Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Crypto    25/02/2013    6 recensioni
Alex, un ragazzo che ama l'avventura, decide di perlustrare il paese in cui si è trasferito da poco, e si incammina in un bosco, da cui emerge un'antica casata,
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il pensiero è meraviglioso, ma ancor più meravigliosa è l’avventura.
Oscar Wilde, Il critico come artista, 1889
 
 
 
 
 
Solo il ticchettio incessante della pioggia dominava su quel silenzio terrificante.
Tic, tic. Tic, tic.
Nell’aria aleggiava un freddo pungente. Dove sono?, si chiese Alex. Dopo la caduta nel vuoto, aveva perso i sensi, completamente. Quel pezzo di parquet era crollato sotto i suoi piedi, e l’impatto era stato davvero violento e sgradevole. Si sentiva stordito e dolorante. Lentamente, aprì gli occhi; davanti gli si parò il nero, il buio totale. 
Dove sono?, si chiese per la seconda volta. Non si vedeva un fico secco. In quel momento maledisse nuovamente quella vocina che gli aveva suggerito di non portare lo zainetto delle avventure: se l’avesse portato, avrebbe potuto almeno prendere la torcia e vedere dove realmente si trovasse. E invece no. –Perdiana!-, gridò. La sua voce rimbombò nella stanza, o qualunque cosa fosse. Cercò di alzarsi, ma la sua testa stava compiendo un valzer: era la seconda volta che gli girava in un giorno… o quanto tempo? Aveva perso la cognizione del tempo. Non sapeva nemmeno da quanti secondi, o minuti, od ore fosse lì, steso come un morto su quel che sembrava un tappeto. Il tatto lo aveva aiutato. In lontananza vide una minuscola finestra da cui filtrava un bagliore debole. Barcollante, cercò di raggiungere la luce, sperando che potesse illuminare minimamente la stanza immersa nel buio. I brividi cominciarono ad estendersi,come formichine dotate di turbo, per tutto il corpo e i denti iniziarono ad essere posseduti dal tremore. Freddo siberiano. Non appena ebbe raggiunto la finestrella, si sporse per vedere il paesaggio, dove si trovasse. Davanti ai suoi occhi, che non si abituarono immediatamente alla luce, gli si parò la giungla, almeno così pareva: c’erano alberi –pini, abeti, una piccola palma-, e sparpagliati qua e là stavano piccoli fiori rossi quasi appassiti, gocciolanti; la pioggia si abbatteva con violenza sul suolo. Alex alzò gli occhi e vide un cielo plumbeo. –E ora come torno a casa?-, disse a bassa voce. –Mamma si starà preoccupando! E non so nemmeno che ore sono, maledizione!-. Inspirando, per eliminare il nervoso che stava offuscando la sua mente, riportò le sue pupille verso il paesaggio: di fronte agli alberi c’era lo steccato, i pali di legno formavano stelle a cinque punte. “Chissà chi è così bravo da poter creare cose del genere”, pensò Alex, ammirando stupito quelle forme. Corrugò le sopracciglia, poiché non aveva mai visto steccati di quella forma, la maggior parte delle volte semplici rettangoli caratterizzati da due pali di legno che si intersecavano in un punto a formare una ‘X’. Girò i suoi occhi color smeraldo verso sinistra e vide che c’era un pilastro bello grosso che sosteneva l’abitazione, alto forse tre metri. Altra cosa strana: tutti i colori, tutti, si trovavano sulla colonna, formando dei cerchi concentrici con la tonalità più chiara partendo dal basso; l’apice del pilastro era di un nero come il carbone, come… insomma, non aveva mai osservato un colore così scuro. “Ma dove mi trovo? Nella residenza di un pazzo rimbambito?”, si chiese fa sé e sé il ragazzo. Goccioloni cominciarono ad abbattersi con violenza sul selciato. Una piccola stradina risaliva, formano un angolo di 180° gradi. Fu tentato di aprire la finestra e balzare fuori, ma non poteva rischiare di beccarsi una polmonite. “Ma come sei delicato.”, una vocina, la solita voce, si insinuò. Preso dallo sconforto, si girò verso il buio pesto, piegò la testa e scoprì che il pavimento era di marmo color porpora. Individuata altra stranezza. Il bagliore non riusciva a penetrare in tutta la stanza, ma in una piccolissima parte, ovvero nella posizione in cui lui stesso si trovava. “Perdiana!”, ripeté nuovamente tra sé. –C’è nessunoooooo?!-, gridò con tutta la forza. Attese un minuto, ma non ottenne risposta. Si impose di ragionare, ma in quel momento aveva perso la lucidità. Si accasciò quindi contro il muro gelido, piegando la testa e appoggiandola tra le braccia sostenute dai menischi delle ginocchia. Alex cominciò a maledire se stesso in primis, ma soprattutto l’avventura, la sua inesauribile curiosità, cercando di trovare dell’acqua che potesse spegnere quella fiamma che ardeva dentro di lui; si mise a pregare, ad invocare Dio sperando che facesse materializzare una torcia o un qualcosa che emettesse luce. O il famoso deluminatore di Ron Weasley. “Hai letto troppi libri fantasy”, disse la vocina presuntuosa e sudbola. Si pentì di aver detto alla madre una bugia. Si pentì di esser stato travolto dalla curiosità per il nuovo paesino. Sì pentì di non aver portato lo zainetto, suo compagno ‘fedele’ di qualsiasi avventura. Si pentì di non aver fatto amicizia con nessuno, almeno avrebbe potuto condividere quel viaggio con qualcuno. Cercò di chiudere gli occhi, mentre il suo cuore cominciava a battere più forte. Un forte botto lo fece sussultare, accrescendo il battito cardiaco. -Perché proprio ora, Zeus, devi scoreggiare e lanciare le tue saette?-, disse Alex, con una vena di paura nella voce. 
Improvvisamente qualcosa, un piccolo rumore proveniente dal piano di sopra -la stanza col parquet ‘molle’-, attirò l’attenzione del quattordicenne. La porta venne chiusa con violenza e una voce di donna disse:- Fottuta pioggia!-. Successivamente, forse notando in buco nel pavimento riprese:- Occazzo, ma cosa è successo?!-. 
Alex allora prese a gridare:- Ehi, sono quaggiù, sono caduto!-. Un bagliore serpeggiò per la stanza del piano terra e la donna sbraitò, facendo sbucare la sua testa:- E chi cazzo sei? Ma come cazzo sei finito laggiù?-.
“Che volgarità.”, pensò Alex. –Non lo so! Il parquet è crollato e sono finito qui. E’ la prima volta che vengo in questo strano posto! Aiutami, per favore!-.
La ragazza non rispose, ma fece un ghigno. –Per favore, donna. Sei la proprietaria, no?-, riprese il ragazzo con voce debole.
-Nah.-, rispose la donna, e sparì dalla vista. 
-Torna qui, per favoreee!-, gridò con tutto il fiato Alex. Dopo pochi secondi un’altra porta, nella stanza dove si trovava, venne aperta e finalmente la luce ebbe la meglio sull’oscurità. 
-Benvenuto, baby.-, disse quella che, si accorse il giovane, era una ragazza, tra i quattordici e i quindici anni. La vista che si parò davanti agli occhi di Alex gli tolse il respiro, uno stupore così immenso lo avvolse.
-Emozionante, vero?-, riuscì a dire la ragazza, vedendo la sua espressione.
“Ma dove mi trovo?”, si disse il giovane, in procinto di perdere i sensi. Non riusciva a capacitarsi di esser capitato in una stanza di quel genere.
 
 
 
Salve gente! Come va? Sì, c’ho messo un bel po’, ma non ho avuto mai tempo! Oggi che non avevo compiti ho deciso di scrivere il secondo capitolo, quindi se lo trovate noioso o banale o chicchessia è perché non gli ho rivolto la dovuta attenzione. L’ho scrivo tutto d’un fiato. Spero vi stia appassionando questa storia. Ho provato ad immergermi nel mondo dell’avventura, e spero di esser riuscito nell’intento.
E… bè, aspetto le vostre recensioni, su!
Ahahah, sì, insomma, lasciate la vostra opinione, se volete. Accetterò le critiche anche.
Devo scappare,a presto, 
 
Crypto.
PS: forse è un po’ porto, sì, lo so. La prossima volta cercherò di fare di meglio. ;)
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Crypto