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Autore: AgelessIce    21/02/2013    9 recensioni
*Quando mi sono svegliata, oggi, ci ho messo un po' a capire dove mi trovassi.
Non è casa mia.
È una stanza di ospedale.
“Akira!"*
*Perché lei se ne stava lì ed i maledetti lividi non facevano più male.*
-Tadakira
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Todo, Tadashi Karino, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nightmare

Fine


-Akira POV-

Mi fisso i piedi per quella che sembra un’era, dando le spalle al cancello.
A Tadashi.

“Per favore, Akira, dammi un pugno!”
Ripete lui,  e lo guardo con la coda dell’occhio.

Stringe la presa sulle sbarre del cancello, mentre mi fissa con quei suo occhi grandi, che hanno mantenuto la brillantezza di quando era piccolo.
Posso sentire chiaramente la pelle bruciare, sotto il suo sguardo,
Chiudo gli occhi, stringendo i pugni.

E lui si ripete, parlando con voce disperata e graffiante.
Che ferisce l’anima.
Che uccide dentro.

“Sei davvero un idiota, Tadashi.”
Parlo con voce piatta, nonostante avverta gli occhi farsi lucidi.
Stringo ancora più forte le mani, conficcandomi quasi le unghie nella pelle,  mentre le nocche sbiancano.

“Lascia il cancello.”
Ordino, autoritaria, mordendomi un labbro. Continuando a dargli le spalle.
E lui obbedisce, allentando lentamente la presa, lasciando le braccia scivolare penzoloni lungo i suoi fianchi.
E fa un passo indietro, a testa bassa.

Mi volto di scatto, e lui alza la testa ampliando gli occhi, fissandomi mentre  percorro con grosse falcate la distanza che ci separa.
Ed i suoi occhi brillano di meraviglia, quando apro il cancello.
E le sue labbra si aprono in un sorriso enorme, sincero, quando gli piazzo un pugno nello stomaco.
Non lo colpisco con dolcezza, affatto.
Ci carico tutta la mia forza. Tutta la mia sofferenza. Tutta la mia frustrazione.
E lo scaravento a terra.

Lui continua a sorridere, guardandomi con occhi dolci ed infantili, mettendosi lentamente a sedere.
Lascio che il braccio che avevo teso per colpirlo scivoli lungo il mio corpo. Torni al suo posto.
E stringo di nuovo i pugni, e questa volta le unghie si conficcano davvero nella pelle.
E lascio che le lacrime mi scorrano lungo le guance, e parlo con la disperazione nella voce.

“Sei davvero, davvero, un idiota!”
Arrivo quasi ad urlare, ma il suo sorriso non vacilla e lui si alza in piedi.
E continuo a ripetergli che è un idiota. Lo ripeto miliardi di volte, parlando velocemente, mentre il mio tono si abbassa, mentre le lacrime prendono a scorrere con maggiore velocità, con maggiore frequenza.
Quasi dimentico di respirare tra un “sei un idiota” e l’altro.

E quando lui mi si avvicina, e mi stringe con quelle sue braccia forti, comincio a singhiozzare come una bambina.
Afferro  la sua maglia, stringendola tra le dita, macchiandola con il poco sangue che aveva cominciato a sgorgare dalle palme, ed affondo la testa nel suo petto, con un gesto quasi violento.
Lo sento rafforzare la presa con un braccio, mentre con l’altro comincia ad accarezzarmi i capelli.
E rabbrividisco, al ricordo di quella mano ruvida che stringeva la presa sul mio collo.
Però le sue mani sono morbide, calde,  piacevoli.

“Ti odio.”
Sussurro, e lo sento tremare, e le sue carezze si fermano. E la sua presa si fa incerta.
Alzo appena la testa, guardandolo negli occhi grandi ed adesso spaventati, continuando a piangere, incapace di fermarmi.
Affondo nuovamente la testa nel suo petto, con forza, prima di ricominciare a parlare.

“Perché ho avuto paura. Perché ho ancora paura. Perché tu non c’eri. Perché quell’uomo ti assomigliava così dannatamente tanto. Perché non sei venuto a prendermi. Perché mi hai lasciata sola.“
Parlo lentamente, stringendo ancora di più la presa sulla sua maglia, continuando a singhiozzare.

“M-mi  dispiace, Akria…”
Sussurra, incerto e spaventato.

“Ti odio-“
Ripeto, e lo sento tremare di nuovo.

“-perché nonostante io ti abbia trattato malissimo, ti abbia urlato contro, ti abbia pestato, accusato ingiustamente, allontanato con violenza, tu continui a sorridermi gentile. A guardarmi con quegli occhi da bambino. “
Faccio una pausa, per soffocare i singhiozzi.

“Continui a fare cose stupide. Come questa. Come diavolo ti è venuto di venire sotto casa mia, a quest’ora di notte, per chiedermi di prenderti a pugni?!”
Urlo, sorridendo contro il suo petto.

“ E poi ti odio, perché hai fatto una dichiarazione davvero assurda. Come puoi volere che la tua ragazza ti riempia di lividi?”
Mormoro, ridendo appena, tra le lacrime, allontanandomi un po’ da lui in modo da lasciarmi vedere in volto.

“Avevo anche parlato di dolci. Quelli non li nomini?”
Puntualizza, sorridendo beota.

“I-idiota!”
Urlo, tirandogli un altro pugno, e lui scoppia a ridere, solare,  mentre io lo guardo furiosa.
Poi però torno seria, e stringo di nuovo i pugni, e riprendo a  parlare a bassa voce.

“E comunque, t-ti amo anch’io-“
E non riesco a non arrossire, mentre parlo, così porto lo sguardo sui miei piedi e mi mordo nuovamente il labbro inferiore.

“-p-però ho ancora paura, e-“
Mi affretto ad aggiungere, ma lui non mi fa continuare.
Si china su di me e mi bacia, con delicatezza,   e le mie gambe che fino ad allora non avevano smesso un attimo di tremare impercettibilmente, trovano il mio corpo improvvisamente troppo pesante.
E resto a fissarlo con gli occhi spalancati, prima di arrossire furiosamente ed urlargli contro di nuovo, colpendolo dritto sulla testa.

“E fammi finire di parlare, una buona volta!”
Lui si massaggia la testa, sorridendo. E riesce a sorridere anche con gli occhi. E non ho mai capito come faccia.
Gli do le spalle, incapace di reggere il suo sguardo, ancora rossa come un pomodoro.

“E adesso è tardi. Vai a casa. Ci vediamo domani.”
Decido, cominciando a camminare per rientrare a casa.

“Akira?”
Mi ferma di nuovo, e quando mi volto appena per guardarlo, lui sorride sincero e si gratta la nuca con una mano.

“Si?”
Chiedo, visto che lui non si decide a parlare.

“Ti amo.”
Ripete, e io arrossisco ancora più vistosamente.

“Ed amo i tuoi biscotti, quindi per domani preparameli!”
E parla mostrandomi la lingua, prima di cominciare a correre via con quella sua risata contagiosa, e io gli ricordo ancora una volta che è un idiota, prima di rientrare in casa, sorridendo.


Salve a tutti!
Se fa schifo non è colpa mia. Cioè, si, in realtà, ma giuro di essermi impegnata! Non sono capace di scrivere queste scene, perdonatemi T___T
Spero abbiate apprezzato il pensiero ugualmente T.T
E, ommiozzzzzio, è finita.
Cioè, è DAVVERO finita. Non ci credo. Ce l'ho fatta. 
La prima long che supera i 2 capitoli alla quale metto la parola FINE.
Sono sconvolta.
Grazie a tutti per avermi seguito, siete stati tutti tanto carini <3 *abbraccia tutti ed emana cuoricini*
Beh, cari lettori, alla prossima!

 
 
 
  
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