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Autore: SmartieMiz    24/02/2013    6 recensioni
Spoiler! Characters
Sono fuggiti, hanno combattuto, hanno sconfitto i demoni e spezzato la maledizione.
Sebastian Smythe, Thad Harwood, Nick Duval, Jeff Sterling, Blaine Anderson e Trent Nixon, i sei ragazzi che hanno pianificato la fuga dalla Dalton Academy, l’assurdo e agghiacciante riformatorio dove sono stati rinchiusi, si sono illusi, credendo di poter sfuggire ai loro incubi, ma si sa che il passato ritorna sempre a bussarti alla porta.
Ora sono nei guai, ma forse un nuovo arrivato potrà essere la loro ultima speranza…
Ecco a voi il sequel – l’ultimo – di “Welcome to Dalton Academy, Sebastian Smythe” e “Welcome to Montgomery Manor, Warblers”.
Genere: Angst, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Hunter Clarington, Nick Duval, Sebastian Smythe, Thad Harwood, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Finn/Rachel, Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Welcome to the hell, W.A.R.B.L.E.R.S.'
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Reg. 2 – Bisogna essere completamente rispettosi nei confronti del corpo docente

«Signor Harwood, lasci che le presenti Cassandra July, la nuova psicoterapeuta dell’istituto, neolaureata e sorella di Belle July, l’insegnante di storia», la professoressa Crane gli presentò una donna bionda e formosa, dalla bellezza austera e dallo sguardo penetrante.
«Sembri un po’ turbato», parlò per la prima volta la donna, senza trapelare emozioni dalla sua voce: «Mi raccomando, giovanotto, fa’ il bravo: le mie pratiche non sono molto rosee, quindi ti consiglio di collaborare».
«Può fare quello che vuole: niente più potrà distruggermi», mormorò Thad con sicurezza.
«Ne è proprio sicuro?», lo sfidò la donna profondamente divertita.
Peter rise: «Ma se è così fragile che basta un pugno per annientarlo!».
Thad non si degnò nemmeno di rispondergli.
«Ragazzo, dammi l’occorrente», Cassandra esortò Peter.
 
«Suo figlio può trasferirsi anche oggi», l’aveva informata il segretario.
Eloise Clarington aveva accettato entusiasta: «Ci vediamo, Hunter».
La donna lo abbracciò fortemente, trasmettendogli calore e amore che Hunter trovò falsi e ripugnanti.
«Ti voglio bene, tesoro», mormorò sua madre con un filo di voce.
Hunter si sorprese di quanto sua madre potesse arrivare ad essere ipocrita, simulando anche un leggero pianto.
«Ti voglio bene anch’io», rispose meccanicamente il ragazzo.
Eloise s’incamminò verso l’uscita e si voltò un’ultima volta per salutarlo con un cenno, dopodiché uscì dall’istituto.
Bene, ora possono anche uccidermi, pensò Hunter sarcastico.
«Signor Clarington, le mostriamo la sua stanza», gli disse invece la segretaria.
Hunter pensò che quella fosse soltanto una formalità: se volevano fargli del male, avrebbero atteso il momento giusto. Questione di tempo.
Lo portarono in una normalissima stanza e, con educazione, lo invitarono a disfare le proprie valigie.
 
Tutto quello non era assolutamente nuovo per Thad Harwood: il dolore provocato dalla frusta sulla sua schiena, il sangue che usciva copiosamente dalla sua pelle, le grida strozzate per non dare soddisfazione a nessuno.
Dopo aver ricevuto quel genere di torture, la donna lo costrinse a sedersi su una sedia e gli sistemò degli strumenti in corrispondenza delle tempie.
Thad intuì quello che stava per accadere: non gli era mai sembrato che alla Dalton avessero usato la terapia elettroconvulsivante.
Strinse fortemente i denti, pronto a patire in silenzio l’ennesimo supplizio, e pregando affinché Sebastian, Nick, Jeff, Trent, Blaine, Kurt e tutti gli altri non dovessero subire la stessa tortura.
Cassandra armeggiò con delle apparecchiature sulle quali Thad preferì non soffermarsi.
La donna premette qualche strano pulsante, e immediatamente una scarica elettrica pervase il ragazzo, e poi le scariche furono due, e poi tre, e poi quattro…
Il dolore era lancinante e Thad provò invano a sopportarlo, finché, sfinito, non perse conoscenza.
 
Sebastian sbatté leggermente le palpebre. Doveva essere passata qualche ora, o forse anche di più, ma non riusciva a stabilirlo in quanto aveva perso anche la cognizione del tempo.
La prima cosa che avvertì fu un dolore penetrante alle tempie e in corrispondenza della schiena.
«Finalmente si è svegliato, bell’addormentato», una voce lo svegliò completamente.
La voce apparteneva ad una donna bionda. Aveva un volto familiare, forse l’aveva vista di recente, ma Sebastian era così stordito da non ricordarlo.
«Può andare. Ci si vede tra due giorni», lo congedò la donna.
Sebastian la guardò interrogativo. Una segretaria – anche lei aveva un volto fin troppo familiare – scortò il ragazzo e lo portò in una cella solitaria.
«Perché mi rinchiude qui dentro?», chiese il ragazzo confuso.
«Le daremo una stanza, signor Smythe, ma ora è meglio che resti ancora un po’ in isolamento e sotto il controllo della specialista», rispose lei semplicemente per poi andarsene.
 
Il giorno dopo, Trent venne svegliato dagli accecanti raggi del sole che filtravano dalla finestra.
Aprì gli occhi e notò che non era chiuso in una cella, bensì in una stanza, e non era solo: alcuni docenti erano lì con lui e sembrava lo stessero tenendo sotto controllo in un modo o nell’altro, come se sarebbe potuto improvvisamente fuggire da quel luogo.
Un’idea fulminò Trent: con la forza del pensiero, avrebbe potuto spostare gli ingranaggi della serratura e aprire la porta. E fu in quel momento che si accorse che i docenti erano proprio posizionati davanti alla porta, sbarrandogli la via di fuga.
 
Kurt Hummel era vivo, ma morto dentro.
«Faranno loro del male», mormorò il ragazzo in preda al terrore: «Li uccideranno…».
«Non possono ucciderli: è pur sempre un riformatorio», rispose razionale Rachel Berry.
«Sì, invece», si intromise Finn Hudson: «È tutto tranne che un riformatorio. È un manicomio».
«Finn, lo era alla nostra epoca…».
«… per me lo è ancora», Finn interruppe la ragazza: «Gli studenti continuano ad essere trattati come pazzi. Non vedo differenza tra la Dalton “moderna” di oggi e quella del 1888».
 
Il pomeriggio, Jeff si svegliò in una lurida e squallida cella; non c’era Nick, non c’era Blaine: non c’era nessuno.
Ancora un po’ confuso, provò a ricordare cosa fosse successo il giorno prima, e immediatamente l’immagine di un macchinario infernale comparve nella sua mente.
Ricordò di essere stato torturato come già era successo in passato, poi ricordò di essere stato percosso da scariche elettriche, e delle fitte strazianti alle tempie gli resero più viva l’immagine dell’accaduto.
Si chiese in che condizioni stessero gli altri e se anche loro fossero tremendamente spaventati come lui.
 
Quello era stato il primo giorno di collegio-riformatorio – il ragazzo non sapeva ancora come definirlo – per Hunter Clarington.
Gli insegnanti sembravano severi e senz’altro regnava la disciplina, ma Hunter non ci trovò niente di così spaventoso in quell’istituto.
Ovviamente sapeva che avrebbe dovuto rispettare il Regolamento d’Istituto per non essere sanzionato senza pietà alcuna, come aveva detto il Preside Fulton.
Non osava immaginare quali fossero le pene, ma se si fosse comportato bene, avrebbe potuto scampare qualsiasi rischio.
 
Nick, completamente sveglio anche lui, sbuffò rumorosamente quando alcuni docenti lo ammanettarono per portarlo chissà dove.
«Cosa cavolo volete ora?», chiese brusco.
«Sta’ zitto», gli intimò fredda una donna.
«No, io non mi sto zitto», replicò il ragazzo gelido.
«Non ci manchi di rispetto, signor Duval!».
Alla fine lo portarono in presidenza: erano presenti il preside Fulton, la professoressa Crane e la nuova psicoterapeuta, una certa Cassandra July uscita da chissà dove, si ritrovò a pensare il giovane.
Dopo qualche minuto di completo silenzio, la porta si aprì, e questa volta sulla soglia vi erano altri docenti con Thad, Blaine e Trent.
La presenza di Thad lo sorprese: pensava stesse ancora in ospedale, ma soprattutto non pensava riuscisse ancora a mantenersi in piedi dopo ciò aveva dovuto subire indirettamente da Sebastian posseduto.
Passò ancora qualche minuto e comparvero altri insegnanti, questa volta con Sebastian e il suo ragazzo.
 
Sebastian vide finalmente Thad, Nick, Jeff, Trent e Blaine.
Non sapeva perché erano stati tutti riuniti, ma il pensiero di averli rivisti lo risollevò leggermente. Dovevano soltanto assicurarsi di come stesse Kurt.
«Iniziamo», la voce della psicoterapeuta distolse i suoi pensieri.

 



Angolo Autrice


Buon pomeriggio a tutti! :D
Per vostra sfortuna xD non mi sono dimenticata di questa storia! u.u Scusatemi per il ritardo, ma sono stata molto impegnata con la scuola e un po' con la Sebastian Smythe Week 2013 e altre ff che non continuavo da tempo (:
Eccoci con il secondo capitolo: iniziamo a capire già qualcosa, ma dal prossimo ci sarà un po' più di "movimento".
Per capire il perché Hunter è finito in riformatorio ci vorrà ancora del tempo. D:
La terapia elettroconvulsivante sarebbe l'elettroshock... ho cercato di documentarmi un po', ma non ne so molto quindi potreste trovare anche qualche incongruenza nella procedura.
Trent è in una stanza anziché in una cella, sorvegliato da alcuni docenti, proprio perché grazie al suo potere è capace di aprire anche le porte, e quindi in questo modo potrebbe anche scappare, perciò ha bisogno di essere tenuto più sotto controllo D:
Capitolo un po' inquietante, direi D: Nel prossimo, come già vi ho scritto prima, la narrazione sarà un pochino meno lenta e monotona ;)
Ringrazio tutti coloro che leggono e Diana924, Fuckgravity e BrokenRoses che hanno recensito lo scorso capitolo! :)
Alla prossima! (:

   
 
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