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Autore: Son Kla    12/09/2007    2 recensioni
Sottile è il confine tra amore e egoismo. Spesso qualunque scelta è sbagliata, ma il loro cammino sembra non doversi dividere. GokuxOC
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Kogaiji, Sha Gojio, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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…secondo capitolo… anzitutto grazie Temmuz e Chiyo che leggete puntualissimamente le mie fanfic ^_^ e grazie anche per le recensioni

…secondo capitolo… anzitutto grazie Temmuz e Chiyo che leggete puntualissimamente le mie fanfic ^_^ e grazie anche per le recensioni! Mi fanno molto piacere ^_^ … per quel che riguarda il capitolo… si entra in una fase più tetra della vicenda…del resto, era inevitabile ^^’ magari più avanti si vedrà meglio il perché, o comunque lo dirò. Beh non ho molto da aggiungere! Enjoy =3

Disclaimer: saiyuki, quindi storia base e relativi personaggi, è della sensei minekura, io mi limito a scriverci delle storie intorno!

Ero in balìa del tempo… nemmeno lo spazio influiva più sul mio cammino, e vagavo per i boschi, poi nel deserto, poi in un villaggio. Ero solo in balia del tempo, che scorreva incessante e implacabile, ma percepito molto più lento dai miei sensi, dilaniati ormai da una sensazione di solitudine e inutilità. Ancora non ci credevo. Come in un sogno, era iniziato quel viaggio surreale quanto disatteso. Come in un sogno, d’improvviso era arrivato quel sorriso e quei due occhioni che tanto amavo, a riempire le prime ore di sgomento e disorientamento… poi, quella decisione inspiegabile, di salire su quella piccola jeep verde, e di seguirli in quel viaggio allegro quanto spietato. Quella proposta, che mi permetteva di stare sempre al fianco del giovane demone dal quale già mi sentivo dipendente, quella proposta che non avrei in alcun modo rifiutato. Ero ancora lì, con la mente, al vento che ti scompiglia i capelli, ai litigi di routine, alle soste, e anche agli attacchi improvvisi dei demoni. Ero ancora lì con la mente, perché se per un attimo chiudevo gli occhi riuscivo ancora a percepire la carezza del vento, il suono delle voci scherzose, i profumi dei boschi che attraversavamo, e anche i brividi di quando le nostre vite erano quotidianamente in pericolo. Non solo ricordavo ogni cosa, ma riuscivo ancora a sentirla, perché quel distaccamento troppo brusco, troppo violento, non mi aveva dato modo di rendermi pienamente conto del mio stato attuale: completa solitudine. Sì, ero in un mondo che non conoscevo, e sì, un mondo truce pervaso da demoni impazziti che spuntavano come funghi pronti a uccidere. Era questo il mio stato attuale. E riuscivo a non preoccuparmi per me, ma ancora una volta la destinazione dei miei pensieri, e delle mie preoccupazioni, era il mio piccolo dolce demone, che andava ancora avanti in quel cammino, e io non sapevo come e quando sarebbe stato nuovamente ferito. Sapevo che era vivo, lo sapevo perché Goku è colui che ha ricevuto un potere equiparabile a quello del cielo, e nessuno, nessuno avrebbe potuto mai sconfiggerlo. Non avevo paura che non fosse vivo. Avevo paura di quanto ancora il suo animo potesse sopportare giorno dopo giorno continui massacri, continue violenze. Quanto il suo animo avesse potuto resistere senza qualcuno che avrebbe accolto in silenzio le sue lacrime, lui che sorrideva e giocava sempre, per portare un po' di allegria in quel gruppo sempre troppo cupo. Avevo paura di quanto ancora avrebbe resistito, prima di morire definitivamente dentro. Questo, che Sanzo non aveva considerato, avrebbe spento molto rapidamente quella fiamma viva che arde dentro di lui, quella fiamma sgargiante come quando i suoi occhi incontrano un raggio di sole e ti rendi conto di quanto quella figura sia unica e straordinariamente preziosa. Non aveva voluto ascoltarmi, e si vantava di sapere meglio di chiunque altro qual’era il bene di Goku. Lui. Che non faceva altro che tirargli l’harisen in testa e trattarlo male ogni volta che pioveva… lui che ne sapeva, di quando da soli in camera il piccolo demone mi abbracciava e piangeva sul mio collo tante lacrime amare abilmente celate di giorno! Sanzo, che aveva deciso di dividerci per il bene di tutti… in tutto il rancore che tenevo in cuore nei suoi confronti, speravo però che quantomeno avesse avuto ragione, lo speravo almeno solo per un attimo, cercando di dimenticare tutto quello che sapevo su Goku, e cercando di fidarmi del fatto che lui ne sapesse più di me. Speravo fortemente, che quel giovane demone potesse presto dimenticarsi di tutto… speravo… e non riuscivo a convincermene nemmeno per un secondo.

Dopo averlo visto piangere la mia morte, dopo averlo visto maledire qualsiasi forma di vita, dopo averlo visto disperarsi e versare tutte quante le lacrime aveva in cuore, e anche di più, quella notte rimasi nei paraggi di dove si erano accampati. Lontana era ancora in me la percezione di essere definitivamente divisa da loro dopo giorni di lontananza, figuriamoci in quelle prime ore, dove il tutto mi appariva più come una situazione transitoria, come una farsa, una recita di cattivo gusto. E rimasi a pochi metri da loro, abbastanza nascosta da non farmi vedere, e abbastanza vicina da avere l’effimera illusione che quella leggera brezza notturna altro non fosse che quel caldo respiro del suo sonno. Un sonno forse, che mai arrivò a cullarlo quella notte. E quella notte, nemmeno io vidi Morfeo. Ovunque si trovasse, quella notte nessuno di noi, nessuno di noi cinque era disposto a fargli compagnia. In piena notte, sentii qualcosa muoversi, e delle voci basse scambiarsi qualche informazione. Poi sentii quei passi farsi sempre più vicini a me, finché Hakkai non riuscì a trovarmi.

S-scusami…io… me ne volevo andare ma è buio e…” parlai più piano che potevo.

“Non preoccuparti.” Nemmeno una traccia di turbamento nella sua voce, solo un tono caldo e rassicurante, come suo solito. “Non andare da nessuna parte adesso… muoviti domani col sole…” mi si era inginocchiato davanti, e mi carezzava la testa piano. Al che, non riuscii a trattenere le lacrime, e con difficoltà ma forza trattenevo i singhiozzi e i respiri affannati. Il bel demone con gli occhi smeraldo mi porse un sacchettino “… tieni prendi… c’è un po' di denaro qui dentro” non volevo accettare, ma non avevo la forza di ribellarmi, anche perché non sapevo come giustificare un segno di scortesia verso chi si stava preoccupando tanto per me. “Domattina vai subito al villaggio… cerca di stare dove c’è gente… questi soldi dovrebbero bastarti il tempo sufficiente per ambientarti.

Lo ringraziai a fatica: se parlavo, sentivo che mi sarebbero usciti tutti i singhiozzi fino a quel momento tenacemente trattenuti, senza poi più poterli fermare. Pensavo che mi avrebbe sorriso e se ne sarebbe andato… ma si sporse verso di me, e mi abbracciò. Molto più vicine adesso le sue labbra al mio orecchio, così da poter sentire perfettamente ciò che mi disse.

“Cerca di farti forza… non sarà facile… ma Goku non può portartelo via nessuno dalla mente. E tu sarai sempre con lui, tutti i giorni. Lo abbracciai forte a mia volta, dato che era sempre più difficile non scoppiare in un pianto disperato, ma era niente in confronto allo sforzo che dovetti fare quando proseguì “… io non condivido affatto tutto ciò… ma ricorderò bene questo villaggio… ti prometto che quando tutto sarà finito, riporterò Goku qui… prometto che lo riporterò da te. Fino a quel momento, sii forte…” “Con tanta forza da andarne fiera??” riuscii faticosamente a dire mantenendo un tono di voce basso. Lui si allontanò un po' da me, mi teneva il volto tra le mani, e con un cenno del capo acconsentì sorridendo, un sorriso accompagnato da quegli occhi tristi e lucidi. Lo ringraziai, e lui lentamente si alzò e tornò dagli altri, che fingevano un sonno che non voleva arrivare, per distrarli da quella orribile giornata.

Era passata qualche settimana… sembravano anni, e sembravano pochi minuti. Anni, perché mi sentivo sola come se non avessi mai avuto niente; minuti, perché me lo sentivo sempre nel cuore, e ogni cosa me lo faceva ricordare e desiderare vicino. Negli occhi avevo sempre quella scena, in cui i raggi del sole ancora un po' deboli e addormentati stavano iniziando a svegliare il bosco, e a illuminare l’ambiente che circondava i quattro ragazzi completamente insonni dalla sera prima, che ormai arresi all’idea di poter riposare, avevano deciso di riprendere il cammino. Avevo sempre negli occhi quell’immagine, di quella jeep che si allontanava e di lui, lui di schiena accucciato col volto nelle braccia incrociate appoggiate al bordo della macchina. Poi era sparito. Ero tornata a quel villaggio che avevamo passato poco prima di inoltrarci nel bosco dove avevo visto per l’ultima volta i ragazzi; ero tornata indietro e i primi giorni furono un disastro… vegetavo. Trovai una signora gentilissima, che si ricordava di me e dei quattro ragazzi coi quali mi muovevo.

“E’ piuttosto difficile non accorgersi di voi quando passate… siete un gruppo molto particolare…” Le raccontai che ci eravamo persi nel bosco dopo l’attacco di alcuni demoni, e che ero tornata indietro non sapendo dove andare. Mi fece entrare in casa, anche lei era sola, sola col suo grande cane color crema che le teneva compagnia da quando suo marito era morto.

Dove eravate diretti? Forse puoi raggiungerli” mi porse un bicchier d’acqua dopo avermi fatta sedere. Dovevo avere un aria più sconvolta di quanto pensassi.

“Io… non lo so perché loro… io stavo viaggiando con loro, perché mi hanno trovata e non sapevo dove andare ma… in realtà non lo so, stanno viaggiando senza un percorso preciso…” la verità, era poco più precisa delle poche parole confuse che mi uscivano di bocca. E quella signora non insistette molto… dopo questa spiegazione caotica si convinse che provenivo da un villaggio attaccato e distrutto dai demoni, e che quei ragazzi passando di lì per caso mi avessero presa con loro finché non avessero trovato un posto sicuro dove lasciarmi.

“Anche se prima o poi avreste dovuto di nuovo dividervi…tu, non volevi smettere di viaggiare con loro eh?”

Tenendo il bicchiere stretto tra tutte e due le mani, mossi la testa in orizzontale un paio di volte, lo sguardo chino sulle mie gambe. Certo che non volevo! Su quella jeep c’era Goku, c’era il mio amore e l’unica cosa di cui mi importasse qualcosa. Quei quattro, non erano quattro ragazzi a caso… per me erano tre ragazzi e Goku; e io non solo non volevo smettere di viaggiare con loro, ma non volevo lasciarli mai più, almeno finché non avessero trovato la fine di quel girovagare e finalmente io avessi potuto continuare a condividere con il giovane demone, che teneva ancora con se il mio cuore, tutto il resto della mia e della sua esistenza. Ma questo a quella gentile signora io non potevo e non riuscivo a dirlo. E tutti questi pensieri si sintetizzarono in un lento cenno del capo.

“Forse torneranno a cercarti qui…”

Risposti con lo stesso cenno della testa “Loro devono andare avanti. Lo sussurrai appena, quasi più a me stessa che a lei.

“… comunque, se vuoi puoi stare qui con me… la casa è tanto grande da quando sono sola… mi farebbe piacere un po' di compagnia…” e mentre lei parlava, il grosso cagnone venne da me scodinzolando quasi timidamente, come a chiedermi se volevo accarezzarlo o doveva tornarsene accucciato sotto il tavolo. Gli passati più volte la mano sulla testa morbida, e mi appoggiò il muso su una gamba.

“Io… io signora… le sarei infinitamente grata… non vorrei disturbarla, ma…”

“Bene! Sono felice che tu abbia accettato! E anche Sasha è contento di aver trovato qualcuno con cui giocare… sai… io ormai non ce la faccio più… Beh… adesso… adesso vatti a riposare… si vede che stanotte non hai chiuso occhio”

Da quel giorno, rimasi con quella signora. Si chiamava Pan ed era gentile come una nonna con me, si vedeva che si sentiva molto sola. Io l’aiutavo nelle faccende giornaliere, e giocavo col grosso cagnone, e ogni tanto quando non c’era altro da fare, mi facevo qualche camminata alle porte di quel bosco che si era portato via la mia vita. “…ti riporterò Goku…” mi ritornavano in mente quelle parole di Hakkai, mi tornavano in mente quelle parole di continuo, e l’unica speranza che avevo era aspettare lì, aspettare il ritorno di Goku, sperando che arrivassero presto al loro obiettivo, sperando che riuscisse a sopravvivere; sperando che riuscissi io a sopravvivere fino ad allora. Non raramente mi immaginavo il momento del suo ritorno… poi ancor prima mi veniva in mente come avrebbe potuto mai reagire quando avesse saputo che ero ancora viva… che faccia avrebbe fatto, se mai si fosse arrabbiato… arrabbiato con Sanzo… o se mai si fosse arrabbiato con me. Ma soprattutto se durante il suo cammino avesse trovato qualcun altro capace di impazzirgli nel cuore, e farlo così dimenticare di me. In realtà, io non lo sapevo… non sapevo l’intensità del bene che provava per me. Lui non aveva mai detto niente… solo mi era sempre vicino, e si impauriva quando non c’ero, e si preoccupava di continuo se stavo bene o male. Mi dedicava in ogni attimo tutte le sue attenzioni. E poi avevo visto la sua reazione, quando gli avevano detto che non c’ero più… come dimenticarmi di quei momenti, in cui sembrava di vedere qualcuno a cui avessero appena aperto il petto e strappato via il cuore? Però, io non sapevo davvero. Non lo sapevo, e questi pensieri tristi, questa idea di non essere niente di speciale, di essere presto dimenticata sotto l’emozione di un nuovo e vero sentimento profondo, mi faceva chiudere la mia sequenza di pensieri; lasciavo il rifugio che mi ero trovata sotto un albero o vicino a un torrente per tornare in quella casa che mi ospitava, sperando che sbrigare faccende di cui peraltro non c’era la minima necessità mi potesse distrarre almeno un po'. O almeno, che facesse passare un po' più velocemente il tempo mentre aspettavo il suo ritorno.

Era ormai passata qualche settimana, le giornate erano sempre più belle con l’arrivo della stagione estiva… peccato io non riuscissi in alcun modo ad apprezzarle. La signora che mi teneva con sé era uscita presto, e visto che il sonno mi aveva completamente abbandonata, per non dar spazio ai pensieri tristi decisi di dare un po' d’acqua all’orto che, in un pomeriggio caldo come quello che si preannunciava, avrebbe sicuramente sofferto la sete. Il grosso cane era accucciato poco distante da me, mi stava sempre vicino. Sentii dei rumori provenire dalla città, all’inizio più bassi e confusi, poi sempre più forti e distinti. Erano rumori di un fracasso infernale, di distruzione, e poi grida agghiacciate… troppo bene conoscevo quel baccano: demoni! Lasciai l’orto per nascondermi in casa, seguita dal mio nuovo amico a quattro zampe, e da dietro la finestra di cucina, cercavo di vedere qualcosa. Tremavo, perché sapevo bene cosa succedeva… cosa succedeva ai villaggi e a tutti gli abitanti quando passavano questi gruppi di esseri impazziti. E intanto, li sentivo farsi sempre più vicini. Pensai alla vecchia Pan che era andata al villaggio a fare acquisti… chissà che fine aveva fatto… chissà se era già stata uccisa…. Mi rannicchiai in un angolo sotto la finestra con il volto tra le ginocchia. Ero disperata. Hakkai aveva detto che sarebbe tornato… tornato con Goku… e adesso sapevo che avrebbero trovato solo un mucchio di macerie al loro ritorno. O forse, non sarebbero mai tornati, ed era meglio che la mia vita finisse così, almeno non avrei vissuto anni nell’illusione, anni infiniti fino alla morte. Perché avrei aspettato tutta la vita, nella speranza di quella promessa. Ma i miei pensieri si interruppero quando sentii quelle presenze demoniache distintamente dietro la porta, e fuggii dall’uscita sul retro che dava nell’orto, per poi cercare la fuga. È vero, avevo pensato che forse quella fine era meglio di un attesa eterna… ma non ce la facevo assolutamente a spezzare l’unico piccolo invisibile filo che ancora mi legava a Goku. Uscii in giardino, richiamando dietro di me anche Sasha, che mi seguì di corsa, ormai allarmato da quella situazione che anche lui aveva percepito di estremo pericolo. Mi accorsi ben presto che la fuga sarebbe stata vana: ormai il villaggio era completamente invaso da demoni sanguinari e inferociti. Erano dovunque, e uccidevano persone, irrompevano nelle case e le distruggevano, rubavano qualsiasi cosa gli capitasse a tiro solo per il gusto di farlo, solo per poi buttarla pochi metri più in là. Rimasi impietrita a quella vista, ferma nell’orto, invece di continuare a correre quantomeno per cercare riparo nel bosco. Tremavo, tremavo sempre di più, benché non fosse certo la prima volta che vedevo dei demoni da vicino, e tanto meno era la prima volta che assistevo a uno spettacolo del genere. Ma non mi era mai capitato di vederlo completamente sola… quando altre volte mi ero trovata in quella situazione, ero sempre dietro le spalle di Goku, difesa dalla sua presenza, con lui sempre pronto a farmi da scudo col suo stesso corpo. Invece, in quel momento nessuno mi avrebbe difesa, e sentivo chiaro sulla pelle il brivido della morte. Quando improvvisamente mi tornò nella testa l’idea di fuggire, non feci in tempo a muovere un passo, perché venni bloccata da delle mani con gli artigli lunghi e acuminati; e mi ritrovai d’un tratto circondata da quei demoni che poco prima avevano fatto irruzione nella casa. Piangevo, piangevo da chissà quanto, ma me ne accorsi perché i singhiozzi mi scuotevano e mi sentivo malissimo, mi sentivo il cuore esplodere nel petto, mi sembrava di non riuscire a respirare… sentivo l’abbaiare del cane, lo sentivo ringhiare, e capii che aveva anche morso qualcuno di quegli esseri infami. Potevo solo immaginare, perché non riuscivo a vedere niente: d’istinto tenevo gli occhi chiusi, e quando li aprivo anche solo per un attimo mi trovavo decine di volti agghiaccianti di fronte, facce assassine e spaventose, macchiate di sangue, tanto sangue. Speravo che mi uccidessero alla svelta… speravo di non soffrire troppo, e speravo che non gli venissero altre terribili idee nella testa. Gridavo, ma le mie urla non si udivano nemmeno, si confondevano con le altre grida di tutto il villaggio, si perdevano nella confusione della distruzione. La vista lentamente mi si appannava, e sentivo del sudore freddarsi sulla mia fronte e sulla schiena… poi le ginocchia si piegarono, e non riuscivo a stare in piedi. Stavo chiaramente perdendo conoscenza, e mi stavo accasciando al suolo, pensando in quei pochi attimi che era meglio così, mi sarei addormentata e non mi sarei svegliata mai più. Ma durò poco il mio innaturale sonno, penso che passarono solo pochi minuti, nemmeno, forse qualche secondo… appena tornai un po' più lucida, mi ritrovai sulla spalla di uno di quei viscidi esseri, che mi portava chissà dove… ma non mi ero ripresa del tutto, mi sentivo ancora male, e non avevo nemmeno volendo le forze di ribellarmi. Così, richiusi gli occhi e continuai a fingere di essere svenuta. Ancora grida mi circondavano, ma meno, molte meno… non avevo il coraggio di guardare, perché sapevo che meno grida significavano soltanto una cosa… significavano soltanto che se avessi aperto gli occhi mi sarei trovata di fronte una panoramica agghiacciante, già preannunciata da quel terribile e fortissimo odore di sangue. Sentii anche un pianto… il pianto di un bambino, che poi svanì improvvisamente… quello fu terribile da sopportare, e se avessi avuto qualcosa sotto mano di sicuro mi sarei uccisa all’istante. Non era sopportabile quella scena, e non era sopportabile l’agonia che mi stavano riservando, invece di uccidermi subito come stavano facendo con tutti. Poi il passo del demone che mi portava rallentò, e sentii delle voci che si zittirono mentre una volta vicino a loro si fermò e mi posò a terra.

“Guardate qua… niente male eh? Il capo sarà contento” mi sentii gelare il sangue nelle vene, ma nonostante fossi concentrata sulle sue parole, riuscii a sentire nello sfondo anche dei pianti, pianti di ragazze. “L’abbiamo trovata in una casa al confine del bosco…” nel mentre, sentii qualcuno che si inginocchiava vicino a me e delle mani percorrermi il corpo, e dovetti sforzarmi per non muovere un muscolo, nemmeno una minima espressione del viso che descrivesse tutta la paura e tutto il ribrezzo di quel momento. Maledissi le loro anime… anche se non le avevano, le maledissi.

“… stava cercando di scappare… quando l’abbiamo presa è svenuta, però mi sembrava abbastanza carina, era un peccato ammazzarla…” “Beh, direi che non c’è male…” quelle mani sporche e dalle unghie acuminate toccavano con prepotenza il mio corpo, poi sentii quegli artigli infilarsi sotto lo scollo e tirarlo con forza, il rumore dei punti che cedevano fu inconfondibile, e poco dopo anche della stoffa che si lacerava, e sentii l’aria sulla pelle del mio petto e poi subito dopo quelle mani, che continuavano a profanarmi con arroganza. Ma improvvisamente ci fu un tonfo, e le sue mani non erano più su di me. “Che cazzo fai stronzo? Li conosci gli ordini! Tu non sei nessuno!!!! Se ti trovo un'altra volta a fare la testa di minchia ti ammazzo con le mie mani!!! Anzi, vado a dirlo al capo, e poi ci pensa lui a farti fuori!!! E adesso basta stare qui!!! Ma tu guarda quante ragazze!!! E il gruppo di Sanzo????” sussultai dentro di me a quelle parole, ma continuai nella mia recita, e riuscii a sopire anche il desiderio di ricoprirmi il corpo seminudo.

“Non… non li abbiamo trovati… sembra che non siano più qui… ce… ce l’ha detto un locandiere, ha detto che ormai è qualche settimana che se ne sono andati…”

Il demone che mi aveva strappato di dosso quel dannato essere ruggì inferocito diversi insulti, e la sua voce era così forte che mi spaventai, e non solo io, tanto che dopo le sue grida, ci fu un silenzio generale. Doveva avere diverso potere in quel gruppo, secondo forse solo a quello che diverse volte avevo sentito chiamare “capo”.

“Allora!!!” proseguì con tono leggermente più basso “almeno avete scoperto dove sono andati!!!”

Iniziarono a dirgli diverse cose, sulla direzione, sui vari villaggi che si potevano incontrare lungo il loro percorso… e mentre loro parlavano, mi sentii prendere per l’ennesima volta. A quel punto aprii gli occhi, mi trovai davanti i volti di tutti quegli esseri che fino a quel momento conoscevo solo di voce. Riconobbi subito quello che comandava il resto del gruppo, si vedeva dalla postura e dall’espressione. Mi notò con la coda dell’occhio mentre riprendevo apparentemente conoscenza, e io mi portai le mani al petto per coprirmi con la stoffa che ormai ricadeva strappata verso il basso. Si avvicinò. “Ah ci siamo svegliati signorina…” mi prese il volto con una mano e strinse un po' “… oh ma che begli occhioni…” poi improvvisamente mi sentii uno schiaffo sulla guancia “… beh vedi di stare sveglia!!! Se hai tanto da svenire, facciamo prima a ucciderti! Per divertirci non ci vogliono ragazze che dormono!” rimasi immobile e terrorizzata, mentre gli altri ridacchiavano alle provocazioni del loro capo. “Portala via, muoviti!” concluse con un gesto della mano, rivolgendosi a quello che mi aveva tirata su, per poi tornare con l’attenzione ai suoi leccapiedi che cercavano di spiegargli altre cose del gruppo che stavano cercando. Quel gruppo che cercavo anche io, che chiamavo forte in quel momento, dentro di me. Chiamavo Goku, con nuove lacrime sul volto, lui che non sapeva che poteva ancora salvarmi, lui che credeva di aver già fallito come persona nei miei confronti qualche settimana prima.

  
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