// 2. E poi avremo due bambini. Il
primo sarà
maschio per difendere la sorellina.
Alla
husbandO.
Alle
quattordici e ventidue minuti del giorno venticinque gennaio
duemilatredici, in
una bella villetta del Cotarl, a trenta gradi centigradi, il disastro
culinario
di nome e cognome Natsumi Rococo teneva la sua pallida e piccola mano
dentro
quella del marito.
All’interno di quella matrioska stavano dei chicchi di sale
ben dosati da
Urupa, che stava insegnando alla moglie, noncurante
dell’aspetto ridicolo che aveva
con lo stretto grembiule rosato di quella.
Ogni tanto si soffiava via dal viso un ciuffo di capelli blu,
suggerendo
qualcosa all’orecchio di un’imbronciatissima
Natsumi, colpita sull’orgoglio dal
fatto di non saper dosare il sale in cucina.
Il merito di quella lezione andava tutto al primogenito di sette anni
Shuu, che
osservava con una smorfia schifatissima
–a dir poco- ogni singolo schiocco che il papà
dava alla mamma sull’orecchio
per farsi perdonare dalla frase spudorata del figlio della sera prima.
“Mamma che schifo.”
Con conseguenti sputacchi poco eleganti sulle altre verdure grigliate e
risate
sguaiate della sorellina Anaya alla vista del fratello che si toglieva
con le
ditine color caffè i tutti i pezzi di zucchina dalla lingua.
Ora, grazie alla sincerità di un bambino, Natsumi avrebbe
rimediato al decennio
di onigiri salatissimi che indubbiamente convincevano la Inazuma Japan
a
riprendere gli allenamenti – piuttosto che mangiare quella
roba o peggio ancora far notare
alla manager il
gusto tremendo del riso.
Anaya Rococo invece se ne stava a guardare i genitori coccolarsi
sognante come
può esserlo una bambina di quattro anni davanti al suo lieto
fine preferito.
Shuu non sapeva se guardare disgustato la sorella o sua madre e suo
padre.
Papà sapeva sempre come
dire
gentilmente le cose alla mamma, senza offenderla. Anche se forse era
arrivata
l’ora di un discorso anche per Shuu, per essere meno
schietto, quella volta
aveva salvato i palati della famiglia.
***
Shuu voleva imparare a fare le trecce a sua sorella.
Vedeva sempre affascinato le grandi mani del padre passare come
minuscoli fili
fra i capelli corvini di Anaya, intrecciandoli con nastri rossi, blu e
bianchi,
per poi ricaderle sulle spalle di un colore un po’
più chiaro di quelle del
fratello.
Tutte le sue –odiose-
amichette le
facevano i complimenti a casa, quando erano sedute sui cuscini a fare
merenda,
per i capelli. E ancora una volta lo sguardo di Shuu andava al padre,
che aveva
notato il desiderio dietro alle iridi carbone del figlio e ricambiava
con un
sorriso, un sorriso che diceva di aver capito tutto.
Quel giorno le mani di Rococo erano attorno a quelle del figlio, fra i
capelli
della sorella che aveva in viso una smorfia da competizione
perché non si
fidava del fratellone.
“Hai il broncio di tua madre.” Continuava a
ripetere Urupa in mezzo alle
risate, mentre Natsumi, ridacchiando, aggiustava un pallone bianco ad
esagoni
arancioni che Shuu aveva trovato in mezzo alla siepe quando erano
andati in
vacanza da zia Bryce e zio Shuuya.
Anaya dormiva sempre avvinghiata alla mamma, di notte, che sopportava
in
silenzio il corpicino bollente della figlia, anche sotto le coperte,
visto che
aveva paura dei mostri.
Rococo e Shuu ogni tanto si fermavano a guardarle, entrambi sorridendo.
“Shuu, quelle sono le nostre donne.”
“E dobbiamo difenderle.”
Concludeva sorridendo dolcemente il fratellone, che si irrigidiva
subito quando
il padre lo abbracciava facendogli le pernacchie sul collo,
lamentandosi del
fatto che ormai era un ometto e quelle cose erano per bambini piccoli.
Poi rifletteva un po’ e diceva anche che avrebbero svegliato
le loro donne
facendo tutto quel rumore, per poi addormentarsi fra le braccia del
papà – da vero uomo.
~ ~ ~
Orsù,
Ordunque /la tirano sotto ventordici porte ... Orsudunq--//venticinque
pianoforti
Sono tornata con questa
raccolta! cuc/ Ci tengo davvero tanto e mi dispiaceva un sacco non
andarla avanti. ;v;
Quindi ciance alle
bande. [cit.] questa è la seconda famigliola, Natsumi e
Rococo più Shuu e la sorellina senza nome che è
diventata Anaya.
Mi aveva sempre
intrigato l'idea che Rococo insegnasse a Shuu a fare le trecce alla
sorellina, in stile congolese (?) con tutti i fili di stoffa
asdjkshfkjhs.
E anche con questa ho
esagerato con il fluff, yeeee. :'D
Spero non vi sia
spuntata una caria o che la vostra tastiera non sia ricoperra di vomito
arcobaleno. O zucchero. O--insomma, ci siamo capiti. :''
Il che è
strano, perché ultimamente tendo ad amare l'angst.
-macosac'entraeachifrega-
-anessunosalutaevai- T_T
Bene, che
posso dire, mio padre si è appena esibito in un 'maremma maialaccia'
perché non posto in fretta e io gli grido contro da un buon
quarto d'ora.
E questa roba la dedico a Camy, la mia maritA, ovvero BananaH. Non lo
so, non ti ho mai dedicato nulla husbandO, era davvero arrivata l'ora
di fare qualcosa, dopo tutto quello che hai dedicato tu a me e tutto
quello che hai fatto e detto per me. Andate a leggere le sue storie,
ora, è una mita.
Spero davvero
tantissimo che sia valsa l'attesa di questa schifezzuola e che sia
piaciuta a qualcuno.
Non vomitate arcobaleni
çuç/
Grazie mille a chi legge e recensisce, a chi è passato di
qui e a chi è arrivato fino a qui. ?
cha.