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Autore: AllTheRightMoves    19/02/2013    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se Sirius Black avesse avuto una sorella? E cosa sarebbe successo se questa sorella avesse avuto una figlia inseparabile da Harry, Ron e Hermione?
Cosa sarebbe successo se Harry non avesse sconfitto Voldermort?
Ambientata nella cupa Gran Bretagna dominata da Voldemort e il suo regime di terrore, "Un'altra possibilità" racconta dell'ennesima avventura di Harry, Ron, Hermione e Kathleen per tentare di sconfiggere il male e cambiare la storia.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Sirius Black
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Questo capitolo è stato decisamente il più difficile da scrivere, perché compare uno dei personaggi più complessi dell'intera serie, Silente. Ho tentato di far trapelare tutte le caratteristiche principali del personaggio: saggezza, ironia, umanità e cieca ammirazione nei confronti di Harry. D'altra parte mi sono divertita anche a scambiare le parti fra Harry e Silente perché in questo contesto è Harry quello che conosce di più. Il capitolo è anche complicato perché si vedono i sensi di colpa di Harry e Kathleen per gli errori che hanno commesso nel passato e come, piano piano, si stanno attenuando. Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, AllTheRightMoves
 



Capitolo 7: L'anello dei Gaunt


 

 
31 Ottobre, 1981
 

Era stato molto strano. Per la prima volta in circa dieci anni era stato Harry a spiegare a Silente cosa stesse succedendo. Aveva usato il Pensatoio mostrandogli il ricordo di Silente, nel quale era il preside a mostrare ad Harry, tramite lo stesso Pensatoio, la storia della famiglia Gaunt.
Harry e Silente stavano ora camminando lungo la strada che portava alla Baracca dei Gaunt.
“Sei stato molto coraggioso, Harry” disse Silente rompendo il silenzio che continuava da quando avevano lasciato Hogwarts “E anche saggio”
Harry si sentì cadere il mondo addosso, era stata un codardo e si era comportato da sciocco lasciando i suoi amici in balia dei Mangiamorte solo per salvarsi la pelle.
“Professore, non è vero. Sono scappato, so che l’ho delusa. Lei credeva in me, ma io ho rovinato tutto”
“Cosa dici, Harry? Tu non mi hai deluso affatto. Ti sei comportato con enorme coraggio, affrontando prove durissime per un ragazzo della tua età. Hai commesso degli errori come tutti gli esseri umani ed ora sei qui che cerchi di rimediarli. Io… Io stesso ho commesso molti errori, troppi -soprattutto per un mago dotato della mia intelligenza, se mi permetti- e irrimediabili” disse Silente con grande tristezza “Ero giovane e sciocco. Tu, Harry, sei giovane e saggio.”
Harry non era ancora convinto dalle parole di Silente: troppi innocenti avevano perso la vita per i continui errori di Harry, Ron, Hermione e Kathleen. In troppi erano morti per l’impulsività e la presunzione di loro quattro.
Avevano raggiunto il punto in cui era stato seppellito l’anello e Silente lo stava ora estraendo. Rimase attonito, mentre guardava la pietra incastonata nell’anello.
“E’ la pietra della resurrezione, Professore” intervenne Harry.
Silente guardò ancora l’anello ed assunse un’espressione che Harry non gli aveva mai visto prima. Sembrava quasi trionfante. Allungò la mano sinistra per infilare l’anello al dito.
“NO!” urlò Harry, bloccandogli il braccio “l’anello ha una maledizione che si spargerà per tutto il corpo. L’ultima volta l’avrebbe portato alla morte.”
Silente lo guardò incuriosito e chiese: “Come sono morto?”
Harry gli spiego della maledizione, di Piton e di Malfoy concludendo poi nel raccontare cos’era successo nella torre di Astronomia.
“Non ero del tutto sicuro di potermi fidare di Severus, ma, a quanto pare, mi sbagliavo” disse pensieroso “Grazie, Harry. Vedi, anche se non sono più giovane sono un vecchio sciocco lo stesso. Questo è il terzo e ultimo Dono della Morte. Contando il mantello di tuo padre ora li possiedo tutti e tre. Ma tu conoscevi già i Doni della Morte, non è vero?”
Harry annuì e gli spiegò di come era riuscito a trovare tutti i Doni, dell’uso che ne aveva fatto e di dove erano finiti: la bacchetta ancora usata da Voldemort, la pietra abbandonata nella Foresta Proibita e il mantello che ora stava usando Hermione.
“Bravo! Bravissimo, Harry! Io volevo usarli per la brama della gloria, sconfiggere la morte riportando indietro mia sorella Ariana. Ero annebbiato dal potere. Mentre tu, Harry, tu sei il vero e degno proprietario dei Doni. Tu gli avresti usati per uno scopo migliore e più saggio.”
Continuò a guardare l’anello colto da una grandissima tristezza.
“La pietra non può riportare indietro i morti, Professore. Li costringe ad una vita infelice in un mondo a cui loro non appartengono. Non sono fantasmi, ma non sono neanche vivi”
“Lo so, Harry” disse sconsolato Silente “Ma come tu saprai, vivo anche io con l’opprimente senso di colpa di avere ucciso un’innocente e poi, nonostante sia un vecchio bacucco, con ancora straordinarie doti atletiche –dovresti vedermi nuotare a stile rana- ogni tanto necessito anche io dell’amore dei miei cari scomparsi.”
“Non deve provare pietà per i morti, deve provare pietà per i vivi e soprattutto per quelli che vivono senza amore. Questo non mi sembra il suo caso, signore. Inoltre un vecchio saggio un giorno mi disse che le persone scompare che più amiamo le ricordiamo più chiaramente che mai nei momenti di necessità. Loro vivono in lei, professore, e si mostrano soprattutto quando ha bisogno di loro” disse Harry, recitando le parole che un giorno gli erano state dette proprio da suo vecchio preside.
“Molto saggio, Harry” disse Silente con un grande sorriso sulle labbra “Se non ti dispiace credo che ti ruberò queste tue parole”
Harry sorrise ed annuì, mentre prendeva l’anello dalle mani di Silente ed insieme si avviarono lontano dalla Baracca dei Graunt.
“Signore, una volta la professoressa McGranitt ci disse che è pericoloso giocare col tempo. Non è che noi stiamo influenzando troppo il futuro?”
“Vedi, Harry, possiamo solo fare speculazioni. Nessun uomo può conoscere gli effetti del tempo e i suoi segreti. Oggi abbiamo cambiato il corso degli eventi, ma non ci è dato a sapere in che modo. Sicuramente il nostro futuro, questo che ci stiamo creando, sarà diverso dal vostro passato. Tuttavia, non possiamo sapere se nel bene o nel male”
“Ma, professore, se in realtà non potessimo cambiare il passato?”
“Ancora una volta, Harry, non mi è possibile dare una risposta a questa tua domanda. Come facciamo a sapere che in realtà il nostro presente non sia stato cambiato o influenzato da un altro viaggio del tempo? Magari altri coraggiosi maghi nel passato hanno riscritto il corso della storia senza che noi ce ne accorgessimo. Come potremmo?” rispose Silente rivolgendogli il solito sorriso rassicurante, mentre insieme si smaterializzarono verso Diagon Alley.
Il senso di colpa che aveva afflitto Harry negli ultimi anni si andava a placare, quel mostro che giorno dopo giorno, vittima innocente dopo vittima innocente, cresceva dentro Harry sembrava essersi finalmente quietato.
 
Harry e Silente si avviarono lungo la via deserta, nella quale metà dei negozi erano ormai desolatamente chiusi.
“Sono ormai diversi mesi che la minaccia di Lord Voldemort ha portato la comunità magica a ritirarsi nelle proprie case, molti negozi hanno chiuso e molti studenti si sono ritirati da Hogwarts” disse Silente, rispondendo ad una tacita domanda di Harry.
Davanti alla gelateria, ovviamente chiusa, di Florian Fortebraccio Harry vide Hermione camminare irrequieta davanti a Ron, che si tormentava il bordo del mantello.
“Wilbur Weasley?! E’ il nome più idiota che abbia mai sentito, ci credo che ti sei fatto beccare!”
“Credi che Hugo Weasley fosse più credibile?”
“Hermione, calmati. Cos’è successo?” chiese Hary rivolgendo occhiate allarmate ad entrambi
“Quando sono arrivata al Paiolo Magico, ho sentito Mulciber spiegare ad un altro Mangiamorte che un impostore era entrato a Villa Malfoy e che l’Ordine ha scoperto l’imboscata. Stanno chiamando più persone possibile, l’Ordine sì trova in inferiorità. Non dovevamo tentare di cambiare il passato”
“Non preoccupatevi. Io credo in un vostro successo, non potrebbe essere altrimenti” intervenne Silente con tono pacato e sorridendo a tutti e tre “Finite quello che avete iniziato e ci vedremo al crepuscolo a Godric’s Hallows. Ora, se non vi dispiace, raggiungerò i nostri amici dell’Ordine”
“Professore” disse Hermione, decisamente meno allarmata “qualsiasi cosa accada in  un futuro, Caramell non dovrà mai diventare Primo Ministro. Non ha le competenze e senza il suo aiuto compirà una serie infinita di decisioni sbagliate. Ah! Barthy Crouch tenterà di far evadere il figlio da Azkaban, una volta che sarà rinchiuso”
“Hermione, sei geniale! Pensi sempre a tutto ciò a cui noi non pensiamo” esclamò Ron
“Un’altra cosa” intervenne Harry “vorrei che fossero riconosciuti i giusti meriti a Regulus Black”
“Sarà cosa fatta” disse Silente, mentre con un cenno del capo si congedava dai tre e si smaterializzava.
“Dov’è Kathleen?” chiese Harry mentre guardava l’orologio. Il tempo stringeva e loro non sapevano neanche quale sarebbe stato il piano per entrare alla Gringott.
La tranquillità che le parole di Silente avevano trasmesso ad Hermione svanì completamente, mentre assumeva quell’aria maniacale, che aveva sempre prima di un esame particolarmente ostico o una avventata rapina alla Gringott.
“Eccola! Deve essere lei, ha ancora le sembianze della madre” disse Ron, indicando una figura, appena uscita dal retro del Paiolo Magico e si avviava rapidamente per la strada.
 




 

20 Luglio, 1997

 
Con la scusa di dover usare il bagno Kathleen si alzò da tavola. Insieme a Ted ed Andromeda era stata invitata a cena da Remus e Tonks per inaugurare la nuova casa. Era un piccolo e anonimo appartamento nella Londra Babbana non molto distante dalla sede del Ministero e in questo momento sembrava essere il più grande vanto di Ninfadora. L’atmosfera a tavola era tutto fuorché tranquilla e calma. Ted e Remus tentavano, invano, di fare conversazione mentre Andromeda lanciava occhiatacce talmente penetranti a Lupin, che, Kathleen ne era certa, lo avrebbero letteralmente incenerito di lì al momento del dolce. Non era questo il motivo per cui Kathleen dovette alarsi da tavola, in altri momenti si sarebbe prestata volentieri a smorzare la tensione fra Remus e la sua nuova suocera, ma ora erano altre le preoccupazioni che assalivano Kathleen. Aveva passato gli ultimi giorni a progettare la partenza con Hermione. Avevano modificato una borsa di Hermione (avevano dovuto scegliere alla fine una borsa piccola e appariscente con tutte quelle perline, perché il primo tentativo fatto su una borsa decisamente più pratica era stato un disastro totale) rendendola magicamente enorme, avevano chiesto al signor Weasley la tenda di Perkins, avevano prelevato tutti i risparmi di soldi babbani di Hermione e gran parte dell’eredità lasciata a Kathleen da sua madre e infine avevano acquistato una scorta di dittamo piuttosto esagerata. Hermione era completamente in ansia, Kathleen quando era con lei fingeva di essere calma ma dentro di se era dilaniata dal terrore. Questa era da sempre la cosa che caratterizzava il loro rapporto, Hermione dava di matto Kathleen la rassicurava; Kathleen faceva un gesto sciocco ed impulsivo dettato solo dal suo indomabile coraggio e spirito cavalleresco (parole di Kathleen), Hermione sistemava l’idiozia di Kathleen dettata dalla sua mancanza di buon senso e cervello (parole di Hermione, di sua madre e della McGranitt) usando tutta la sua ragione.
Tuttavia, man mano che i preparativi per la partenza si intensificavano e i giorni che portavano al recupero di Harry si avvicinavano, tutto si faceva più reale e terrificante.
La realtà era che loro non sapevano niente, Kathleen sperava che Harry avesse ancora altre istruzioni lasciate da Silente perché, se dovevano affrontare la loro ricerca con solo quelle informazioni, sarebbe stato un suicidio. I libri sugli Horcrux che Hermione era riuscita a rubare ad Hogwarts (anche se lei giurava di averli solo presi in prestito e che li avrebbe restituiti alla scuola) non avevano poi arricchito di molto le loro conoscenze, al massimo erano riuscite a terrorizzarle ancora di più.
Kathleen era arrivata a compiere un ultimo tentativo, andare a frugare nella libreria di Remus. Il suo vecchio professore aveva sicuramente qualche libro di Arti Oscure. Erano ormai diversi minuti che passava in rassegna i libri della libreria con scarsi risultati. Aveva, più che altro, trovato libri su creature realmente riprovevoli tanto che Kathleen si augurava di non incontrare mai nella sua vita, quando vide un vecchio volume di Arti Oscure che poteva fare al caso suo. Sentendo dei passi nel corridoio Kathleen si affretto a scambiare la copertina del libro consunto con quella di un nuovissimo libro di ricette (“Come incantare i tuoi commensali senza ricorrere a malefici”) che Andromeda aveva appena regalato a Tonks e di cui nessuno avrebbe notato la sparizione, si fece scivolare il finto libro di ricette nella borsa e rimise il finto libro di Arti Oscure nella libreria.
“Giuro un altro minuto a tavola e sarei stato incenerito. Quella donna sa essere piuttosto autoritaria” disse Lupin, entrando nella stanza e facendo sobbalzare Kathleen.
“Tutto fumo e niente arrosto. Aspetta un paio di mesi e smetterà di minacciare di trasfigurarti in un portaombrelli”
“Non sapevo che avesse fatto queste minacce, devo essere preoccupato?”
“Non è mai stata molto portata per la trasfigurazione” fece Kathleen con un alzata di spalle.
“Avete in mente qualcosa, non è vero?” chiese Remus, avvicinandosi a Kathleen e guardandola con preoccupazione.
Kathleen annuì.
“Dovevo immaginarlo. Tu e Hermione avete passato il matrimonio in un angolo a parlare fitto fitto, Andromeda dice che non sei quasi mai a casa, le rare volte che ci sei stai chiusa in camera tua con Hermione. Ormai tutti hanno capito che tramate qualcosa. Vuoi dirmi cosa state facendo?”
“Non posso” rispose semplicemente Kathlen “dobbiamo continuare una missione che ci ha affidato Silente”
“E’ la stessa cosa che ci ha detto Minerva. Siamo tutti preoccupati, Kathleen, e lo sai benissimo che siamo disposti a fare qualsiasi cosa Silente vi abbia affidato”
Kathleen non riusciva a sostenere il suo sguardo, non era il primo ad offrirsi di aiutarli e la realtà è che avevano ragione. Loro erano solo quattro ragazzini inesperti e allo sbaraglio, il futuro del mondo magico poggiava sulle loro spalle e la tentazione di accettare le richieste di aiuto si faceva sempre più grande. Ma non potevano, Silente aveva scelto loro e loro avrebbero continuato ad essergli fedeli fino alla fine.
“Non tornerete a scuola, vero?” chiese Lupin, rompendo il silenzio. Kathleen annuì.
“Ho promesso a tua madre che ti avrei protetta e mi sarei assicurato che tu finissi i tuoi studi”
“Lo so che mamma voleva così, ma ci sono cose più importanti”
“Capisco benissimo. Tieni bene a mente, che non mi piace quello che state per fare, lasciare Hogwarts e  partire all’avventura da soli e impreparati al mondo reale, ma non sarò certo io a fermarti. So che dovete farlo e so che è una scelta ragionata e responsabile. Tua madre sarebbe fiera di te e anche lei ti lascerebbe partire”
Kathleen sbuffò e scosse la testa.
“Mia madre non era per niente fiera di me, sono sempre stata una sciocca impulsiva. Preferivo buttarmi a testa bassa verso il pericolo, mossa dalla pura adrenalina piuttosto che prendere scelte responsabili. Mia mamma avrebbe preferito che passassi più tempo in biblioteca a farmi i fatti miei, piuttosto che vagare per il castello alla ricerca di nuovi e pericolosi misteri da risolvere. Forse ora ti sfugge ma ho passato l’ultimo anno con lei a litigare”
“Perché stavi agendo esattamente come avrebbe fatto lei, in modo sconsiderato ed impulsivo. Con molta ipocrisia tua madre non voleva che tu facessi la stessa cosa. Ti voleva fuori dai pericoli, ma d’altro canto era sempre molto orgogliosa di tutto ciò che facevi. Dovevi sentire come parlava bene dall’Esercito di Silente o come elogiava ogni tua risposta alla Umbridge. La tua scenata quando quella vecchia megera voleva perquisirti il baule è stata la sua preferita. Lei, la McGranitt e Sirius erano molto orgogliosi di te”
“Dovevo per forza fare quella scenata, la Umbridge aveva deciso che io e mamma stavamo dando asilo a casa nostra agli evasi di Azkaban e pensava che se avrebbe trovato indizi su dove si trovavano Bellatrix, i Lestrange e Sirius. Che cosa stupida! Il fatto è che nel mio baule c’erano un numero spropositato di articoli del Cavillo con l’intervista di Harry, l’elenco dei membri dell’ES e un libro di pozioni così raccapriccianti che non ho mai avuto il coraggio di usare, che avevo trafugato da Grimmauld Place. Tutto ciò mi sarebbe valsa l’espulsione immediata. Però non credo che mamma apprezzasse il mio comportamento con la Umbridge, non faceva che pregarmi di smetterla. Mi saranno arrivate una decina di Strillettere in un trimestre!”
“Lo faceva solo perché temeva che se ti avesse incoraggiato tu avresti fatto qualcosa di così stupido da essere espulsa”
“Non aveva tutti i torti” disse Kathleen con un mezzo ghigno “Però non mi avrebbe mai lasciato abbandonare gli studi, lei voleva che studiassi e avessi un lavoro tranquillo alla Gringott. Non so se ti ricordi il simpatico scambio di idee che avevamo avuto alla vigilia del mio quinto anno ad Hogwarts?”
Il simpatico scambio di idee era stata una litigata di un quarto d’ora, durante la cena per festeggiare i nuovi prefetti Hermione e Ron nella quale Kathleen aveva affermato che non sarebbe andata ad Hoqwarts, ma sarebbe entrata nell’Ordine. Non vedeva quale fosse lo scopo di studiare delle cose inutili sui libri, quando fuori Voldemort stava per prendere il potere. Si sentiva inutile, voleva combattere e aveva tutto il diritto di sapere. Sua madre le aveva risposto, piuttosto brutalmente, che era troppo piccola ed impreparata, che non sarebbe sopravvissuta più di dieci minuti anche contro il Mangiamorte più incapace e che doveva andare a scuola ad imparare qualcosa. Allora Kathleen aveva ribattuto che non le importava niente della sua istruzione, che sua madre non capiva e che passare la sua vita sui libri e studiare Aritmanzia non avrebbe di certo aiutato a sconfiggere Voldemort. Hermione era intervenuta in favore di sua madre e per la prima volta da quando erano amiche Kathleen e Hermione avevano litigato. Kathleen, che ormai si rendeva conto di quanto la sua idea fosse stupida e niente più di un capriccio infantile, aveva gridato cose alla sua migliore amica di cui ancora oggi si vergognava, Hermione aveva lasciato la stanza, scossa e con le lacrime agli occhi. Tonks aveva preso Kathleen da parte e le aveva fatto una ramanzina di mezz’ora. Alla fine Kathleen si era calmata e aveva promesso che non si sarebbe messa nei guai durante l’anno ad Hogwarts (la promessa poi era durata solo pochi mesi, perché la situazione con la Umbridge era diventata insostenibile). Hermione non aveva parlato a Kathleen per diverse settimane, ma la loro litigata le aveva dato l’idea per fondare l’Esercito di Silente: Kathleen aveva ragione su questo punto, il solo studio teorico non le avrebbe preparati al mondo reale.
“Me lo ricordo bene, Kathleen, ma la ragazza che ho davanti ora è molto diversa da quella di un paio d’anni fa. Ora tu sei matura e so che avete preso questa decisione ponderatamente. E poi anche noi abbiamo commesso i nostri errori. Avremmo dovuto dirvi la verità, tutta la verità. Sirius lo diceva da mesi, ma noi volevamo proteggervi. Abbiamo omesso la verità perché non volevamo strapparvi anzitempo la vostra infanzia, quando non ci rendevamo conto che eravate già abbastanza grandi e maturi per conoscerla. Per una volta Sirius aveva avuto ragione” disse Remus con un triste sorriso sulle labra “Sappi che io sono disposto ad aiutarvi in qualsiasi modo, non siete ancora pronti al mondo reale, ma nessuno lo è mai veramente. Ora ci conviene tornare a tavola, prima che Andromeda decida di provare a trasfigurarmi in un qualsiasi oggetto che Dora non faticherebbe a distruggere”.
 


 

  
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