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Autore: I am in love with a train    23/02/2013    0 recensioni
Allora... queste saranno quattro one-shot che parleranno della misteriosa (ma neanche tanto) trasformazione di Billie in un micino (non in senso letterale, ma solo per quanto riguarda il carattere u.u) :3 è ambientata nel 2002 e... beh, se avete voglia entrate a dare un'occhiata e fateci sapere cosa ve ne pare :3
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 4-SURPRISE


Sto lavando i piatti fischiettando il motivetto di Like Rat Does Cheese… sì, lo ammetto, nonostante sia molto irriverente (ma quale irriverente, è proprio volgare! E affermato da uno come me è tutto dire) Tré è riuscito a farmi entrare in mente quella specie di canzoncina e… ora non me la tolgo più dalla testa.
Mentre sono perso in questi miei pensieri, sento qualcosa premere e scivolare via dalla mia gamba: abbasso lo sguardo e vedo Billie Joe a quattro zampe che finisce di strusciare la testa contro di me, per poi fissarmi dritto negli occhi.
-È peggio di quanto pensassi, poverino…- il mio amico mi rivolge uno dei suoi soliti acuti miagolii: a giudicare dalla sua espressione accigliata sembra arrabbiato.
-Cosa vuoi adesso?- chiedo indispettito.
Lo vedo allontanarsi mentre continua ad osservarmi di sottecchi, finché non raggiunge la porta, e lì infila le unghie nello stipite.
Con un balzo lo raggiungo e lo afferro per la collottola (non seriamente come un gatto, ma per il colletto della maglietta) prima che possa distruggere la stanza. Un’altra.
-Non si fa Billie, non ci si fanno le unghie sui mobili!!- lo rimprovero, ma lui, ancora più arrabbiato di prima, tenta di darmi una zampata in faccia; riesco ad allontanarlo appena in tempo e sempre tenendolo da dietro lo porto in salotto e lo faccio accucciare sul divano.
-Adesso te ne stai qui buono buono mentre il sottoscritto si fa una partita a Call Of Duty- lo avverto sedendomi di fianco a lui.
Mentre aspetto che il gioco si carichi ne approfitto per coccolarlo un po’: mi piace affondare le dita fra i suoi morbidi capelli e sentirlo fare le fusa, ma appena si ricorda che è ancora arrabbiato con me si scansa bruscamente e torna nel suo angolino (probabilmente se ce l’avesse muoverebbe la coda).
Prendo in mano il joystick, il gioco parte, e non appena inizio a mietere le mie prime vittime, che cadono a terra morenti in una pozza di sangue, Billie si apposta accanto a me e scruta curioso lo schermo.
Noncurante della cosa, continuo a giocare, quando un pensiero mi attraversa la mente come un fulmine a ciel sereno: metto in pausa e mi volto lentamente verso il mio amico.
“Aaaaah…… ma tu volevi giocare…!!”
Lui annuisce contento della mia intuizione e io corro al piano di sopra, in soffitta, a recuperare uno dei gomitoli di nonna Pritchard.
Quando torno, lo trovo intento a continuare la mia partita a Call Of Duty senza che io gliel’abbia permesso… rimango ai piedi della scala con il gomitolo in mano, le braccia incrociate e battendo un piede per terra, alterato.
Mi schiarisco la voce, e lui, preso alla sprovvista, fa saltare in aria il joystick, per poi alzarsi di scatto dal divano: mi rivolge un sorrisino innocente e prende a muovere le cinque dita in segno di saluto.
-Billie, non si toccano le mie cose, e lo sai. Ora comunque non ti preoccupare, e vieni a vedere cos’ho per te- si avvicina prudente, e io gli sventolo sotto il naso quel groviglio di lana, che subito mi perquisisce e fa sparire lontano dalla mia vista, insieme a sé stesso.
Forse ora potrò avere un attimo di tranquillità.
Ovviamente no.
Billie torna, preceduto dal gomitolo che vola dalla parte opposta della stanza: nel corrergli a dietro rischia di trascinarsi via il tavolino che si trova davanti a me, su cui invece ci salta sopra, schivandolo all’ultimo secondo.
-Dio santo Billie stai più attent-aaah!!- lo vedo volarmi contro, atterrandomi addosso e facendomi anche molto male. Sono sdraiato sul divano, con il mio amico sopra a quattro zampe che mi fissa con la lingua di fuori (adesso si è trasformato in un cane?), e con un dolore lancinante al lato sinistro del corpo, quello che mi ha colpito il mio caro micino con tutto il suo dolce peso.
-Levati di dosso, gatto da strapazzo!-
-Mike sei tu che mi hai dato il giochino, ora non ti puoi lamentare!! E poi non è colpa mia se sei sempre in mezzo!! E non ne ho voglia di levarmi, sei comodo e morbidoso!! E-ehm… miaaaoww!!- lo guardo stralunato, visto che ha detto tutto di corsa, per questo penso di aver afferrato solo l’ultima frase.
-Dire che sono morbido è un tuo modo molto velato per dire che sono grasso?-
-Oh no no, è solo che è bello stare su di te… giochi un po’?- mi chiede speranzoso.
-Gatto, dovresti startene zitto lo sai? Su, portami quel coso che te lo tiro… sì, te lo muovo un po’!- mi correggo vedendo il suo sguardo, probabilmente arrabbiato perché volevo trattarlo come un cane, mah…
Mi porge il gomitolo e io lo agito un po’ sopra la sua testa: inizia a fare dei salti alti quasi il doppio della sua altezza (che poi non ci vuole neanche tanto) pur di raggiungere il filo che penzola dalla mia mano.
Dopo poco inizio ad annoiarmi, e glielo mollo sul divano.
Lui sbuffa per questa mia decisione e sconsolato esce in giardino, ciondolando le braccia in un buffo movimento circolare, che va in concomitanza con quello del suo corpo.
Lo seguo, per assicurarmi che non ne combini un’altra delle sue, e rimango fermo sulla soglia della porta-finestra ad osservarlo mentre, con uno slancio, si aggrappa al ramo di un albero e si tira sopra sedendosi a cavalcioni su di esso. È diventato una piccola Nadia Comaneci! No, forse una similitudine con un uomo sarebbe più appropriata (anche se…)… diciamo un piccolo Vitaly Scherbo! Sì insomma, un bravo ginnasta…
-Billie, che fai lassù?-
-Osservo- oh certo, che stupido. Lui “osserva”. Il modo in cui l’ha detto lascia intendere a un qualcosa che non mi piace, meglio fargli il terzo grado da brava mammina quale sono:- Che cosa?-
-L’infinito-
-Certo certo: “sempre caro mi fu quest’ermo colle e questa siepe”. Cosa sei, Leopardi? Per favore, dimmi cosa sta progettando la tua mente perversa e finiamola qua-
- Nulla- ovvio, c’è la segatura là dentro, non può pensare. Perché proprio a me? Perché non a qualcuno di più idoneo a questo genere di cose, tipo Tré?
Lascio solo Billie, poiché hanno appena suonato alla porta. Mi dirigo verso l’ingresso e apro: di fronte mi ritrovo un viso paffutello con stampati sopra due occhi turchini che mi fissano senza espressione, sgranati, un naso abbastanza prominente e una mascella squadrata; il tutto sormontato da una cresta da gallo di un colore non ben definito, simil arancione: so che tutta questa descrizione non era necessaria, poiché avevo capito solo dal suono del campanello che era Tré, però mi piace far uscire il poeta che c’è in me ogni tanto.
-Ciao, come mai da queste parti?- mi scanso leggermente per dargli la possibilità di entrare in casa, e così fa.
-Nulla, è che l’altro giorno ho fatto per chiamare Billie ma mi ha risposto Adie dicendo che era qua da te, quindi… eccomi qua- mi risponde sovrappensiero, continua a guardarsi in giro, come se fosse la prima volta che vede dall’interno la mia abitazione, sembrando così spaesato.
-Se vuoi te lo chiamo, è fuori-
-No, non ti preoccupare… piuttosto, non è che gli puoi dare questo da parte mia?- mi allunga una specie di busta di carta contenente chissà che cosa, che non avevo notato quando era arrivato.
-Certo…- incuriosito, mi rigiro un po’ il pacchetto tra le mani: -Ma che cos’è?-
-Ehi amico, questo non te lo posso dire…-
-Ma che è, vi fumate ancora maria e gliela recapiti a mo’ di lettera anonima per non farti scoprire?-
-Ma che, è una cosa che dovevo ridare a Billie, punto e basta… ora io vado, ciao- e dicendo questo, si incammina verso il vialetto d’entrata, scomparendo poi poco più avanti dietro ad un angolo.
Mentre mi avvio sul retro, la mia curiosità continua a supplicarmi di aprire questa stramaledettissima busta, ma so di dovermi trattenere, e riesco a farla arrivare a destinazione ancora chiusa e senza evidenti segni di apertura (o di vapore della macchina per fare il cappuccino…).
-Billie, è passato di qui Trè e mi ha detto di darti questa…- alzo lo sguardo sopra l’albero sul quale si era appartato poco fa e allungo la mano con il pacchetto verso di lui; mi scruta un po’, forse indeciso se fidarsi o meno, ma alla fine si avvicina velocemente e mi strappa via ciò che avevo in mano.
-Ma, una curiosità: cosa c’è dentro quel pacchetto?- Billie mi guarda come se avessi detto un’eresia, sconvolto. Ma cosa c’è di così top secret lì dentro??
Sbuffa col naso, sembra un cavallo quando fa così; alza gli occhi al cielo e si nasconde su un ramo più alto, per aprirsi in santa pace (credo) quella specie di scatola.
Alla fine, scocciato, me ne torno in casa, sono stufo delle reazioni di Billie…
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Dopo un quarto d’ora circa lo vedo rientrare, si è tolto la felpa che aveva addosso e l’ha usata per coprire il contenuto di quella famosa scatola… non capisco però perché l’abbia fatto se poteva semplicemente rimetterlo nell’incarto originale, ma si sa, Billie Joe Armstrong è troppo strano…
-Billie allora, si può sapere cosa sia quello- sottolineo la parola indicando verso di lui -di così segreto??- inclina la testa di lato, con uno sguardo di chi non ci sta capendo un cazzo. Ma cos’ha poi da capire?!
Rimane in questa posizione qualche minuto, arrivo anche a pensare che sia caduto tipo in trance, ma alla fine si riprende, e scuote la testa accompagnando il gesto con un mugolio di dissenso.
-Ok… mi arrendo…-
-Bene- e si volatilizza al piano di sopra.
Il resto della giornata passa tranquillo: non faccio più riferimenti al misterioso pacchetto, e Billie sembra essere felice di ciò.
Anche i giorni passano, e addirittura sembra che il mio amico stia migliorando: parla molto di più, non miagola così frequentemente quanto prima e pare richieda meno coccole. Dico pare perché le coccole le ha sempre volute, anche prima di trasformarsi in micino morbidoso.
Solo una cosa mi dispiace: sono le tre del pomeriggio del 4 maggio, il MIO compleanno, ma sembra che nessuno se ne sia ancora accorto… compio 30 anni, cavolo, un po’ di considerazione!
Ecco che arriva Billie, anche se lui è uno di quelli (“quelli” cioè tutte le persone che conosco) che non mi hanno ancora fatto gli auguri, non è detto che non se lo ricordi…
-Ciao Billie!-
-Ciao Mike, io esco eh!- il sorriso che avevo stampato in faccia mi scompare poco a poco: mi sento un grandissimo idiota, e non so il perché. E poi, da quando a smesso quasi completamente di comportarsi da gatto vive a casa mia a gratis, ma non ha una famiglia sua dalla quale andare??
Bene, ora sono da solo a tempo indeterminato. Tanti auguri a me, che compleanno di merda.
 
Mi sveglio di soprassalto, ma quando mi ero addormentato? Sono sicuro di aver sentito un tonfo, o un botto, o comunque qualcosa che sbatteva violentemente sul pavimento. Forse Billie è tornato.
Mi alzo e mi accorgo che la porta della cucina è chiusa a chiave, ma la cosa più inquietante è che dall’interno di essa provengono rumori di pentole che sbattono e vetri rotti.
Busso un paio di volte, ma non ricevo risposta. Busso ancora, e finalmente un Billie completamente infarinato mi apre, rimanendo inizialmente terrorizzato, per poi sorridermi falsamente.
-Miiike, che ci fai qui?-
-È casa mia, ecco cosa ci faccio-
-Oh già, beh… non hai voglia di farti un giro? Non hai visto che bel tempo che c’è fuori oggi?-
-Non me ne fotte una minchia del tempo, vorrei verificare l’incolumità dei miei bicchieri e tazze!!-
-No non puoi! Perché… sono nudo!-
-Billie ti vedo, non sei nudo. E poi perché dovresti essere nudo in cucina?!-
-Tu vedi solo dal petto in su, chi ti dice che ce li ho i pantaloni addosso??- ok, dopo questo me ne vado che è meglio, non voglio più sentire le stupidate di quel nano, almeno non il giorno del mio compleanno.
A questo punto vado realmente a farmi un giro.
Torno dopo un’oretta, saranno le sette penso… chissà cos’avrà combinato Billie in mia assenza…
-SORPRESA!!- appena entro in casa vengo investito da delle urla e le luci, che fino a quel momento erano spente, si accendono accecandomi.
Mi guardo in giro e vedo un sacco di persone che infestano il mio soggiorno: ci sono Billie con Adrienne, Joey e Jakob, Trè con Ramona (Claudia non lascerebbe mai un bimbo di pochi mesi come Frankito nelle mani di un pazzo come Trè) e… ouh, c’è anche Estrelle. Sembra felice, è da ormai molto che non ci vediamo… ma.io.non.devo.piangere. No, non posso e… mi viene incontro, oddio…
-Papà!- mi chino per poterla prendere in braccio, la stringo a me, ma devo resistere, sono forte io, non posso farmi vedere in lacrime da mia figlia…
-Auguri!- oddio no, io…
-Grazie, mi sei mancata tanto sai?- e sento una lacrima infrangersi sul mio viso. Lo sapevo. Ora basta però. Michael Ryan fermati ora. Ho detto fermati, ne va della tua dignità…
-Ehi Mike tutto bene? È il tuo compleanno non essere triste!- mi rincuora Trè, avvicinandosi, e senza lasciare andare Estrelle gli stringo le spalle in un abbraccio.
-Mike, sai il pacchetto che mi aveva portato Trè un po’ di tempo fa? Beh, non sei curioso di sapere cos’era?- Billie. Beh, ovvio che sono curioso ora, che domande!
-Dai vieni ad aprire i regali!- mi sventola sotto il naso un pacchetto un po’ grosso. Gli sorrido e mi siedo sul divano, per poi iniziare a scartare quel regalo in imbarazzo, poiché mi sento osservato da tutti.
-Uh… Billie…- non so che dire, davvero. È… qualcosa di stupendo, uno dei regali migliori che abbia mai ricevuto. Apro l’album di foto che mi ha regalato, e dentro trovo foto di ogni tipo, ma soprattutto di molto vecchie, quando i Green Day erano solo un idea ancora da realizzarsi e noi eravamo dei semplici ragazzini di 16-17 anni che se ne andavano in giro a fumare, bere e suonare giusto per divertimento. Quelli sì che erano bei tempi.
Abbraccio Billie forte, penso sia l’unico modo per manifestare i sentimenti che mi vorticano pericolosamente dentro, e che minacciano di esplodere.
-Sai, ho lasciato le ultime pagine vuote, così che le potrai riempire tu con il tempo…-
-Questo è il miglior regalo che abbia mai ricevuto. Ti voglio bene-
E quello che pensavo dovesse prospettarsi il peggior compleanno di tutti i tempi, alla fine si è rivelato il migliore in assoluto, o almeno finora.

 

 
 
 
AND THEY LIVED HAPPILY EVER    AFTER
 

The end
 

  
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