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Autore: remsaverem    08/09/2007    2 recensioni
I genitori di House arrivano al policlinico. House questa volta dovrà usare tutte le sue conoscenze prendersi cura della madre.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aggiornamento molto ma molto ma molto in ritardo

Aggiornamento molto ma molto ma molto in ritardo.

E se vi dicessi che non ci saranno più interruzioni perché ora è tutto scritto su carta?

Premessa prima di proseguire nella lettura: il caso l’ho inventato (all’ennesima potenza intendo), non studiando medicina, non avendo parenti Primari né contatti con il racket dei posti letto ho ripiegato per la pura invenzione.

Tutto questo per dire che il caso è soltanto un corollario di cui non mi assumo la responsabilità per strafalcioni vari. Per il resto sono graditissime recensioni. Quindi recensite recensite recensite!

Capitolo I

- Paziente di 69 anni. Presenta disturbi dell’apparato respiratorio da circa un mese con occasionali perdite di conoscenza-

Foreman, Chase e Cameron prendevano appunti sfogliando distrattamente la cartella della paziente.

-Data l’età potrebbe trattarsi di… -cominciò Foreman, ma non riuscì a finire.

-House!!Questa è tua madre!!- praticamente lo gridò.

C’era una sola persona capace di conferire a quella frase una sfumatura scandalizzata mista a uno strisciante rimprovero.

Chase e Foreman si voltarono ad osservare la collega Alison Cameron che fissava il loro principale con i begli occhioni verdi spalancati.

L’unico a non rimanere stupito di quell’uscita naturalmente fu House -Bingo!! Dimmi, a cosa devo tanta perspicacia?-

Foreman, Chase e Cameron si guardarono a disagio.

-Ma non puoi…- iniziò Cameron.

-Fare cosa?Sciare? Certo lo so da me-

Cameron ignorò la sua battuta-non puoi…essere obiettivo in una caso come questo-

-Caso come questo?-

A Cameron sembrava ovvio, perché lui non capiva?

A quel punto Foreman intervenne non tanto per togliere dall’imbarazzo la collega quanto per puntualizzare- quello che vuole dire è che nessun dottore può lavorare al meglio con uno dei suoi famigliari come paziente-

House si sfiorò la barba incolta-Premuroso da parte vostra. Possiamo andare avanti con la diagnosi?-

-E poi la Cuddy…- azzardò Chase.

-Vuoi farmi rapporto? Credevo che il ruolo del Giuda ti fosse venuto a noia, ma a quanto vedo non è così. Fammi un favore, avvertimi quando è l’ora di presentarsi in giardino, non vorrei far tardi!- fece House aprendo la porta.

Rimasero così per qualche secondo: House con un enorme sorriso compiaciuto sul volto e i suoi assistenti intenti a guardare ora lui ora la porta con aria interrogativa.

-E allora?- Foreman era sempre il primo ad avere a noia i giochi di House.

-Bè, adesso siete diventati anche analfabeti? Vi rinfresco la memoria: cosa leggete qui? Gregory House, primario di bla bla bla…soddisfatti?- richiuse la porta a vetri con un colpo secco– se non volete finire a pulire i vetri di questo lussuosissimo ufficio sarà meglio che cominciate a fare il vostro lavoro!-

-Potrebbe trattarsi di un problema neurologico- esclamò Foreman capitolando, non senza aver prima rivolto brevemente gli occhi al cielo con aria insofferente.

-O magari qualche disturbo del sistema vascolare- ribattè meccanicamente Cameron. Era stata una reazione istintiva, più che seriamente motivata dal desiderio di partecipare a quella disputa che riteneva eticamente poco corretta.

-Si potrebbe fare un test sulle malattie ereditarie- buttò lì Chase giocherellando con una penna.

-Bene, allora fate l’esame del sangue, una risonanza polmonare, tac al cervello e…– House sciorinò un lungo elenco di esami, poi si bloccò.

-Manca qualcosa?- domandò Foreman ben sapendo che quegli esami li avrebbero trattenuti in ospedale ben più del consueto orario di lavoro.

-Uh – House finse si pensarci , poi aggiunse – chi mi porta un caffè?-

I tre assistenti uscirono.

***

-Questo esame servirà a scoprire se ci sono delle anomalie nel sangue. Mi dica se le faccio male- esclamò Cameron inserendo cautamente l’ago nel braccio di Blythe House.

-Mio figlio è molto esigente vero?- esclamò con disinvoltura Blythe, come se stessero chiacchierando mentre sorseggiavano una tazza di thè in una confortevole caffetteria e non fossero nel mezzo di un esame teso a rivelare se lei avesse o meno una qualche malattia letale.

Cameron le regalò un sorriso di circostanza.

-E’ sempre stato così!- sospirò Blythe- è sempre stato il primo della classe, pretendeva il massimo, da se stesso e dagli altri, solo…-

Cameron notò un lieve tremito nella sua voce ed era sul punto di chiederle se ci fosse qualcosa che non andava quando la vide sorridere fissando qualcosa alle sue spalle.

-Buongiorno Greg!- esclamò allegramente Blythe intrecciando le mani sulle coperte.

House fece un sorriso tirato mentre Cameron si affrettava a etichettare la provetta . Dopo aver rivolto al suo superiore una fugace occhiata salutò Blythe e uscì dalla stanza.

House attese che la porta si fosse richiusa alle sue spalle, prima di parlare.

-Come stai?- chiese avvicinandosi al letto della madre.

-É molto carina – azzardò Blythe con un mezzo sorriso

House si guardò intorno -Chi l’infermiera?Ma se ha i baffi!-

-Hai capito benissimo di chi sto parlando. Guarda, stai anche arrossendo-

-Nahhhh!- ma così dicendo si portò istintivamente una mano alla guancia.

-Ah no? Guarda qui- Blythe estrasse da un cassetto del comodino accanto al letto uno specchietto.

House lo prese in mano – Hei non sono affatto….-si interruppe. C’era cascato. Era uno dei suoi scherzi, ma non era la stessa cosa quando non erano gli altri ad esserne le vittime.

–Ad ogni modo è già impegnata- borbottò riponendo lo specchietto.

Blythe lo guardò incredula –Davvero?-

-Uhm Papà dov’è?- domandò House guardandosi platealmente intorno.

- Stai sviando il discorso- rispose Blythe- E’ andato a prendersi un caffè, sai ha guidato per molte ore e comunque sono sicura che hai aspettato che uscisse per venire qui- pronunciò quest’ultima frase con un tono neutro, ma spiandone l’effetto di sottecchi.

House scrollò le spalle e assunse un’aria da finto colpevole. Chi io?

Poi si fece più vicino e abbassò il tono di voce –davvero, come ti senti?-

-Sto bene , è tuo padre che…- Blythe si bloccò per una fitta.

House controllò i valori sui monitor e sulla cartella -Non ti preoccupare, non è niente- esclamò cercando di dare alla sua voce un tono convinto.

Blythe annuì. –Certo, come potrei preoccuparmi? Ci sei tu-.

E gli sorrise.

***

-Greg!! Hei Greg!!!-

Qualcuno lo chiamava a gran voce dal fondo del corridoio. House fece finta di non sentire e si diresse verso l’ascensore , controllando con la coda dell’occhio il padre che si dirigeva verso di lui a grandi falcate.

-Greg aspetta!-

House pigiò il bottone di chiamata, come al solito quando ne aveva urgente bisogno l’ascensore era occupato.

John House lo raggiunse -Sei stato da tua madre?-

House annuì controvoglia.

-E’ così da un mese…-

-Sì me l’hai già detto-

Il padre lo ignorò e proseguì- Continuava a ripetere che non era nulla e...-

-Il tuo infallibile fiuto da marine ti ha suggerito che mentiva…-

John House lo guardò stupito- Non mi sembra un reato non avere una laurea in medicina!-

House annuì di nuovo- Quindi ora dovresti lasciar fare a chi ce l’ha!- rispose tagliente.

L’ascensore si aprì, con immenso sollievo di House.

-Io sono solo preoccupato per lei…e tu fai dell’inutile sarcasmo per…-

John House si fece da parte per far passare un infermiere. House ne approfittò per infilarsi nell’ascensore e schiacciare il pulsante per richiudere la porta. Il padre fece per seguirlo,ma House lo bloccò col bastone.- Tu puoi prendere le scale!-

L’ascensore si richiuse con un colpo secco.

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