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Autore: virgily    25/02/2013    2 recensioni
-Che cosa ci fai in un posto come questo?- le domandò il bassista smontando automaticamente dal suo corpo. Era lei. Era davvero lei. E non riusciva a crederci. Non voleva.
-Non riesci ad immaginarlo da solo?- rispose spavalda, spietata. Dal fondo dei suoi occhi cristallini, uno sguardo famelico valse più di mille parole. Effettivamente Ashley si era reso conto della stupidità che trasudava dalla sua domanda, ma era ancora frastornato, confuso dalla quella situazione a dir poco surreale. Abbassò lo sguardo, giusto il tempo di riprendere fiato. Poi, tornò a fissarla:
-Si ma… Perché?- era dolce, doveva ammetterlo. Un ghigno bonario si disegnò sulle labbra della giovane.
-Col tempo le persone cambiano. Chi in meglio e chi in peggio. Io, evidentemente, sono cambiata in peggio.-
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Memories #1



*Svariati anni prima*


Ultimo giorno di scuola. Dopo anni di supplizio, finalmente era tutto finito. I fancazzisti ringraziavano dio o qualche supereroe che la fine fosse finalmente giunta; gli amici di una vinta cominciavano a chiedersi che fine avrebbero fatto. Ma per chiudere in bellezza, tutti quanti sapevano che il modo migliore era festeggiare nella casa di Beatrice Miller:
Villa in stile ottocentesco, genitori fuori per il week-end, musica e alcolici a fiumi. Era notte fonda, ma la festa aveva cominciato ad entrare nel vivo della serata solo da pochissime ore. Alcuni si tuffavano in piscina, completamente vestiti e probabilmente annebbiati dai fumi dell’alcool; altri giocavano a birra pong nella sala giochi. Ragazze che ballavano in salotto e la cucina adibita a bar. E tra le risa e il tripudio di schiamazzi e voci confuse che si espandevano al piano inferiore della possente abitazione, Isabel Mc Knab, amica d’infanzia della bella e seducente padrona di casa, restava immobile nella camera adibita agli ospiti. Seduta, con le gambe a ciondoloni e lo sguardo basso, si chiedeva con insistenza come diavolo fosse riuscita a farsi convincere dalla sua migliore amica, Bess, a partecipare a quell’insulsa serata dove: A. non conosceva nessuno, e quelle poche persone che conosceva neanche le piacevano; e B. Beatrice si era fissata con la malsana idea di “trovarle uno scopamico”. Non ne aveva bisogno, e fondamentalmente neanche lo voleva. Fare l’amore con un ragazzo soltanto per il gusto di farlo le pareva ignobile, un torto alla sua mentalità forse troppo arretrata per la società moderna.  E poi lei pensava ancora a Max, il suo ex ragazzo. Lo aveva amato. Talmente tanto che non aveva pensato al fatto che amare troppo logora. Erano passati due mesi, ma la ferita era ancora fresca. Magari per la sua amica “un’avventura di una notte” sarebbe stata  “terapeutica”, ma non per lei. Improvvisamente, concentrandosi sulla piccola maniglia ottonata della porta chiusa, la vide mentre lentamente si abbassava, preannunciando l’ingresso di qualcuno. Pochi interminabili secondi che parvero secoli, e il cuore di Isabel cominciò a battere forte. Quando la piccola porticina laccata di un color pastello si aprì, da essa comparve un ragazzo. Un bel ragazzo, sebbene non volesse ammetterlo. I capelli scuri, un corpo tentatore, occhi famelici: Ashley Purdy. Rimase perfettamente immobile, impietrita sebbene desiderasse storpiare il suo viso in un ghigno disilluso. Quasi se lo aspettava. Chi altri avrebbe potuto chiamare la sua migliore amica se non il “ Play Boy” quella scuola?
-Ma guarda… Ciao Isabel, non pensavo che venissi stasera…- affermò canzonandola –Non sembri molto felice di vedermi- aggiunse chiudendosi la porta alle spalle
-Perspicace il ragazzo…- rispose acida, abbassando lo sguardo, lasciando che la sua folta frangia color caramello le mascherasse lo sconforto che cominciava a trapelare nei suoi occhi. E come poteva essere felice della sua presenza? Lei lo odiava, lo aveva sempre detestato. Era piombato nella sua vita portandosi via l’innocenza della sue amiche, e come se non bastasse, l’aveva perfino umiliata davanti a tutti tempo addietro. Era così sicuro di sé, fastidioso ma maledettamente bello. Spavaldo, incurante del pensiero degli altri… Forse sotto sotto lo invidiava proprio per questo, nessuno riusciva mai a ferirlo, tutto gli scivolava addosso come se niente fosse. Ma Isabel non aveva il tempo per certe cose, ora doveva pensare ad un modo per uscire da quella orrida situazione. Non sarebbe rimasta chiusa in una camera con lui.
Dal canto suo, Ash si osservò con calma la giovane posata sul ciglio del letto, dalle lunghe gambe slanciate che sbucavano al disotto della morbida gonnellina a balze scura. Nascondeva il resto del suo corpo in una felpa che sarà stata almeno due taglie più grande di lei. I lunghi capelli chiari scendevano fluidi lungo le sue clavicole, incorniciandole l’ovale pallido. Teneva gli occhi bassi, come se faticasse a guardarlo in faccia. E per un certo verso poteva persino comprenderla. Lei lo odiava. Lo aveva sempre saputo, e gli piaceva. Era divertente prenderla in giro, farle i dispetti. Perché gli dava corda, e rispondeva con un impeto che quasi quasi riusciva a travolgerlo. Eh si, di tutte le ragazze con cui aveva avuto a che fare, Isabel era l’unica con cui non avesse mai fatto niente, o quasi. C’era stata una volta in effetti in cui era riuscito ad accorciare le loro distanze, ma non era finita molto bene…
-Dunque saresti tu la verginella smarrita di cui mi parlava Bess…-  ghignando, Purdy cominciò a fissarla beffardo, gustandosi i suoi lineamenti delicati che cominciavano ad affilarsi per la rabbia:
-Tua madre- ringhiò folgorandolo appena prima di abbassare nuovamente lo sguardo. Quei suoi occhi grandi e scuri erano come due pozzi senza fondo dal quasi nessuna era riuscita a riemergere, e lei non avrebbe fatto la stessa fine.
-Hmm, no. Sono quasi sicuro che mia madre non sia più vergine da un bel po’- ridacchiò divertito dall’affermazione della ragazza, avvicinandosi a lei. Si mise al suo fianco, scrutandola. Si reggeva le mani quasi per auto confortarsi. Si guardava i piedi, rivestiti da un paio di semplici converse nere. La coltre di capelli mascherava il sinuoso profilo. Così, senza dire una parola, il giovane allungò una mano, carezzandole la chioma setosa, scostandola appena per poterla ammirare. Era carina, molto carina. Bella. Ma non lo avrebbe confessato ad anima viva, altrimenti tutto il loro “gioco dell’ io odio te tu odi me” sarebbe andato in fumo. Immediatamente, percepito quel brevissimo contatto, Isabel si scostò bruscamente, dandogli uno schiaffo sulla mano che aveva allungato
-Non mi toccare…- sibilò allontanandosi di qualche centimetro, continuando ad evitare uno scambio diretto di sguardi.
-Oh andiamo, non mi dire che ce l’hai ancora con me per la storia dell’anno scorso!- alla sua affermazione, immediatamente Ashley si ritrovò un paio di iridi cristalline e roventi fissarlo in cagnesco
-Sul serio? Per un bacetto?-
-Era il mio primo bacio. E te lo sei preso davanti a Max e tutti gli altri!- disse a denti stretti. La giovane sentiva una scossa elettrica avvelenargli il sangue. Avrebbe voluto prendere a schiaffi quel suo bel faccino, e rovinare quel sorrisetto impertinente disegnatovisi sopra
-Ci tengo a ricordare che non eri ancora fidanzata…- si giustificò scocciato il moro, avvicinandosi nuovamente a lei, onestamente non amava molto sentire parlare di “Max”. Gli aveva portato via la sua preda preferita, e l’aveva usata come un vile oggetto, lei che era al di sopra di tutto. Che Ash fosse geloso? Sì, sotto sotto lo era sempre stato, ma anche questo doveva rimanere soltanto un segreto.
-Tu sapevi che ero innamorata di lui… E non te ne sei altamente fregato- compiacendosi del fatto che più si avvicinava e più lei si allontanava, ritrovandosi per forza di cose con le spalle alla testiera del letto, quasi senza via d’uscita, Ash riuscì finalmente a braccarla, ottenendo una situazione che lui stesso da molto tempo aveva desiderato. I suoi occhi ribollivano di una miscela letale di desiderio, rabbia e passione tali che la piccola Mc Knab ebbe i brividi lungo tutta la colonna vertebrale. Per quanto fosse difficile ammetterlo a se stesso, le sue parole gli avevano fatto male. Così espose il più meschino dei suoi sorrisini e disse:
-Eh no bella mia!- disse afferrandole il viso per il mento con il pollice e l’indice, costringendola a guardarlo fisso negli occhi mentre gli parlava. Non avrebbe avuto pietà, come sempre del resto quando si trattava di lei. Ma questa volta era intenzionato ad andare fino in fondo. Non gli sarebbe mai ricapitata un’altra occasione come quella.
-Io me ne sono fregato eccome! Tuttavia non sono riuscito ad evitare che ti mettessi con lui. E adesso guardati. Fino a poche ore fa vagavi come un’anima in pena per i corridoi della scuola. Ora dimmi, ne è valsa la pena mettersi con un ragazzo che dopo averti sverginata ti ha lasciata? Odiami quanto ti pare, ma intanto sei con me, ora, in questa camera da letto- era stato crudele, ma aveva messo in chiaro come stavano le cose. Sfortunatamente per lei, pur volendolo negare all’infinito, Isabel sapeva che Ash aveva ragione. Ma ciò nonostante la rabbia crebbe a fiotti dentro di lei. Perché lui riusciva a confonderla, a distruggere ogni sua sicurezza, e lo odiava.
-Tu non capisci. Non capirai mai…- sussurrò piano, sentendo gli occhi gonfiarsi lentamente
-Ma non farmi ridere…-
-Tu non hai mai amato. Ti sei limitato a portarti a letto quante più ragazze potevi. Giudicami quanto ti pare per la mia “stupidità”. Ma il fatto che tu adesso sia qui, con me, non ti rende certo migliore di Max- velenose, affilate come coltelli, le sue parole giunsero amare alle orecchie di Purdy, che per qualche istante rimase pietrificato. Faceva male. Si allontanò bruscamente, polverizzandola con lo sguardo. C’era qualcosa di cattivo nel suo sguardo, eppure, lì nel profondo di quel bollente nero pece, vedeva un languido luccicore di tristezza. Necessariamente, Isabel ebbe un brivido.
-Non hai capito un cazzo- bofonchiò sollevandosi pesantemente dal letto, dandole le spalle. Stava andando via, e sebbene la giovane non avesse desiderato altro da quando era entrato, ora, dopo quello sguardo, qualcosa dentro di lei le implorava di non lasciarlo andare.
-A-Ash…-  la sua voce tremava, flebile come un sussurro. Ma il ragazzo era riuscita a sentirla, e senza esitazione si era voltato a guardarla in tutta la sua docile dolcezza. Una gemma incolore cadeva a picco lungo la sua morbida guancia. Trattenne il fiato; quella sera, in quella camera, potevano fondersi, potevano appartenersi. Ma era difficile, doveva prenderne atto. Non poteva mettere tutto apposto.
-Ti odio…- furono le sue ultime parole prima di chiudersi la porta alle spalle, lasciandola sola.
Non le era mai importato, ma quella sera per la prima volta, invece, quelle due parole erano come cianuro che logora e disintegra i tessuti corporei. Si asciugò velocemente le lacrime, stendendosi a peso morto su quel letto che sarebbe rimasto vuoto. La sua mente cominciò a vagare, e a vagare a ritroso nei ricordi. Sebbene non lo volesse, non riuscì a far a meno di ricordare l’unico episodio della sua intera vita in cui, Ashley Purdy era riuscito a farle gustare l’inferno e il paradiso in una volta:

“Al buio, priva di ogni sicurezza. Bendata, braccata dalle quattro mura dello stanzino stretto. E sebbene la festa stesse continuando, seguendo alla lettera i suoi caotici ritmi, per Isabel in quel momento un silenzio inquietante calava come un’incudine su di lei. Bess le aveva assicurato che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lasciarle “Sette minuti in paradiso” con il suo Max. e ora che a stento riusciva a contare i secondi, che passavano veloci e spietati, Isabel ebbe paura. Cosa sarebbe successo? Oh beh, sapeva cosa poteva accadere, ma le come avrebbe reagito? Mai stata baciata, mai avuto un incontro ravvicinato con un ragazzo prima d’ora. E se si fosse bloccata? Se avesse sbagliato qualcosa? Doveva essere dolce e timida? O magari preferiva un approccio più diretto e spavaldo? Confusa e impacciata più che mai, trattenne il fiato non appena percepì la porticina aprirsi e chiudersi di colpo. Cominciava a sentire caldo, e lo stretto spazio che avevano a disposizione non lasciava nulla all’immaginazione. Inevitabilmente si ritrovò a stretto contatto contro il suo corpo asciutto e accaldato. Respirò piano la ragazza, assaporando l’odore forte e deciso del suo profumo avvolgente. Tra i due non volava una parola, ma Isabel sapeva che il ragazzo, se si fosse concentrato appena, poteva ascoltare il battito frenetico del suo cuore. Immobile, paralizzata la giovane cominciò a chiedersi se fosse arrivata l’ora per lei di cominciare ad agire. Ma neanche ebbe il tempo di escogitare un valido piano d’azione che il ragazzo, intuita la sua difficoltà, afferrò le sue mani piccole e affusolate nelle sue, più grandi e callose, facendole posare attorno le sue ampie spalle. Petto contro petto, ora la ragazza riusciva a sentire il fiato dolce dell’altro sfiorarle il viso, entrandole in bocca. Le carezzava i fianchi, stringendola forte a sé. Una scossa di adrenalina le fece accapponare la pelle mentre sentiva quel paio di labbra vellutate cominciare a sfiorare le sue. In quel precisissimo istante avrebbe voluto non avere la benda, con la luce accesa. Voleva guardarlo, almeno una volta prima del tanto aspettato bacio; perdersi nei suoi grandi occhi verdi, affondare le mani tra i suoi folti riccioli dorati. Ma non le importò più quando finalmente le loro labbra si fusero assieme. Fu impetuoso, travolgente. Per la prima volta, Isabel smise di pensare, concedendosi un attimo di pace, gustandosi quella bocca che sapeva di buono, sciogliendosi  in un ardore mai provato prima. Il suo cuore smise di battere, e il mondo di girare attorno al sole. Era perfetto, surreale. Un bacio lunghissimo, vissuto. Dolce, premuroso, appassionato e spietato al tempo stesso. Affannati, i due separarono le loro labbra giusto il tempo di riprendere fiato, e con la punta delle dita, la ragazza carezzò amorevolmente la morbida rotondità delle sue guance. Di rimando, un risolino dolce fuoriuscì dalla bocca del giovane, riecheggiando nella sua testa. Poi, improvvisamente, con uno scricchiolio sgradevole la porta dello stanzino si aprì di scatto, accogliendo la voce di Bess che giunse impetuosa:
-Scusami del ritardo Bel ma io e Max… OH CAZZO!- la voce della sua migliore amica era mortificata e sconvolta al tempo stesso. A Isabel mancò un battito, soprattutto quando il suo cervello rielaborò quel
“io e Max”.
-Ma allora…- con uno scatto improvviso si sfilò di dosso quella fastidiosa benda che le impediva di vedere, di capire quell’imbarazzante situazione in cui, sfortunatamente, era coinvolta. Ora vide tutto con chiarezza, e non sapeva se piangere o gridare: occhi languidi, scuri e viscidi come quelli di un diavolo; labbra inarcate in un sorrisino sadico.
-TU?!- scostandolo immediatamente, Isabel si tenne a distanza da lui, cominciando a sentire il cuore spaccarsi in mille piccoli pezzi. Era davvero Ash il ragazzo che era con lei? Era davvero a lui che aveva dato il suo primo bacio, quello che aveva riservato per il ragazzo che amava da sempre? Non riusciva a crederci, non voleva.
-Oops! Credo di aver sbagliato camera…- sogghignò sadico e tutt’altro che dispiaciuto; era quasi divertito dal pallore che aveva sbiancato le gote della piccola Mc Knab. Isabelle sentì gli occhi gonfi di lacrime amare, e non ebbe il coraggio né di guardare la sua amica né tanto meno Max, anche se sentiva il peso delle sue iridi chiare putate addosso.
-Purdy vattene. Questa volta l’hai fatta grossa…- affermò seria Beatrice, guardandolo in cagnesco. Ma il giovane fece spallucce, e compiaciuto del suo operato disse:
-Mah sì, per stasera mi sono divertito abbastanza- si avvicinò alla giovane ancora sconvolta, carezzandole il viso quasi con dolcezza. Come se avesse voluto rassicurarla in un qualche modo
-Ciao Isabel…- si fissarono per un letale secondo. La giovane si morse un labbro, facendosi prendere dalla rabbia. Con uno schiocco improvviso, Purdy si ritrovò con il viso inclinato e una guancia arrossata, mentre la mano si Isabel era ancora bella tesa:
-Fottiti. Ti odio-.”


Sollevandosi di scatto dal comodo giaciglio, Isabel diede un possente scossone alla testa, cercando in un vano tentativo di scacciare via quei ricordi. Era la prima volta che si soffermava su certi dettagli che la rabbia aveva sempre celato nel suo subconscio. Sì perché se non lo avesse odiato, probabilmente si sarebbe resa conto molto tempo prima del fatto che quel bacio, quel maledetto bacio, le era piaciuto più di quanto aspettasse.  

*Angolino di Virgy*
Eccomi qui con il secondo capitolo!
Ho deciso di fare parecchie modifiche anche per quanto riguarda la trama, quindi perdonatemi per il ritardo. voglio dedicare un paio di capitolo in questa dimensione del passato, per spiegare meglio la relazione che lega Ashley e Isabel.  A differenza del capitolo precedente, più "fisico", ho pensato che sarebbe stato adatto metterne uno che si concentrasse di più sulla sfera emotiva. Perchè anche se si tratta di Purdy (if you know what i mean) io sono sicura che c'è molto di più profondo, affascinante, affabile ecc. ecc. ecc (conoscendomi avrei scritto una lista troppo lunga -.-)
Spero che vi piaccia.
Un bacio
-V- 
  
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