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Autore: Leopoldo    28/02/2013    2 recensioni
Due vite più differenti e distanti sono difficili da immaginare.
Un soldato dello US Army che ha lasciato la sua città natale senza tornare per anni ed una giovane supplente di Letteratura possono intrecciare i loro destini e rimanere legati l’uno all’altro?
-Au, Quick centric, accenni possibili di altre coppie-
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kurt Hummel, Noah Puckerman/Puck, Nuovo personaggio, Quinn Fabray | Coppie: Puck/Quinn
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.

 

Silenzio.

Ultimamente ce n’è tanto nella sua vita, eppure non è mai stato un tipo particolarmente quieto o di poche parole.

Ha sempre pensato che i vuoti che si creano durante una chiacchierata debbano essere riempiti ad ogni costo, rischiando anche di sembrare idioti, perché nulla è peggio del silenzio. Eppure …

 

“Non sei molto loquace, oggi”

 

Sposta i suoi occhi nocciola dal muro anonimo dell’ufficio in cui è seduto per fissarli in quelli del suo interlocutore.

“Beh, stamattina mi sono svegliato e mi sono reso conto di essere molto filosofico” mormora abbozzando un sorriso, afferrando la targhetta dorata appoggiata alla scrivania e iniziando a tracciare i contorni del nome. LT. Cooter Menkins, Psicologo.

 

“Ah sì? Sentiamo, perché pensi di esserlo?”

 

“Lei, dottore, è come una puttana. Solo che al posto di essere pagato per scopare gli sfigati che non riescono a trovare una donna vera, viene pagato per stare a sentire quelli che vanno giù di testa, come me” conclude, riappoggiando la targhetta al proprio posto. “È o non è un pensiero altamente filosofico?”

 

L’uomo scuote appena il capo, facendo dondolare la penna tra il pollice e l’indice. “Questa è una perla, te lo devo concedere”

 

Ridacchia, grattandosi la nuca. “La può usare, se vuole. Ne ho delle migliori da parte”

 

“Preferirei …” mormora, prendendo il suo fascicolo “… sapere come hai dormito stanotte”

 

“Sono andato a letto dopo le undici, non ricordo esattamente l’ora, e mi sono svegliato qualche minuto prima della sveglia che avevo puntato alle otto e venti” risponde con  sincerità, mentre il dottore annota.

 

“Nove ore di sonno. Molto bene. Direi che hai riacquistato il tuo normale ritmo biologico”

 

Annuisce distrattamente, evitando con estrema accuratezza anche solo di pensare a come fosse disperata la situazione appena tre mesi fa, quando nove ore di sonno le accumulava forse in una settimana.

 

“Hai avuto incubi, stanotte?”

 

“No, dottore. Altrimenti l’avrei chiamata”

 

“Bene” mormora scrivendo anche questa risposta. “Hai avuto attacchi di panico o di rabbia, improvvisi black-out, stati confusionali o flashback ieri pomeriggio, ieri sera e questa mattina?”

 

“No” risponde con sicurezza. “Anzi, aspetti un secondo. Ho avuto un leggero attacco di panico quando ho visto che hanno sostituito Liz con quel imbrattacarte occhialuto” ridacchia, indicando con il pollice la porta alle sue spalle.

 

Noah, sii serio, per favore”

 

“Non si può neanche più scherzare” borbotta a denti stretti, sbuffando prima di rimettersi seduto in maniera composta. “Non ho manifestato alcuno dei disturbi che ha elencato, né ieri né oggi né nelle ultime settimane”

 

“Magnifico” si concede l’uomo, poggiando subito dopo la penna per guardare il paziente negli occhi. “Se ti dicessi che ti ritengo idoneo a tornare alla vita civile, tu cosa risponderesti?

 

Noah appoggia una mano sulla bocca, picchiettando l’indice sulla punta del naso.

“Sono sinceramente sorpreso” riflette ad alta voce, cercando di non tradire il proprio stato d’animo con tremolii della voce o smorfie del volto. “Però mi sento davvero bene, molto meglio di come sono stato negli ultimi anni a dirle la verità”

 

“Hai il sentore di essere di essere migliorato e lo pensi realmente” nota lo psicologo, piacevolmente stupito. “Cosa ti disturba?”

 

Sorride, muovendo la testa avanti e indietro come se stesse annuendo. “Lei è la prima persona che riesce a capire sempre cosa mi passa per la testa. La prima” ridacchia appena, scuotendo il capo. “È triste, non trova?”

 

“Sto facendo il mio lavoro. Il fatto che riesca a capire i miei pazienti è basilare” risponde in tono conciliante. “Tuttavia vorrei che rispondessi alla domanda. Cosa ti disturba?”

 

“Non … non sono sicuro di avere ancora una famiglia … o un posto dove andare”

 

Il dottore chiude la cartella, cercando di risultare il più amichevole possibile. “Per quel poco che so della tua esperienza familiare, non mi sento di esprimere giudizi. Considerando l’esperienza generale della mia lunga carriera, invece, mi sento di assicurarti che la paura di tornare a casa c’è sempre e che nella maggior parte dei casi loro ti stanno aspettando a braccia aperte”

 

Rimane fermo a fissare gli scarponi che indossa per qualche istante, cercando di metabolizzare la cosa. La sua esperienza familiare fa schifo, ecco perché non ha intenzione di esprimere giudizi.

“Forse ha ragione lei” esala, nemmeno troppo convinto.

 

Il dottor Menkins rimugina attentamente. Fa questo mestiere da troppo tempo per non sapere che, dietro a quegli esoscheletri di muscoli e rabbia e a quelle facce da killer, si nascondono ragazzi profondamente fragili.

“Possiamo aspettare una settimana ancora, se preferisci prenderti del tempo per pensare”

 

Nah … la faccenda rimane la stessa, sia che me ne vada ora che mi metta ad aspettare. E poi, se lo lasci dire, la sua faccia e Fort Benning mi hanno davvero rotto i coglioni”

 

L’uomo si gratta l’accenno di barba, sorridendo divertito. “Professionalmente parlando sono molto soddisfatto del tuo percorso di recupero. Personalmente parlando, credo che mi mancheranno le tue … perle

 

“Quando me le pubblicheranno gliene manderò una copia autografata”

 

Cooter ride di gusto, scribacchiando qualcosa sulla cartella e apponendovi un timbro. “Ora sei ufficialmente un soggetto recuperato e il tuo congedo permanente inizierà domani mattina”

 

Noah si mette sull’attenti all’improvviso, facendo il saluto. E per una volta è estremamente serio. “Grazie di tutto, Tenente Menkins”

 

Il dottore rimane basito per un attimo prima di rispondere al saluto. “Se mai avrai ancora una reminescenza dei tuoi disturbi, non esitare a chiamare”

 

Alza la mano a mo’ di ulteriore saluto quando ormai è già fuori dalla stanza. Getta un’occhiata sfuggente agli altri soldati presenti in sala d’attesa e, per un attimo, nei loro occhi rivede ciò che è stato. Un fantasma.

 

Deglutisce a vuoto, infilando all’istante Ray-Ban da sole e berretto color sabbia.

Vedendo quegli sguardi persi nel vuoto, quei volti scavati e quei corpi tesi e nervosi, improvvisamente il ritorno a casa fa un po’ meno paura. Perché la parte difficile, quella davvero tosta, ormai è alle spalle.

 

E se tutto andrà finalmente come deve andare, Noah Puckerman non dovrà indossare mai più la divisa dell’esercito degli Stati Uniti in vita sua.

 

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Iniziare a lavorare come supplente è sempre un compito arduo.

 

Innanzitutto, hai tra le mani un contratto a tempo della durata stimata intorno al ‘boh, magari un mese, magari due’. Certezze economiche? Garanzie lavorative? Che diavolo significa?

 

In secondo luogo, se sei è alle prese con uno dei primi lavori tutti si sentono in diritto di metterti i piedi in testa. Gli studenti sanno che hai il potere di una formica di fronte ad una lente d’ingrandimento ed un bambino dispettoso in un giorno di caldo afoso, i professori sanno che non puoi opporti e richiedono favori a nastro, favori che ovviamente non puoi permetterti di rifiutare per la speranza di fare bella impressione.

 

Inoltre, se hai la sfiga di essere una bella donna –o un bell’uomo, ma non è questo il caso e generalmente per i maschi è sempre più facile– le battutine e gli sguardi degli studenti sono nulla in confronto all’indivia delle arpie con la cattedra fissa e alle allusioni dei colleghi uomini.

 

Quinn Fabray, in un ipotetico diagramma di Eulero-Venn della questione, sarebbe l’incrocio perfetto dei tre gruppi sopracitati.

Bisogna però dire che essere ignorata dal resto degli insegnanti donne, alla resa dei conti, non le dispiace più di tanto.

 

Ama mangiare in silenzio, anche se sarebbe più corretto dire che è un tipo di persona che apprezza la quiete in generale, perché le dà la possibilità di fare la cosa che preferisce: leggere. In particolare, ultimamente è in fissa con Paulo Coelho.

L’anno scolastico è iniziato da soli due giorni ed ha già divorato ‘L’alchimista’. Un altro mese di pause pranzo così e avrà finito la pila di libri mai iniziati che giace nella sua libreria.

 

“Scusami?”

 

Solleva lo sguardo dal libro che tiene appoggiato davanti a sé, sperando ardentemente che a chiunque appartenga quella voce particolarmente bassa e profonda non abbia intenzione di chiederle di uscire per approfondire ‘lo scambio’ tra materie scolastiche. È già successo, sì.

 

“Ciao, sono Ken Tanaka, coach della squadra di football e durante l’inverno anche di quella di basket”

 

È bloccata. Non riesce a muovere un muscolo. Perché quel bestione sovrappeso con una maglietta attillata che mette in evidenza la pancia, pantaloncini da ginnastica lunghi fino a metà coscia e i calzettoni lunghi indossa un cavolo di marsupio! Un m-a-r-s-u-p-i-o. Oh Dei.  

“Q-quinn … Quinn Fabray” balbetta, accorgendosi che il silenzio dura da troppo tempo.

 

“Sei la supplente di letteratura, vero?” ammicca –oh Dei, lo sta facendo– appoggiando il piede su una delle sedie libere per –oh Dei, oh Dei, oh Dei– mettere in evidenza il marsupio.

 

“Spero di no” si lascia scappare. Stringe le labbra subito dopo, sperando di non esserci andata troppo pesante. Quando lo vede ridere per quella che non è stata assolutamente una battuta, si trova a pentirsi di non aver davvero osato troppo.

 

“Sembri simpatica, bene. Ti rivelerò un segreto” sussurra piegando il busto verso di lei e facendole segno con l’indice di fare altrettanto. Ovviamente lei non si sposta di una virgola, anzi, si sposta leggermente all’indietro nel tentativo di allontanarsi, ma l’uomo non sembra notalo. “Qui dentro non ci sono molte persone simpatiche, sono praticamente tutti dei vecchiacci ad un passo dalla pensione. O dalla morte, dipende”

 

“Grazie per l’informazione” sorride, o almeno nei suoi intenti dovrebbe essere così. Ancora una volta, non appena Ken Tanaka il coach ride, non riesce ad impedirsi di auto-maledirsi per essere sempre così gentile con tutti. Dovrebbe essere più cattiva, Santana glielo dice sempre.

 

“Allora, miss supplente …” le fa credendo di essere simpatico, infilando i pollici –oh Dei, perché?!– nell’elastico dei pantaloncini “… da quanto tempo sei a Lima?”

 

“Un paio di settimane”

Non dovrebbe essere prevenuta nei suoi confronti, no? Magari vuole fare solo conversazione ed è completamente diverso dal professor Hall di fisica, dal professor Taylor di educazione civica o da tutti gli altri insegnanti che l’hanno approcciata in questa e nell’altra scuola dove ha insegnato. Giusto?

 

“Potrei farti da guida per la città”

Sbagliato.

 

“Ti ringrazio ma Lima non mi sembra così grande da aver bisogno di un guida” sbotta, un tantino più acida di quanto non volesse esserlo. È solo che a volte è davvero snervante.

 

“Oh. Sì … chiaro, bene. Lo capisco”

 

Dannati sensi di colpa.

“E poi devo ancora finire di sballare di scatoloni” aggiunge, sorridendo per davvero stavolta, tentando di addolcire il tono.

 

“Hai bisogno di una mano? Ho braccia piuttosto forti che-”

 

“No, grazie” lo gela, secca e schietta. Santana sì che in questo momento sarebbe fiera di lei.

 

Finalmente coach Ken pare afferrare il concetto e si congeda con un borbottio che sembra un ‘Ciao’ ma potrebbe anche non esserlo, permettendo a Quinn di leggere il libro e dedicarsi al pranzo, un magnifico sandwich con bacon, una sottiletta di cheddar e foglie di lattuga che non servono a nulla, se non farla sentire un po’ meno in colpa verso il suo stomaco.

 

Forse è stata troppo dura, prevenuta e sì, pure stronza, nei confronti di un uomo che sembrava solo voler essere gentile con lei. Perché era solo apparenza, è piuttosto chiaro. Come si può ignorare quello che non ha detto ma si capiva benissimo dal suo sguardo, dal suo tono e dai suoi –oh Dei, li sognerà sicuramente stanotte– ammiccamenti? 

A sua parziale discolpa, questo almeno ha provato a fare finta per i primi due secondi.

 

La verità è che certe volte le persone infantili non si nascondono tra gli studenti, bensì nel corpo docenti. E per una volta non le dispiacerebbe trovare un collega o una collega con cui riuscire ad andare d’accordo, anche solo per i pochi mesi del suo contratto da supplente.

 

Pochi mesi, già. Perché a Natale poi potrebbe trovarsi nella condizione di doversi spostare e cambiare casa di nuovo, è una situazione tutt’altro che impossibile. Però è questa la vita che si è scelta, l’ha voluta esattamente così in ogni singola sfaccettatura, non può lamentarsi.

Può solo sperare di avere fortuna e trovare persone diverse da quello che ha incontrato fin’ora. Anche se, viste le premesse, sembra davvero una gara in salita. 

 

 

 

Note dell'autore: 

Eccoci qui, la mia prima long -nessuno l'aveva chiesta, lo so. Non ho idea di quanto sarà lunga in termini di capitoli anche ho già preparato la scaletta con gli avvenimenti principali. Ci sarà da sudare, però, questo ve lo posso anticipare.

 

Quinn e Puck, già. Non lasciatevi ingannare, però. Mano a mano che si andrà avanti con la storia, entreranno in gioco altri personaggi. Non sarà una storia limitata solamente a loro due, diciamo. E ci saranno un paio di sorprese.

 

Il rating è arancione per sicurezza. Alcune tematiche, soprattutto quelle di Noah, sono un po’ forti e anche il linguaggio non è proprio da docente di Yale, ecco.

 

Che altro dire? Direi basta.

Se qualcuno ha domande, appunti, consigli, critiche, correzioni, insulti o qualsiasi altra cosa non esiti a chiedere, anche solo per posta privata. Fatemi sapere se vale la pena continuare o meno perché mi sta prendendo.

 

Al prossimo capitolo, che è già pronto, sarà molto più lungo del prologo ed è solo da sistemare. Direi intorno al giovedì della prossima settimana, giorno più giorno meno.

Grazie a chiunque leggerà!

Pace. 

  
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