Aggiornamento molto ma molto ma molto in ritardo.
E se vi dicessi che non ci saranno più interruzioni perché ora è
tutto scritto su carta?
Premessa prima di proseguire nella lettura: il caso
l’ho inventato (all’ennesima potenza intendo), non studiando medicina, non
avendo parenti Primari né contatti con il racket dei posti letto ho ripiegato
per la pura invenzione.
Tutto questo per dire che il caso è soltanto un corollario di cui
non mi assumo la responsabilità per strafalcioni vari. Per il resto sono graditissime
recensioni. Quindi recensite recensite recensite!
Capitolo I
- Paziente di 69 anni. Presenta
disturbi dell’apparato respiratorio da circa un mese con occasionali perdite di
conoscenza-
Foreman, Chase e Cameron prendevano
appunti sfogliando distrattamente la cartella della paziente.
-Data l’età potrebbe trattarsi di…
-cominciò Foreman, ma non riuscì a finire.
-House!!Questa è tua madre!!-
praticamente lo gridò.
C’era una sola persona capace di
conferire a quella frase una sfumatura scandalizzata mista a uno strisciante
rimprovero.
Chase e Foreman si voltarono ad
osservare la collega Alison Cameron che fissava il
loro principale con i begli occhioni verdi
spalancati.
L’unico a non rimanere stupito di quell’uscita naturalmente fu House -Bingo!!
Dimmi, a cosa devo tanta perspicacia?-
Foreman, Chase e Cameron si guardarono
a disagio.
-Ma non puoi…- iniziò Cameron.
-Fare cosa?Sciare? Certo lo so da me-
Cameron ignorò la sua battuta-non puoi…essere obiettivo in
una caso come questo-
-Caso come questo?-
A Cameron sembrava ovvio, perché lui
non capiva?
A quel punto Foreman intervenne non
tanto per togliere dall’imbarazzo la collega quanto per puntualizzare- quello
che vuole dire è che nessun dottore può lavorare al meglio con uno dei suoi famigliari
come paziente-
House si sfiorò la barba incolta-Premuroso da parte vostra. Possiamo andare avanti
con la diagnosi?-
-E poi la Cuddy…-
azzardò Chase.
-Vuoi farmi rapporto? Credevo che il
ruolo del Giuda ti fosse venuto a noia, ma a quanto vedo non è così. Fammi un
favore, avvertimi quando è l’ora di presentarsi in giardino, non vorrei far
tardi!- fece House aprendo la porta.
Rimasero così per qualche secondo:
House con un enorme sorriso compiaciuto sul volto e i suoi assistenti intenti a
guardare ora lui ora la porta con aria interrogativa.
-E allora?- Foreman era sempre il primo
ad avere a noia i giochi di House.
-Bè, adesso siete diventati anche analfabeti? Vi rinfresco la
memoria: cosa leggete qui? Gregory House, primario di
bla bla bla…soddisfatti?-
richiuse la porta a vetri con un colpo secco– se non
volete finire a pulire i vetri di questo lussuosissimo ufficio sarà meglio che
cominciate a fare il vostro lavoro!-
-Potrebbe trattarsi di un problema
neurologico- esclamò Foreman capitolando, non senza aver prima rivolto
brevemente gli occhi al cielo con aria insofferente.
-O magari qualche disturbo del sistema
vascolare- ribattè meccanicamente Cameron. Era stata
una reazione istintiva, più che seriamente motivata dal desiderio di partecipare
a quella disputa che riteneva eticamente poco
corretta.
-Si potrebbe fare un test sulle
malattie ereditarie- buttò lì Chase giocherellando con una penna.
-Bene, allora fate l’esame del sangue,
una risonanza polmonare, tac al cervello e…– House sciorinò un lungo elenco di
esami, poi si bloccò.
-Manca qualcosa?- domandò Foreman ben
sapendo che quegli esami li avrebbero trattenuti in ospedale ben più del
consueto orario di lavoro.
-Uh – House finse si pensarci sù, poi aggiunse – chi mi porta un caffè?-
I tre assistenti uscirono.
***
-Questo esame servirà a scoprire se ci
sono delle anomalie nel sangue. Mi dica se le faccio male- esclamò Cameron
inserendo cautamente l’ago nel braccio di Blythe House.
-Mio figlio è molto esigente
vero?- esclamò con disinvoltura Blythe,
come se stessero chiacchierando mentre sorseggiavano una tazza di thè in una confortevole caffetteria e non fossero nel mezzo
di un esame teso a rivelare se lei avesse o meno una qualche malattia letale.
Cameron le regalò un sorriso di circostanza.
-E’ sempre stato così!- sospirò Blythe- è sempre stato il primo della classe,
pretendeva il massimo, da se stesso e dagli altri, solo…-
Cameron notò un lieve tremito nella sua voce ed era sul
punto di chiederle se ci fosse qualcosa che non andava quando la vide sorridere
fissando qualcosa alle sue spalle.
-Buongiorno Greg!- esclamò allegramente
Blythe intrecciando le mani sulle coperte.
House fece un sorriso tirato mentre
Cameron si affrettava a etichettare la provetta . Dopo aver rivolto al suo
superiore una fugace occhiata salutò Blythe e uscì dalla stanza.
House attese che la porta si fosse
richiusa alle sue spalle, prima di parlare.
-Come stai?- chiese avvicinandosi al
letto della madre.
-É molto carina – azzardò Blythe con un
mezzo sorriso
House si guardò intorno -Chi
l’infermiera?Ma se ha i baffi!-
-Hai capito benissimo di chi sto
parlando. Guarda, stai anche arrossendo-
-Nahhhh!- ma così dicendo si portò istintivamente una mano alla guancia.
-Ah no? Guarda qui- Blythe estrasse da
un cassetto del comodino accanto al letto uno specchietto.
House lo prese in mano – Hei non sono
affatto….-si interruppe. C’era cascato. Era uno dei suoi scherzi, ma non era la
stessa cosa quando non erano gli altri ad esserne le vittime.
–Ad ogni modo è già impegnata- borbottò
riponendo lo specchietto.
Blythe lo guardò incredula –Davvero?-
-Uhm Papà dov’è?- domandò House
guardandosi platealmente intorno.
- Stai sviando il discorso- rispose
Blythe- E’ andato a prendersi un caffè, sai ha guidato
per molte ore e comunque sono sicura che hai aspettato che uscisse per venire
qui- pronunciò quest’ultima frase con un
tono neutro, ma spiandone l’effetto di sottecchi.
House
scrollò le spalle e assunse un’aria da finto colpevole. Chi io?
Poi si fece più vicino e abbassò il
tono di voce –davvero, come ti senti?-
-Sto bene , è tuo padre che…- Blythe si
bloccò per una fitta.
House controllò i valori sui
monitor e sulla cartella -Non ti
preoccupare, non è niente- esclamò cercando di dare alla sua voce un tono
convinto.
Blythe annuì. –Certo, come potrei
preoccuparmi? Ci sei tu-.
E gli sorrise.
***
-Greg!! Hei Greg!!!-
Qualcuno lo chiamava a gran voce dal
fondo del corridoio. House fece finta di non sentire e si diresse verso
l’ascensore , controllando con la coda dell’occhio il padre che si dirigeva
verso di lui a grandi falcate.
-Greg aspetta!-
House pigiò il bottone di chiamata,
come al solito quando ne aveva urgente bisogno l’ascensore era occupato.
John House lo raggiunse -Sei stato da tua madre?-
House annuì controvoglia.
-E’ così da un mese…-
-Sì me l’hai già detto-
Il padre lo ignorò e proseguì-
Continuava a ripetere che non era nulla e...-
-Il tuo infallibile fiuto da marine ti
ha suggerito che mentiva…-
John House lo guardò stupito- Non mi
sembra un reato non avere una laurea in medicina!-
House annuì di nuovo- Quindi ora
dovresti lasciar fare a chi ce l’ha!- rispose tagliente.
L’ascensore si aprì, con immenso
sollievo di House.
-Io sono solo preoccupato per lei…e tu
fai dell’inutile sarcasmo per…-
John House si fece da parte per far
passare un infermiere. House ne approfittò per infilarsi nell’ascensore e
schiacciare il pulsante per richiudere la porta. Il padre fece per seguirlo,ma
House lo bloccò col bastone.- Tu puoi prendere le scale!-
L’ascensore si richiuse con un colpo
secco.
***