- Torna subito qui piccola peste!-
Un
uomo vestito di nero stava rincorrendo una ragazzina sui quindici anni,
abbastanza alta ma molto minuta, con capelli lunghi di uno strano colore nero
misto a viola e con occhi quasi bianchi ma molto attraenti. La ragazza, erede di
una casata molto importante, il Clan Hyuga, stava fuggendo per l’ennesima volta
dalla sorveglianza del suo tutore. Il perché, poi, lo sapeva solo lei. Hinata,
così si chiamava la ragazzina, era un tipo timido e molto riservato, ma con una
grande forza d’animo. Essere erede di qualsiasi cosa comporta grandi
responsabilità, e non tutti sono pronti per questo. Hinata faceva parte di quel
gruppo che non era ancora pronto per avere il potere. Perché a lei nemmeno
interessava! L’unica cosa che voleva era stare accanto al suo amato che,
purtroppo, non sembrava degnarla nemmeno di uno sguardo. Ma lei non desisteva:
tutti i giorni fuggiva dagli insegnamenti del tutore per guardare di nascosto
Naruto, il ragazzo di cui era profondamente innamorata, allenarsi insieme ai
suoi amici Kiba, Sasuke, Shikamaru e Choji.
Anche
quel giorno la ragazza era riuscita a scappare alla presa tenace del tutore e a
scappare verso il boschetto dietro casa. Da lì il luogo dell’allenamento, che si
teneva in una radura al centro del bosco, era facilmente raggiungibile. Aveva
scoperto quel posto per caso, durante una passeggiata insieme alla sorellina.
Aveva visto quei ragazzi esercitarsi e li aveva riconosciuti: frequentavano la
sua stessa scuola ma si trovavano tutti un anno più avanti di lei. Anche suo
cugino Neji ogni tanto usciva con loro e spesso Hinata gli faceva domande su di
loro e in particolare di quel ragazzo biondo e chiacchierone di cui si era
innamorata. E lui gliel’aveva descritto come un gasato e un povero fallito. Ma
questo non aveva fatto altro che accrescere l’amore di Hinata per quel ragazzo
così diverso da lei.
Quel
giorno, però, era in ritardo. Hinata corse più velocemente possibile tra gli
alberi, graffiandosi la pelle e tagliandosi i vestiti. Improvvisamente sentì una
voce: era quella di un amico di Naruto, che lei non sopportava
molto.
-
Akamaru! Akamaru!!!-
Chi
sta cercando?
Hinata si nascose dietro ad un albero e guardò il ragazzo avvicinarsi e
guardarsi intorno con fare disperato.
-
Dove ti sei cacciato? Cane maledetto…Vieni fuori!-
Appena
sentì la parola “cane” un brivido le attraversò la schiena e la pelle le si
accapponò. Lei i cani li aveva sempre odiati. Forse era per quello che non
poteva sopportare il ragazzo davanti a lei.
Kiba
si fermò e iniziò ad annusare l’aria. La ragazza sgranò gli occhi per la
sorpresa: chi era quello? Un animale?
Il
ragazzo si fermò, naso all’aria, girato verso l’albero dietro cui stava
lei.
-
Ti ho trovato!-
Hinata
si sentì avvampare come di consuetudine. Davvero ha capito che ero qui? Mi
avrà “fiutato”? No… Mi avrà visto poco fa. Sentì i passi del ragazzo
avvicinarsi al suo nascondiglio. Cercò allora di schiacciarsi contro l’albero e
diventarne parte integrante per sfuggire alla vista di Kiba. Poi guardò in
avanti: una figura indistinta si stava avvicinando a lei. Cercò di guardare
meglio e, quando finalmente riuscì a distinguere il profilo, la paura la invase
e, spalancata la bocca, tentò di gridare con tutta la voce possibile. Ma non le
uscì altro che un suono soffocato. Davanti a lei, un enorme cane bianco la
guardava con aria meravigliata mentre si accasciava al suolo priva di
coscienza.
Hinata
finalmente aprì gli occhi. Dove mi trovo? Il paesaggio intorno a lei non
era composto da altro che alberi e sottobosco. Poi finalmente ricordò: era
scappata da casa per spiare Naruto ma un grosso cane le aveva sbarrato la strada
e lei era svenuta. Si mise seduta con fatica, la testa che le girava ancora.
Davanti a lei Kiba le dava la schiena. Sembrava intento a fare
qualcosa.
Hinata
si protese in avanti cercando di vedere ciò che il ragazzo stava facendo, ma
vide solamente una bacinella piena d’acqua davanti a lui. Poi sentì un guaito e
un altro brivido la attraversò. Ancora quel cane! Sporgendosi nuovamente
vide ciò che c’era all’interno del recipiente: un cane identico a quello che
l’aveva fatta svenire, ma cento volte più piccolo.
-
Eddai, stai fermo piccolino!-
La
voce di Kiba interruppe quel silenzio innaturale che si era creato mentre il
cane emetteva un altro guaito.
-
Cosa dici, Akamaru? La ragazza si è risvegliata?-
Kiba
si girò e vide Hinata in ginocchio sporta verso di lui. La ragazza diventò
bordeaux appena incrociò il suo sguardo e si mise seduta in una posizione
comoda. Kiba sorrise: non aveva mai visto nessuno che avesse così tanto terrore
dei cani.
-
Ehi! Come stai?-
-
Bbb…bene, grazie-
Hinata
abbassò lo sguardo e intrecciò le dita. Forse quel tipo non era poi così
male.
-
Mi chiamo Kiba. E tu?-
-
Hi..Hi…Hinata-
-
Sai, Hinata! Non ho mai visto una persona più fifona di
te!-
La
ragazza pensò subito di aver sbagliato a giudicarlo così bene. Non era altro che
un maleducato. Questo la fece avvampare ancora di più, ma per la rabbia.
-
Cioè… Volevo dire che non avevo mai visto nessuno che avesse così tanta paura
dei cani. Akamaru è solo un piccolo animaletto innocuo…-
Forse
non era poi così maleducato. Forse.
-
E ehm… quello enorme che… c’era poco fa?-
-
Era sempre lui, ma aveva ingerito un tonico da guerra per riuscire a
trasportarmi-
La
ragazza ancora non capiva una cosa: perché allora era
fuggito?
Hinata
disse ad alta voce ciò che stava pensando, sempre
balbettando.
-
Aveva annusato un odore strano… insolito…-
-
Che… che genere di ehm… odore?-
-
Non saprei… non me l’ha detto-
-
Tu… parli con i cani?-
-
Certo. E’ una dote di famiglia. Del clan Inuzuka-
-
Tu… appartieni ad un Clan?-
-
Sì. E sono anche un erede… sai che palle-
-
Davvero?- Hinata sembrava stupita.
Forse lei non era l’unica che non voleva essere l’erede di una casata – A…anche
io…-
Il
ragazzo la guardò stupito. Come faceva una ragazza del genere (timida e fifona)
a essere erede di una casata? Che, a giudicare dai vestiti che portava anche se
stracciati e dallo strano colore degli occhi, doveva essere molto
importante.
-
Qual è il tuo Clan, Hinata?
La
ragazza si stupì: Neji gli aveva sempre detto di non fidarsi di Naruto e
tantomeno di Kiba perché gli assomigliava molto. Però questo tono gentile…
Perché non si comporta come sempre? Neji dice che non gli piace essere
cortese. Ma il tono di Kiba era tutto tranne scortese e la ragazza arrossì
nuovamente.
Kiba
piegò la testa guardandola di traverso e aspettando con strana pazienza la sua
risposta.
-
Clan… Hyuga-
-
Cosa?!- Kiba spalancò gli occhi: davanti a lui stava un membro della casata più
importante di Konoha.
Come
ho fatto a non riconoscerla? E’ uguale a Neji Hyuga.
-
Tu… conosci Neji?-
Hinata
guardò il ragazzo – Certo, è mio cugino!- Strano, aveva parlato senza tremare o
balbettare. Cosa stava accadendo?
Hinata
era così presa dai suoi pensieri che non si accorse che Akamaru si era
avvicinato a lei e la stava annusando. Tornò alla realtà quando il cane iniziò a
leccarle la mano.
La
ragazza lanciò un grido e balzò in piedi nascondendosi nuovamente dietro un
albero.
-
Che tipa paurosa- Kiba si alzò scuotendo la testa e abbracciando il cane –
Guarda che Akamaru non fa male a nessuno se non glielo ordino
io…-
-
Io… io… ho paura lo stesso- Di nuovo a balbettare. Tutta colpa di quel
cane.
-
Vieni. Standogli vicino senza che lui ti possa toccare è senz’altro utile per
far passare la paura-
-
Io… io… non voglio-
Kiba
sbuffò. Sarà stata anche timida quella tipa ma era molto testarda. Decise allora
di alzarsi e andarsene, gli altri lo stavano sicuramente
cercando.
-
Scusa devo andare. I miei amici mi stanno aspettando-
Hinata
annuì abbassando il capo – Ciao-
-
Ci vediamo allora- Il ragazzo si alzò con Akamaru sottobraccio e si allontanò
verso il punto dove si tenevano gli allenamenti, senza voltarsi a guardare
Hinata che, ancora nascosta, lo fissava rossa in viso.
-
La signorina Hinata-
La
ragazza fu annunciata da una cameriera al suo tutore che, con aria scocciata,
guardava i suoi capelli spettinati e i vestiti leggermente stracciati e sporchi
di terra.
-
Dove è stata signorinella?-
-
Non… non sono affari che… la riguardano- Hinata guardò negli occhi il suo
interlocutore mentre pronunciava la frase. Forse la chiacchierata con quel
ragazzo rozzo e burbero incontrato nel bosco e la vicinanza al cane le avevano
dato un po’ di coraggio.
-
E invece sì, signorinella. Mio padre ha affidato la vostra istruzione a me. Ma
voi ogni giorno fuggite e ve ne tornate verso sera senza imparare un bel niente.
Fino ad ora non mi sono lamentato, ma se vostro padre verrebbe a sapere di ciò,
come pensate che reagirebbe?-
Hinata
sentì la collera assalirla. Di una cosa aveva grande paura: suo
padre.
-
Non ci dovete… nemmeno provare!- La voce le si increspò. Si accorse che stava
quasi strillando.
-
Alla vostra prossima uscita, signorinella, vostro padre verrà avvertito. E’
stata avvisata-
La
ragazza annuì e si girò per andarsene ma la voce dell’uomo la fece
fermare.
-
Dove credete di andare? Oggi siete tornata prima e la lezione di storia si
fa-
Alla
ragazza venne da sbuffare ma la sua rigida educazione non glielo permetteva e
quindi tornò verso il tavolo e si immerse nella storia di
Konoha.
Quella
notte Hinata sognò il ragazzo con il cane. Era la prima persona che aveva
conosciuto all’infuori dei suoi compagni di scuola che però spesso la evitavano.
Molte volte si sentiva sola ma, per fortuna, la fidanzata di suo cugino Neji,
Tenten, compagna di studi di Naruto e Kiba, le tirava su il morale portandola
con se in giro per il villaggio. Hinata aveva anche altre conoscenti con cui si
trovava bene, ma loro non avevano problemi di istruzione per diventare ottime
eredi di un Clan importante. Per questo passava la maggior parte del tempo da
sola a spiare gli altri.
Quel
giorno, però, qualcosa in lei era cambiato. Quella conversazione con Kiba le
aveva dato la voglia di uscire, conoscere nuove persone, senza dedicarsi sempre
allo studio che diventava più pesante del solito.
Domani
vado da Tenten. Le chiederò di farmi conoscere qualcuno di nuovo, e magari
incontrerò anche Naruto!
Il
giorno dopo la ragazza si alzò di buon mattino. Ormai era deciso: si vestì
velocemente e corse fuori da casa. Stava per uscire dal cancello quando vide un
mazzo di fiori (probabilmente raccolti dal bosco) con un biglietto. Ciao
Hinata. Come stai? Volevo invitarti a venire ad assistere ai miei allenamenti
oggi pomeriggio nella radura al centro del bosco. Se venissi mi faresti davvero
un grande piacere. Kiba.
La
ragazza arrossì fino a diventare viola: nessuno l’aveva mai invitata a fare
qualcosa, tantomeno un ragazzo. Hinata annusò i fiori. Erano due enormi
margherite e qualche viola selvatica. Il profumo che sentì la fece andare su di
giri. Corse a nascondere il regalo e si avviò con passo calmo verso la casa di
Tenten.
--------------------------------------------------
Ciao a tutti!!! Ecco qui la prima parte di questa ff su una delle mie coppie preferite: Kiba e Hinata! Lui assomiglia molto a Naruto, è un gradasso ma dal cuore tenero e capace anche di capire la timida e insicura Hinata. Come andrà a finire? Cosa succederà tra idue? Lo scoprirete nella prossima puntata!^^
ciao e bacioni^^
silvia