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Autore: Fluxx    28/02/2013    1 recensioni
E' passato un lungo mese da quando Liquid Ocelot è passato a miglior vita.
Tutto sembra scorrere per il verso giusto, ora. Tutto sembra essere tornato alla normalità...
Solid Snake è rimasto impresso nella mente di tutti, ma nessuno si aspettava che sarebbe tornato e - soprattutto - che quel giorno sarebbe stato così vicino.
Il suo ritorno porterà felicità e tristezza ma - soprattutto - tanta amarezza quando sarà pronto ad andarsene di nuovo e - questa volta - per sempre.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5. Little rays of Sun



Era mattino presto, una lieve brezza entrava dalla finestra socchiusa che Snake e Meryl, la notte prima, si erano dimenticati di chiudere.
La ragazza era sdraiata sul letto, nella medesima posizione in cui si era addormentata, rivolta verso il suo compagno...
Riaprì gli occhi un istante dopo, guardando di fronte a sé e constatando che Snake non era più lì, nel letto con lei.
“Snake??” Mormorò lei, d'istinto, tirandosi su seduta. Si guardò intorno, lievemente spaesata.
Si alzò piano, girando per la stanza. “David?” Si corresse poi.
Raggiunse la porta del bagno, accostata. La spinse ed entrò. “Dave?” Lo chiamò ancora, ma vide che non si trovava neppure lì... Era andato via. Era sparito, di nuovo.
Meryl sospirò, abbassando lo sguardo ed uscendo dal bagno, richiudendo la porta. Raggiunse il letto e vi si sedette, prendendo la borsa, non appena prese il cellulare vide sul display le trentacinque chiamate perse divise tra Johnny ed il padre Roy.
'Cazzo..' Pensò. Johnny doveva essersi preoccupato per non averla vista tornare e doveva aver chiamato Campbell... Ora si che sarebbe stato un problema. Cosa si sarebbe inventata? Dannata lei.



Snake era in strada già da un pezzo. Camminava lentamente tra la folla di persone mentre teneva una sigaretta tra le labbra.
Stava tornando a casa da Otacon, chissà quanto si era preoccupato. Non gli aveva nemmeno lasciato un numero di cellulare – che non aveva – e quindi poteva benissimo averlo dato per disperso... O morto.
Quando il campanello a casa Hemmerich suonò, lo scienziato si fiondò alla porta e – non appena la aprì – vide finalmente il suo amico.
“Snake! Dio santo! Dove sei stato? Mi hai fatto preoccupare!” Lo rimproverò, con un'espressione severa sul volto.
“Beh, hai insistito tu per farmi andare a quell'appuntamento.” Disse con la sua solita non-chalance, entrando, non appena mise un piede dentro casa superando lo scienziato, però, notò il Colonnello Roy Campbell vicino al divano, in piedi. Inspirò.
Snake si vergognò, si sentì colpevole e forse anche la sua espressione, in quel momento, lo tradì.
“Snake.” Gli fece un cenno con il capo, Campbell. Otacon chiuse la porta.
“Colonnello, che piacere rivederla.”
“Sono venuto qui perché Otacon mi aveva detto che eri sparito...” Gli si avvicinò. “Anche Johnny mi ha chiamato dicendomi che Meryl, questa notte, è sparita.. Dopo avergli detto che veniva a cena da me.” Lo informò, con sguardo severo.
Otacon a quel punto ricollegò. Era stata Meryl a mandargli quell'invito?
Il serpente inspirò, “Sì?”
“Snake, lo sai... Tu e Meryl avete sempre avuto la mia benedizione e ho sempre sperato che voi due poteste rimanere insieme ma...” Esitò.
“Ma? Che cosa Colonnello?” Si intromise lui, “Sono troppo vecchio per lei, ora?” Domandò.
Sia lo scienziato che Campbell poterono notare una punta di rancore in quelle parole.
“Non era ciò che intendevo, Snake. Intendevo dire solo che ormai il vostro tempo è passato.. E che Meryl ha trovato una persona per bene e che la ama sinceramente.” Disse allora Roy.
“Senta, Colonnello... Ho passato la serata con sua figlia, è vero, ma le assicuro che non è successo assolutamente nulla, abbiamo semplicemente parlato.” Lo guardò, dritto negli occhi, “E poi se lo pensa un uomo come me, adesso, poter minimamente pensare di fare altro?” Chiese. “Non si preoccupi, il matrimonio di sua figlia è ancora intatto.” Disse, prima di voltar le spalle e salire al piano di sopra.
Lo scienziato lo osservò, pieno di pena... Arrivare addirittura a dire una cosa simile... Sospirò e scosse il capo, abbassando lo sguardo.
“Hal... Io non intendevo..” Mormorò Campbell, avvicinandosi.
“Lo so.” Rispose lui, rialzando lo sguardo sull'uomo. “Lo so. Non preoccuparti.” Abbozzò un lieve sorriso.
“Non dire nulla a Johnny, d'accordo? Ci penserò io.”
Otacon annuì. “Buona giornata Colonnello.”
L'uomo ricambiò il saluto con un cenno, prima di uscire.



Meryl era in macchina, stava tornando a casa... In verità se la stava prendendo comoda, temeva una reazione da parte di Johnny e non sapeva come avrebbe sbrogliato la situazione.
All'ennesima chiamata del padre accostò vicino al marciapiede e si fermò per rispondere. Cosa gli avrebbe detto?
Afferrò il cellulare e schiacciò il tastino verde, portandosi l'apparecchio all'orecchio ma rimanendo in completo silenzio.
“Meryl?” Sentì poco dopo, la voce del padre.
“Hm..?”
“Si può sapere cosa ti è saltato in testa? Non hai idea di quanto Johnny si sia preoccupato.. Di quanto IO mi sia preoccupato!”
“Mi dispiace.” Disse lei, con tono piatto, guardando la strada di fronte a sé.
“Che cosa ti ha fatto? Potevi dirglielo che ti saresti vista con Snake, invece di mentire e di farci preoccupare a questo modo.”
“Cosa?” La ragazza sgranò gli occhi. Come lo sapeva?
“Sono stato da Otacon per chiedergli se avesse avuto sue notizie... Anche Snake era sparito nel nulla durante la notte, per uno strano appuntamento.”
'Maledizione..' Pensò la rossa, sospirando e appoggiando il capo contro il sedile, socchiudendo gli occhi.
“Che cos'hai intenzione di dire a Johnny?”
“Non sono cose che ti riguardano, sei mio padre, non mio marito.. E comunque ho intenzione di dirgli ciò che è successo: ovvero assolutamente nulla! Ci siamo visti, abbiamo cenato e abbiamo fatto due chiacchiere.”
“Due chiacchiere? Durate tutta la notte?”
Meryl sospirò nuovamente, questa volta in modo più pesante e scocciato. “Ho bevuto troppo e mi sono fermata in albergo, tutto qui.”
“.. A-ha. E Snake con te.”
Silenzio.
Questa volta fu Campbell a sospirare, dall'altra parte del telefono.
“Ti assicuro Papà che non è successo assolutamente nulla.. E ti prego di non dirglielo a Johnny.”
“Perché no? Se non è successo niente perché temi di dirgli che siete rimasti in albergo insieme.”
“Secondo te?! Perché non sono cose da fare! Sarebbe geloso!”
“E se non sono cose da fare perché l'hai fatto?!”
“Santo cielo, Papà! Conosci David! Sai che non ha fatto nulla di qualsiasi cosa Johnny possa pensare!”

Roy rimase in silenzio per qualche istante. “E va bene... Non dirò nulla a Johnny, ma dimmi una cosa... Non hai dimenticato Snake, vero? Ami Johnny?”
Quella domanda era una vera e propria crudeltà.
“Papà.. Ti prego. Snake è acqua passata, è storia vecchia... Provo affetto per lui e credo sia normale e mi dispiace che debba passare gli ultimi giorni della sua vita in completa solitudine, non lo trovo giusto... Non trovo giusto tutto ciò che gli è capitato, non trovo giusta la sua vita fin dall'inizio. Sto bene con Johnny, se così non fosse non lo avrei sposato.” Rispose con una vena di tristezza.
“D'accordo.. Va a casa, ok?”
“Sì. Ci sentiamo.” Disse lei, prima di attaccare.


Meryl arrivò di fronte la porta di casa, prese un bel respiro e dopodiché infilò le chiavi nella serratura, aprendo la porta. Non appena entrò, vide Johnny alzarsi dal divano e andarle incontro.
“Meryl! Dio santo, si può sapere che fine hai fatto?!” Chiese in un misto tra l'arrabbiato ed il preoccupato.
La rossa si chiuse la porta alle spalle. “Credo che.. Dobbiamo parlare, Johnny.” Disse, guardandolo.
“Lo credo bene, mi hai detto che saresti andata a cena da tuo padre e lui non sapeva nulla!”
“Sono andata a cena con Snake, ieri sera.” Rispose lei, tutto d'un fiato, guardandolo negli occhi.
“Co.. Cosa?” Sembrò placarsi. Meryl si sarebbe aspettata la reazione opposta. “E' qui?”
“Sì, è qui, per qualche giorno. Siamo andati a cena, ho bevuto un po' più del dovuto e mi sono fermata in albergo.”
“Con Snake?” Chiese a quel punto Akiba.
“... No.” Mentì. Strinse appena i denti ed inspirò.
“E perché diavolo non me l'hai detto?!” Domandò allora lui, scaldandosi nuovamente.
“Perché non volevo che fossi geloso! Non volevo pensassi... Non so..!”
“Beh, di certo raccontandomi una cazzata del genere ora mi hai riempito di dubbi.”
“...” Meryl sospirò. “Lo so, Johnny. Lo so. Sono stata un'idiota ed ho sbagliato... Ma credimi, ti amo e... Non farei mai nulla che potesse rovinare il nostro matrimonio.” Disse, guardandolo dritto negli occhi. Era vero? Non lo era? Non lo sapeva bene nemmeno lei, alla fine... Si sentiva divisa in due, spezzata, in bilico, ma d'altro canto sapeva anche di provare un grande, enorme affetto per Johnny.
L'uomo rimase in silenzio per qualche istante, dopodiché le si avvicinò e la abbracciò. “Non ci vedo chiaro... Ma mi hai fatto preoccupare. Dio solo sa quanto mi hai fatto preoccupare Meryl. Non farlo mai più.”



Quel giorno Snake rimase chiuso in camera tutto il giorno.
Era Venerdì ed era l'ultimo giorno lavorativo della settimana. Quando Otacon tornò a casa, la sera, sentì un silenzio surreale, gli sembrava quasi di essere a casa da solo.
Dopo essersi cambiato e dato una rinfrescata, salì al piano di sopra. Bussò alla porta.
“Snake?”
L'amico non rispose.
Hal sospirò, dopodiché spinse lievemente la maniglia verso il basso ed aprì la porta: Snake era lì, seduto sul letto con i gomiti poggiati sulle ginocchia e le mani congiunte. Ai piedi del letto v'era un borsone pieno, lo stesso con il quale Snake era arrivato.
Ad illuminare la stanza c'era solo la fioca luce della lampadina sul comodino.
Lo scienziato mosse un timido passo verso l'amico, rimanendo sempre accanto alla porta. “Te ne vai..?” Chiese.
L'ex soldato a quel punto alzò lievemente il capo, incrociò lo sguardo del compagno ed annuì lievemente.
Otacon sospirò, sconsolato, dopodiché si avvicinò e si sedette sul letto, accanto a lui. Snake tornò a guardare un punto indefinito del pavimento, con le mani che gli sfioravano appena le labbra.
Hal non sapeva bene come convincere l'amico a rimanere, così per rompere il ghiaccio decise di cominciare a parlare di roba decisamente a caso.
“Sento di star cominciando a trovare un posto nel mondo.. Il lavoro comincia ad andare a gonfie vele e sempre di più mi ritrovo capace di rapportarmi con le persone e di aprirmi di nuovo.”
Silenzio.
“Sai... Ieri sera, come promesso, ho chiamato Mei Ling.” Sorrise e lo guardò. “Domani sera usciamo, la porto a cena fuori.” Disse, quasi entusiasta.
Non appena la sua voce si interruppe, il silenzio calò nuovamente nella stanza.
“Snake..?”
L'uomo non fiatò, non rispose. A quel punto Otacon cinse le spalle dell'amico con entrambe le braccia, stringendolo. “Ti voglio bene, Snake.” Mormorò, appoggiando il capo sulla sua spalla... Probabilmente non c'era mai stata una vera e propria dimostrazione d'affetto tra i due come quella, se non in alcuni rari casi. “Non te ne andare.” Sussurrò, socchiudendo gli occhi.
“Otacon...” Il Serpente alzò nuovamente il capo. L'amico si scostò appena per poterlo guardare negli occhi, in quanto Snake volse il capo proprio verso di lui.
“Non lo capisci che io posso trovare pace soltanto lontano da tutti voi? Lontano da questa vita normale? Sono tornato ed ho sbagliato.” A quel punto si alzò, avvicinandosi alla finestra.
“E allora lascia che io venga con te!”
“No, Otacon, non se ne parla. Tu hai una vita intera da vivere di fronte a te, piena di sorprese, di gioie ma anche di dolori.. Non è giusto che tu conduca una vita da eremita soltanto per stare accanto ad un povero vecchio. Domani partirò e tornerò in Alaska.”
“.. Snake..” Lo scienziato a quel punto lo raggiunse. “Almeno aspetta di incontrare Sunny... Mi chiede sempre di te. Facciamo così: domani viene Sunny, io la sera esco con Mei Ling e domenica riparti. Non insisterò più per farti rimanere, lo giuro... Ma almeno fallo per Sunny.”
Ci fu ancora qualche istante di silenzio, dopodiché Snake volse il capo verso Otacon. “D'accordo... Ma solo fino a domenica.”
Sul volto dello scienziato si dipinse un gran sorriso. “Grazie.”



Il resto della serata passò tranquillamente, Snake scese per cenare e i due parlarono del più e del meno. Otacon era curioso di sapere cosa fosse successo la notte prima con Meryl, stava morendo dalla curiosità, ma capiva che tempestarlo di domande non sarebbe stata la cosa migliore: glielo avrebbe raccontato lui qual ora ne avesse avuto voglia.
Dopo cena Snake si ritirò in camera, per dormire, Otacon invece rimase sveglio a lavare i piatti e dopo si piazzò di fronte la tv per guardare un film. Stava aspettando che il sonno si facesse vivo ma – a dir la verità – era terribilmente agitato per la cena con Mei Ling del giorno dopo. Che cosa le avrebbe detto? Di cosa avrebbero parlato? La vita di Otacon negli ultimi nove anni si era limitata alla caccia del Metal Gear e allo sventare attacchi nucleari, nulla di più... Non è che fosse tutto questo gran divertimento.
Sospirò, appoggiando il gomito sul bracciolo del divano ed il capo contro la mano, osservando le immagini che si susseguivano sullo schermo mentre la sua testa era piena di pensieri.



Era mattino – per dire – quasi le dodici, quando suonarono alla porta.
Snake aprì gli occhi, certo di aver fatto un brutto incubo. Ormai non era rara come cosa.
Rimase qualche lungo istante a guardare il soffitto mentre cominciò a sentire delle voci al piano di sotto.
Si mise seduto e poco dopo si alzò in piedi. Raggiunse la sedia dove stava la sua maglietta, la prese e se la infilò. Si guardò qualche istante allo specchio e si sistemò i capelli passandovi una mano.
Il Serpente aprì la porta e percorse il piccolo corridoio, poi scese le scale in legno che portavano al piano di sotto.
“Va bene, allora torniamo a prenderla Domenica sera.” Disse una donna bionda, una signora molto bella e curata.
“Sì, d'accordo.” Annuì Otacon, appoggiando una mano sul capo della piccola Sunny, la quale gli si era attaccato ad una gamba, per abbracciarlo.
“Allora a domani sera, tesoro.” Disse l'uomo, colui che era il padre adottivo.
“Sì, ciao!”
I due signori – proprio quando stavano per lasciare l'abitazione – alzarono lo sguardo verso le scale, notando un uomo di una certa età scendere.
Sunny, incuriosita dallo sguardo vagante dei genitori, volse il capo.
“Zio Snake!!!” Esordì la bambina, ritirando le braccia da Otacon e correndo verso il Serpente, non appena gli fu vicino, gli cinse le gambe con entrambe le braccia.
Snake sentì un certo calore nel petto e non poté trattenere un sorriso.
“...” Otacon li osservò e sorrise, poi si rivolse ai genitori. “Vecchio amico di famiglia, spiegò.”
“Oh..” La madre annuì. “D'accordo. Allora ci vediamo domani.”
“Certo. A domani!” Li congedò Otacon, prima di chiudere la porta.
“Come stai?!” Chiese la biondina a Snake.
“Sto bene, tu?”
“Bene! Che bello sei tornato!” Esultò lei, prendendolo per mano e portandolo verso il divano, dove entrambi si sedettero.
“Snake, verso le due andiamo a pranzo fuori, vuoi che ti prepari comunque la colazione?” Chiese lo scienziato, fermandosi si fronte la porta della cucina, guardando i due.
“Sì, grazie.. Ho una fame.”
“E tu Sunny? Hai fatto colazione?”
“Sì, stamattina!” Rispose la piccola.
“Non vuoi niente? Sicura? Ho comprato i cornetti stamattina proprio per te..”
“Mmh.. Va bene! Allora mangio anche io!”
Otacon sorrise. La viziava, quella bimba.. Ma era normale, le voleva un gran bene. Si ritirò in cucina a preparare la colazione per Snake e a prendere qualcosa per Sunny, mentre li sentiva parlare nell'altra stanza.

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Angolo autrice:

Chiedo venia se ci ho messo così tanto ad aggiornare!
Purtroppo ho passato un periodaccio nero per quanto riguardava l'ispirazione ma ora ce la sto mettendo tutta per rimettermi in carreggiata!
Vi lascio con questo capitolo (che avevo già scritto) sperando che non ci siano troppi errori, dopo indubbiamente lo leggerò, prima gli ho dato una veloce letta!
Spero che ci sia ancora qualcuno interessato eeee... Ringrazio tutti quelli che mi seguivano prima! :))
Al prossimo capitolo!

Evelyn


   
 
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