Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: angelad    24/02/2013    8 recensioni
"Il Natale sta per giungere anche in casa Castle e tutto sembra procedere per il meglio. Rick e Kate sono una bella famiglia allietata dalla presenza della loro piccola Joy. Qualcosa però annebbia un poco la loro felicità.... Qualcosa che forse nessuno si sarebbe aspettato.... "
Questa storia è, in parte, il seguito dell' "Araba Fenice". In quella storia nasce il personaggio di Joy e vi suggerirei di darle un'occhiata (se ne avete voglia, s'intende) per comprendere meglio alcune citazioni di questa.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
xmas 6

Castle chiuse la portiera della macchina nell’istante in cui il primo raggio di sole, di quella che si prospettava una vigilia di Natale coi fiocchi, illuminò i grattacieli di New York.

Aveva avuto una nottata decisamente difficile: dopo aver parlato con Alexis al telefono, la fitta nevicata montana si era arrestata e questo aveva scatenato idee malsane nella testa della sua compagna. Col piglio autoritario del detective Beckett dei tempi migliori, gli aveva intimato di prendere il badile in mano e di aiutarla a liberare sia la macchina sia la strada dalla neve.

Visto che il tempo si stava dimostrando clemente perché non approfittarne?

A nulla erano valsi i suoi tentativi di farla ragionare, ma in fondo se lo aspettava. Quando mai era riuscito a farle cambiare idea se si metteva in testa qualcosa?

Così si era ritrovato immerso nella neve fino quasi alle ginocchia con quell’arnese in mano che non sapeva minimamente utilizzare. Lui era uno scrittore di best seller, mica un operaio del comune! Se nevicava si limitava a vestirsi per bene per non prendere freddo ed a non utilizzare la Ferrari ed accontentarsi della metro. Aveva tentato un’ultima supplica sfoderando gli occhi da cucciolo: “Kate, tesoro, se continuiamo così ci ammaleremo e ti immagini che seccatura sarebbe passare il giorno di Natale a letto? Sarebbe un’enorme tragedia e chi lo spiegherebbe a Joy?”, ma lo sguardo inceneritore della sua compagna non ammetteva replica.

Così aveva spalato, spalato e ancora spalato finchè la macchina non aveva raggiunto la strada principale. Avevano viaggiato tutta la notte muovendosi a passo d’uomo, bagnati ed infreddoliti, ma, dopo mille peripezie, erano riusciti ad arrivare alla meta. La città che non dorme mai non gli era mai parsa così bella e, mentre le porte dell’ascensore del loro palazzo si chiudevano, giurò a se stesso che avrebbe rimesso i piedi in quella baita solo durante il periodo estivo! Errare è umano, perseverare sarebbe stato un errore imperdonabile.

Si voltò per guardare la sua giovane compagna e vide anche sul suo bel viso i segni della stanchezza per la lunga nottata appena trascorsa, ma il suo istinto materno aveva avuto la meglio su tutto. Era riuscito a convincerla a nascondere i regali prima di salire, ma non era stato molto semplice.

Quando aprirono la porta del loro loft, dopo aver disinserito l’allarme, entrarono in salotto cercando di non fare troppo rumore.

“Dormono ancora” sussurrò Kate.

“Vorrei ben vedere tesoro, sono le cinque del mattino. Cosa pensavi stessero facendo? Dai andiamo in camera nostra e cerchiamo di riposare anche noi qualche ora. Ce lo meritiamo, credo” disse Rick cingendo la vita della donna, mentre lei gli regalò un debole sorriso.

“Ok..”.

Varcarono l’entrata della stanza e Rick stava per accendere la luce, quando Kate lo bloccò afferrandolo per un polso: “Tesoro no! Non accendere nulla!”.

“E perché mai non dovrei farlo? Non pretenderai mica che…”.

“SSSShhh! Guarda..” disse Kate indicandogli il letto.

Alexis e Joy dormivano ancora abbracciate. Il piccolo visino della bimba spuntava da sotto le coperte appena appena e una manina era appoggiata contro il petto della sorella maggiore e sembrava molto serena. Per fortuna erano addormentate molto profondamente e non si erano accorte del loro arrivo.

“Ho due figlie bellissime non trovi?” sussurrò Rick estasiato a quella visione.

“Sì tesoro, sono la nostra famiglia. E hai ragione, niente è più bello della propria famiglia!”.

Rick le strinse una mano ed uscirono insieme dalla stanza.

“E noi dove dormiamo adesso?” chiese l’uomo improvvisamente preoccupato.

“Credo che, se escludiamo il lettino di Joy, l’opzione possibile sia una sola”.

“Il letto di Alexis?” chiese Castle.

“Ok, allora le opzioni sono due, ma non riusciremo mai a stare entrambi nel letto di tua figlia, quindi uno dei due dovrà accontentarsi del divano e so già a chi toccherà..” sentenziò Kate un po’ delusa.

Rick ascoltando la parola divano impallidì: divano era sinonimo di mal di schiena, dolore muscolare per una settimana e cattivo umore il mattino seguente.

La decisione, però, non fu molto difficile da prendere: non avrebbe dormito lontano da Kate, solo Joy aveva l’autorità di scalzarlo dal suo posto accanto a lei.

Da quando era uscita dal coma si separava il meno possibile da lei, quell’esperienza lo aveva segnato e voleva “godersela” ogni istante. Del mal di schiena in fondo gli importava ben poco.

Quindi se divano doveva essere, divano sarebbe stato.

La raggiunse, mentre Kate era intenta a togliersi le scarpe e sistemò i cuscini in modo da poter trovare una posizione semi comoda.

“Che stai facendo?” gli domandò la donna.

“Dormo con te, mi sembra chiaro- disse Rick coricandosi ed aprendo le braccia- avanti, mettiti giù. Questa sera diverrò il tuo cuscino personale”.

Kate sorrise: “Staremo scomodissimi qui. Dai, non preoccuparti, vai nel letto di Alexis. Starai sicuramente più comodo”.

Rick non le rispose, ma le afferrò un braccio e la tirò verso di sé facendole perdere l’equilibrio, così Kate cadde rovinosamente su di lui: “Tira su la coperta, incomincio ad avere freddo!”.

La giovane donna si girò per poterlo guardarlo in viso, gli regalò una lieve carezza e si accoccolò nell’incavo della sua spalla. Così, ben presto, Morfeo compì il suo lavoro in maniera egregia, catapultandoli entrambi nel mondo dei sogni.

 

 

 

Un tenero calore su una guancia destò Alexis dal suo sogno, riportandola un poco alla realtà. La giovane ragazza dovette però faticare non poco per riuscire ad aprire gli occhi. Era ancora molto stanca e avrebbe desiderato dormire un altro po’.

Mentre stava per ritornare nell’oblio, sentì nuovamente quel tocco leggero sulla sua pelle e scostò di poco la testa per rendersi conto di cosa stesse veramente accadendo.

Quando i suoi occhi riuscirono a focalizzare l’immagine, vide davanti a lei lo splendido sorriso della piccola Joy.

“Ciao Lexie! È mattina.. ciai, non liuscivo a velliatti, dolmivi ploplio bene. Ma mammina ha lagione, i bacini funzionano semple!”.

Alexis si mise a sedere e la bimba le si buttò nelle braccia: “Beh Joy, è il risveglio migliore che io abbia mai avuto. Erano bacini tenerissimi, grazie piccola”.

“Di nente. Tutti hanno dilitto alla ploplia lacione di coccole. Ola tocca a me” sentenziò la piccola stringendosi ancor di più ad Alexis.

La giovane rampolla Castle scherzò: “Come tocca a te? E io che pensavo di avere l’esclusiva per oggi. Vorrà dire che farò un’eccezione e mi sacrificherò”. Coricò di forza la sorellina sul letto a pancia in su ed incominciò a tempestarla di baci, facendole a tratti il solletico sulle gambine.

Joy rideva come una matta e si contorceva nel tentativo di “sottrarsi” alla sorella, ma quel gioco le piaceva da morire. Ad Alexis nacque un’improvvisa gioia nel cuore nell’ascoltare quel dolce suono.

Ad un tratto si fermò e la guardò come se fosse la prima volta. Joy le stava ancora sorridendo ed aspettava il secondo round di coccole. Alexis si rese conto di provare qualcosa di veramente importante per lei. Quello strano sentimento doveva essere la complicità tra sorelle, il legame intrinseco tra di loro o, ancor più semplicemente, quello era bene. Una forma d’amore diversa dalla classica passione tra innamorati, ma non meno importante.

Sorrise serenamente come poche volte in quegli ultimi due anni e la prese in braccio dandole un bacino su una guancia: “Sai che ti voglio davvero bene piccola monellina?”.

Joy incurvò un poco la testa: “Lo ciò benissimissimo cosa cledi? Io ciono moolto fulba! E poi non pocciamo non vollelci bene! Siamo ciolelline!”.

Alexis la baciò di nuovo: “E’ vero siamo sorelline! E quindi cosa fanno due sorelle a quest’ora del mattino dopo le coccole?”.

Il pancino di Joy mugugnò: “Fanno colacione! Velo?”.

“Esattamente! Latte piccola?”.

“Ciiiii!” urlò felice la piccola Joy.

Alexis scese dal letto e posò a terra la sorellina ed insieme si diressero verso la cucina. La piccolina si mise a correre, sempre brandendo per mano la sua adorata bambolina. Era felice e serena.

La giovane ragazza sorrise a quella visione, quella piccolina l’aveva definitivamente conquistata.

Joy, però, si fermò di colpo, mentre imboccava l’ingresso del salotto. Restò immobile per alcuni secondi come paralizzata, poi si mise a saltellare ancora più forte di prima urlando: “Mammina! Papino!”.

Alexis si affrettò a raggiungerla e la vide lanciarsi a peso morto contro il divano dove, effettivamente, suo padre e Kate stavano dormendo. I due furono investiti in pieno da quell’uragano d’amore, ma, nonostante la sorpresa, Kate ebbe il riflesso di stringere sua figlia prima che tutti e tre cadessero dal divano.

Joy si strinse forte al collo della sua mamma: “Sei tolnata mammina. Mi sei mancata tantissimissimo- poi si voltò per guardare sua sorella- ma Lexie è stata bravissima!”.

Kate le accarezzò le guanciotte: “Non ne ho mai avuto il minimo dubbio piccola mia. E sì, anche tu mi sei mancata! Posso darti lo stesso il bacino del buongiorno, anche se oggi sei stata tu a svegliare me?”

“Ma celto mammina, lo vollio” e si girò in maniera da poterlo ricevere.

Nel medesimo istante sotto di loro provenì una specie di suono soffocato, quasi un lamento: “Questa scena è davvero commovente, lo ammetto, ma, donne della mia vita, mi fareste il piacere d’alzarvi dalle mie stanche membra? Mi state massacrando.. E poi lo vorrei anch’io un bacio. Chi sono? La pecora nera della famiglia?”.

Joy si affacciò dalla spalle della madre e guardò in direzione della voce: “Papino! Cogia fai là sotto? Celto che ti do un bacino!” e, con la grazia tipica dei bambini, abbandonò l’abbraccio della madre per buttarsi a peso morto contro il viso di Rick che riuscì a “pararla” in tempo prima di riscontrare ulteriori danni.

“Tesoro piano! Papà non scappa mica!”

“Ma io ciono tata ben un giolno senza te! Dobbamo lecupelale! Giocamo?”.

Rick scoppiò a ridere: “E me lo chiedi? Non vedevo l’ora!!”

Kate nel frattempo si era rialzata, si era avvicinata ad Alexis ed osservava la scena con fare divertito: “Ok, mentre voi due recuperate il tempo perso, io preparerò un po’ di colazione. Necessito di caffeina, o questa sarà una giornata davvero difficile..”.

Alexis le fece eco: “Concordo! Posso darti una mano? Ho bisogno anch’io di qualcosa da mettere sotto i denti”.

Kate si voltò e le sorrise: “Certo, se ti fa piacere” e sparirono entrambe dietro al balcone della cucina.

Le due donne si misero all’opera dapprima in silenzio, poi Alexis si avvicinò alla compagna del padre intenta a infilare i biscottini nel biberon della figlia, sistemandosi così vicino a lei quasi da toccarla. Non sapeva bene come intavolare il discorso, ma, nonostante le mille frasi che aveva preparato nella sua testa in precedenza, l’unica parola che riuscì a pronunciare fu: “Grazie”.

Kate si fermò e posò il suo sguardo su di lei. In quel preciso momento Alexis comprese cosa intendesse suo padre quando raccontava quanto gli occhi di Kate fossero magnetici. Non lo aveva mai preso seriamente, ma ora doveva ammettere di essersi sbagliata. Il suo sguardo era davvero magnetico e rassicurante, lasciava trasparire le sue emozioni senza velarle, in maniera totalmente sincera. Ora sapeva da chi Joy avesse preso. Per sua fortuna negli occhi di Kate in quel momento si poteva vedere solo gioia, anche se mitigata da una lieve stanchezza.

La voce della giovane donna la distolse dai suoi pensieri: “Grazie di che? Sono io che dovrei farlo, ti abbiamo costretta a fare la baby sitter a tempo pieno! Poteva sembrare che ti avessero dato gli arresti domiciliari!”.

Alexis rise: “Non poteva augurarmi condanna migliore. Joy è davvero una nanerottola speciale.. E ti prego Kate accetta i miei ringraziamenti. Hai capito che stavo attraversando un momento particolare e mi hai aiutato. Hai fatto in modo di farmi sentire di nuovo a casa.. Non ho scusanti per come mi sono comportata in questi ultimi mesi, ma non so nemmeno io cosa mi stesse accadendo..”.

Kate le posò un dito sulle labbra per zittirla e continuò per lei: “Non voglio sentirti parlare in questo modo Alexis, non devi sentirti in colpa di nulla. Nella vita spesso ci si sente “nel posto sbagliato nel momento sbagliato” e ci si sente inadeguati. A volte ci chiudiamo in noi stessi, in un luogo dove si crede di star bene e dove niente e nessuno può ferirci, ma, a lungo andare, si capisce che si sta commettendo un errore. Si vorrebbe tornare indietro, ma la strada è spesso più tortuosa di prima. Ci si sente in colpa e di conseguenza anche molto soli. Si ha bisogno di un piccolo aiuto e nel tuo caso è stata Joy...”.

“Tu hai deciso di affidarmi tua figlia anche se io ti avevo fatto capire chiaramente quanto la vedessi come una nemica. Non ho ancora capito bene il perché. Non credo sia solo per il fatto di farci riavvicinare..”.

“Sei proprio figlia di tuo padre, non ti si può nascondere nulla- disse Kate appoggiandosi contro il balcone e dando la schiena alla sala dove i due bambini della famiglia Castle continuavano a giocare sul tappeto- Non ti ho lasciato sola con mia figlia per caso. Non credo di averti mai raccontato la prima volta che ho conosciuto Joy, in coma intendo..”.

Alexis scrollò la testa, non avevano mai affrontato l’argomento.

Kate continuò: “Avevo incontrato mia madre, ed ero felice, ma nello stesso tempo sentivo in maniera viscerale la mancanza di tuo padre. Credevo di averlo perso, di non poter mai più ritrovare quella breve felicità che ci eravamo costruiti da così poco. Avevo passeggiato a vuoto per un po’ e poi mi ero seduta su un’altalena in un parco. Mi sentivo sola e triste, quando una bimbetta dagli occhi azzurri e la lingua tagliente ha posato le sue manine sulle mie ginocchia e mi ha convinto a giocare con lei. La sua risata e la sua spontaneità mi hanno rallegrato e mi hanno trasmesso una strana tranquillità, tutto sarebbe finito per il meglio. Io non potevo ancora saperlo, non l’avevo riconosciuta sai?, ma era proprio lei la mia speranza, la mia gioia. Ha avuto il merito di cambiarmi, d’aiutarmi. Per questo io la considero speciale e non solo perché è mia figlia. Lei ha la straordinaria capacità d’amare e di farsi amare e ho pensato che, se era riuscita a compiere un miracolo con me, forse ci sarebbe riuscita anche con te..”

Alexis rise: “Una specie di Miracolo di Natale al 595 di Broome Street?”.

“Ok non è esattamente un ragionamento da premio Nobel, ma..”

“E’ estremamente dolce Kate. È davvero bellissimo. Ti ringrazio d’averlo condiviso con me, mi hai fatto davvero sentire a casa come nessun altro, tranne mio padre” e d’istinto l’abbracciò.

Kate la strinse, felice del gesto della ragazza: “Non sei mia figlia di sangue Alexis, ma non riesco a considerarti meno importante di Joy. Tu fai parte di questa famiglia, non dimenticarlo mai. Noi per te ci saremo sempre e qualunque problema tu abbia, se ne volessi parlare, io sono qui”.

Alexis non abbandonò quell’abbraccio caloroso, ma non riuscì a risponderle nulla. Si voleva solo godere il calore di quella donna che stava diventando come una seconda mamma per lei.

Si sentì tirare per i pantaloni e una vocetta dire: “Cusate, vollio venile in blaccio anch’io! Chi mi plende?”.

Alexis, lasciata Kate, si accucciò e allungò le braccia verso la sorellina che le saltò in braccio: “Io! Posso?”.

“Ciiiii!! Tanto che mammina finice di plepalale andamo a giocale con la bambolina? Vole te cennò non mangia!”.

“Non sia mai! Una bella bambolina come lei non può digiunare. Andiamo a preparare il the con le tue tazzine?” e sparirono nella cameretta della bambina lasciando Kate e Rick soli in cucina.

L’uomo si avvicinò alla compagna e le strinse una spalla: “Vederti abbracciata in quel modo a mia figlia mi ha fatto commuovere sai? Eravate bellissime. Cosa hai detto ad Alexis per farla reagire in quel modo?”.

Kate sorrise: “Semplicemente la verità, cioè che le vogliamo bene”.

“Sei una donna meravigliosa lo sai? Questo è il regalo più bello che tu potessi farmi per Natale…”.

“Anche se ti ho fatto spalare?”.

“Quello purtroppo è il tuo lato materno e ormai ho imparato a conviverci. Ma ti amo anche per questo!” e la baciò di soppiatto, ma non riuscì nel suo intento perché furono beccati in pieno dalle loro figlie.

“Papino, pelchè dai bacino a mammina?” chiese Joy un po’ gelosa.

“Come perché Joy? Papà ama la tua mamma. Non c’è niente di più bello al mondo, no? Dobbiamo essere felici!” le rispose Alexis.

“Mi cià che hai lagione! Cì, sono felice! Pelò mangiamo? Ho ploplio tanto famina ola..”.

Kate raccolse il biberon dal lavandino e prese sua figlia dalle braccia delle sorella ed andò a sedersi a tavola. Rick si avvicinò ad Alexis e le sussurrò: “Sono molto fiero di te lo sai? Sarai un’ottima sorella maggiore. Joy è molto fortunata”.

Alexis donò al padre un enorme sorriso: “Ti voglio bene papà” ed andò a raggiungere le altre donne di casa Castle per la colazione.

Castle, invece, si fermò ad osservarle ancora per alcuni minuti. Erano davvero una bella famiglia, finalmente unita e senza più ombre.

Era stato fortunato, la vita gli aveva sorriso molte volte: era ricco, era famoso ed era un bell’uomo, ma avrebbe barattato tutto pur d’aver la certezza che quella scena così normale si ripetesse all’infinito. Avrebbe congelato il tempo se solo avesse potuto.

“Hei tesoro non vieni? Non hai fame?” lo chiamò Kate.

“Certo tesoro, vengo subito!” disse sorridendo,  sapendo con certezza che quello sarebbe stato un Natale davvero stupendo.

Angolo mio!

Anche questa è finita finalmente! Se aspettavo ancora un po' veniva Pasqua per davvero. Spero vi sia piaciuta! Mi sa che per un po' non vi stresso più, sempre se l'iapirazione non mi coglie all'improvviso..

Grazie a tutte!

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: angelad