preoccuparmi. Si stava torturando le mani mentre aveva il vassoio sotto al braccio e abbassò la testa ma non potei non notare il suo sguardo preoccupato e imbarazzato allo stesso tempo. Che cosa gli era preso? 
Prima che potessi dire qualcosa, Liam alzò di scatto la testa e guardandomi in un sol fiato disse: " mi chiedevo se oggi pomeriggio ti andava di uscire con me, magari ti porto a visitare un pò Helsinki."
Stava pensando a questo! Adesso si spiegava quell'atteggiamento strano che mi incupiva. Me lo stavo chiedendo da un paio di giorni quando sarebbe arrivato quel momento e finalmente era successo. Era inutile girarci intorno, non avrei accettato quell'invito perché non ne avevo voglia e avrei perso solo tempo. Liam era un ragazzo troppo dolce per i miei gusti ed ero lì ad Helsinki solo per rilassarmi e staccare da tutti i rapporti, sentimentali e non, che avevo avuto fino a quel momento. Non avevo proprio testa per un'altra relazione, che fosse stata di sesso o meno. Ormai non trovavo più gusto nemmeno in quello. Che ragazza difficile, vero?
Lo guardai e con tutto il dispiacere che la mia crudeltà potesse fornirmi dissi: " mi dispiace, ma ho da fare. Il dovere mi attende e poi scusami, ma adesso non vorrei essere disturbata."
Ero stata troppo fredda, ma che volevate farci, io ero fatta così. Liam con aria sconfitta scrollò le spalle e sussurrò: " ok.."
Quasi mi dispiacque il modo con cui lo trattai, ma fu più forte di me. Era difficile frenare la mia acidità e i miei modi di fare così maleducati quando la luna era più storta del solito. Solo in pochissime occasioni ero stata capace di autocontrollarmi. Prima che si allontanasse del tutto dal mio solito tavolo lo chiamai per divertirmi ancora qualche secondo. 
" Liam?"
" Sì?"
Ero sicura che si aspettasse che io avessi cambiato idea e che fossi pronta ad accettare la sua proposta. Lo vedevo nei suoi occhi, vedevo quella luce di speranza che solitamente distingueva i poveri illusi e illuse dal resto della massa. Inizialmente ero tentata davvero di cambiare idea, ma poi la parte stronza prese il sopravvento e come se niente fosse alzai la tazza del caffé e dissi: " grazie per il caffé."
Il volto di Liam da pura speranza si trasformò in sconforto e sforzandosi di sorridere si allontanò con il vassoio sotto al braccio. Sapevo che Liam era una persona a modo e che non avrei avuto mille maledizioni contro per il gesto che feci, ma se fosse stato un altro ragazzo credo che sarei stata spedita direttamente a quel paese con la stessa facilità con cui si respirava. Non pentendomi minimamente di quello che avevo fatto tornai sul mio quaderno e scrissi la scena che avevo appena vissuto sulla mia pelle senza dichiarare apertamente il volto dei due personaggi. Speravo che quel modo mi aiutasse a far tornare l'ispirazione e accendesse la famosa lampadina nel mio cervello mezzo addormentato. 
Quel giorno avevo deciso di conquistare con la forza Lady V.

Il pomeriggio, come ormai era di abitudine, mi avviai al parco con la sensazione che Lady V si sarebbe fatta viva. Sorrisi alla sola idea di rivederla nella mia mente e strinsi a me il quaderno mentre svoltai l'angolo. Ma quella sensazione di allegria durò due secondi, poiché una figura incappucciata mi venne contro facendomi spaventare e allo stesso tempo perdere la mia preziosa reliquia fra le mani. 
" Ma vuoi stare attento?"- esclamai furiosa senza guardare lo sconosciuto e chinandomi per raccogliere il mio quaderno e i fogli che uscirono, ma non avevo notato che anche il tizio si era chinato insieme a me e quando i miei occhi si riflessero nei suoi fui fottuta. Quel volto era troppo famigliare purtroppo, perché il tizio in questione era nientemeno che Ville Valo. 
" Oh ma guarda chi c'è!"- esclamò fingendosi sorpreso. Se io avevo il cuore in gola per via dello spavento, lo zombie, invece, sembrava più che altro divertito e a suo agio e mostrò un sorriso perfetto nel suo essere imperfetto.
" Ti sei spaventata per caso?"- mi chiese ironico.
" No, che dici? Era una delle mie insolite manifestazioni di sorpresa e di affetto."- risposi con il cuore ancora agitato mentre riprendevo il quaderno e strappavo quasi letteralmente dalle sue mani i fogli che, gentilmente, lui aveva raccolto per me. Ma non capivo se la durata di quell'agitazione fosse per lo spavento o per la presenza di Ville.
" Per me? Oh che gentile!"- esclamò fingendosi colpito. Con quella faccia lo avrei preso a schiaffi, ma poi pensai che quel gesto avrebbe fatto radunare una gran bella folla e così mi limitai a fissarlo del tutto apatica. 
" Dove sei diretta?"- continuò incuriosito.
" Vuoi seguirmi per caso?"
" Perché no.."
" Non sono affari tuoi dove sono diretta io."- dissi spostandolo bruscamente di lato per poter passare. Ma non avevo fatto i conti con la sua insistenza e mi ritrovai la sua mano intorno al mio braccio e chiaramente dovetti mandare a monte ogni mio piano di fuga. Lo guardai con uno sguardo pieno di odio, ma non potei dire nemmeno una parola, in quanto lui mi precedette in tutto.
" Che ne dici se per un giorno metti da parte la tua acidità e ti fai accompagnare per Helsinki senza protestare? Potrebbe essere un ottimo modo per trovare l'ispirazione."
Lo guardai sorpresa. Avevo la chiara impressione che lui sapesse bene chi fossi o quanto meno cosa fossi e per la seconda volta non seppi cosa rispondergli.
" Chi tace acconsente quindi prego, se vuole seguirmi.."- con gesto di vera galanteria mi porse il suo braccio, ma io tornando in possesso della parola rovinai quel gran momento.
"Io non mi fido degli estranei, specie se questi vanno in giro conciati come organizzatori di messe nere."
Ville per qualche secondo mi guardò sorpreso e poi scoppiò a ridere, mentre io cercai in tutti i modi di non farlo. Quella risata era uno spasso per le mie orecchie e, strano ma vero, mi era mancata.
"Questa mi è piaciuta, davvero!"- esclamò quando si fu ripreso.- " Nessuno fino ad ora mi aveva detto una cosa del genere. E comunque, giusto per la cronaca, ci stai parlando con l'organizzatore di messe nere per la seconda volta in due giorni, quindi non credo di essere proprio un estraneo."
"Non vuol dir nulla."- risposi leggermente imbarazzata. Dio, quel tizio riusciva a farmi andare fuori controllo ogni volta che apriva bocca!
"Forse hai ragione."- rispose pensieroso alzando gli occhi al cielo.-" In effetti chi ti dice che non abbia cattive intenzioni?"
Dovevo calcolare la pericolosità di quello sguardo una volta che si fosse posato nuovamente su di me piuttosto che pensare ai rinoceronti. Decisamente mi uccise.
"Allora cosa vuoi fare? Darti alla fuga o seguirmi nel mio tenebroso regno?"- continuò con la voce più bassa di qualche tono. Deglutii cercando allo stesso tempo di trovare una frase ad effetto, una delle mie, ma come al solito, in quei casi non trovai nulla.
" Che c'è ti si è annodata la lingua?"- mi domandò con aria maliziosa. Cercai di non arrossire e dissi: " quella non si annoda mai."
" L'avevo immaginato."- rispose sorridendo.- " allora che vuoi fare?"
Non sapevo cosa dirgli, ma essere stronza in quel momento proprio non mi riusciva. Così gli puntai un dito contro e gli dissi: " va bene ti seguo, ma ti avverto: se il giro risulterà noioso non mi sarà difficile andarmene via. Sei di qui immagino, conosci il posto come le tue tasche suppongo, quindi stupiscimi."
Beh un pò di Miranda era rimasta in ciò che avevo detto quindi fui davvero soddisfatta di notare un pò di sgomento sul suo volto. Ventimila a zero per la stronza! E la cosa che più mi piacque fu la mia improvvisa ignoranza su chi fosse. Mi fissò per qualche secondo con un mezzo sorrisino che non prometteva nulla di buono.
"Ti avverto che dal mio mondo tenebroso non c'è più ritorno, quindi a tuo rischio e pericolo."- disse poi avviandosi e lasciandomi come una stupida indietro.
" Ehi aspetta!"- esclamai correndogli dietro. Il bastardo si fermò solo quando io lo raggiunsi con il fiatone.
" Ti pare normale? Le donne vanno aspettate!"
" Perché, tu sei una donna?"
" E tu, un uomo?"
Ci guardammo, e difficilmente riuscii a sostenere il suo sguardo senza far trapelare l'imbarazzo assurdo che sentivo immergendomi in quegli occhi, ma quella sensazione fortunatamente durò poco poiché entrambi sorridemmo divertiti. 
" Su vieni e stai al passo."- disse riprendendo a camminare con passo normale. Lo seguii sbuffando.

Visitare la città con amici che si erano trasferiti da tre anni era completamente diverso dal farlo con chi ci era nato e cresciuto. Ogni monumento e quartiere ebbero una spiegazione più lunga di quella che ebbi in precedenza da Elisabeth e Jonathan. Ville era innamorato della sua città, si poteva capire dalla passione che ci metteva nel raccontarmi la storia di tutto quello che era affascinante e degno di attenzione e i suoi occhi brillavano ad ogni spiegazione che mi dava. Per la prima volta in vita mia pendevo dalle labbra di un uomo, ero completamente affascinata da ciò che sentivo e dai modi di fare di quel ragazzo che più conoscevo e più credevo fosse simile a me. Cercai di stare attenta a quello che mi diceva piuttosto che ai lineamenti del suo viso e alle sue espressioni. Non lo facevo perché mi ero scoperta follemente innamorata di lui, bensì perché mi riconoscevo in lui e facevo fatica a crederci. 
" Ehi mi stai ascoltando?"- la sua voce, a cui cominciai ad abituarmi poco alla volta, mi fece tornare dalla mia trance e scuotendo la testa risposi: " sì, ti sto ascoltando."
La mia bugia non era riuscita perché lui mi guardò con espressione divertita.
" Con quella faccia tu mi avresti ascoltato?"- mi chiese a braccia conserte. Lo fulminai e con strafottenza risposi: " sì, ti ho ascoltato!"
" E sentiamo, cosa avrei detto?"- continuò divertendosi. E ora cosa gli dicevo? Che non avevo ascoltato le sue ultime parole perché ero assorta nei miei pensieri, molti dei quali riguardavano lui e il suo modo di fare? Iniziai ad odiarlo.
Pensai bene a cosa rispondergli, ma stavo lasciando che i minuti passassero senza una mia spiegazione e la cosa non fece che aumentare la risata di Ville e il mio nervosismo. Mi maledissi per non essere stata così brava a rimuovere dalla testa tutte le sensazioni che lui mi trasmetteva ed essere sempre la solita acida.
" Ecco stavi dicendo che.."- iniziai troppo indecisa. Che cavolo dovevo dire?
" Che?"- mi incitò lui. 
" E va bene non ho ascoltato!"- dissi alla fine arrendendomi. Ville scoppiò a ridere, ma non mi fece pesare la cosa con le solite battutine che avevano alimentato la nostra visita guidata fino a quel momento. Si avvicinò a me e prendendomi sotto braccio mi diresse verso una destinazione ignota dicendo: " ho detto che volevo portarti al porto. Ci manca solo quello, almeno per oggi."
Lo sguardai sorpresa. Aveva sottolineato l'ultima frase facendo intendere che ci sarebbe stato un seguito di quello strano pomeriggio.
" Cosa ti fa pensare che io possa accettare un altro giro turistico come questo con te soprattutto?"
" Sono sensitivo."- rispose staccandosi da me e lasciandomi per l'ennesima volta indietro. Avevo ormai perso il conto di tutte le volte che dovetti quasi correre per stargli dietro. Mi rassegnai innervosita e lo seguii.

Era come se Lady V fosse stata sempre lì, al porto di Helsinki ma ora l'unica cosa da capire era se mi stava aspettando a braccia aperte o con l'intenzione di rimproverarmi per il fatto che l'avevo raggiunta così in ritardo. In ogni caso sentii finalmente quel senso di gioia che provavo solamente quando il mio alter ego tornava a casa. Non potei dunque non amare l'ultima tappa del mio speciale e improvvisato tour. E poi c'era un'atmosfera davvero magnifica dovuta soprattutto alla spettacolarità del paesaggio. Sentii i personaggi prendere forma nella mia testa e ad ogni passo il blocco di pietra, che per tutto quel tempo mi aveva impedito di scrivere anche due semplici frasi di senso compiuto, cominciava ad avere delle crepe. La sensazione di pace che trovavo in quei momenti, solitamente, mi estraniava dal mondo facendomi sprofondare in un'altra dimensione che si concentrava tutta in quel quaderno che portavo sempre con me.
" Wow!"- esclamai allontanandomi ulteriormente da Ville.
Stetti attenta a non scivolare dalla ringhiera su cui mi appoggiai e prendendo i miei utensili iniziai a scrivere le sensazioni che quel posto mi trasmetteva ignorando quasi del tutto il mio accompagnatore. Finalmente avevo trovato le parole con cui iniziare la mia nuova storia. Quando smisi di scrivere mi accorsi di aver riempito ben quattro pagine che naturalmente dovevano essere sistemate e riviste un sacco di volte, ma quel lavoro non mi pesava. La cosa più difficile era solamente iniziare, poi tutto il resto veniva da sé e non era affatto complicato. Ero davvero soddisfatta di quell'inizio e sapevo che da quel momento in poi non avrei avuto più problemi. Quando guardai davanti a me, mi ricordai di aver messo da parte il mio " salvatore" e morii vedendo quegli occhi fissarmi. Anche Ville era in bilico sulla ringhiera, ma era più distante da me, come se avesse avuto paura di avvicinarsi, come se sapesse di cosa avessi avuto bisogno in quel momento e così aveva deciso di spegnere la radio che si ritrovava al posto della bocca e di osservami silenziosamente. Non seppi mai se lo fece dal primo momento in cui spostai tutta la mia attenzione sul quaderno o solo in quel momento. In ogni caso non mi sentii irritata e sorrisi sentendomi invece imbarazzata.
" So di essere una iena a volte, ma non mangio."- dissi con più morbidezza nella voce, invitandolo ad avvicinarsi.
" A volte?"- sottolineò restando al suo posto.
" Ora che mi ci fai pensare..sempre."- risposi sorridendo. Non mi sembrava vero di essere ridotta in quel modo, di aver fatto amicizia con un uomo che non era Jonathan. Sorrise e dopo aver lanciato uno di quegli sguardi assassini al mare abbandonò il suo posto per quello accanto a me. Misi da parte il mio occorrente e lo scrutai a fondo. C'era qualcosa di lui che mi ispirava. Forse era il suo aspetto.
" Vedo che il posto ti ha ispirato."- disse rompendo il devastante silenzio che si era creato. Sorrisi un pò imbarazzata e annuii. Dovevo forse ringraziarlo? In fondo era solo grazie a lui se io avevo scritto quelle quattro pagine. Ma qualcosa mi impediva di farlo.
" Era da tanto che non mi sentivo così ispirata. Immagino che debba ringraziare te per avermi sbloccata."- non riuscii a credere di aver pronunciato quelle parole.
" Non è me che devi ringraziare. Io non ho fatto nulla."- mi rispose senza guardarmi. Era come se si fosse imbarazzato dopo quello che avevo detto. Un uomo che si imbarazzava? Era la prima volta che assistevo a tale spettacolo e non sapevo bene se chiamarlo miracolo.
" Vorrà dire allora che ringrazierò me stessa e la mia dote super sviluppata."- risposi dandomi arie. Solo in quel momento ebbi l'onore di avere i suoi occhi su di me e un sorriso divertito.
" Sei sempre così umile?"
Sorrisi e risposi: " anche di più."
" È interessante notare le tue espressioni mentre scrivi. Sei così buffa a volte."- disse cambiando completamente argomento e spiazzandomi con il suo sorriso.
" Il fatto che io al momento non faccia le mie solite sparate acide non ti permette di allargarti verso orizzonti sconosciuti."- gli ricordai un pò irritata. Non mi piaceva che la gente mi facesse notare i movimenti che facevo mentre scrivevo. Quella fu la prima volta che scrissi con qualcuno vicino, perché solitamente il lupo solitario che c'era in me si manifestava proprio in quelle circostanze e  restavo sola per ore e ore.
" Perché devi sempre cercare di essere una donna tutta d'un pezzo? Tanto ti ho capita e non c'è più bisogno che tu usi questa maschera con me, mia cara Lady V.."
Sgranai gli occhi quando sentii l'ultima parola. Allora era vero che mi conosceva!
" Sai chi sono?"- chiesi sorpresa.
" Come tu sai chi sono io."- rispose lui sorridendo.
" Come fai a sapere che io sono Lady V?"
Quella volta scoppiò a ridere guadagnandosi un'occhiataccia. Si ricompose quasi subito e disse: " una mia amica legge i tuoi libri e non faceva altro che parlarmi di te. Così una volta, incuriosito, gliene ho rubato uno e l'ho letto. Devo dire che sei sempre molto gentile con noi uomini."
Quella volta invece fui io a scoppiare a ridere.
" Mi viene spontaneo."- dissi quando tornai seria.
" Sappi che la tua gentilezza mi ha ucciso."
" Ne sono felice."
 A quel punto scoppiammo entrambi a ridere e per l'ennesima volta mi persi nei suoi occhi. Sembrava che l'imbarazzo si aggirasse da quelle parti perché subito dopo calò un silenzio decisamente nauseante. 
" Ultimamente non avevo più ispirazione."- dissi ad un tratto. Perchè stavo raccontando i fatti miei ad un estraneo?
" L'ispirazione è la forma più pura di spontaneità che viene dalla mente e da ogni fibra del nostro essere. La stessa cosa vale per una foto e una canzone. La cosa strana però è che non sai mai fin quando può restare con te. Bisogna acchiapparla appena si avvicina."
Non seppi cosa rispondergli, il suo ragionamento mi aveva completamente stregata e restai a fissarlo meravigliata.
" Wow!"- risposi abbozzando un sorriso.- " sai credo che tu abbia ragione."
Mi sorrise e poi si allontanò dicendo: " sarà meglio andare. Si sta facendo buio."
" Sì hai ragione."- dissi notando il cambiamento di luce. Possibile che fosse passato tutto quel tempo? Lo seguii silenziosa e mi accorsi che fu molto facile stargli accanto, perché stranamente non decise di mettere il turbo. Quando giungemmo nel nostro quartiere fui molto confusa nel vederlo accompagnarmi fino alla porta di casa.
" Come mai tutta questa galanteria?"- chiesi sorridendo.
" E' un modo come un altro per farti sapere che anche gli uomini sanno essere davvero gentili."- rispose fissandomi. Ebbi paura di quello sguardo e deglutii. Lui scoppiò a ridere e allontanandosi disse: " alla prossima, scrittrice."
" Se ci sarà mai una prossima volta!"- esclamai. Ville si voltò sorridendo e mi salutò con la mano mentre io restai come una deficiente bloccata al mio posto con il cervello completamente fermo. Ma perché avevo quella voglia improvvisa di conoscerlo meglio e più affondo?
Lady V era tornata, ma era decisamente strana.
   
 
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