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Autore: Ca7    21/02/2013    1 recensioni
<< Non so a quanti di voi sia capitato di incontrare una persona e sentire sin da subito una certa sintonia. Beh, a me è accaduto con Jennifer. Quando l’ho conosciuta, ho come avuto la sensazione che avremmo legato facilmente, non so spiegarvelo bene. La nostra amicizia è cresciuta con il passare del tempo, è diventata un’amicizia importante, ma la cosa che mi ha stupito è stata quella di realizzare quanto lei fosse diventata una presenza fondamentale nella mia vita. E quando tieni tanto a una persona, speri che abbia solo il meglio. >>
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Poggiata alla finestra del bungalow, Jennifer osservava il mare di fronte a sé. Soffiava un leggero vento fresco, che non provoca fastidio ma soltanto una bellissima sensazione di spensieratezza e rilassamento dei sensi. Samana, la grande penisola di Santo Domingo, era davvero stupenda; non solo per la lunga distesa di sabbia bianca e dorata, la cordialità e l’allegria della gente del posto, ma perché lì il tempo scorreva più lento rispetto alla città. Forse era solo la diversa prospettiva che Jennifer aveva scelto di adottare per godersi al meglio ogni singolo attimo della luna di miele o forse a Samana il tempo è davvero amico della gente e lei di tempo da dedicare a sè stessa ne aveva bisogno. Si chiedeva come il cuore, il suo, potesse contenere sentimenti contrastanti che si alternano senza logica. Pensava a Micky: a cosa stesse facendo in quel preciso momento, a come si sentisse adesso che per la prima volta da quando si conoscevano, si ritrovavano distanti l’una dall’altra. Non c’era mai stata occasione in cui non fossero insieme: festività, compleanni, ricorrenze, viaggi. Magari era questo il vero motivo che spingeva Jennifer a pensarla continuamente, per lei diventava sempre un problema separarsi dalle persone a cui teneva, anche se si trattava di pochi giorni. Ma ora, ciò che la spaventava, era il modo in cui la pensava: i suoi pensieri non erano innocenti, bensì forti, intensi, colmi di un nuovo sentimento a cui non riusciva a dare nome, forma e consistenza.
Madison emerse dall’acqua dopo averci passato più di un’ora e risalì la spiaggia per tornare al bungalow. Lei era sempre stata una incline allo sport: da ragazzina, per un lungo periodo, aveva preso lezioni di scii e giocato a tennis al liceo. Crescendo, ogni estate si concedeva viaggi verso località in cui fosse possibile praticare immersioni: una delle sue passioni.
<< Laggiù è un paradiso! >>, disse entusiasta una volta raggiunta Jennifer. << Questo posto è un paradiso. Sai dovremmo fare una pazzia: lasciare tutto e trasferirci quì.>>, concluse baciandola.
Lei ricambiò con altrettanto entusiasmo e la trascinò dentro, spingendola verso il letto. Madison intuì le intenzioni della moglie e si tolse la muta da sub mentre Jennifer si era già distesa. Si mise sopra di lei, ripresero a baciarsi e di punto in bianco, Jennifer iniziò a pensare alla notte trascorsa con Micky, e si stranì.
<< Che c’è?>>, le chiese la donna.
<< Niente. Continua …>>, rispose lei ansimando.
Chiuse gli occhi e li tenne così per tutto il tempo in cui fecero l’amore. Pensava fosse la soluzione giusta per scacciare via quei pensieri inopportuni.

A Manhattan, Micky non se la passava male, per sua fortuna. Dustin, Milo e Quinn, piombarono nel suo appartamento.
<< Sorpresa!>>, urlò Quinn appena entrata, << Qualsiasi cosa avevi in programma di fare può aspettare.>>, le sorrise.
<< Ciao lecca ciuffi!>>, la salutò Dustin entrando con una busta tra le mani, subito dopo la ragazza. Dietro di lui, Milo con un’altra busta.
<< Ma prego, entrate pure, fate con comodo.>>, sorrise ironica, << Come mai siete quì?>>
<< Barbecue tra amici. Abbiamo da mangiare, da bere … ci divertiremo.>>, le rispose Milo sorridendo.
<< Ci restano gli ultimi giorni di ferie … quindi quale modo migliore per goderseli fino in fondo?>>, Quinn stampò un bacio sulle labbra di Micky.
<< Bene, nel frattempo che tu e Milo preparate da mangiare, io e Quinn andiamo a prenderci il sole.>>, Dustin diede la busta all’amica, << Vieni cara.>>, prese sottobraccio Quinn, camminarono verso la finestra della cucina e uscendo salirono i gradini della scala d’emergenza che portava al terrazzo.
<< Rassegnati, quando quei due si mettono d’accordo non puoi contraddirli.>>, disse Milo dando una pacca sulla spalla a Micky.
Qualche ora dopo, erano tutti nelle rispettive sedie a sdraio in completo relax.
<< Dustin non ti ho ancora chiesto scusa per l’altra volta…>>
<< Nessun problema, Micky. Acqua passata.>>, rispose Dustin sorridendo, << Però ci terrei lo stesso a dire che sono consapevole di parlare troppo, a volte …>>
<< Proprio “a volte”, eh Dustin?>>, lo riprese Milo.
<< Dicevo … >>, lo ignorò volontariamente , << Riconosco di avere questo difetto, ma al di fuori di voi insulsi amici, non ho mai spifferato niente a nessuno.>>, precisò.
<< Lo so e mi dispiace di essermela presa con te.>>, disse Micky.
<< Scuse accettate, my darling!>>
<< Se ci pensate bene, lui sa tutti i nostri segreti più intimi.>>, continuò Milo.
<< Oh, ma guarda, non ci avevo mai pensato. Volendo potrei fare come la tizia misteriosa di Gossip Girl che sputtana tutti dalla mattina alla sera.>>, rise compiaciuto.
<< Dopodichè noi saremo autorizzati ad ingaggiare un serial killer.>>, Quinn si girò verso di lui mostrando un ampio sorriso.
<< Come sei suscettibile, stavo scherzando.>>
 Nel frattempo, Quinn, a loro insaputa aveva preparato e nascosto alcuni palloncini pieni d’acqua, prendendone uno lo tirò addosso a Dustin. Bastò quel gesto per scatenare una vera e propria battaglia.
Quella sera stessa, si recarono a Greenwich Village, per andare allo Stonewall In. Non ci mettevano piede da molto per via del poco tempo che avevano a disposizione, specialmente Micky e Milo: essendo medici il loro orario di lavoro non si poteva di certo definire “normale”. Presero da bere e ci restarono fino alle 23:00.


Erano trascorsi quindici giorni dal matrimonio e durante il viaggio di nozze Jennifer e Micky non avevano avuto nessun tipo di contatto telefonico. Di ritorno da Santo Domingo, Jennifer - il giorno dopo prima di recarsi in negozio - decise di andare a trovarla. La prima persona che voleva rivedere era sicuramente lei. L’ospedale presso cui lavorava Micky come chirurgo neonatale specializzato in ostetricia e ginecologia, era il New York Presbyterian. L’afflusso di pazienti dopo le vacanze estive era sempre cospicuo: le aspettava una bella mattinata di visite e nel pomeriggio c’erano già fissati due parti. Adorava i bambini ma ancor più adorava l’idea di essere la guida di ogni madre durante il percorso della gestazione ed essere in parte l’artefice del miracolo della nascita. Sì, Micky la considerava un miracolo vero e proprio avendo visto il lato negativo della gravidanza: aborti spontanei, complicanze durante il parto e interventi in cui il nascituro non sopravvive.
Si trovava nel suo studio e stava controllando le cartelle cliniche delle pazienti che avrebbe incontrato, la porta era aperta e non si accorse minimamente della presenza di Jennifer.
<< Ciao Micky!>>
<< J.J.!>>, alzò lo sguardo sorpresa.
<< Posso entrare?>>
<< Certo.>>, le fece cenno con la mano, << Quando sei tornata?>>
<< Ieri sera. Ma che fine hanno fatto i tuoi capelli?>>, le chiese incuriosita dalla nuova acconciatura.
<< Storia lunga.>>, rise, << In sostanza ho perso una scommessa con Quinn e questo è il risultato.>>, disse indicando i capelli. Li aveva tagliati corti, accorciando la lunghezza alla base del collo, e la riga era spostata verso sinistra con qualche ciocca che cadeva sulla fronte.
<< Capisco. Beh, ti stanno bene.>>
Entrambe consapevoli che il loro discorso era pieno di convenevoli, erano comunque contente di vedersi.
<< Grazie! Anche tu non stai niente male, l’abbronzatura ti dona parecchio.>>, la guardò dritto negli occhi e Jennifer avvertì una sorta di imbarazzo, << Allora, questa settimana sul Mar dei Caraibi, com’è stata?>>
<< Fantastica! Sembrava di stare su un altro pianeta che non avesse nulla a che vedere con la terra.>>
<< Il tuo entusiasmo rende l’idea.>>, Micky le sorrise.
<< A proposito, ti ho preso questo.>>, Jennifer aprì la sua borsa e prese un bracciale con delle conchiglie inserite l’una dietro l’altra in un robusto filo nero, elasticizzato. Prese il polso di Micky e glielo infilò. << Non è nulla di che … ma queste sembrano essere conchiglie particolari.>>
Micky notò che lo indossava anche lei.
<< E vogliono dir qualcosa?>>
<< Riguardano l’amicizia, ma adesso non ricordo bene cosa …>>, tergiversò ricordando le esatte parole che la donna dalla quale l’aveva acquistato le disse sul significato delle conchiglie “la tua vita sarà intrecciata a quella dell’altra persona.”.
<< Senti Micky, prima che vada. Madison mi ha chiesto di dirti se questa sera sei disponibile o meno. Due sue amiche sono in città e ha avuto l’idea di organizzare una cena per mostrarvi le foto e i filmini del viaggio.>>
<< Sembra interessante.>>
<< Sì. Samana è davvero bella.>>
<< Non mancherò, allora.>>
<< Bene. Lo dici tu a Milo?>>
<< Glielo dirò io, certo. In quel “voi” è inclusa anche Quinn?>>, era una domanda intenzionale ma anche un modo per punzecchiarla, conoscendo la non simpatia reciproca delle due donne.
<< Sì, puoi dirlo anche a lei.>>
<< A che ora devo venire?>>
<< Alle 20:00.>>
Tutte e due tentennarono sul come salutarsi, ritrovandosi a metà strada tra un bacio sulla guancia e un ciao.
<< Beh, a stasera.>>, disse infine Jennifer e se ne andò.


Madison e Jennifer si erano conosciute due anni prima durante un evento di beneficenza sponsorizzato dalla compagnia finanziaria del signor Theodore Jones. Madison vi partecipò assieme al padre Byron, in quanto proprietario della “Williams Pubblications”, nonché cliente del signor Jones. Lei, invece, era capo redattore della rivista di moda “Fashionable”. Donna molto ambiziosa e affascinante, riusciva sempre ad ottenere ciò che voleva. Quella sera, oggetto del suo desiderio, era stata Jennifer. Sapeva già chi fosse e cosa facesse, così oltre a chiederle un appuntamento, le propose di far apparire i suoi modelli nella nuova rivista dedicata a abiti da sposa alla quale stava lavorando da tempo. Madison non era esperta di relazioni a lungo termine: nonostante fosse sicura di sé anche nel rapportarsi con le donne e cosciente di avere un certo ascendente, non voleva intralci nella sua carriera. Ma quella fatidica sera dovette rivedere il suo modo di pensare. Non solo, lei e Jennifer iniziarono a frequentarsi e a collaborare; nel giro di un anno arrivarono addirittura a sposarsi.
Abitavano in un appartamento di un imponente palazzo a Park Avenue, con l’ascensore che apre direttamente all’interno e il parquet e i mobili sono stati realizzati con puro legno di ciliegio.
Jennifer per l’occasione aveva cucinato delle lasagne e del pollo con patate.
<< Questo vino è fantastico!>>, disse Madison dopo aver bevuto un secondo bicchiere di Syrah.
<< Non per essere di parte … ma i vini italiani sono i migliori.>>, rispose Micky.
<< Dovrei procurarmi qualche bottiglia…>>
<< Non preoccuparti a casa ho una scorta, te ne farò avere qualcuna.>>
<< Oh, grazie!>>
<< Quindi sei nata in Italia, Micky?>>, intervenne una delle amiche di Madison.
<< No, no. Sono nata qui a New York City. I miei genitori dalla Sicilia sono migrati qui, in periodi differenti però. Si sono conosciuti, innamorati, sposati e… separati.>>
<< Sei mai stata lì?>>
<< Sì, certo. Le mie radici sono siciliane, in un certo senso appartengo a quella terra e ci torno con piacere quando posso.>>, sorrise fiera.
<< L’ultima volta siamo andate insieme, ricordi?>>, intervenne Jennifer guardandola.
<< Sì, ricordo.>>, Micky abbozzò un sorriso.
<< Non mi avevi raccontato di essere stata in Sicilia, tesoro.>>
<< A dire il vero, te ne ho parlato Madison.>>, precisò Jennifer.
<< Davvero? Probabilmente in questo momento mi sfugge. Comunque, che ne dite di spostarci sui divani e iniziare a vedere qualche filmato del viaggio?>>, propose infine Madison.
Gli ospiti acconsentirono e la seguirono in salotto. Man mano che le immagini scorrevano nel televisore, Micky iniziò a sentirsi a disagio e di tanto in tanto distoglieva lo sguardo dallo schermo. Voleva anche lei, come i suoi amici, poter fare battute e commenti divertenti, farsi ammaliare da quel luogo davvero invitante, ma non ci riusciva. Divenne taciturna, irrequieta, una gamba iniziò a tremarle. Era fermamente convinta di poter  sopportare l’intimità tra Jennifer e Madison - come si era abituata a fare - ma capì che non era così.
<< Sento caldo, esco a prendere una boccata d’aria.>>, disse alzandosi improvvisamente. Uscì in balcone dalla vetrata della cucina e poco dopo Jennifer la raggiunse.
<< Micky, va tutto bene?>>, le chiese preoccupata.
<< Sì.>>
<< Sei sicura? Ho notato che ti sei incupita, sei diventata silenziosa e hai evitato i miei sguardi.>>
Micky era in silenzio come se stesse riflettendo su ciò che doveva dirle. Jennifer le sfiorò un braccio.
<< Sai quella cosa del volere esclusivamente la felicità della persona che si ama? Beh, in questo momento mi risulta alquanto difficile considerare la tua di felicità, visto che quella che riceve i pugni allo stomaco sono io.>>, le disse duramente.
Jennifer si irrigidì.
<< Credevo che non ci fossero problemi, che niente sarebbe cambiato tra di noi.>>
<< Lo speravo anche io. Ma siamo realiste, J.J., siamo andate a letto insieme e questo cambia tutto.>>, replicò Micky a denti stretti.
<< Sei stata tu a dirmi che saremmo andate avanti comunque>>, Jennifer si mise sulla difensiva.
<< E’ vero, ma io adesso non riesco più a nascondere ciò che provo, ne tanto meno a far finta che non sia successo niente. Se tu ci riesci veramente a dimenticare, buon per te, brava. Ma non puoi pretendere che per me sia lo stesso. Quella notte, non è stata come le altre volte in cui sono stata con una donna. Quella notte, io non ho fatto del sesso … c’ho fatto l’amore con te, J.J.>>, la inchiodò con lo sguardo.
Poi tornò dentro visibilmente agitata.
<< Scusate, devo andare. Una paziente sta per partorire.>>, si limitò a dire, << Buona notte.>>
  
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