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Autore: Aika Morgan    21/02/2013    9 recensioni
Michael ama giocare con le stelle: le osserva, traccia i loro contorni e poi aiuta Andy ad orientarsi e a trovare se stesso.
Vivono in un mondo tutto loro, come se appartenessero ad una costellazione fatta di due sole stelle.
E quando all'improvviso una delle due stelle muore, l'altra diventa una stella perduta, che continua a vagare nell'universo alla ricerca di qualche motivo per continuare a splendere.
Questa introduzione ha partecipato e vinto il contest " La trama di una storia." di DearJulietefp
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stelle perdute'
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Nuova luce negli occhi.

 

(Ad Elisa: buon compleanno tesoro, e grazie di sostenermi sempre)





Quando Elena ha raccontato a sua madre della futura nascita di Michelle e di come biologicamente sia figlia di Michael, non si sarebbe mai aspettata che quella notizia avrebbe dato nuova luce agli occhi di sua madre.

Non che inizialmente la donna non ne sia rimasta stupita o destabilizzata ma, a conti fatti, ha reagito alla cosa con molta più tranquillità di Elena stessa, che invece ci ha messo un po' a metabolizzare tutto.

Anche se non sarebbe stato Michael ad occuparsene, sarebbe rimasta sua figlia, non si sarebbe preso una responsabilità simile accettando di mettere al mondo un bambino lavandosene poi completamente le mani. – ha sentenziato la donna, alla fine del racconto di Elena.

Paradossalmente è stata lei a spiegarle che, da qualsiasi prospettiva avessero potuto guardare le cose, alla fine il risultato sarebbe stato sempre quello, una bimba da amare e della quale prendersi cura, anche per conto di Michael stesso.

Ad Elena la donna fa tenerezza, è chiaro che cerca un modo qualsiasi per distrarsi dal pensiero di aver perso Michael, un pensiero che non l'ha mai abbandonata un istante, nonostante abbia sempre cercato di mostrarsi forte e in grado di superare quel dolore.

La ammira per il modo in cui ha cercato di rimettere insieme i cocci della loro famiglia andata a pezzi dopo la morte di Michael. Forse, se non ci fosse stata lei, suo padre non avrebbe mai smesso di colpevolizzarsi per aver aiutato il figlio a comprare quella moto che desiderava da tanto, ed Elena stessa non sarebbe riuscita a trovare la forza di riprendere la sua vita e forse nemmeno avrebbe avuto l'occasione di scoprire e rintracciare Andy.

Il modo in cui la donna sta affrontando la perdita di Michael la sorprende ogni giorno di più. Sa benissimo che nessuno reagisce in modo uguale di fronte al dolore, ma vederla così forte era una cosa che proprio non si aspettava.

Non l'ha vista piangere quasi mai e anzi, quando è capitato a lei di sentirsi particolarmente triste e di lasciarsi andare, è sempre stata pronta a consolarla, nonostante anche i suoi occhi diventassero lucidi ed Elena potesse chiaramente indovinare quanto profonda fosse la ferita infertale da quella disgrazia. A volte le è capitato di trovarla a fissare con lo sguardo perso nel vuoto un punto indefinito della stanza in cui si trovavano, ma non l'ha mai sentita esternare il suo dolore in maniera plateale.

Negli ultimi giorni non hanno fatto altro che guardare e riguardare il cd con le foto e i video che le ha regalato Andy, commentandole insieme e raccontandosi a vicenda qualche frammento di Michael, stupendosi ogni volta di più di come sia possibile avere la possibilità di ascoltare ancora la sua voce nonostante lui non sia più fisicamente con loro.

Una foto, fra tutte le altre, l'ha emozionata particolarmente: ci sono lui ed Allie che ridono, e la mano del giovane è poggiata distrattamente sulla pancia dell'amica, come se volesse proteggerla. Elena immagina che lui stesse per baciarla scherzosamente su una guancia, visto che lei sembra ritrarsi e quando scopre che la data dello scatto risale a qualche settimana prima della morte del fratello, quasi ha voglia di piangere.

Quel dettaglio non è solo una minuzia qualunque, Michael sapeva sicuramente che Allie è incinta, e in qualche modo voleva proteggerla, anche se si trattava solo di una fotografia.

All'improvviso ha voglia di sapere come sta Allie. Più che un desiderio un bisogno, la necessità di stabilire un altro contatto che la aiuti a non perdere di vista il mondo in cui viveva Michael.

Quando lo chiede ad Andy, la prima volta che riesce a chattare con lui, la risposta la fa sobbalzare.

Sta bene, tranquilla, io e Bea ci prendiamo cura di lei. Ma perché non le telefoni e non le chiedi di persona come sta?

A quell'eventualità Elena non ha mai pensato. O forse sì, solo che le sembrava una cosa così improbabile da non averla mai presa in considerazione, nonostante sia dell'opinione che Allie sia un tipo molto più estroverso di Andy, del quale è stato difficile guadagnarsi la fiducia.

Forse quando, in preda all'emozione di aver ascoltato per sbaglio i messaggi sulla segreteria di Michael, si è imbattuta in Andy si è trattato di un fatto fortuito e irrazionale, che le ha permesso di non chiedersi neanche per una volta come avrebbe potuto rispondere quello sconosciuto ad una chiamata improvvisa.

Con Allie, adesso, è tutto programmato, in un certo senso

L'ansia che la coglie appena il telefono inizia a squillare è pari più o meno a quella provata quando ha telefonato ad Andy la prima volta dopo essere tornata a casa, quando già un po' lo conosceva e sapeva con chi aveva a che fare. Non può fare a meno di sentirsi un'estranea, qualcuno che a forza pretende il diritto di entrare nelle vite di qualcuno solo perché un fratello che adesso non c'è più ne faceva parte.

Solo la voce della ragazza, serena e rassicurante, riesce a sciogliere ogni tensione e a tranquillizzarla, ed è in quel momento che Elena è sicura di aver fatto la cosa giusta telefonandole. La donna si dimostra subito molto cordiale e le parla come se la conoscesse da sempre, abbattendo da subito quel muro di diffidenza che Elena pensava le avrebbe divise.

Mamma dice che si ricorda di te, sai? – dice la ragazza ad un certo punto.

Certo che deve ricordarsi di me, passavo giornate intere a casa vostra... – la replica di Allie, immediata, è allegra, come se stesse pensando a qualcosa di bello. – Tua mamma fa ancora quelle crostate deliziose? Michael diceva che era l'unico modo per convincermi a passare il pomeriggio con lui.

Sì, le fa ancora. – conferma Elena, cercando di immaginare Allie e Michael insieme, i volti e i gesti da adolescenti, le mille chiacchiere fatte insieme, un'amicizia consolidatasi nel corso degli anni fino al punto di progettare un figlio.

Senti, io... le ho raccontato di Michelle, spero non ti dia fastidio... – azzarda Elena, incerta, dopo un attimo di silenzio.

No, tranquilla, hai fatto bene... Era... Era suo diritto saperlo, anche Michael gliel'avrebbe detto, ne sono sicura. E poi, non ti ricordi? Ti avevo chiesto io se per te e la tua famiglia andava bene il fatto che chiameremo così la bimba.

Sai, non me lo aspettavo, ma lei è... ne è contenta, in un certo senso. Pensi che sarà un problema per te e Bea fargliela conoscere?

Un attimo di silenzio, che Elena interpreta come un'esitazione.

D'improvviso si rende conto che forse si è spinta troppo oltre: se è vero che Michael avrebbe comunque avuto libero accesso alla vita di Michelle, sarebbe stato comunque affare suo, anche se avesse informato lei e i suoi genitori dell'intera storia. Loro, però, non possono pretendere di avere gli stessi diritti o comunque di intromettersi nella vita di due ragazze che non conoscono.

Ehi... Allie?

Forse preferirebbe che la linea cadesse, in modo da non avere risposta a quella domanda, o perlomeno per avere il tempo di prepararsi a riceverla. Si rende conto di essere diventata molto più ansiosa di com'era prima che Michael morisse, sospesa fra la paura di dire o fare qualcosa e l'impulsività di farla e poi pentirsene. È una sensazione fastidiosa, che non riesce a scacciare nemmeno ripetendosi più volte che Allie non ha certo intenzione di mangiarla, una sensazione che ha già provato quando ha avuto a che fare con Andy le prime volte che ha parlato con lui.

Sì, Elena, scusami, ci sono. Comunque non penso ci siano problemi per questo. Quello che conta è che Michelle sia felice, no?

Certo! – risponde Elena, felice di non essere stata respinta.

Di' ciao a tua madre da parte mia. – Allie sembra esitare nel fare questa richiesta, quando alla fine stanno per salutarsi.

Certo, lo farò! E tu salutami Bea, mi raccomando!

Si congeda da lei con la promessa di un'altra telefonata, di un altro filo rosso che possa legarle un po' di più. In fondo, pensa Elena, non è stato difficile. Difficile è superare l'imbarazzo di sentirsi di troppo, ma poi le parole sono venute da sole, scivolate con una facilità che nemmeno immaginava.

Per la prima volta dopo mesi, si chiede se con Michael sarebbe stato altrettanto facile parlare. Immagina per un attimo come sarebbero andate le cose se avesse scoperto quell'agendina o quelle chiamate in segreteria con Michael ancora vivo, come sarebbe stato guardarlo negli occhi e chiedergli una spiegazione.

O ascoltare la sua voce che – di spontanea volontà, così come aveva intenzione di fare – raccontava di come si fosse innamorato di quel suo coinquilino un po' taciturno, scoprire come erano andate le cose dal suo punto di vista e vedere anche i suoi occhi illuminarsi pronunciando il nome di Andy. E scoprire il modo in cui la sua voce fosse suonata nel conferirgli la giusta identità, non solo quella di amico, ma quella di persona amata.

Di questi desideri irrealizzabili, Elena ne ha formulati a migliaia, negli ultimi mesi, e sa che ancora e ancora continuerà a farlo, specialmente nei momenti in cui meno se lo aspetterà, quando magari starà pensando ad altro e il nome di Michael apparirà nei suoi pensieri perché in realtà non sarà mai stato sepolto del tutto.

E lo stesso faranno sua madre, suo padre, Andy e tutte le persone che erano abituate alla presenza di Michael nella loro vita: la sua assenza, lo spazio vuoto che ha lasciato, resterà incolmabile e vuoto, e guardare il mondo senza di lui sarà sempre un colpo al cuore, una ferita che il tempo, forse solo col suo scorrere inesorabile, riuscirà solamente a lenire, ma mai a cancellare del tutto.


***


Quando legge la notifica della mail del professor Connor, Andy resta per un attimo senza fiato.

Gli ha mandato il lavoro di tesi completo solo quattro giorni prima e non riesce a credere che l'uomo abbia già avuto il tempo di leggerlo. Poi, prima di cliccare per aprire il messaggio, viene colto dal timore che magari Connor voglia comunicargli che gli è bastato leggere solo poche righe per rendersi conto che il lavoro è tutto da rifare e che quindi dovrà rifare tutto di nuovo e rimandare la laurea.

Sono poche parole quelle che gli appaiono davanti agli occhi, semplici e concise:


Ho letto il suo lavoro, venga pure nel mio studio domani così potremo parlare delle minime modifiche che dovrà apportare.

James Connor.


Chiude gli occhi e scuote la testa all'indietro, sospirando: quella conferma è come essersi tolto un grosso peso dal cuore, è la consapevolezza di essere riuscito a fare qualcosa di buono nonostante tutto quello che ha passato.

Gli sembra quasi di sentire la voce di Michael, la sua risata e un Te l'avevo detto che ti preoccupavi per nulla mormorato a fior di labbra, prima di regalargli un bacio. E ha voglia improvvisamente di piangere per scaricare tutta la tensione accumulata, tanto che qualche lacrima riesce a scorrergli per le guance senza che lui possa fermarla.

Insieme a Michael, Andy ha immaginato centinaia di volte come sarebbe stato il giorno in cui avrebbe avuto la certezza di potersi laureare, giorno che, secondo Michael, sarebbe stato persino più bello di quello della laurea in sé, visto che per lui era stato così.

Michael gli aveva promesso che avrebbero festeggiato insieme quel traguardo e gli era era stato vicino quando aveva iniziato la tesi, leggendo persino un primo abbozzo di lavoro, pur non capendoci praticamente nulla.

Invece adesso, alla fine, Andy ha ricevuto l'aiuto dell'ultima persona al mondo a cui avrebbe immaginato di ottenerlo.

Suo padre.

L'uomo infatti, forse nel tentativo di ricucire un rapporto con lui, gli ha chiesto di poter leggere il suo lavoro ed Andy, nonostante all'inizio credesse che sarebbe stata la solita scusa per farlo sentire inferiore e fosse quindi titubante, ha accettato, rimanendo poi di stucco nel ricevere i suoi complimenti.

Gli sembra di aver raggiunto una piccola vittoria personale, di aver dimostrato a se stesso di farcela da solo, di aver raggiunto qualcosa che temeva di non meritare e di doversi conquistare mostrando a chiunque di essere all'altezza.

Mentre cerca nell'armadio dei vestiti per il giorno dopo, gli capita fra le mani una delle poche cose che considera un vero e proprio portafortuna, ovvero il camice da medico che Michael gli ha regalato quando ha compiuto ventiquattro anni.

Sarebbe un camice come tanti altri, se non fosse pieno di disegni colorati, che Michael aveva realizzato facendosi aiutare dai bambini del reparto dove faceva volontariato, ed Andy, pur sapendo che con tutta probabilità non potrà indossarlo, dovendo preferire un camice più istituzionale, lo custodisce come un tesoro prezioso.

Quel camice è il simbolo della fiducia che Michael aveva in lui e, col passare del tempo, Andy ha imparato a portarlo sempre con sé, nascosto magari in fondo alla borsa, quando aveva qualche esame importante, in modo che potesse portargli fortuna, nonostante di fondo non sia un tipo superstizioso.

Proprio per questo, ancora una volta, decide di riporlo ancora una volta dentro una tasca nascosta della sua tracolla, come se in quel modo ci fosse una parte di Michael a seguirlo anche al termine del suo percorso di studi.

È un altro pezzo della sua storia con Michael, quell'indumento, legato ad un altro frammento della loro vita insieme. Toccarne il tessuto, sentirne la consistenza fra i polpastrelli, lo fa tornare indietro a quel giorno di metà aprile di un anno e mezzo prima, quando Michael lo aveva svegliato di prima mattina, prima di uscire per andare a lavorare, per augurargli buon compleanno.

La risposta di Andy a quel saluto era stato un borbottio incomprensibile, accompagnato dalla volontà di rigirarsi dall'altra parte per rimettersi a dormire.

– Andy, sono le otto e mezza, hai lezione alle dieci, te ne sei scordato? – gli aveva mormorato Michael ad un orecchio, distendendosi poi accanto a lui e accarezzandogli la fronte. – E... buon compleanno, amore. – aveva concluso con la voce che si addolciva sulle ultime due parole.

– Mh, sì. Adesso mi alzo. – aveva aperto gli occhi e aveva incontrato quelli del compagno, che gli aveva sorriso. – E comunque avevo intenzione di dormire un po' di più, stamattina, mi hai svegliato e ti odierò per sempre. – si era lamentato poi, stropicciandosi gli occhi.

– Impossibile, non potresti mai odiarmi. – replicò Michael con un sorriso malizioso. – E comunque potresti anche ringraziare per gli auguri, sai? Che ho fatto di male per trovarmi un fidanzato così...

– Così perfetto? – aveva ridacchiato Andy, sporgendosi per baciarlo sulle labbra.

– Così irascibile. E così puntiglioso. E adesso anche così vecchio.

– Guarda che tu sarai sempre due anni più grande di me, quindi vedi di parlare di meno, altrimenti potrei iniziare a cercarti una dentiera. Sai com'è... l'età avanza...

– Ehi attento a come parli... – Michael gli aveva puntato il dito contro, fingendosi offeso.

Erano finiti a fare battaglia con i cuscini, prima che Michael bloccasse i polsi di Andy contro il materasso per impedirgli di muoversi e prendesse a baciarlo sul petto e sulla pancia, fermandosi appena sopra l'elastico dei boxer.

– Devo darti il mio regalo! – aveva poi esclamato, rialzandosi e rispondendo alla muta richiesta di Andy, che avrebbe voluto che continuasse, con un: – Per questo ci sarà tempo stanotte, giuro!

Gli aveva dato una busta bianca ed Andy era rimasto incredulo nel ritrovarsi quel camice tutto disegnato, senza capire in un primo momento che era stata di Michael l'idea di colorarlo in quel modo, con tonalità che spaziavano un po' per tutti i colori.

– Beh, è una cosa che ti avevo promesso, no? – gli aveva spiegato l'altro – Pare che sia vero che i bambini siano meno intimoriti dai dottori che indossano camici dai colori sgargianti. È un modo per guadagnarsi la loro fiducia.

Andy aveva annuito con un mezzo sorriso, forse vagamente sorpreso dal fatto che Michael si fosse ricordato di una cosa che gli aveva promesso tanto tempo prima.

– In realtà non so se potrai mai usarlo, questo qui, però insomma, ci tenevo che ne avessi uno colorato da me.

Era stata un'altra dimostrazione di quanto Michael ci tenesse ad incoraggiarlo e a stargli accanto. Aveva fatto tantissimi di questi piccoli gesti, specialmente da quando Andy aveva rotto con la sua famiglia ed era rimasto da solo.

Quei giorni erano i giorni che ancora Andy sperava di ricevere una telefonata dai suoi genitori, aveva sperato che si ricordassero del suo compleanno, che almeno gli mandassero un messaggio, ed era rimasto tutto il giorno a guardare il telefono, aspettando che squillasse. Quel regalo era stato in grado di farlo sorridere e fargli dimenticare il suo desiderio più grande, anche se solo per poche ore.

E stasera usciamo, non pensare che ti lascerò passare questa giornata sui libri. – erano state le sue parole prima di uscire di casa.

Andy non era riuscito ad opporsi davanti a quella iniziativa, così effettivamente la sera aveva lasciato gli appunti sparsi sul tavolo della cucina e aveva permesso a Michael di trascinarlo fuori casa senza fare troppe storie.

Solo adesso, a distanza di un anno e mezzo, dopo aver letto il suo diario, Andy capisce che con tutta probabilità Michael voleva fare di tutto per non fargli rimpiangere l'aver mandato a monte il rapporto con i suoi. Voleva essere degno, voleva che il loro amore valesse davvero la pena di fare certe scelte.


E invece verrà davvero un tempo in cui io diventerò paradossalmente più grande di te, perché adesso è solo il mio tempo a scorrere, mentre il tuo si è fermato per sempre.

Come diventerò, senza di te? Se mi guardo allo specchio non riesco ad immaginarmi fra dieci o quindici anni, vedo solo questo presente che non vuole lasciarmi andare e che mi trafigge con le spine dolorose della tua assenza.

Come sarei adesso se non ti avessi mai conosciuto o se non mi fossi innamorato di te?

Sai, nonostante i momenti bui, ci sono delle volte che penso che che la mia vita stia tornando a posto, Michael. Lo sai quanto ci tenessi a laurearmi, a raggiungere ogni obiettivo che mi ero posto, e adesso ce l'ho quasi fatto.

La mia vita, nel giro di tre mesi, è cambiata in maniera radicale, così come nessuno potrebbe mai aspettarsi, al punto che mi sembra quasi di viverne un'altra, Michael.

L'unica cosa che non è normale, in questo nuovo mondo, è che tu non ci sei e, ogni volta che ci faccio caso, penso che in fondo non ci sia nulla che sia veramente a posto, anche se cerco di convincermi che sia così solo per trovare il modo di andare avanti e smetterla di guardare indietro a quando tu eri con me.


Quando la mattina dopo va all'università, è come se vivesse una sorta di déjà-vu: ha percorso quei corridoi centinaia di volte, eppure l'ultima volta che è stato lì è impressa a chiare lettere nella sua mente. Aveva conosciuto Elena solo da qualche giorno e non avevano trovato il modo di intendersi, tanto che avevano quasi finito per litigare.

E l'Andy che quel giorno era andato all'università era un Andy diverso, molto più cupo e insicuro circa il suo futuro. Aveva passato intere notti a chiedersi se non fosse il caso di mollare tutto, di chiudere con quel sogno del quale non era più certo di essere all'altezza.

Adesso invece, Andy si sente orgoglioso di se stesso per non aver desistito, per aver cercato di rialzarsi e per essersi aperto nei confronti di Elena, che in fondo non voleva fare altro che stargli accanto.

Tutte queste cose non può spiegarle al professor Connor, ma l'uomo sembra accorgersi con una sola occhiata che c'è qualcosa di diverso in lui.

– Buongiorno, Evans. La trovo meglio, rispetto all'ultima volta che ci siamo visti.

E se lui, che è un totale estraneo e non sa nulla di quello che è successo, è riuscito ad accorgersene, vuol dire che con tutta probabilità è vero.

– Io... Sì, più o meno.

Il professore lo invita a sedersi e poi cerca nel suo computer il file che contiene la tesi di Andy.

– Spero non abbia ancora quell'insensata idea di lasciare perdere tutto proprio adesso. – sorride poi, distendendosi contro lo schienale della sua poltrona e girandosi verso di lui.

– No, no... è stata solo una fase. L'altro giorno ho fatto i test per la specializzazione.

– E com'è andata?

– Non lo so, spero bene... Non era difficile come temevo. – replica Andy, ripensando alla prova sostenuta solo qualche giorno prima.

– La sua tesi è esattamente tutto ciò che mi aspettavo da una persona precisa e puntuale come lei. Non sono solito sbilanciarmi, non mi piace che i miei studenti si montino la testa, ma davvero, mi ha colpito molto. Poi credo di aver capito che non abbia lavorato in condizioni ottimali.

– No, infatti...

Ha scritto quel lavoro quasi tutto di notte, cercando di scacciare via i brutti pensieri concentrandosi solo sul ticchettare della tastiera e sulla costruzione di un testo scientifico, freddo e razionale, che dei suoi sentimenti non avrebbe avuto bisogno. Solo formule, teorie e postulati, nessuna affettività, nessuna necessità di mettere in gioco se stesso e le sue emozioni.

– Le ho evidenziato alcuni passaggi da correggere, ma nel complesso va davvero molto bene. Complimenti.

Gli porge la mano e si congeda da lui accompagnandolo alla porta.

– Mi faccia sapere quando ha corretto tutto, magari ci rivediamo per gli ultimi dettagli, d'accordo.

– Certo, professore. A presto.

Il colloquio non è durato nemmeno cinque minuti, non si aspettava che le cose sarebbero state così veloci, tanto che medita di andare a far visita alla signora Harris, per raccontarle delle ultime novità e delle sensazioni che sta vivendo.

Il corridoio del Dipartimento di Fisica non gli fa più la paura che gli aveva fatto l'ultima volta che c'era passato, riesce a percorrerlo senza sentire le mani che gli tremano anche se, passando davanti a quello che era l'ufficio di Michael, i brividi gli percorrono la schiena all'idea che lui non sia lì dentro.

Ha appena raggiunto la macchina e sta per entrarci quando il suo cellulare inizia a squillare.

– Andy, sono Bea. Dove sei? – dall'altro capo del telefono la ragazza non gli dà nemmeno il tempo di rispondere. La sua voce sembra preoccupata, tanto che Andy per un attimo ha un brutto presentimento.

– Sono appena uscito dall'università, dovevo vedere il professor Connor. Ma che succede?

– Allie ha le doglie, la sto accompagnando in ospedale. Puoi raggiungerci? Oddio, non so nemmeno dove sto andando...

L'amica è chiaramente confusa, forse per l'emozione del momento. La sente imprecare contro un malcapitato ciclista e suonare il clacson furiosamente.

– Io... sì, certo. Ci vediamo all'ingresso, ci vado subito a piedi, non è lontano da qui.

Sente l'amica che, in sottofondo, urla per il dolore e poi la sua voce lo raggiunge.

– Oddio Andy, che faccio? – la immagina mentre strappa il telefono di mano a Bea, poi la sente respirare forte e ancora urlare – Fa malissimo. Ah...

– Dai, Allie. Respira, stai calma. Respira. – Andy è certo che nemmeno ai suoi professori sia mai capitato di tranquillizzare al telefono una donna che sta partorendo e si rende conto che non è così facile come sembra. Se fosse con lei potrebbe contare sul contatto fisico, come l'accarezzarle i capelli o stringerle la mano, ma così si sente vagamente incapace.

Come cazzo fai a dirmi di stare tranquilla se il dolore mi sta uccidendo? – è la replica di Allie, quasi sconvolta.

Andrà tutto bene. Davvero, Allie. Andrà tutto bene. – è la replica di Andy che, seppur in quegli attimi concitati, non perde la calma.

Perché, stavolta, ne è davvero sicuro.

Andrà tutto bene.

 

 

 

 

__________

 

Sì, sono un disastro, con questi aggiornamenti, ma giuro che entro due settimane avrete l'epilogo *incrocia le dita sperando di farcela*.

E in realtà non ho molto da dire a proposito di questo capitolo, mi riservo di fare un discorso terminabile col prossimo, che sarà l'epilogo di questa storia. Sono veramente soddisfatta di come è venuta la parte finale, per il resto non so, sappiatemi dire :)

Lo so che sono imperdonabile con i miei ritardi, ma spero comunque di meritare dieci minuti del vostro tempo ed una piccola recensione, sapete quanto adori parlare con voi ^^

Un bacio,

Aika.

   
 
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