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Autore: Alyss_    20/02/2013    4 recensioni
Da oltre dieci anni si protrae una sanguinosa guerra che ha distrutto molte speranze e spezzato numerose vite. Il misterioso e potente Nagranus è deciso ad impadronirsi dei regni di Angeli e Devil, ed è disposto a tutto per riuscirsi. Nessuno riesce a fermare l'avanzata dell'Esercito Nero, e sembra non ci sia più alcuna possibilità di vittoria. Soltanto Rafael, un Angelo, e Tenebris, una Devil possono fermarlo. I due si incontreranno, e le loro vite si intrecceranno inesorabilmente, fino a scoprire il vero motivo del conflitto e di un potere antico e millenario, che tutti credevano perduto sin dalla notte dei tempi...
N.B.: La storia non c'entra nulla con la serie "Angel's Friends"
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Capitolo 1-
 
Nell’avamposto dell’Esercito Nero, tutti, dai guerrieri ai servi, sono in fermento. Un giovane servitore correva verso la tenda del generale Nagranus, reggendo in mano un rotolo di pergamena chiuso da un sigillo di ceralacca nera portata pochi minuti prima dal corvo nero del sicario inviato nella capitale degli Angeli. Il giovane bussò al palo che sosteneva la stoffa rossa della tenda, e una voce cupa e profonda gli disse di entrare. Emozionato, il servitore pensò:
Forse finalmente riuscirò a vedere in faccia il generale, quello che persino gli Angeli e i Devil temono!
Le sue speranze andarono in fumo, quando vide Nagranus seduto dietro una grande scrivania di legno scuro, avvolto in un pesante mantello nero con il cappuccio alzato sulla testa a coprirgli il volto. Si inchinò e tese il messaggio
<< Un messaggio dalla capitale degli Angeli, mio signore. >> disse in tono servile.
<< Posalo sulla scrivania. >> rispose il generale con voce profonda come il suono di una valanga. Il giovane bruno posò la missiva sul tavolo e se ne andò inchinandosi profondamente, nascondendo un’ombra di irritazione.
Ma perché deve starsene sempre coperto dalla testa ai piedi? Pensò stizzito mentre andava alla tenda destinata ai servitori, situata al lato opposto dell’accampamento. Quando vi entrò, l’odore acre del sudore e della fatica gli pizzicò le narici facendogli storcere il naso. La tenda era grande poco più di una di quelle destinate agli ufficiali, eppure dovevano entrarci tutti i servitori, che erano forse una quindicina, senza contare gli scudieri, che avevano una tenda separata. Si sedette a terra, sul fondo della tenda, tra gli schiavi più giovani e stanchi.
<< Oilà, Markus. >> lo chiamò un ragazzo biondo dalla pelle diafana.
<< Mm >> mugugnò per fargli capire che lo aveva sentito.
<< E’ vero che sei andato dal generale Nagranus? >> domandò l’altro, che si chiamava – se Markus non si sbagliava – Karl. >>
<< Si. >> grugnì in risposta, e gli occhi di Karl si accesero.
<< E’ hai visto com’è? Nessuno lo ha mai visto in faccia, è un mistero, pensa che una volta… >> il ragazzo aveva iniziato a straparlare, e Markus non era esattamente dell’umore giusto, ma  l’entusiasmo di Karl era contagioso, e il ragazzo si ritrovò a sorridere suo malgrado.
<< Frena il cavallo*, Karl. Non l’ho visto in faccia, indossava un mantello con un cappuccio che gli copriva il volto, quindi non so che aspetto abbia. >>
Per un attimo il biondino sembrò deluso, ma la luce nei suoi occhi non si spense comunque. Ad un tratto, si udì uno scalpiccio di piedi in corsa, e in battere ritmico degli zoccoli dei cavalli sul terreno.
<< Che succede? >> sussurrò Karl stringendo spasmodicamente il braccio a Markus.
<< Attaccano la capitale dei Devil. >> intervenne un vecchio seduto di fianco a loro << Mentre pulivo le stalle ho sentito due soldati che ne parlavano, Nagranus ha intenzione di sterminarli tutti. >> concluse ridacchiando lugubre.
 
*°*°*
 
Nella capitale dei Devil, tutti i soldati stavano prendendo le armi e si dirigono verso il portone principale, protetto da una robusta barricata.
<< No, madre, non potete chiedermi questo! >> protestò una giovane Devil strappando il braccio alla debole presa di una donna. Aveva dei lunghi capelli neri leggermente mossi che le cadevano sulla schiena in boccoli scomposti, i fieri occhi rossi rilucevano della luce del sole.
<< Tenebris, figlia mia, la nostra città è ormai perduta, tu devi scappare, metterti in salvo! >> disse la madre, e Tenebris storse il naso al verbo “scappare”. No, non l’avrebbe di certo fatto: lei era una Devil, certo, ma era fedele alla sua città e l’avrebbe difesa.
<< Come potete parlare in questo modo, dopo tutti gli sforzi che abbiamo fatto per proteggere la nostra gente! >> urlò, ignorando gli sguardi dei soldati che si affrettavano verso il portone.
<< Se vuoi proteggerli davvero, devi scappare! Non potrai aiutare nessuno se vieni uccisa! >> protestò con veemenza la donna, e alla figlia vennero le lacrime agli occhi mentre abbracciava la madre.
<< Trova una donna di nome Tessa, lei potrà aiutarti. Vive nel mezzo della Foresta Selvaggia al centro del Deserto. Ma ora devi fuggire! >> disse la madre, sospingendo Tenebris verso un vicolo solitario. 
<< Tieni, questa era la spada di tuo padre. >> disse la donna porgendole l’arma ancora nel suo fodero di pelle che lei si assicurò alla cintura. La Devil guardò la madre, consapevole del fatto che forse era l’ultima volta che la vedeva. Agitò le ali nere come la pece e si alzò in volo, superando il muro di cinta e atterrando con una capriola. Volò rasoterra per evitare di diventare facile preda per gli arcieri dell’Esercito Nero, mentre i capelli si agitavano nel vento e brillavano di riflessi dorati. Una freccia piumata passò sibilando sopra la sua testa, non colpendola per pochi millimetri. Allora Tenebris cominciò a volare a zigzag per confondere gli arcieri nemici che lanciarono un nugolo di frecce nella sua direzione.
Possibile che ci tengano così tanto ad uccidere un Devil fuggitivo? Pensò la ragazza mentre creava uno scudo dai riflessi nerastri dove si conficcarono le frecce dal piumaggio nero, penetrandolo di qualche millimetro. Si buttò a capofitto tra le piante della foresta che circondava la città, facendo una capriola e rialzandosi cominciando a correre.
 
*°*°*
 
Nella capitale degli Angeli, un ragazzo dai capelli ramati e gli occhi verdi stava volando verso una casa diroccata con le assi alle finestre. Con le ali bianche chiuse sulle spalle, aprì la porta socchiudendola leggermente, quel tanto che bastava per poter entrare. Tastò con le mani sul muro, e con orrore notò che l’incantesimo che nascondeva la porta era stato spezzato. Si precipitò dentro, e si bloccò quando vide il corpo dell’Angelo, le ali diventate color grigio scuro afflosciate ai lati del corpo. Soffocò un grido di angoscia, e cadde in ginocchio di fianco al corpo senza vita. Il sangue non del tutto rappreso gli sporcò le mani e i pantaloni, ma questi non se ne curò, mentre si abbandonava ad un pianto che esprimeva tutto il suo dolore.
<< Padre… Chi è stato il bastardo che ha osato farvi questo? >> sussurrò con rabbia, mentre stringeva i pugni talmente forte da far scricchiolare le nocche. 
Un tramestio alle sue spalle, e gli Angeli Guerrieri fecero irruzione nella stanza con le spade sguainate, ma quando videro il corpo senza vita del loro capo, ringuainarono le spade e chiusero le ali sulle spalle, rispettando il dolore che provava quel giovane Angelo. Un guerriero dai capelli neri e gli occhi color del mare, posò una mano sulla spalla al giovane e disse in un mero tentativo di consolarlo:
<< Vostro padre vi ha sempre amato, Gabriel. >> lui annuì senza parlare, mentre le lacrime scorrevano bollenti e impetuose sulle guance pallide. All’improvviso vi fu un enorme boato che scosse la casa fin alle fondamenta, e Gabriel scattò in piedi mettendo mano alla spada.
<< Le porte del Nord sono cadute, l’Esercito Nero sta entrando! >> urlò una voce dalla strada, e tutti gli Angeli Guerrieri corsero fuori pronti alla battaglia. Prima di uscire, il ragazzo si ferì il palmo della mano con la punta della spada, e lasciò che il sangue colasse a terra mescolandosi con quello del padre.
<< Quei bastardi hanno osato uccidervi, ma se pensano che mi arrenderò, allora si sbagliano >> disse con voce dura mentre trapassava la parete con lo sguardo << Finché avrò un briciolo di energia nel mio corpo, combatterò. Le mie ali sono vostre. ** >> concluse portandosi la mano ferita al petto, prima di uscire dalla casa e spiccare il volo, pronto per combattere.
 
 
* Frena il cavallo = antico detto umano che si potrebbe tradurre con “Calmati, rilassati, non correre troppo”
** Le mie ali sono vostre = frase che gli Angeli dicono quando giurano fedeltà al loro signore, in questo caso viene usato come simbolo di amore e devozione.
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Look at me! 
Ciao a tutti! Spero che il mio capitolo vi piaccia, e se lasciaste un commentino sarei molto felice… *occhietti da cucciolo* 
Baci, Diamante
  
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