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Autore: MrMurkrow    03/03/2013    2 recensioni
"Il presente è imperfetto se è possibile cambiarlo."
Siamo al Capitolo 23: "La Massima Forma di Fiducia + ...???"
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jack Of Spades'
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Dedicato a mia zia e ai miei zii. Per tutto. Per Sempre.
 
 
 
Capitolo 22: La Massima Forma di Fiducia
 
“Percorrere questa strada senza te, per rifare promesse dimenticate ed incontrarti alla fine della via.”
                                                                                           
Eccolo. Un elettrone. Si muove velocemente, come se fosse in ritardo per qualcosa. Corre instancabilmente insieme ai suoi fratelli. Insieme muovono il mondo e neppure lo sanno. Che saremmo noi senza elettroni? Forse -non saremmo- e basta. Eccolo dinuovo. Descrivono orbite attorno ai loro nuclei atomici. Alcuni fanno movimenti ad elica, altri si muovono semplicemente in forme a cerchio ed altri, invece, seguono traiettorie tutte loro, difficili da descrivere a parole senza perdermi in chiacchere sulle forme degli orbitali atomici. Se pensate di fermare per un secondo il suo movimento, state pure certi che non capireste niente. “Ma che fanno quei puntini?”, si chiede lei, “Assolutamente niente”, li risposi, “Sono fermi…..Lasciali muovere”. Ed ecco che riprendono la loro folle corsa. Sorrido. Il loro disegno è più che chiaro adesso, ma voi non comprendete, “Continuo a non capire”, disse scocciata, “Vieni”, le dico spostandomi all’indietro, “Prova a vederli da qui”. Le piccole sfere continuano a ruotare, mentre si allontanano dall’orizzonte. Passiamo attraverso una nuvola di altri sfere, si concatenano, si legano, reagiscono. Mi fermo, “Ora lo vedi?”, chiedo pacato, “No”, risponde. Lei vede solo un nugolo intricatissimo di piccole sferette che formano una grossa catena…..Eppure, per me, il disegno appare fin troppo chiaro. “Vieni”, le faccio afferrandole la mano, “Possiamo tornare ancora un po’ indietro”. La porto in un buon posto, si davvero bene ora. La catena sparisce dietro ad enormi blocchi cubici legati tra loro con sottilissimi fili. Gli faccio cenno di voltarsi. Vede, ma non comprende. Vede una piccola montagnetta blu innalzarsi verso un picco. E’ sottile ed elegante nelle sue forme, c’è anche qualche numero vicino alla strana figura, ma ancora non capisce cosa ha davanti agli occhi. Mi guarda con il volto di chi non riesce ad interpretare dei geroglifici alieni. Eppure quella è la mia lingua, la conosco bene, la parlo e la scrivo da tutta una vita, perché lei non la capisce? E’ così…..chiara, limpida, il suo significato mi colpisce avvolgendomi in un caldo manto di serenità….ma lei non capisce. Sorrido divertito. Non è la sua ignoranza a divertirmi, ma il fatto che non riesca a vedere la stessa purezza che ho davanti a me, eppure i nostri occhi sono uguali. Decido di andare più lontano. La porto verso un altura posta ancora più lontano. La curva svanisce, andando a completare la sua forma finale. Lei si gira ancora e sorride. E’ un fiore. Un bellissimo Dente di Leone. Una cosa così semplice e così complessa allo stesso tempo. Milioni di elettroni collaborano insieme per formare i componenti di quel piccolo pezzo di flora. Si allunga per prenderlo. La richiamo, “Che fai?”. Lei si gira colta alla sprovvista e ritraendo la piccola mano, “Lo volevo cogliere”, dice sorpresa dalla mia reazione. Rido. Perché non ha ancora capito. Eppure è così evidente. La lingua del silenzio, fatta di semplici numeri, mi parla attraverso il piccolo fiore. La sento e ne apprezzo il suono. Ma lei non sente, è come sorda nei confronti della melodia che scaturisce dal fiore. Sorrido. Le prendo le mani e la accompagno nel punto più alto, così che possa finalmente comprendere l’insieme delle cose. Rimane ancora più sorpresa di prima. Il Dente di Leone appare piatto da quassù, immerso nel biancume dei fasci del proiettore, immerso nei pixel dorati. “Lo vedi adesso?”, gli chiedo curioso. Lei mi risponde con un po’ di delusione nella voce, “E’ una foto. Una semplice immagine digitale”. Mi feriscono quelle parole. Perché devi essere triste? Perché devi dire che è una semplice immagine digitale? E’ forse un Dente di Leone un semplice fiore? No. “Non è immagine qualsiasi”, intervengo per difendere la mia poesia, “E’ un JPEG”. Lei si sente offesa dalle mie parole. Perché? Perché do importanza ad un tipo di cosa che lei non comprende? Eppure la magia dell’immagine è chiara. Miliardi di atomi, di elettroni, di pixel, formule matematiche e di byte collaborano insieme sotto ferree leggi per creare il magnifico oggetto dinanzi ai nostri occhi. Perché non riesce a vedere la perfezione in tutto ciò? La grande onda blu è l’espressione finale del lavoro di quella moltitudine: la DTC, la trasformata discreta del coseno. La complessa unione di matematica, dati informatici ed elettroni ordinati secondo un raggruppamento spaziale capace di individuare le variazioni di informazione tra un'area e quella contigua di un'immagine digitale trascurando le ripetizioni, la cui funzione che supporta la compressione temporale si esprime tramite un "vettore movimento", che individua le componenti dinamiche tralasciando quelle statiche. Perché non riesce a cogliere la bellezza di questa espressione? I numeri ci danno la possibilità di ricreare le persone e le cose a noi care in piccole immagini che vivono sotto la direzione artistica di algoritmi che li ordinano sotto la loro guida ispirata. Mi rattrista che lei non comprenda la musicalità di queste forme, ma forse pretendo troppo. Non tutti comprendono questa lingua. La usano, ne abusano, ma non ne comprendono i ritmici suoni e i vari toni stilistici. La ritengono fredda, perché? Io ne sento distintamente le parole. I numeri cantano attraverso le leggi che gli imponiamo, ma nessuno sta attento a quello che dicono. Forse c’è bisogno di tempo perché loro comprendano, così chiudo in me le mie idee e annuisco mestamente verso di lei, “Hai ragione. E’ solo un’immagine”. Il ricordo del nostro primo incontro è sempre strano Jen. Credevo che non avresti mai compreso la musica della mia lingua…..eppure, sei stata la sola ad appropriarti delle mie conoscenze e a capire le opere del sistema binario. Capisti che c’è tanta poesia nei numeri quanta nelle parole dei grandi poeti. Mi rendesti felice. Ascoltare quella musica insieme a te dava allo 0 e all’1 un nuovo significato. Dopo che le nostre labbra si sono separate per la prima volta, ti ho parlato nella lingua del silenzio, ti dissi: 0101010001001001010000010100110101001111. Tu, che ancora non ne comprendevi bene il significato, facesti una faccia accigliata. Risi e ti ripetei le stessa frase nella lingua dei nostri padri, “Ti Amo”.
 
I numeri erano ancora impressi sul bordo della dogtag di Jen. David ci passava sopra le dita in modo indeciso, quasi si potesse scottare al contatto con quella piccola incisione. I ricordi continuavano ad accavallarsi gli uni agli altri in una disperata zuffa sul quale fosse il più rilevante. In realtà, nessuno era davvero importante in quel momento. Jack aveva perso tutto quello che lo legava a quel mondo da tempo. Il suo sguardo scivola sulle sue tre dita. Le prime volte aveva seriamente pensato di farla finita. Non poteva credere di essere stato cambiato a livello così radicale. Rifiutava di guardarsi allo specchio. Non riusciva a vedere se stesso dietro quella tuta ambientale. Poi aveva scelto di vivere. Di vivere fingendo che non fosse successo niente. Pensando che fosse tutto un cazzo di scherzo. Lo trattava come uno scherzo. Vedeva quello che era stato e quello che ora era. Ma la realtà è cosa diversa, lo aveva capito tardi. Non aveva mai accettato la sua nuova condizione e così mentiva agli altri per evitare di rivelare la realtà dei fatti, non a loro, ma a se stesso. Il tempo delle bugie, però, era finito. La domanda ora era assillante: -Cosa sono io?-, si chiedeva, senza trovare risposta. Secondo il suo pensiero scientifico, la definizione corretta della sua situazione è –ibrido-, non parliamo però di un qualcosa nato da un rapporto tra due individui di specie diverse, in quella situazione era impossibile ottenere un ibrido poiché i geni dominanti avrebbero legato il nuovo nato più a una specie che all’altra…..Jack era un ibrido vero. Il suo DNA aveva saltato la selezione naturale ed ora le caratteristiche migliori delle due specie erano combinate senza distruggersi a vicenda. 50% Quarian e 50% Umano. L’efficienza del sistema immunitario Umano, la funzionalità degli arti Quarian, i muscoli più predisposti alla resistenza degli Umani, la capacità di garantire la convivenza di elementi di tipologia destro e sinistro amminoacido, la sensibilità e l’adattamento sensoriale di entrambe le specie facilmente individuabile negli occhi e il piglio intellettuale degli Umani e la predisposizione alle materie scientifico-meccaniche dei Quarian. Condivideva elementi di due razze così diverse e così simili, lontane per qualsiasi cosa, tranne che nella predisposizione genetica. Non era un figlio di due mondi, era il punto di rottura di essi. Non avrebbe mai potuto più appartenere a uno dei due popoli, perché entrambi lo avrebbero rigettato, come un elemento estraneo che viene intercettato dai globuli bianchi ed eliminato dall’organismo. Era solo, nessuno lo avrebbe mai accettato per quello che era. Non poteva neanche provare a difendersi, lo sapeva che era un mostro. Tutti hanno paura di certe cose e, secondo il trattato sull’ingegneria genetica, le –creature senzienti con modificazioni genetiche di più specie aliene- dovevano essere abbattute.
Kravinov lo riteneva un essere perfetto. La sua più grande creazione. Maledetto pazzo.
Colpo di tosse. Sangue dai polmoni.
-La tua smania di voler fare Dio ti ha giocato un brutto scherzo dottore. La fretta con cui hai agito per conto dell’Uomo Misterioso ti ha reso cieco. Non sono perfetto. Avresti dovuto rivedere la formula-
La sua attenzione si rivolse poi alla sua piastrina N7. Non c’erano numeri identificativi o nomi o qualunque altra cosa che potesse far ricondurre quel piccolo foglio di metallo a qualche nazione o ad una persona in particolare. Era semplicemente inciso il suo emblema. Una picca con al centro le iniziali del suo nome in codice JOS. Nient’altro. Se qualcuno avesse trovato quella piastrina in mezzo ad un campo di battaglia avrebbe sicuramente pensato che fosse stata realizzata in una di quelle macchinette che si possono facilmente reperire in giro per la Galassia. Metti quattro crediti dentro, la personalizzi come vuoi e, in due minuti scarsi, un laser stampa il disegno sulla piccola piastra metallica. Sembrava davvero un oggetto per bambini. Chi avrebbe mai detto –Questa apparteneva ad un soldato di una squadra N7-? Nessuno. I rischi di far parte di un gruppo segreto. Niente onoranze funebri in caso di fallimento. Niente trombe, spari a salve o nome inciso sul muro dei caduti nel proprio paese natale. Sei morto e nessuno se n’è accorto. Servi la tua nazione, il tuo pianeta, la tua razza dicevano, ma si sono dimenticati di dirti che non conti un cazzo. Sicuramente era tutto già successo in passato, in altre squadre, in altri popoli e, indubbiamente, ciò accadeva ancora. BlackWatch, Lega degli Eletti, BloodMouth….nomi che, quando evocati, instillano risate in chi ascolta. Non credono che esistano certe squadre segrete, che hanno ampio raggio di manovra all’interno dei loro ambienti, che possono scavalcare autorità di Generali pluridecorati, che hanno tra le loro fila elementi dalle abilità e poteri più disparati. Nessuno ci crede. Ed è un bene. Altrimenti il lavoro sarebbe molto più difficile. Forse alcune avevano più fama delle altre e forse questo rendeva più credibili la loro esistenza nei ranghi dell’esercito classico……ma, per il cittadino medio, non esistono. Ed è un bene. C’è un motivo se esiste il detto –Beata Ignoranza-, meglio non sapere certe cose. Il Raven’s Nest era nato per rivaleggiare con quelle squadre. Il programma N7 non bastava più. Troppo noto, troppo noti i suoi metodi, troppo legato all’autorità e alla gerarchia militare. –I Corvi-, così chiamavano i membri della squadra, dovevano fedeltà soltanto alla loro nazione. Pessima idea. Così, se si scopre una stronzata, quelli possono ribellarsi agli ordini. In parte se lo aspettavano, così ti privano del nome e ti danno un identificativo. Ti dicono che è la cosa più ambita a cui un soldato possa sperare. Cazzate. Quando ti dicono il tuo nuovo nome in codice è la fine. Sei carne da macello e chissene se rimani schiacciato sotto un Mako o appendono la tua testa ad un palo. Persino nelle riunioni ufficiali vengono usati i nuovi identificativi, chi comanda se ne sbatte dei nomi dei soldati. Dopotutto le guerre non si vincono con le buone intenzioni o i sentimenti, si vincono con i soldati. Volevano che anche i membri della squadra stessa si conoscessero solo con l’identificativo affidatogli…..Grazie a Dio le persone parlano. Se non puoi conoscere chi ti sta accanto in mezzo all’Inferno non sopravviverai neanche cinque minuti. Regola numero 1 della Raven’s Nest: Unità. Senza di essa non campi. Chi hai accanto è il tuo migliore amico, il tuo confidente e la tua ancora di salvezza. Copritevi sempre a vicenda. E’ tuo fratello e tua sorella. Andate in vacanza insieme e tornate a casa insieme. Chi lascia i compagni al suo destino è il traditore della peggior specie.
Regola numero 2: Onora le tue armi. Le tue armi sembrano uguali alle altre, ma non lo sono. Sono le tue. Sono la tua vita. Dominale come fai con la tua vita. Le tue armi senza di te sono niente. TU senza di loro sei niente.
Regola numero 3: Spara sempre prima del tuo nemico. Chiunque esso sia. Non avere esitazioni. Se ti chiedono pietà tu non la dare. Se ti dicono che hanno famiglia sappi che sono stronzate. Non mostrate il minimo cenno di debolezza.
Regola numero 4: Niente distrazioni. Fate quello che vi è stato ordinato. Non si cambia programma durante una missione per capricci personali. Per niente al mondo dovete mettere a rischio un’operazione volontariamente.
Regola numero 5: Tu non esisti. Se ti catturano noi negheremo la tua esistenza. Tu devi ignorare la tua esistenza. Sei una macchia rossa su un registro. Non sai niente e non capisci niente. Qualunque cosa ti faranno tu proteggerai la tua patria.
Regola numero 6: Nelle operazioni militari c’è sempre una piccola possibilità che le cose vadano male, se ciò accade tirate avanti. Mutate con la situazione. Adattatevi. Nulla cambia nei piani. Cambiano esclusivamente la modalità di ingaggio.
Ultima regola, la numero 7: La resa non è il vostro credo. Finchè il vostro cuore batte potete ancora combattere. Finchè avete ancora un proiettile in canna potete servire la patria. Finchè potete tirare un pugno ad un nemico avete l’obbligo di proseguire la missione. Chi ha un una mano per combattere ha anche il cuore per morire.
Poi c’era un regola speciale, quella che veniva rivelata solo al caposquadra. Semplice e coincisa. Regola del Comando: La Paura. Non averne o i tuoi uomini cadranno. Non averne o la missione fallirà. Non averne o non tornerai mai indietro. Il giorno che avrai paura non sarai più adatto a fare il leader.
Tutti questi pensieri erano inutili ora. Il passato non si poteva cambiare ed il presente faceva troppo schifo per essere preso in considerazione. David staccò di netto la dogtag di Jen dalla catena. Il passato non si può cambiare, i morti non resuscitano e il presente era oscuro. Quale era il futuro?
“Quanto sei lagnoso!”, lo schernì lo Squartatore.
Il fondo dell’abisso. Casa dolce casa.
Le tenebre circondavano i due. Una fiocca luce scendeva dall’alto facendo risplendere il terreno, del tutto simile ad uno specchio d’acqua.
“Vedi sempre il bicchiere mezzo vuoto”, continuò quello, girandogli attorno come un avvoltoio, “Sii positivo! Almeno ora non hai più catene dietro cui nasconderti. Puoi rivelare la tua vera essenza”, concluse stringendo la mano destra in un pugno davanti a lui.
Picche lo guardò appena, cogliendo la felicità che la situazione regalava alla sua controparte, “Quale? La tua?”
“Ti ricordo che io sono te. Da qualche parte sei felice di esserti liberato di questo fardello. Umano, Quarian, entrambi….Cambia forse qualcosa?”, si chinò in terra descrivendo dei cerchi che si diffusero nell’acqua smuovendone la superficie, “Lascia perdere tutta questa storia di Tali, di Shepard, la fiducia e le cazzate del genere, bla bla bla. Credono di essere eroi. Credono che nessuno possa aver fatto o fare sacrifici più grandi di loro. Credono in ottuse regole e legami più fragili della neve sotto il sole cocente del deserto. Fanculo alla fiducia. Fanculo all’amore. Fanculo a tutti quelli che ci considerano mostri e rifiuti. Fanculo ai ricordi. Fanculo alle regole. Fanculo a tutti quegli spocchiosi che si nascondono sotto le mostrine e le bandiere della loro gente. Non ne abbiamo bisogno. Loro sono legati a cose che a noi non riguardano. Siamo liberi. Siamo tutto e siamo niente. Ci temono perché non dobbiamo sottostare ai loro obblighi”
Lo Squartatore ritorna in posizione eretta ed estrae una pistola. Si porta vicino a David, ridendo, perché sa che la prossima mossa è quella decisiva. La porge a Jack.
“Fai ciò che devi”, afferma in un sorriso maligno.
Il nostro cede. Quale è il futuro? Una via al tramonto?
Gli stringe la pistola nella mano, poi guida il braccio dello Squartatore e punta la pistola dritta nella fronte. Quello appare turbato. Non erano questi i piani.
“Fallo tu…..L’hai sempre voluto no?”, gli dice malinconico quasi in un sorriso.
Lo Squartatore esita. Non è così che le cose devono andare. Non in questo modo.
David coglie la sua esitazione e lo rimprovera, “Che ti prende? Tutto d’un tratto hai perso la voglia di uccidermi?”
Lo Squartatore esita ancora. Stringe la pistola con forza. Il dito, però, vacilla sul grilletto. La luce illumina la canna. Fa risplendere le sue forme. Il mirino metallico emmette un bagliore. I proiettili vibrano ansiosi di colpire. L’acqua trema. Bolle. Sembra quasi che lo stesso abisso voglia che quel momento arrivi. Ma tutto tace.
“Che c’è?!”, urla il nostro premendo l’arma contro il caso, “Avanti figlio di troia! Premi il grilletto! Premilo! Sparami nella cazzo di testa!!!”
TUM.
Si sente solo il colpo. Solo il rumore. Assordante nella mente ed, allo stesso tempo, muto all’esterno di essa. Uno squarcio di un fulmine nel cielo. La luce riempie gli occhi e tutte le cose perdono significato. Sembra di essere in Paradiso. Il silenzio e la pace accolgono l’anima in pena che, per la prima volta da tanto tempo, prova un momento di sollievo. Tutti i pensieri che lo affliggevano spariscono. Tutto perde di significato e il calore del momento rilassa i muscoli e le ossa. Troppo tempo a vivere sul filo del rasoio. Troppe cose perse ed altrettante sacrificate per qualcosa di non suo. Pace. Non desiderava altro.
Ma qui non siamo nel mondo delle favole. Questa è la realtà. I problemi non spariscono con uno schiocco di dita e non puoi fuggire come e quando ti pare.
Una mano sulla spalla destra. Tre dita. Le percepisce bene anche con la tuta addosso. Non si può fuggire così. Riapre gli occhi. È seduto a gambe incrociate per terra. Le spalle alla porta. Stringe la Zangetsu con le mani, la lama puntata a terra e il corpo della lama poggiato diagonalmente sul fisico per bilanciare il peso sulla spalla sinistra. Una piccola scintilla volteggia nell’aria prima di disperdersi. Va tutto bene. La Galassia continua a ruotare su se stessa in collisione con quella di Andromeda. Le stelle continuano ad esplodere ed evolversi. La gente continua a vivere la sua vita. La Normandy continua nella sua rotta. Guarda in alto. Il giorno più lungo è appena agli inizi.
 
“Sei un gran bastardo, lo sai?”
Era Garrus. Non poteva aspettarsi diversamente. Le notizie su quella dannata nave correvano più veloci del pensiero Geth. Il suo sguardo faceva chiaramente intendere il suo stato d’animo, benché i muscoli facciali non aiutassero a rendere quell’idea. Era arrabbiato. Jack non poteva certo dargli torto, si stupì, più che altro, che non lo avesse colpito ripetutamente…..Diamine, era Vakarian. Benchè avesse un distorto senso di giustizia ed appartenenza, l’onore era una di quelle cose che non mancavano tra le sue qualità.
“Ti ho deluso Garrus?”, fece David mestamente, “Mettiti in fila. Credo che non esista una persona di cui ho infranto le aspettative…..”
Il Turian si appoggiò ad un sostegno metallico ad un metro di distanza dal nostro, incrociò le braccia e si preparò ad affrontare il discorso.
“Lo ammetto. Sono sinceramente incazzato con te……Ma non posso biasimarti. Anche se, devo dire che avrei preferito venire a conoscenza di questi fatti in maniera decisamente differente”
David gli rispose ridacchiando, “Sai, non è certo la prima cosa che mi viene da dire quando mi presento. Del tipo –Ciao, mi chiamo David e sono un ibrido Umano-Quarian-…..No, decisamente non è una cosa di cui andarne fieri”
“Non posso certo immaginare quanto la cosa dovesse averti scioccato quando l’hai scoperto”, ammise il Turian, cercando di stabilire una linea di dialogo.
“Scioccato?!”, esclamò il nostro voltandosi di scatto verso l’amico, “Dio, Garrus….si è scioccati quando qualcuno ti prende alle spalle di sorpresa….Quando non si apre il paracadute mentre sei in caduta libera da cinquemila piedi…..Oppure quando cerchi il tuo portafoglio e non lo trovi perché ti hanno derubato…..Ma questo….”, disse indicando il suo corpo con un ampio gesto delle braccia, “Questo ti porta direttamente alla follia….Sai che cosa vuol dire guardarsi allo specchio e non vedere la propria immagine riflessa? ……Sai che significa non riuscire a camminare, a tendere i muscoli e a non poter manco alzarsi per andare a pisciare perché il tuo organismo si deve abituare alla sua nuova forma che ti ha dato qualcun altro senza il tuo consenso?!.....Sai cosa vuol dire sapere di non poter essere mai più accettato come un membro della tua specie?!.....Sai….cosa vuol dire….pensare di ficcarsi un proiettile in testa per mettere fine a quelle sofferenze ed invece la gente continua a spronarti alla vita, ben sapendo che sei un abominio del cazzo non degno di vivere su questo mondo?!”
Jack si rese conto di star ormai urlando, si calmò, prese fiato e concluse il pensiero, “…Sai…che significa….perdere tutto?....Tutto ciò che ami….Tutto ciò che conosci?......Di rimanere vuoto come un guscio di noce spiaccicata sulla terra…..Sai cosa significa perdere tutto?.....Spero tu non lo scopra mai”
“No, o meglio, mi è successo di perdere molto in questi anni: persone di cui mi fidavo, amici, la stima dei parenti”, si indicò la parte fasciata dal viso mostrandola a Jack, “Mezza faccia…..Ma, non mi è mai capitato di venir sottoposto ad esperimenti che hanno cambiato completamente la mia natura…..Sembra che dovrò chiedete consigli sul come comportarmi a te, Dave, nel malaugurato caso che ciò accada”. Si avvicinò all’amico e lo tirò su di peso da terra e lo fissò dritto in faccia, cercando di individuare gli occhi di Jack attraverso il visore, “Si, sono arrabbiato con te. No, non ho passato una situazione simile alla tua…..Ma non per questo smetterò di esserti amico. Su Omega hai rischiato pelle e culo per salvarmi la vita….Lasciami almeno l’occasione di impedire che Shepard ti lanci fuori dall’hangar a calci nel di dietro”
Il nostro riuscì a sorridere lievemente a quelle affermazioni, “…..Non ti arrendi mai con me, eh Vakarian?”
“Se l’avessi fatto, saresti cadavere da una vita ormai”, rispose dandogli una sonora pacca sulla spalla, “Non sei un mostro Jack…..solo devi imparare a convivere con te stesso….Io ho accettato di non essere più adatto alla C-Sec ed ora vivo meglio…..forse è un paragone un po’ fuori misura, ma penso che tu abbia colto il significato no?......Accetta quello che sei, il passato non si cambia e te lo dice uno che vorrebbe tornare indietro nel tempo almeno una decina di volte al giorno….Non voglio certo trovarti davvero con la testa esplosa da un tuo proiettile!”
“Garrus…..il fatto che tu mi stia cercando di sollevare il morale non implica che dopo andremo a fare l’amore sotto la doccia. Comprendes?”, disse David ridendosela sotto i baffi,
“Spiriti!”, sbraitò il Turian allontanandosi da lui e passandosi la mano in volto, “Si chiama cameratismo!....Possibile che tu non riesca a fare a meno di smontare il momento?”
“Cerco sempre di fuggire da certe cose”, gli rispose il Quarian dandogli una piccola spinta amichevole, poi si fece un attimo serio, “…..Comunque……Grazie……E scusa”
“Me la segno in quelle che mi devi…..Ad ogni modo, non dovresti scusarti con me”, fece quello indicando il piano rialzato dell’hangar, dove si trovava l’area tecnica, “Per me è più facile. Benchè sia lo stesso incazzato con te, posso capirne le tue ragioni…..Tali però, beh, lei vedeva in te qualcosa di più di un amico….e ciò rende la situazione molto più complessa. Per Shepard, lascia perdere, comprenderà….E’ solo che non gli piace sapere le cose all’ultimo momento e per certe vie traverse”
Picche volse lo sguardo verso il piano superiore e poi all’ascensore.
“Vai da lei”, lo spronò Vakarian, “Credo che questa potrebbe essere l’ultima occasione che hai per fare la cosa giusta”
Jack si incamminò oltre la porta dell’ascensore, ma si girò all’ultimo verso l’amico dicendogli, ironicamente, “Ti conviene andare a mangiare un po’ di piombo Garrus…..dopo questa conversazione la tua immagine di –Tipo tosto, figho e cazzutissimo- è andata un po’ a farsi benedire”
Quello emise un sospiro passandosi nuovamente la mano sul volto, “…..Mai che tu riesca a cogliere l’attimo….Qui, sotto l’armatura e le scaglie, c’è comunque un cuore”
“Tienilo ben nascosto allora…..Dottor Stranamore”, rispose, sorridendo, David mentre la porta si chiudeva col solito sibilo e l’ascensore iniziava la sua ascesa.
 
Essendo l’Ingegnere Capo della Normandy SR-2 Tali’Zorah Vas Neema aveva il compito di assicurarsi che ogni dettaglio tecnico della nave fosse pronto alla battaglia. Era una cosa troppo importante per lasciarsi distrarre da fattori esterni, ma non si può certo dire che lo stesse facendo col sorriso in quel momento. Continuava a sbagliare procedura d’attivazione delle diagnostiche ai sistemi primari, così era ancora bloccata, da più di mezz’ora, in quel ciclo infinito. Gli mancava il chiacchiericcio e la compagnia degli altri due ingegneri, Kenneth e Daniels, e cercava di spronarsi pensando che li avrebbero salvati una volta arrivati alla base dei Collettori, ma per riuscire nell’impresa la nave doveva essere in condizioni perfette. Tuttavia Tali non riusciva a trovare la concentrazione interiore adatta. I suoi pensieri finivano sempre nel vagabondare tra la rabbia, l’amarezza, la tristezza e l’incredulità delle rivelazioni ottenute su Jack, David o comunque si chiamasse. Non poteva credere al fatto che le avesse mentito per tutto questo tempo, che avesse mentito al Consiglio dell’Ammiragliato e che Cerberus lo volesse usare per rubare informazioni dalla Flottiglia, benché lui dicesse di non averne mai avuto le intenzioni. Anche con tutte queste riserve, però, non riusciva a far sparire i sentimenti che provava per lui. Doveva essere la sua maledizione, innamorarsi di uomini che l’avrebbero delusa. Più cercava di allontanare quei pensieri, più essi si facevano pressanti e le impedivano di tornare al lavoro. Qualcosa in lei le diceva di affrontare quella bestia nera, ma sapeva che non sarebbe riuscita a fare quel passo, troppo difficile, troppo doloroso, impossibile allo stato attuale delle cose. No, non si sarebbe mossa dalla sua postazione, c’erano delle vite da salvare e non poteva permettersi di farsi distrarre o farsi destabilizzare oltre dai suoi problemi personali.
 
Hold me
Whatever lies beyond this morning
Is a little later on
Regardless of warnings the future doesn't scare me at all / Nothing's like before

Kingdom Hearts –Simple and Clean
 
Jack era davanti alla porta d’accesso alla sala tecnica da tre minuti. Se c’era una cosa in cui non era bravo erano proprio i dannatissimi sentimenti. Era cresciuto con un padre che non aveva mai mostrato una grande predisposizione a baci e abbracci e nella vita militare, soprattutto al Raven’s Nest, gli avevano insegnato a sopprimere il proprio lato da essere vivente, in favore ad un approccio più da macchina. Di per se la cosa funzionava bene sul campo di battaglia. Spegni l’interruttore e tutto fila via senza problemi. Il vero problema, però, stava nel riuscire a riaccenderlo nella vita privata. Se non avesse incontrato Jen la levetta sarebbe rimasta perennemente su OFF….poi se n’era andata e il dispositivo si era completamente guastato. Non solo era impostato su spento, ma non ci arrivava più neanche la corrente. Poi aveva incontrato Tali….e il suo cazzo di cuore era diventato un albero di Natale. A dispetto di quanto molte persone affermano, la storia si ripete eccome! Ora rischiava dinuovo che gli venisse staccata la corrente, come se non pagasse la bolletta da anni….in realtà, in quel caso, David la stava letteralmente rubando.
-Perché non sei come le porte bastarde di Balduru’s Gate o di qualsiasi altro GDR che si rispetti?-, si chiedeva Picche, -Dimmi che c’è un cazzo di dungeon dove mi devo infilare per andare a prendere una chiave, che in realtà non serve ad aprire te, ma un’altra porta che mi conduce ad un boss difficilissimo da sconfiggere per poi finalmente ottenere quello che cerco!-
L’ologramma verde lampeggiante al centro di essa, però, esprimeva chiaramente il fatto che non c’era nessun bisogno di imbarcarsi in nessuna impresa del genere per aprirla. Lo sfotteva. Gli diceva –Tiè! Tanto lo so che non passerai mai la soglia. Codardo!- E maledizione se aveva ragione. Il Boss dall’altra parte della stanza era sicuramente più difficile di No Heart, di Four Kings e di The End messi insieme. In più Jack ci andava disarmato, con un solo punto ferita e lo status ridotto a zero. Eppure sentiva di doverlo fare, almeno per chiederle scusa, per dirle che gli dispiaceva, che non avrebbe voluto…..forse sarebbe stato tutto inutile, ma era meglio darsi quella possibilità che averne il rimorso per il resto dei suoi giorni. Un lungo respiro e via. La porta si apre e lo mette di fronte alla sfida più grande. Si richiude subito non appena varca la soglia, come se volesse intrappolarlo. Tali gira la testa per controllare il nuovo arrivato ed ha un sussulto. Era chiaro che non se lo aspettava.
“Ehi….”, la salutò alzando la mano, ma Tali non gli rispose, si limitò a rigirarsi velocemente verso il terminale a cui stava lavorando.
Jack si avvicinò a piccoli passi, titubante, “Come procedono i preparativi?”
“Procedono…”, rispose Tali brevemente continuando ad ignorarlo.
“…Se vuoi, posso darti una mano….”, si propose lui, anche se con un tono di incertezza tra le parole,
“No….hai già fatto abbastanza….”, lo fulminò lei, richiamando una nuova schermata di collegamenti energetici del reattore ad eezo.
David sospirò, fu molto combattuto su quello che voleva dire dopo quella sfuriata, non sapeva davvero in che modo porsi.
“Tali….guardami…ti prego”, la supplicò infine.
La Quarian continuò nel suo agitare le dita sullo schermo, mostrando le spalle al nostro, “Hai già detto e spiegato tutto poco fa nell’hangar…..Non c’è bisogno di prolungare oltre questa conversazione…..Vattene”
Jack si doveva liberare di quel peso, era adesso o mai più, “Che cosa ti aspettavi che facessi?....Che mi presentassi a te e alla Flotta come un ex-membro di un’organizzazione criminale che vuole carpire i vostri segreti?...Dovevo forse dire che non ero un vero Quarian, ma un esperimento di uno scienziato pazzo che si credeva l’Onnipotente?....Dovevo dire che ero un mostro, un ibrido tra la tua specie e quella Umana, senza anima e senza cuore che girovagava nella Galassia senza scopo?”
Lei, finalmente, si girò verso di lui in uno scatto, misto di rabbia e tristezza, “Se pensavi di non dovermi niente….allora perché? Perché mi hai consegnato tra le mani il mezzo che ti ha smascherato? Spiegami perché?!”
Le parole uscirono irrefrenabili, come un fiume in piena che rompe la diga che blocca il suo scorrere, “…Perché io ti amo!....Ok?....Io ti amo!.....Volevo stare con te, ma sapevo che mi sarebbe stato impossibile convivere col fatto che tu eri all’oscuro della verità……E’ per questo che ti ho dato la fiala, è per questo che ho preso le colpe di tuo padre al processo, è per questo che su Haestrom mi sono fatto avanti per proteggerti, è per questo che ti ho salvata dall’esplosione del reattore sulla Neema…..Perchè io ti amo…..E non c’è cosa che desidero di più in questo buco di Universo che stare con te……Ti chiedo solo di perdonarmi……So di essere stato un gran bastardo, di averti mentito, di averti trattato male…..hai tutte le ragioni del mondo per odiarmi……e io non ti merito per quello che ti ho fatto….Solo…..perdonami”
Cadde tutto in un silenzio imbarazzante. I due si guardarono per quella che parve una eternità. Nessun altra parola. Nessun altro movimento. Si sentiva solo il lievissimo ronzio del motore primario. Canto docile di un momento così delicato da poter essere spazzato via da una piccola brezza proveniente dalle condotte d’aria. Jack ruppè la staticità di quel quadro. Mesto iniziò ad allontanarsi verso la porta. Aveva fallito. Sapeva che sarebbe andata in questo modo, ma almeno ci aveva prova………
Due braccia lo circondarono bloccando la sua marcia. Un pianto riempì l’aere. Un pianto che sapeva di felicità.
“Sei il peggior bastardo di questa Galassia…”, singhiozzò Tali, spingendo il casco contro la schiena del nostro, “…..Ma ti amo comunque”
Una lacrima percorse il viso di David. Una lacrima ricolma di gioia. Non piangeva da anni. Troppi troppi anni. E tutte le tensioni, tutti i dolori, tutte le sofferenze e qualunque altra cosa spiacevole che gli era capitata in vita sua, scomparve immediatamente alla presenza di quell’unico, singolo, splendido momento. Si girò verso di lei e ricambiò l’abbraccio. Non si staccarono che dopo altri lunghissimi minuti, interrotti solo dalla voce, spezzata dall’immensa pienezza delle emozioni, di Tali.
“Ti bacerei, se non avessi paura di beccarmi qualche germe ibrido Umano-Quarian incurabile”, provò a ironizzare,
“Di questo non ti devi preoccupare”, disse Jack passandogli una mano sul lato sinistro del casco, “Non sono assolutamente contagioso”, scherzò.
“Quanto puoi resistere alle infezioni senza tuta?”, chiese lei in tono un po’ ansioso.
David si accigliò un po’, “….Tali, non mi sembra il caso….non voglio mettere a rischio la tua salute…”
“Rispondi alla domanda”, incitò la Quarian fissando intensamente gli occhi di lui attraverso il visore,
“….Considerando il mio stato fisico attuale e la mia natura ibrida…..circa un’ora….moltiplicabile a piacimento se assumo i farmaci adatti”, affermò dopo averci riflettuto un poco,
Lei parve molto sorpresa, “Così tanto? Dovrei provarla questa ibridazione…..”
“..Credimi, sei perfetta così come sei….E poi non permetterei a nessuno di infilarti un ago su per la colonna vertebrale”, gli rispose Jack sorridente, appoggiando il suo casco contro quello di Tali.
 
Circa sette ore più tardi, David aveva lasciato Tali a riposare nei suoi alloggi. Dormiva serenamente, ma quasi si svegliò quando il nostro spostò le sue braccia, con cui la teneva stretta a se. Aveva una leggera febbre, ma pareva che tutto si sarebbe risolto con qualche altra ora di riposo. Jack, invece, non si sentiva così bene, sia fisicamente che psicologicamente, da tanto tempo. Con animo sereno uscì dalla stanza lasciando le luci abbassate e procedette sicuro verso un’altra importante conversazione da affrontare. Ci vollero pochi minuti per arrivare dinanzi all’ennesima porta malvagia, stavolta però, era necessario poter chiedere il permesso di essere ricevuti, dopotutto Shepard poteva benissimo essere occupato in qualche tipo di preparazione psicologica o di revisione di rapporti pre-battaglia finale. Avvisato il suo arrivo, ci volle poco perché gli fosse concesso di entrare. Shepard stava tamburellando freneticamente le dita nel tavolo su cui era posto il suo terminale personale, evidentemente molto irritato dal fatto che, quello che per lui era un ammasso di fili e pezzi di plastica, non rispondesse ai suoi comandi.
“Buongiorno comandante”, lo salutò affabile Jack,
“Buongiorno a te…..David”, da come aveva salutato, e posto l’accento sul quel nome, pareva fosse ancora irato per la faccenda della fiducia.
Il nostro sorvolò sopra quel riferimento e, intuendo il problema tecnico del comandante, si avvicinò per aiutarlo.
“Posso permettermi, comandante?”, disse indicando il piccolo computer,
Al si fece da parte e lo invitò a provare con un gesto della mano, “Sicuramente tu ne capisci più di me”, asserì stanco.
Picche tamburello velocemente sulla tastiera, aprì tre finestre di cui il comandante non capì assolutamente l’utilità. Vide solo rapide stringhe di comando scorrere freneticamente verso l’alto, mentre Jack lavorava su più fronti nel terminale. Dopo altri trenta secondi, il Quarian si staccò dal dispositivo elettronico e invitò il comandante a ritornare al suo lavoro.
“Suggerirei, in futuro, di non ignorare gli avvisi di sistema e di provare a deframmentare più spesso, se vuole una macchina efficiente”, consigliò David prendendo posto in una sedia posta all’altro capo del tavolino.
Shepard sbuffò divertito, “Se c’è una cosa che ho odiato all’addestramento N7 erano proprio le dannate lezioni di informatica….Passato l’esame, ho completamente cancellato tutto e ho deciso di fare affidamento solo ai software automatici”
“Davvero?….Personalmente le trovavo molto stimolanti”, rispose Jack buttando l’occhio oltre il comandante per scorgere, sul comodino accanto al letto, una piccola cornice contenente delle piastrine.
“Tu e io abbiamo visioni molto differenti del programma N7….”, asserì Al mentre chiudeva i file a cui stava lavorando,
“Almeno ne apprezziamo entrambi il valore e ne condividiamo i principi…..Semper Fidelis no?”, lo imbeccò Jack.
Shepard sorrise divertito a quell’affermazione, “Talvolta mi chiedo perché continuiamo ad usare una vecchia dicitura delle squadre speciali Marines risalenti al 1775…..Ad ogni modo, detto da te, mi fa molto ridere”
“E per quale motivo Shepard?....Ciò che sono non cambia quello che mi è stato insegnato”, affermò serio David.
Il comandante lo trafisse con uno sguardo di ghiaccio, “Non credo tu sia la persona più adatta per parlare di fedeltà….E’ una cosa che implica la fiducia, il rispetto e la lealtà verso i propri compagni….non solo verso la mostrina che portiamo sul petto….Permettimi di dirti che non hai dimostrato queste qualità giù nell’hangar”
“Perché non riesci a vedere oltre la tua idilliaca nuvola di valori?”, gli chiese il nostro in tono severo, “Io lo so che tu comprendi bene che tipo di sacrifici mi è costato fare ciò che ho fatto…..La mia squadra era al servizio di gente che non voleva assolutamente il bene dell’Alleanza, ma che usava le nostre abilità, il fatto di essere un gruppo al di fuori della catena di comando ed assolutamente segreto, per allargare la corruzione interna al N7 tenendoci all’oscuro di tutto….Mi è costato la vita dei miei uomini, la vita della donna che amavo e il diventare uno degli uomini più ricercati dell’Alleanza per liberare ciò a cui avevo giurato la mia fedeltà dalla vergogna della corruzione!....Avevano bisogno di un capro espiatorio per mantenere pulita l’immagine della struttura più importante del nostro apparato militare….lo sapevo…..e gli ho lasciati fare….Quindi non mi venire a dire che non posso parlare di fedeltà Shepard”
Al non ribattè subito a quelle parole. In cuor suo sapeva bene che Jack non era affatto un traditore. Era lì quando lo scandalo dell’N7 prese piede, Anderson lo tenne informato sugli sviluppi e fu anche richiamato per una deposizione. Gli fecero domande su persone altolocate nelle scala gerarchica: generali d’armata, esecutori, coordinatori di varie squadre e, soprattutto, sul direttore del dipartimento –Avanguardia-, il quale dirigeva le operazioni più segrete e gli elementi d’azione più importanti. Quando i politici tengono in mano uno strumento stracolmo di segreti, per Shepard, significavano solo guai. In pochissimi sapevano della Raven’s Nest, ma era abbastanza logico pensare che la divisione segreta potesse contare su una o più squadre d’azione sotto il suo comando. Moltissimi dati e vicende riportate alla luce con quell’indagine furono insabbiati così che l’immagine di efficienza, professionalità e sicurezza dell’N7 non venisse lesa al pubblico o dinanzi alle nuove reclute. Al sapeva benissimo di comprendere Jack, ma era un tipo a cui non piaceva essere messo all’angolo da bugie e segreti….specialmente dai suoi uomini. Era riluttante all’idea di avere qualcuno in squadra che teneva tutto per se. I segreti lo avevano sempre infastidito. Una volta perso tre suoi compagni N7 per recuperare un carico da dei Batarian che il comando non gli svelò cosa fosse. Fu così che scoprirono, a loro spese, che era un arma biologica. Prima che potessero attivare i filtri nei caschi quegli uomini erano già stati contaminati. Il comandante maledisse più e più volte il comando per non averli informati sui rischi, ma quelli si erano coperti dietro le loro mostrine e i loro gradi alzando un muro impenetrabile. Quel giorno Shepard si sentì tradito dalle stesse persone che avrebbero invece dovuto essere sinceri con lui.
Prima che Al potesse controbattere, David riprese la parola, “E per quanto riguarda tutto il resto….Se te ne avessi parlato, non credi che la tua fiducia nei miei confronti si sarebbe comunque lesa?....Non sono cose di cui posso vantarmi o raccontarle come se fossero storielle da falò….Spero tu possa comprendere almeno questo….Comandante, non ho mai voluto mancare di rispetto a te o a nessun altro. Ti rispetto come uomo e stimo come soldato….mi piacerebbe poter sapere che tu pensi lo stessi di me”
Shepard si passò lentamente la mano sinistra sul mento, raschiandola contro il leggero accenno di barba. Doveva riconoscerselo, aveva agito emotivamente nell’hangar, le passate esperienze lo avevano fatto comportare in modo poco rispettoso verso qualcuno che aveva attraversato, letteralmente, l’Inferno. Aveva già potuto riscontrare le sue vere qualità sul campo di battaglia….e tutti gli insulti che gli aveva rivolto erano assolutamente inappropriati.
“Lo ammetto”, fece infine, sollevando la testa, “Mi sono comportato in modo scorretto con te….Vecchie ferite mi hanno fatto comportare in modo poco consono e parlare a sproposito. Non sta certo a me giudicarti per quello che hai fatto, io ti posso solo giudicare solo per il tuo comportamento e le tue azioni sotto il mio comando…E quello che io vedo è un uomo, mio pari, ed abile soldato a cui è stato difficile parlare del suo passato…per colpa di un comandante troppo schiocco per capire il dolore che si celava dietro di essi”, si alzò in piedi, Jack fece lo stesso, si avvicinò all’interlocutore e gli allungò il braccio, “Quindi non sei tu a dovermi porgere le tue scuse….ma io. La mia verità è che è un onore avere a bordo qualcuno con le tue capacità, che tu sia Quarian o Umano non ha importanza….Sono io che spero di poter dire di aver avuto un grande amico nel mio equipaggio….che ha sopportato le stranezze di un Uomo tutt’altro che infallibile, come lo figurano i racconti che parlano di lui”
David strinse l’avambraccio di Shepard nel cosiddetto saluto del Gladiatorio, usato solo da coloro che hanno fiducia reciproca a chi gli sta dinanzi. Un saluto antico, non facile da usare visto il grande significato del gesto. Due soldati. Divisi da delle differenze genetiche e caratteriali, ma che combattono per un unico scopo: la salvezza e la salvaguardia di chi ha bisogno di loro, siano essi Umani, Turian, Krogan, Quarian o di qualunque altra specie. Due Hyper Lethal Vector. Entrambi esperti conoscitori della guerra ed entrambi, in modi diversi, reietti e portati al sacrificio. Forse la Galassia aveva ancora una speranza….dopotutto.
“Vedrò di non deluderla comandante”, affermò Jack aumentando la forza della stretta.
Shepard contraccambiò quella mossa, “Sono più che si sicuro che non lo farai”
Sciolto il gesto solenne, Al invitò Jack a controllare il suo equipaggiamento….ormai erano in dittura d’arrivo per Omega 4. Mentre la porta si apriva, il comandante lo richiamò un istante.
“Ah, David!”, il nostro si girò a d ascoltarlo, “Riguardo a Tali….Spezzale il cuore e io ti spezzerò il collo, intesi?”, lo minacciò con un dito.
Il Quarian non potè fare a meno di sorridere, “Cristallino comandante”
 
Kingdom Hearts –End Of The World
 
“Quando vuole comandante”, fece Joker guardando il comandante con la coda dell’occhio.
Infine erano li, davanti al portale di Omega 4. Il portale che non aveva mai risputato indietro nessuna astronave che aveva avuto il fegato di passarci attraverso, tranne ovviamente i Collettori stessi. Il rossiccio bagliore del nucleo del portale, seguito da numerose scosse della medesima colorazione, non davano certo l’idea di poter fare una passeggiata rassicurante oltre di esso. Sapevano tutti che il momento era arrivato. Ogni membro di quella strana compagnia, raccattati dai posti più strani e malsani della Galassia, erano pronti alle loro postazioni per il massimo in quella che sarebbe potuta benissimo essere un’Odissea dalla triste fine. Mentre la Normandy si avvicinava a passo spedito verso il suo Caronte personale, ognuno su quella nave volgeva i propri pensieri alle cose più disparate. C’era una preghiera per un figlio ritrovato, c’era un pensiero di malinconia di una ladra per il suo amore perduto, c’era una certezza di aver trovato il posto tra la propria gente, c’era l’idea di un errore passato, c’era la sicurezza di essere diventati migliori del proprio padre, c’era il ricordo di sofferenze di gioventù causa di rabbia e dolore, c’era la comprensione delle proprie azioni e la vendetta espiata, c’era la tenerezza rivolta verso la propria sorella, c’era la saggezza che fedelmente aveva guidato la sua mano, c’era la soddisfazione di aver saldato un vecchio conto alla propria maniera, c’era il consenso di un’entità per la propria gente, c’era la speranza di riottenere una casa e, infine, c’era la consapevolezza di una vita a metà, ma degna di essere vissuta. Tutti mettevano le loro vite a disposizione di un uomo di cui riconoscevano abilità, carisma e mentalità e perciò degno di averli al suo fianco. Se avessero trovato davanti l’Inferno stesso, loro lo avrebbero seguito. Se la loro morte sarebbe stata necessaria, loro l’avrebbero accolta con gioia. Se si sarebbe alzato l’esercito stesso dei dannati, loro lo avrebbero affrontato. Qualcuno avrebbe potuto dire che erano senza speranza, qualcuno avrebbe potuto dire che erano condannati già dall’inizio, qualcuno avrebbe potuto dire che non avrebbe mai funzionato……ma io vi dico che se mai l’Universo ha visto nascere tra le sue sconfinate ed infinite lande uomini e donne più coraggiosi di questi….beh, vuol dire che deve avere le idee piuttosto confuse al riguardo.
La Normandy SR-2 era pronta. Il portale aveva già iniziato ad interfacciarsi con i sistemi di bordo ed aveva caricato la sua livrea di un’energia senza pari tra quelle conosciute. Come se i Quark potessero esplodere perché gli viene ordinato, come se le stesse Guardie Celesti guidassero le sue azioni….lui diede il comando.
“Attiva il dispositivo IFF….Andiamo a bussare alla porta del Diavolo”, asserì il comandante Shepard.
E così fu. Il nucleo ad eezo della nave, che aveva attraversato in lungo e in largo i cieli stellati della Via Lattea, si accese come una ghirlanda di led luminosi. L’intensità stessa della sua luce avrebbe potuto bruciare gli occhi se fissata troppo a lungo. Fulmini e lampi di energia avvolsero l’astronave in una spirale dorata e la spinsero nell’occhio del ciclone. L’accelerazione che si acquisiva per viaggiare alla velocità Iperluce era una cosa che tutti a bordo avevano vissuto almeno un centinaio di volte, ma stavolta fu più forte, più intensa. Traballo la struttura del metallo, gli ioni stridevano, le ali venivano schiacciate dalla pressione, ma lei continuò il suo volo, incurante di ciò che accadeva. Una fragile figura, sbilanciata dai movimenti della nave, stava per cadere a terra, ma subito la sua ombra la salvò dal quel momento di insicurezza ed ella le fu grata.
Ci sono persone che dicono di aver visto di tutto nella loro vita, dicono che niente potrebbe più impressionarli. Lasciateli dire. Solo perché qualcuno ha visto morire dei soldati, la morte che ghermiva i suoi cari, la malattia trascinare nella tomba centinaia di persone, le stelle che esplodono o i raggi C balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser, non significa che sai tutto o che se pronto a tutto. Perché questo…..a questo nessuno potrebbe mai essere preparato. E’ incredibile che esistano, tutt’oggi, solo supposizioni di quello che si trovi al centro della Galassia o, meglio, molte supposizioni sono vere, ma la scala di tutto ciò…..supera di gran lungo la nostra concezione. Un Buco Nero Supermassiccio si trova al centro di tutte le Galassie dicono…..si, ma non immaginatevi di vedere una sfera oscura che staticamente si palesa dinanzi ai nostri occhi. Planck, Einstein, Hawking, Gamow, Friedman, pagherebbero oro per essere qui. Quello che la vista vede è cosa strana: una sorta di cerchio è descritto nello spazio, qualcosa che si è formato da una massa superiore di milioni o di miliardi di volte più grande di quella del Sole terrestre. La sua forma è visibile solo per via della luce rossa proiettata dalle stelle che circondano la sua immensa e titanica forma. Impossibile capirne la profondità, così come è impossibile rimanere abbagliati dall’immensa distesa di detriti di cui è pieno il paesaggio. Scheletri di navi che sono state meno fortunate della Normandy, benchè infatti le forze di marea tipiche dei buchi neri non siano percepibili a queste distanze così ridotte, complice il fatto che la singolarità gravitazionale è ben lontana dall’Orizzonte degli Eventi, esse sono state eliminate di qualcosa di ben più minaccioso nelle immediate vicinanze. Mentre il tenente Moreau cercava di aggirarsi in quella matassa, apparentemente indistricabile, di resti di avventurieri passati cercando al contempo di evitare le imbeccate di IDA, i compagni di sventura entrarono finalmente in contatto visivo con la base dei Collettori.
“Avvicinati con calma Joker. Più tardi ci vedono e più danni gli infliggeremo”, disse il comandante raccomandando prudenza al suo pilota.
A volte puoi prendere tutti gli accorgimenti possibili ma va tutto a rotoli comunque. Ed è allora che si vede la preparazione di un soldato alle avversità. I Collettori non erano stupidi, sebbene sapessero che erano in un luogo molto ben riparato e difeso in fatto di locazione ambientale, non avrebbero certo lasciato al caso la protezione del perimetro della base. Il Campo di Detriti del Tartaro ha i suoi cani da guardia. Piccole luci rosse risplendettero in concavità circolari. Identificazione rapida. Ostili confermati. Aggancio del bersaglio ed ingaggio. Gli Oculus. Unità cibernetiche ad alta velocità usati dai Collettori. Ognuno di questi mezzi è controllato da un singolo Drone, il cui sistema nervoso è impiantato nella cella d’alloggiamento dell’Oculus integrandolo così con i sistemi elettronici della macchina. In sostanza sono una prima forma di integrazione tra organico e sintetico, indubbiamente tale tecnologia appartiene ai Razziatori. Sono dotati di un cannone energetico centrale molto simile al laser primario della Sovereign. Rapidi ed estremamente precisi, il consiglio è quello di utilizzare siluri Javelin a corto raggio o laser a bifase posti su supporti rotanti. Quattro di questi simpaticoni si fecero subito avanti per fare le dovute presentazioni.
“Attenzione Jeff! Abbiamo compagnia”, segnalò IDA, collocando le figure degli Oculus sul radar della Normandy.
“Inizia il ballo!”, scattò in un sorriso di sfida il pilota, mentre andava a dare energia ai propulsori della nave e a virare trasversalmente verso il basso, portandosi così in una zona più adatta a manovre evasive.
I piccoli avversari si mantennero in formazione serrata senza perdere di vista il loro obbiettivo. Spararono alcuni colpi per stabilizzare la mira ed identificare il sistema magnetico della nave bersaglio delle loro attenzioni e poi si fecero nuovamente sotto, molto più aggressivi di prima.
Joker fece valere tutta la sua esperienza ed abilità. Cercare di evitare letali attacchi laser in mezzo ad un’area stracolma di detriti era davvero un’impresa ardua. Virò secco a destra infilandosi tra due chiglie di navi che si stavano per scontrare, sperava che gli Oculus sarebbero stati almeno rallentati da quella manovra, ma così non fu. Gli inseguitori effettuarono una rapida schivata rompendo la formazione solamente quel secondo che bastava per permettergli di passare oltre l’ostacolo. Un’altra scarica di laser di laser sfrigolò a pochi centimetri dal terzo propulsore. Il pilota della Normandy si gettò a capofitto verso il basso, roteando il corpo della nave di circa sessanta gradi mentre attraversava un anello di metallo poco più grande della forma della nave. Gli inseguitori non mollarono affatto la presa. Due mezzi si staccarono dal resto del gruppo, accelerando la loro andatura fino a portarsi a meno di un centinaio di metri dalla SR-2. Altri due colpi di laser ben calibrati e stavolta non ci fu manovra che potesse impedire di subire un colpo diretto. Un forte tremito percorse la nave, ma Joker non si fece distrarre, sapendo bene che i nuovi scudi cinetici montati da Tali utilizzavano la tecnologia a Barriere Cicloniche (CBT). Questo fantastico meccanismo difensivo permetteva la rotazione continua dei proiettori a effetto di massa, in questo modo la nave crea rapidamente campi cinetici oscillanti invece che mantenerli statici, così facendo si devia con violenza tutto ciò che cerca di penetrare il campo stesso. Cercare di colpire un bersaglio attraverso una Barriera Ciclonica è come tentare di centrare un oggetto che si trova all’interno di una palla che ruota ad altissima velocità, il corpo della palla respingerà sempre qualunque tentativo di penetrare la sua scorza. Ovviamente anche questi avanzati sistemi difensivi avevano il loro punto debole e spesso si riconduceva all’energia. Mantenere attive delle CBT voleva dire consumare un patrimonio a livello energetico, specie sotto attacco continuo, quindi il resto dei sistemi della nave doveva scendere a compromessi con questa costante richiesta di alimentazione. Jeff sapeva anche questo.
“IDA! Polverizza quei bastardi!”, disse il pilota, incitando l’IA della nave al contrattacco.
Non ci fu bisogno di ulteriori scambi di parole. I restanti Oculus di quella squadriglia si presentarono faccia a faccia con la nave di Cerberus. Astuta manovra di accerchiamento, due di loro stavano mettendo pressione al pilota rimanendo incollati alla coda della nave da breve distanza, così che i restanti compagni potessero effettuare un attacco frontale ben preciso. IDA, però, non aveva perso di vista i loro movimenti e, ancora prima che potessero caricare il loro laser, lanciò due siluri Javelin nella loro direzione. Le due sfere di metallo ebbero un trapasso molto doloroso, sempre che potessero sentire ancora del dolore fisico. Appena vide le esplosioni, Joker diede un imbeccata verso l’alto, accelerando in modo netto la rapidità della Normandy. Gli altri due globi non presero bene la dipartita degli loro compagni, così si lanciarono subito in una ripicca a suon di laser. Le Barriere Cicloniche furono sottoposte ad un altro grave stress, non potevano più permettersi di essere colpiti in quel  modo. Con una virata a sinistra, attraverso dei grossi detriti, Jeff riuscì a liberarsi del primo inseguitore che si schiantò con un pezzo di ponte di quella che doveva essere stata una corazzata. Il secondo nemico riuscì ad evitare un impatto simile per poco, ma perse di vista il suo obbiettivo e quei secondi di distrazione gli furono fatali. Un Javelin lo perforò arrivando dalla sinistra, tramutandolo in pezzi di lamiera che si sarebbero uniti al desertico paesaggio.
“Sembra che per ora siamo apposto”, sorrise Joker, proprio mentre un tonfo assordante fece sobbalzare la nave.
“Allarme! Rilevo una breccia nel ponte macchine. Inoltre rilevo un’altra squadriglia nemica di quattro elementi in arrivo da Nord-Est”, avvisò IDA con la solita voce creata da un sintetizzatore vocale.
“……Me e la mia boccaccia!”, si prese la colpa Jeff.
“Tieni occupati gli altri Joker!”, gli fece forza il comandante, “Io prendo una squadra e vado nel ponte macchine”
Il comlink di Shepard si attivò mentre si dirigeva verso l’ascensore, “Comandante”, la voce era di Jack, “Potevi dirmelo che sarebbero arrivati ospiti! Non ho avuto neanche il tempo di dare una ripulita…..Ma guarda, non ha portato neppure un po’ di vino!…..Ho il permesso di metterlo alla porta?”
“Permesso accordato David! Resisti! Io e Grunt arriviamo a darti man forte”, gli rispose, trattenendo una risata, Shepard.
L’ascensore si fermò di scatto. Le porte si aprirono in un fremito. L’Oculus stava già facendo danni, librandosi nell’aria e sparando col suo raggio letale. Jack provava a tenerlo a bada con l’Intervention rotolando da un riparo all’altro, ma il bastardo aveva la pelle dura.
“Il nostro amico qui ha la pelle più dura di quanto mi aspettassi”, fece il nostro a Shepard quando si avvicinò, “Avresti mica quel bel lanciarazzi ML-77?”
“Mai uscire di casa senza”, disse il comandante mostrando l’arma pesante al compagno, “Ok, voi due mi fornirete copertura, mentre io mi faccio avanti e lo elimino, d’accordo?”
Grunt e Jack annuirono. Entrambi uscirono dalle loro coperture ed iniziarono a bersagliare l’Oculus con tutto ciò che avevano. I loro proiettili sfrigolarono contro la corazza del nemico, ma non sortirono alcun effetto significativo. La sfera sembrò irritata della loro presenza ed iniziò a bersagliarli con la sua arma primaria. Distratto da ciò, non si accorse di Al che, uscito dalla copertura, lanciò un’intera salva del lanciamissili contro il suo avversario metallico. I missili non gli lasciarono scampo, l’impatto diretto con i missili danneggiò seriamente l’Oculus che sbattè più volte contro il soffitto della stiva prima di essere sbalzato fuori da una bordata della nave.
“Joker che diamine sta succedendo la fuori?!”, urlò Shepard al suo pilota, mentre lui, Jack e Grunt tentavano di mantenersi in equilibrio.
“Un piccolo problema di detriti comandante”, rispose Jeff, tradendo la sua concentrazione con un piccolo improperio di stizza, “Sto facendo lo slalom in un dannato labirinto di resti metallici fluttuanti con alle calcagna degli occhi assassini….Pensavo fosse una buona idea in principio”, provò a scherzare.
“Le nostre barriere cinetiche non sono adatte a respingere urti di oggetti a massa così elevata signor Moreau. Livello energetico 43%”, si intromise IDA.
“Lo, so IDA, lo so. Ma è anche per questo che le abbiamo aggiornate insieme alla corazza”, la punzecchio Joker.
Altra scossa destabilizzante, “Nuova incursione nell’hangar, comandante”, avvisò l’IA.
“Ce l’abbiamo davanti IDA. Non c’è bisogno che mi dici le cose ovvie”, disse di rimando Shepard, mentre degli spari riempivano il sottofondo della chiamata.
Un altro Oculus era penetrato nella stiva. Non era proprio serata per quella zona della nave. Grunt caricò la sua corazza esterna e si fece sotto con il suo M-300 Claymore. Fu poco più che una mosca per la palla fluttuante. Un colpo di laser per poco non segò a metà il Krogan, che si gettò di scatto dietro una grosso container. David abbandonò il CheyTac in favore della Zangetsu, se c’era un arma adatta a penetrare quella spessa corazza era proprio quella lama. Si arrampicò sopra il container dietro cui era nascosto Grunt e spiccò un balzo verso l’Oculus. La lama ad oscillazione trapassò il coriaceo rivestimento metallico andando a conficcarsi in tutta la sua lunghezza nella sua preda. La sfera avvertì la breccia ed iniziò a muoversi convulsamente per staccarsi di dosso il Quarian abusivo. Questi violenti scossoni resero più facile per la lama discendere lungo la corazza, andando a creare uno squarcio verticale sul lato sinistro dell’avversario. Arrivato a fine discesa, Jack fece perno sul corpo metallico ed estrasse via lama, per poi saltare via dall’agitato Oculus. Diede poi un cenno al Krogan che colse al volo l’occasione per crivellare di colpi la parte scoperta della sfera. Il sintetico accusò le raffiche andando quasi a poggiarsi nel pavimento della stiva. Al non aspettò oltre, equipaggiò nuovamente l’M-77 e fece fuoco nella breccia aperta da Jack. L’Oculus subì l’esplosione e, avvolto dalle fiamme, rotolò fuori dalla stiva per poi esplodere nello spazio vuoto.
“Direi che non tornerà a farci visita tanto presto”, ridacchiò sonoramente il Krogan.
Tornato sul ponte di comando, Shepard si avvicinò a Joker, “Rapporto sull’entità dei danni?”
“Barriere cinetiche al 30%. Nessun altro danno significativo”, rispose IDA per il pilota, “Stiamo uscendo ora dal campo di detriti”
“Cerchiamo di avvicinarci senza richiamare altre attenzioni”, provò a dire Shepard poggiando una mano sul sedile del suo pilota,
“Spiacente comandante. A quanto pare stanno mandando a farci visita un vecchio amico”, affermò Joker iniziando le manovre di ingaggio.
Effettivamente, da un entrata laterale della base, si staccò in volo la nave dei Collettori. La stessa che anni addietro aveva eliminato la prima Normandy ed ucciso il comandante. Non appena fu in assetto da battaglia, l’immensa nave dalla strana forma allungata e con un design strutturale con nessuna parvenza di significato, a parte il motore e le lance stabilizzatrici laterali, aprì il fuoco con il suo potente cannone particellare. Joker ricordava bene la potenza di quell’arma e per nulla al mondo avrebbe permesso che la SR-2 cadesse sotto il fuoco nemico. Si destreggiò subito in virate e piccoli loop circolari, in modo che l’armiere del cannone non avesse ne il tempo ne il modo di correggere la traiettoria del raggio infernale.
“Mostriamogli gli artigli!”, incitò Al, “Così vedremo anche se tutte quelle ore spese da Garrus per calibrare il cannone sono servite a qualcosa”
Poco sotto la prua della nave, il potente cannone Thanix apparve sotto la livrea. Di geniale intuizione Turian e di tecnologia simile a quella della Sovereign, questo cannone basava la sua potenza di fuoco su un sistema magnetico-idrodinamico. All’atto pratico il complesso circuito interno del cannone, costituito da una lega di ferro e tungsteno, spara proiettili di metallo estremamente caldo (praticamente allo stato di plasma) accelerati a velocità relativistiche (per una frazione di secondo il proiettile raggiunge la velocità della luce) da un campo elettromagnetico interno alimentato dall’elemento zero. Il metallo liquido di solidifica l’istante successivo all’uscita dalla canna dell’arma, acquisendo una forza cinetica tale da poter perforare qualsiasi scudo o corazza. Di facile installazione e dimensioni ridotte è possibile installare il Thanix sia su caccia che su navi di grandi dimensioni. Inoltre i tempi di ricarica, insignificanti rispetto alla potenza dell’arma, permettono di sparare in tutta sicurezza ogni cinque secondi.
Le due canne da fuoco del cannone si riempirono di una luce blu, appena prima di veder schizzare fuori da esse due lampi che si accanirono come squali sulla nave dei Collettori. Una tremenda esplosione lasciò intuire i danni arrecati dalla potenza di fuoco dell’arma primaria della Normandy. Ciò, tuttavia, non bastò a far capitolare i loro avversari, che risposero subito contrattaccando con una sferzata del loro raggio particellare. Joker riuscì comunque ad evitare facilmente quel colpo, sparato più con la voglia di rivalsa che con precisione.
“Finiamo il lavoro!”, sentenziò Al.
“Certo comandante! Prendete questo, brutti figli di puttana!”, si esaltò Jeff sparando un altro colpo di Thanix.
E quella fu l’ultima cosa che i Collettori videro. Un fulmine blu che li centrava in pieno. Il resto fu solo un’immensa esplosione. A causa della sfortuna, quell’ultima detonazione fu più pericolosa degli attacchi precedenti. L’onda d’urto mise fuori uso i sistemi principali della Normandy, così che non ci fu altro da fare che tentare un atterraggio di fortuna sulla base dei Collettori stessi. L’impatto col suolo non fu certo dei migliori, il rumore secco del metallo che si trascinava sulle lamiere della base riempì le orecchie a tutto l’equipaggio, mentre scossoni e sobbalzi sballottavano i presenti a bordo come fossero in un frullatore spaziale. Ma anche quel momento passò. La nave arrestò la sua corsa cozzando la sua livrea contro un oggetto abbastanza grande da impedirle di andare oltre.
Rialzatosi da terra, Shepard chiese, “Tutto a posto Joker?”
“Diciamo di si”, gemette quello rimettendosi ritto sullo schienale del sedile, “Credo di essermi rotto una costola….o forse tutte quante”
“IDA, che mi dici della Normandy?”, domandò il comandante all’IA di bordo.
“Tutti i sistemi primari sono offline. Sarà necessario del tempo prima che tutte le funzioni possono essere ripristinate”, sentenziò IDA, quasi pronunciando una sentenza.
“Sapevamo che il biglietto poteva essere di sola andata….La nostra priorità rimane comunque salvare i civili ed eliminare la base dei Collettori….Richiama l’equipaggio Joker, gli voglio in sala conferenze per il briefing prima di subito”, concluse Shepard.
 
L’atmosfera era abbastanza tesa all’interno della stanza. Tutti si tenevano impegnati a modo loro. Chi controllava le armi, chi si muoveva nervosamente camminando avanti ed indietro pensando e rimuginando, e chi stava semplicemente in silenzio in attesa che il comandante iniziasse a parlare.
“Sapevamo tutti che questa possibilità si sarebbe potuta presentare”, asserì Shepard poggiando entrambe le mani sul tavolo, “Ora, però, non ci deve importare se la Normandy potrà riportarci a casa o meno. Ci dobbiamo focalizzare sul perché siamo venuti qui: fermare i Collettori per sempre! E ciò vuol dire elaborare un piano per distruggere questa stazione. IDA, mostraci la tua scansione della base”
La figura giallastra di una nave apparve al centro del tavolo delle conferenze, creata da un oloproiettore posto sotto di esso.
“Raggiungendo il punto di snodo principale dovreste riuscire a sovraccaricare i loro sistemi primari”, disse l’IA indicando con un punto luminoso la zona interessata.
“Questo significa raggiungere il cuore della stazione”, aggiunse Jacob, “Oltre questo grosso picco energetico”
“Quella è la sala centrale”, asserì Al, “Se i coloni o il nostro equipaggio sono ancora vivi, deve essere lì che i Collettori gli hanno portati”
“Ci sono due strade principali comandante”, continuò Taylor, “Suggerirei di divederci in due squadre per confondere i Collettori e poi riunirci nella sala centrale”
“Non credo sia una buona idea”, si oppose Miranda, “Vedi queste porte? Sono bloccate. Servirebbe qualcuno che le sblocchi per permettere l’avanzata delle due squadre”
“C’è sempre un punto debole”, riflettè Shepard analizzando la mappa, “Eccolo qua! Un condotto di ventilazione. Potremmo mandare qualcuno attraverso di esso”
“Praticamente un suicidio volontario….Mi offro volontario”, fece un passo avanti Jacob.
“Apprezzo il coraggio, ma non andrai tu, non saresti in grado di disattivare il sistema di sicurezza in tempi brevi….ci vuole un tecnico esperto”, il comandante guardò d’istinto la persona su cui sapeva già di poter contare, “Tali….Te la senti di farlo?”
La Quarian sembrò presa alla sprovvista, ma non si tirò indietro, “Conta pure su di me Al”
Jack non fu molto contento di quel breve scambio, palesemente era preoccupato per Tali, “Comandante, e se andassi io? Posso cavarmela bene anche in una situazione del genere”, si intromise.
“No David”, rispose secco il comandante, “Ho bisogno di te nella prima squadra d’attacco, non posso privarmi di un tiratore eccellente come te in questo frangente”
Picche non insistette oltre, sapeva sarebbe stato inutile. Lanciò uno sguardo preoccupato a Tali prima di riportare l’attenzione sul resto della conversazione.
“Chi sarà allora a guidare la seconda squadra Shepard?”, chiese la Lawson facendosi palesemente avanti per quel ruolo.
“Francamente non pensavo a te Miranda”, fece Al intuendo le sue intenzioni, “Garrus ti senti abbastanza preparato per lo scettro del comando?”
“Tu lo dici Shepard. Io lo sono”, rispose, caricando il Mantis, Vakarian.
Shepard annuì in un sorriso complice, poi tornò a rivolgersi al resto dei propri uomini, “Non so cosa troveremo la dentro….Abbiamo già perso dei compagni di viaggio, facciamo in modo di non perderne altri…..Ma non voglio mentirvi, non sarà facile….. Sappiate però che ho fiducia in voi, dal primo all’ultimo….I Collettori hanno rapito migliaia di persone, forse centinaia di migliaia, ma oggi noi chiuderemo i conti…..Oggi vi chiedo di rischiare, di lottare e di non esitare difronte a niente….Portiamo a casa la vittoria tutti insieme….Non ho intenzione di riempire delle bare alla fine di questo giorno e questo è un ordine….Chiaro?”
Tutti annuirono a quelle parole. Non ci furono grida di battaglia o gesti di assenso, bastava guardare negli occhi ognuno dei presenti per capire che nessuno di loro era più motivato, carico e concorde con le parole del proprio comandante che in qualsiasi altro momento della loro vita. Nessuno verrà abbandonato. Nessuno verrà dimenticato. Uh-Ah!
 
Kingdom Hearts –Destiny’s Force
 
Tutti i membri di entrambe le squadre scesero dalla nave nei gruppi già organizzati. Poco prima di dividersi per le due strade designate, Jack accompagnò Tali all’ingresso del sistema di ventilazione.
“Sei davvero sicura di volerlo fare?”, chiese il nostro con evidente tensione,
“Stai tranquillo”, rispose lei cercando di rassicurarlo, “Non sono la fanciulla indifesa delle favole Umane. So badare a me stessa….e poi ti ricordo che io ho affrontato e sconfitto Saren, non mettere in dubbio le mie capacità”, concluse lei in tono falsamente offeso,
“A volte dimentico che sei molto più forte di quel che appari”, rise lievemente Jack, mentre apriva il portellone d’accesso con un rapido tocco del factotum.
Tali entrò lentamente nel condotto, non era esattamente il posto in cui desiderava trovarsi, ma sapeva che Al e tutti gli altri contavano su di lei per riuscire ad addentrarsi attraverso la fortezza dei Collettori. Prima di richiudere la porta d’accesso dietro di se, si girò verso David, “Ci vediamo dall’altra parte allora…”
“Qualunque cosa succeda, io ci sono, ok? Se pensi anche solo per un istante che le cose si stiano mettendo male avvertimi, ti tirerò fuori da questo tubo in un batter d’occhio”, affermò lui sicuro.
Tali sorrise per qualche momento, poi richiuse il portellone ed iniziò la sua risalita in quel corridoio di metallo.
Poi Picche raggiunse Shepard e Samara, i quali stavano attendendo il suo arrivo in una piccola discesa a destra del condotto. Si scambiarono uno sguardo di intesa e poi si incamminarono lungo la via. Stilisticamente la base dei Collettori era un vero obrobrio: lunghissimi tubi percorrevano le pareti dell’enorme stazione, ramificandosi in settori di più ampia portata o dividendosi in piccole sub-unità di partizione. Inoltre era presente del tessuto organico, qualunque cosa fosse o servisse esso rendeva la stazione come viva e pulsante, talvolta i gas che uscivano dai diversi sfiatatoi, collocati nei posti più strani, davano l’impressione che il luogo respirasse. Tetro e lugubre, le maggiori fonti di luce interne erano date dalla luminescenza dei fluidi che scorrevano nelle tubature oppure da semplici fari posizionati anch’essi in loculi davvero particolari. Funzionalmente era, invece, tutta un’altra storia. Le componenti di dispersione di calore erano ancorate a piccoli carrelli che ne consentivano lo spostamento attraverso la base, così da poter essere portati dove più era necessario. Il pavimento era, in vari punti, creato con l’allineamento di più piattaforme mobili, ideali per rapidi spostamenti o per la manutenzione di un’area considerevole della stazione. Per quanto i Collettori fossero malvagi, bisognava riconoscergli una certa cura al dettaglio nel raggiungere i loro obbiettivi. Percorsero fino in fondo la discesa, poi furono bloccati da un messaggio di Tali, nel quale affermava che erano presenti dei piccoli blocchi nel condotto di ventilazione che bloccavano il suo incedere. Essi pareva che fossero unicamente aggirabili da un quadro di comando esterno situato in prossimità del condotto, ma bisognava sbrigarsi nel sbloccare la via, questo perché la temperatura all’interno del sistema di ventilazione si alzava esponenzialmente se il blocco non veniva rimosso, rischiando quindi di bruciare viva la Quarian. Il condotto era ancora lungo, quindi era lecito aspettarsi più di un ostacolo del genere lungo la via. Appena appresa questa notizia, quasi a dispetto, si palesarono i padroni di casa. Arrivarono ronzando come delle api, erano cinque Droni….i primi di una lunga serie. Una volta toccata terra, dal suolo comparvero delle coperture metalliche a fargli da scudo. Si poteva dire che erano davvero entrati nel vivo della festa.
“Qui Vakarian”, si fece sentire la voce del Turian nel comlink, “Abbiamo appena incrociato la strada con i Collettori”
“Ti sei premunito di biglietti da visita spero, Garrus”, fece, a metà tra l’ironico e il serio, Shepard.
Un colpo secco di Mantis intervallo la risposta dell’interlocutore, “Oh, non preoccuparti. Ne ho a bizzeffe”
D’altra parte, neanche la prima squadra saltò il rito delle presentazioni. Mentre Samara si premuniva di sollevare in aria due Droni con una singolarità, Jack si occupava di stampare loro in fronte il saluto dei soldati N7. Shepard non stette ovviamente a guardare, lanciando una granata oltre la copertura di due insettoidi, trasformandoli in una poltiglia giallognola. Ovviamente questo era solo il primo assalto. Durante tutto il percorso fino alla sala centrale ne affrontarono a dozzine di quegli esseri. In un paio di occasioni riuscirono anche a metterli alle strette, fortunatamente il lavoro combinato delle abilità tecnologiche di Jack, quelle militari di Al e quelle biotiche di Samara permise ai tre di uscirne senza troppi problemi. Più e più volte lungo il tragitto dovettero sbloccare la via a Tali che rischiava la vita dentro il condotto, ma fortunatamente, erano ormai in vista della sala centrale.
“Squadra due al punto di incontro”, confermò Vakarian, “Sarebbe meglio se ti sbrighi Al…Questa non è gente paziente quanto me”
“Vediamo l’ingresso Garrus!”, asserì Shepard, “Dacci il tempo di togliere l’ultima barriera per permettere a Tali di uscire dal condotto e arriviamo!”
Dicono che, in battaglia, è meglio non sperare che tutto vada per il meglio. Questo perché è credenza che quando una moltitudine di soldati pensa di poterla scampare, come d’incanto, si materializzi il nemico a disintegrare il loro morale. Sapete una cosa….un fondo di verità c’è in tutto questo. Dalle spalle della prima squadra arrivarono tre piattaforme mobili stracolme di ostili. Ci fu giusto il tempo di liberare la via all’interno della sala centrale per Tali, poi il fuoco nemico costrinse i tre a cercare riparo. La faccenda era nera, e molto anche. I Collettori sembravano più organizzati, più consapevoli delle loro possibilità, più efficienti sul campo di battaglia….come era possibile? La risposta stava nella figura luminosa al centro della marea di insettoni. Un Drone percorso in tutto il corpo da venature giallastre impartiva gli ordini ai suoi compari grigio scuri, doveva esserne il capo a quanto pare.
“Shepard”, annunciò quello con voce grave e solenne, “Arrenditi. Non puoi vincere contro di noi”
“Sembra che ce l’abbia con te comandante”, disse Jack ricaricando il CheyTac, “Vi conoscete?”
“Si….diciamo che abbiamo avuto qualche controversia in passato….Sai, lui è l’Araldo della nostra distruzione…Solite cose”, fece Al mentre si sporgeva a rispondere al Collettore con una raffica di Vindicator, “Ora come ora è meglio ripiegare però, avremo sicuramente occasione per affrontarlo ancora. Al mio segnale ci dirigiamo verso la porta, d’accordo?”, concluse Shepard.
Fu così che iniziarono a correre verso la sala centrale, mentre la seconda squadra forniva loro copertura. Ci stavano sperando….grave errore. Un onda biotica di intensità tremenda si abbattè su di loro. La porta si richiuse di scatto e Shepard si sentì risollevare da un compagno. Si lamentò di un dolore, ma si rimise in piedi subito, vide Samara poco distante da lui……ma non vide David.
“Oh Cristo…”, riuscì a bisbigliare. Si portò davanti alla porta, dove Tali stava già giostrando il quadro di controllo. La guardò senza trovare le parole giuste.
“Dimmi che non è dove penso”, riuscì solo a chiedere.
Il silenzio della Quarian e la sua fretta nel digitare sui comandi della porta furono più esaustivi di qualunque frase. Shepard portò velocemente la mano all’orecchio, attivando il comlink.
“David! Rispondi!”, urlò con apprensione,
“Tranquillo comandante”, rispose a voce piatta l’amico, “Non sono ancora morto”
“Ora ti apriamo, tieniti pronto a correre!”, ordinò Al, muovendo una mano in segno di calma verso il resto dell’equipaggio.
Quando Shepard spostò lo sguardo su Tali comprese che qualcosa non andava, “Che problema c’è Tali?”
“La porta…..le porte”, rispose in un filo di voce, “Non è lui ad essere bloccato fuori….Siamo noi ad essere rinchiusi qui dentro…”
“E questo cosa cambia?”, domandò con tono serio, “Vuol dire che non puoi fare entrare Jack?”
Tali gli volse uno sguardo che tradiva tutta la sua agitazione, “Significa che da qui non può entrare ne uscire nessuno Al….Siamo in trappola….E da qui non posso fare niente”
“E io so anche il perché comandante”, affermò Dave che stava ascoltando tutta la conversazione, così come il resto della squadra, “La stazione è come un immenso organismo vivente. E’ progettata in modo tale da mettere in quarantena una sezione se identifica un guasto o un qualsiasi altro problema tecnico in una delle sue stanze. Credo che l’Araldo abbia danneggiato un componente della sala con il suo ultimo attacco, così da intrappolarci la dentro….non ha calcolato però che qualcuno sarebbe potuto rimanere all’esterno”
“Questo come ci aiuta ad uscire di qui?”, chiese Miranda, intromettendosi nella conversazione,
“E’ presto detto dottoressa”, riprese Jack, mentre in sottofondo continuavano a sentirsi spari da ambo i contendenti, “Benchè danneggiata, la sala centrale è un punto di snodo troppo importante per tenerlo chiuso se si verifichino altri tipi di problemi in altre stanze….L’idea è quindi di muovermi da questo scomodo riparo e danneggiare le condotte energetiche della mia sala, in modo che il flusso debba per forza essere ripristinato nello snodo centrale….La cattiva notizia è che la mia zona verrà…-soppressa-“
“Che intendi con la parola –soppressa-?”, domandò Tali’Zorah con voce tremante.
David si concesse un attimo per dire la cosa in meno doloroso possibile, “…Significa che il terreno sotto ai miei piedi cederà, mancherà l’energia e la sala verrà riempita di Sciami Cercatori che si adopereranno per riempire il luogo con materiale organico in modo da mettere in stasi l’area….Dal loro punto di vista è una normale sterilizzazione….”
La Quarian non riuscì a reagire a quelle parole, rimase come bloccata sulla sua posizione, fu Shepard a rispondere, “Sicuro che non ci sia altro modo?...”
“Se non lo faccio sarete voi ad essere attaccati dagli Sciami……Non ho mai detto che sarebbe stata la cosa migliore per me…..ma è la cosa giusta da fare”, asserì Jack, cercando di controllare il tono della voce per farlo apparire il più calmo e rilassato possibile, “….Comandante, Garrus, Thane, Grunt e voi tutti….è stato un piacere combattere al vostro fianco….Vi sto dando le ali….Ora volate…”, concluse David citando le parole che il Colonnello Angelo usava spesso per motivare i Sacrificabili.
Poi passò nel canale privato per parlare con Tali, la quale la sentiva bene piangere cercando di sopprimere le lacrime, “Ehi…Non credo di avere le parole giuste per questi momenti….Non posso ammorbidirti la pillola perché anche io ti sto perdendo per sempre…..Avrei cento e mille cose da dirti, ma il tempo ci è contro….Sappi solo che ti amo….Il mio unico rimpianto è di non essermi fatto avanti fin dal principio….forse avremmo avuto più tempo….Sii forte….Keelah Se’Lai”
 
God knows you’re lonely souls
 
Mentre David si sfilava il casco dalla testa, lasciando che i lunghi capelli bianchi, effetto collaterale dell’ibridazione operata da Cerberus,  si sparpagliassero sul suo volto, gli venne in mente il vecchio discorso fatto diverso tempo prima con il Colonnello Angelo.
“Colonnello…perché ci chiamiamo Sacrificabili?”, gli aveva chiesto quella notte, in territorio nemico, mentre stavano montando il turno di guardia.
Dopo averci riflettuto un po’, il Colonnello intrecciò le braccia e prese parola fissando le stelle, “Ti detto che gli eroi non esistono vero? Ma non ti ho mai detto il perché di questo….Gli eroi sono o, meglio, esistono…..nella mente delle persone. Di coloro che vedono e sentono le gesta dei soldati che combattono al fronte da dei matti che esaltano le loro gesta affermando di averli visti fare carneficina di nemici o di aver tenuto una posizione da soli contro ondate infinite di nemici….Ed allora la gente idealizza nei modi più incredibili queste figure mitologiche e lo stato maggiore fa altrettanto, perché tutti hanno bisogno di eroi: donne, bambini, vecchi spocchiosi, politici belligeranti, perfino i criminali adorano i cosiddetti –eroi-….Ma è un errore del cazzo!......Secondo te cosa succede quando gli eroi, presunti dei immortali, invincibili cavalieri della giustizia muoiono?...Semplice, la gente perde la fiducia e la forza di lottare….Perchè pensano che, se non ce l’ha fatta lui, nemmeno loro avranno scampo contro l’avversità che gli si parerà di fronte…..Per questo ci chiamiamo Sacrificabili….perchè è ciò che siamo tutti….Noi combattiamo con i soldati, soffriamo con la nostra gente, subiamo la sconfitta e ci rialziamo come ogni essere vivente sulla faccia dell’Universo….Noi siamo quelli che combattono per la patria, per gli amici, per chi amiamo e a cui vogliamo bene….non ci alziamo al di sopra degli altri per quello che facciamo, non sbattiamo in faccia alla gente quello che abbiamo passato in battaglia per essere ammirati o gratificati….Noi compiamo il nostro dovere…..perché è la cosa giusta da fare….affinchè chi sta nei nostri cuori possa godere di miglior fortuna della nostra….Ecco chi sono i Sacrificabili….Ecco chi siamo”
 
“Benedetto il Signore, mia roccia, che addestra le mie mani alla guerra, le mie dita alla battaglia. Mia grazia e mia fortezza, mio rifugio e mia liberazione, mio scudo in cui confido…..L’uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa….Le tue folgori disperdano i nemici, lancia frecce, sconvolgili…..Stendi dall’alto la tua mano, scampami e salvami dalle grandi acque…..”
La Zangetsu vibrava nell’aria, mentre affondava la sua letale forma nel ventre dei Collettori. Cantava Ebony, mentre i suoi proiettili si conficcavano nelle carni dei suoi nemici. Correva David in mezzo a quella moltitudine, incurante della ferite provocate dai suoi avversari, lasciando perdere il dolore perché non poteva permettersi distrazioni. E loro, quei mostri come lui, non capivano perché egli non cadesse, perché non si fermasse. Nonostante il sangue che gli facevano uscire dal corpo, nonostante il dolore che gli procuravano, nonostante tutta la potenza di fuco che gli versavano contro….lui non si fermava….Perchè? Che aveva di speciale che loro non avevano?
 
I’m gonna die in a place that don’t know my name
I’m gonna die in a space that don’t hold my fame
 
“E come affronta la morte un Sacrificabile?”, lo aveva incalzato Jack,
“La morte non è mai un argomento semplice ragazzo….In molti dicono che tutta la vita ti passa davanti agli occhi prima di morire….Forse questo è vero se sei un malato terminale o se non ti si apre il paracadute. Ma se la morte ti coglie di sorpresa, l'unica cosa che hai tempo di pensare è: -Oh, merda!-….Ma la cosa davvero importante non è come affronti la morte o come te ne vai da questo mondo….Ho visto gente morire nei modi più strani e per i  motivi più futili…Se devi morire, non importa che ciò avvenga in battaglia per colpa di un mortaio, per un colpo di rimbalzo da un arma, per colpa di un matto per strada, di un ubriaco molesto o se ti crolla un palazzo addosso lasciandoti schiacciato sotto le macerie….Se devi morire….fai si che sia per qualcosa che ritieni importante….se morirai compiendo il tuo dovere, facendo qualcosa che ritieni giusto, per cui valga la pena di morire….allora saprai di aver dato tutto fino all’ultimo e che quello per cui hai dato la vita non è stato invano….Spero però che tu riesca a completare il tuo obbiettivo prima di crepare….morire sapendo con certezza che i tuoi amici, i tuoi compagni, colei che ami o qualunque altro sia il tuo obbiettivo è al sicuro...è la cosa migliore del mondo…..Perciò, fai sempre che ne valga la pena…Sempre”
 
God knows you’re a lonely souls
God knows you’re a lonely souls
God knows you’re a lonely souls
 
Ed eccola. La fine. David aveva tagliato i principali tubi di distribuzione energetica così che quella sala non potesse essere più usata come snodo al posto di quella centrale…ed aveva funzionato. Mentre le piattaforme, che formavano il terreno su cui si stava svolgendo lo scontro, precipitavano nel vuoto, Jack sorrideva tentando di tamponare il sangue che usciva copioso dalla ferita apertasi a sinistra del ventre. Non c’è niente di epico nella morte. Non esistono morti epiche. Certo, la gente potrà narrartele in modo che così appaiano ai tuoi occhi, ma in realtà non c’è quell’atmosfera mentre si sacrifica la propria vita per gli altri. Ecco, esistono le morti giuste. Le morti per coloro a cui teniamo, quelle sono morti di cui essere fieri. Non c’è epicità in questo gesto, ma c’è la volontà e l’amore di chi è pronto a fare ciò per difendere la vita dei propri cari. Non c’è epicità….c’è serenità. E il Jack di Picche cade nell’ombra, sereno, consapevole nel cuore che era giusto così.
“Vi ho dato le ali. Ora volate”
 
Un rumore di sblocco. Uno sbuffo. Un crepitio. Al abbraccia Tali….perchè non c’è cosa peggiore che perdere la persona a cui si tiene di più sotto i propri occhi con la consapevolezza di non poter muovere un dito per cambiare le cose. Eppure il comandante si costringe a dirgli la verità, non c’è tempo per i pianti, non c’è tempo per disperarsi….David gli ha dato la possibilità di andare avanti, non potevano permettersi di sprecarla. E così ripresero la marcia attraverso la stazione, motivati più che mai a completare la loro missione. Poco più avanti trovarono l’equipaggio rapito dalla Normandy, arrivarono giusto prima che venissero completamente trasformati in materiale organico per i loschi fini dei Collettori. Al li rimandò alla Normandy con Grunt come scorta. Si salvarono tutti. Proseguirono la loro corsa al cuore della base facendo a pezzi ognuno di quei viscidi esseri che aveva il fegato di mettersi sulla loro strada. Ed infine arrivarono a delle piattaforme che gli avrebbero portati al terminale di controllo principale permettendogli così di far saltare in aria la stazione. Tuttavia dietro la porta d’accesso alle piattaforme si stava ammassando un ingente quantità di truppe nemiche, così Shepard decise di portare con se solo Garrus e Tali, la quale si era proposta per prima di andare al terminale, mentre il resto della squadra avrebbe tenuto a bada i Collettori. Il comandante si voltò verso i suoi prima di andare:
“E siamo qua….la fine del viaggio. Nessuno di noi sarà più lo stesso dopo tutto ciò che abbiamo passato, nessuno ne rimarrà senza cicatrici, ma non è ancora finita! Tutto si riduce a questo momento ora…O vinciamo o perdiamo tutto….Rendetemi orgoglioso di voi….Rendetevi orgogliosi di voi stessi….Combattete per onorare i vostri cari, la vostra gente…e i nostri caduti…Non lasciate che sia stato tutto vano. Una mano nell’arma e l’altra nel cuore…Facciamogli vedere che non si scherza con i migliori della Galassia!”
I tre si staccarono poi dal resto dei compagni ed attraversarono lunghe sezioni della base fino ad incontrare il vero motivo per cui i Collettori rapivano gli Umani dalle loro colonie….un Razziatore. Stavano costruendo un gigantesco Razziatore Umano. Era altresì incompleto, ma era come osservare una bomba ad orologeria pronta ad esplodere alla minima vibrazione ed, inoltre, quell’enorme bestia sintetica era l’incarnazione di tutte le violenze e sofferenze che il genere umano aveva sopportato a causa dei Collettori. Doveva essere distrutto. Shepard ordinò a Garrus e Tali di distruggere i supporti che lo tenevano ancorato alle pareti della stazione così da farlo cadere nell’oblio delle profondità della base stessa. E così fu. Il gigante di metallo cadde nel vuoto, insieme al clangore del metallo e allo stridore delle armi. Ci fu subito una chiamata dell’Uomo Misterioso per decidere il destino della base. Voleva usarla per poter fronteggiare in futuro i Razziatori, ma Al non volle sentire ragioni. Quella base era un abominio, scomponevano le persone in materiale organico per i loro esperimenti, Shepard non avrebbe permesso che quel posto rimanesse in piedi. Una volta attivata l’autodistruzione ebbero una bruttissima sorpresa: la larva di Razziatore Umano non era poi tanto morta. L’enorme figura sintetica iniziò subito ad attaccare i tre con il suo laser primario situato nella bocca. Il campo di battaglia era piuttosto limitato in fatto di possibilità o approcci strategici, quindi si ridusse tutto allo sparare alla testa del mostro, preferibilmente cercando di colpire gli occhi. Fortunatamente la scarsa intelligenza del Razziatore e l’abbondante quantità di ripari giocarono a favore dei tre amici. Mentre Garrus utilizzava il Mantis per colpire proprio il bulbo oculare della larva, Tali utilizzava adeguatamente il supporto fornito dai missili del suo drone da combattimento Chiktikka Vas Paus e Al utilizzava il lanciarazzi ML-77 riempiendo la testa del Razziatore di esplosioni. In un impeto di rabbia, il gigante metallico spazzò il terreno di scontro con una manata, allontanando i nostri gli uni dagli altri. Il comandante si accorse subito di aver perso il lanciamissili, ma quel pensiero fu accantonato quando l’orribile testa del Razziatore si posizionò sopra di lui con il laser primario quasi carico. Sarebbe morto anche lui quel giorno….se non fosse stato per Tali’Zorah che, raccolto l’ML, lanciò l’ultima salva di missili disponibile proprio dentro l’imboccatura del laser, facendo esplodere mezzo cranio della larva in una tremenda esplosione. Mentre il mostro tirava finalmente le cuoia, le piattaforme si inclinarono quasi di novanta gradi, andando a far scivolare la squadra nello stesso abisso in cui era caduto il Razziatore. Shepard vide la Quarian scendere come un sasso verso il ciglio della piattaforma. Non ci sarebbe mai arrivato, ma ciò non impedì a Vakarian di farcela. Riuscì a prenderla proprio all’ultimo, giusto nell’esatto momento in cui il pavimento finì sotto ai suoi piedi. Non riuscirono a tirare un po’ di fiato neanche dopo quel momento, poiché una piattaforma, che girava vorticosamente su se stessa come una trottola, andò a schiantarsi con forza e violenza contro il loro punto d’appoggio.
 
E il tuo stesso cuore diverrà di Tenebra... L'ombra che tutto inghiotte...
Ci sarà sempre Luce anche nelle Tenebre più profonde...
Più ti avvicini alla Luce più si farà grande l'Ombra...

 
Buio. E’ questo che si vede quando si è morti? Il buio? O è semplicemente un’illusione, un’astrazione della mente?....No, nessuna astrazione, nessuna illusione….era vivo e quello che credeva essere buio, era semplicemente il pavimento della base. La ferita gli faceva ancora male, ma quello che più attirò la sua attenzione fu la piccola figura dalle sembianze insettoidi che gli si parò davanti.
“E dunque è sveglio”, fece quello, mentre armeggiava con quella che pareva essere una console di comando, “Non fare sforzi. C’è ancora tempo”
Jack si tirò su con le poche energie che gli rimanevano in corpo, si sentiva come se fosse stato passato in uno spremiagrumi e poi l’avessero gettato nell’immondizia dal trentesimo piano di un palazzo. Cercò di capire se aveva un arma con se, ma non ne trovò. Tornò a concentrarsi sul piccolo insetto, che ora lo fissava con i suoi multipli occhi brillanti.
“Chi sei tu?”, chiese ansimando il Quarian.
L’orripilante essere zampettò fino a lui, osservandolo con curiosità ed attenzione.
“Io sono l’Araldo della vostra Distruzione….e tu sei un mio servitore”, annunciò quello con voce roca, ma da cui non traspariva alcuna emozione.
David fece un sorriso divertito a quelle parole, “Credo che tu mi abbia confuso con qualcun altro, insettone. Io non sono servo di nessuno”
Il piccoletto si portò a pochi centimetri da lui, “Curioso….eppure ci siamo incontrati mooolto tempo fa…Sebbene non fisicamente…..Può la mente organica dimenticare certe cose?”
“L’unica cosa che non ho dimenticato è che tu hai quasi ammazzato me e i miei compagni lassù…e finchè potrò le mani buone ti assicuro che ti ammazzerò!”, e così fece o ci provò. Non appena alzò il pugno per attaccare, l’Araldo lo squadrò dritto negli occhi e una spinta biotica lo fece volare oltre la sua portata…Poi Jack si sentì come addormentare, ma non di un sonno voluto. E le palpebre si fecero pesanti, mentre cadeva nuovamente nell’oscurità
“Permettimi di darti le dovute spiegazioni Picche”, si rivolse a lui una voce ben nota, “Credo che sia giusto arrivati a questo punto”, era Lo Squartatore….di bene in meglio.
Abisso era più cupo e oscuro del solito quel giorno, dense nuvole di color blu/violaceo si muovevano in circolo ad una certa distanza dai due protagonisti di scena. La pesantezza dell’aria era avvertibile anche solo respirando. Lampi blu correvano di tanto in tanto ai lati dell’area, seguiti da tuoni dal suono grave e potente. Lo stesso Squartatore aveva qualcosa di diverso, gli occhi gli brillavano come se avessero preso fuoco, come se ci fosse qualcos’altro in più oggi, rispetto alla sua solita malvagità.
“Ti ricordi quella sonda che rubasti dal campo Prothean? Ti ricordi che ti mostrò delle cose?....Beh, diciamo che da quel momento in poi mi sono fatto alcune lunghe chiacchierate con l’Araldo…Tu non ti sei accorto di niente perché la loro comunicazione avviene a livello del subconscio….ma se il tuo subconscio ha un identità… ooooooh le cose cambiano radicalmente”, sogghignò malvagio, “Sai che cosa è il Ciclo?...Maledizione! Sempre a pensare alle donne stai!”, e se la rise nervosamente compiaciuto da quella squallida battuta, “No Jack. Qui non parliamo di quella puttana Quarian che ti sei portato a letto…..Qui parliamo di guerra…aspetta aspetta! Ora arriva la parte interessante”, si portò vicino a lui stringendolo con un braccio per le spalle e indicò con l’altra mano dinanzi a se cercando di immaginare lo spettacolo, “…Guerra….a livello Galattico!....Non lo trovi meraviglioso?...Insomma finalmente qualcuno farà pulizia, qualcuno farà giustizia liberando l’Universo dalla piaga mortale nota come vita organica!.....Decisamente sopravvalutata tra l’altro”.
Lo Squartatore si staccò da David, estrasse una spada molto simile alla Zangetsu e se la rigirò tra le mani compiaciuto, “Ora….lo scarafaggio la fuori mi ha proposto di diventare un membro dei suoi seguaci, Indottrinati o come cavolo si chiamano, e di partecipare alla guerra sotto il vessillo del vincente….Che vuoi che ti dica?...Ho accettato…Non si rifiuta mica la possibilità di fare massacri indiscriminati e dare libero sfogo alla mia passione per gli autografi….Il punto è….finchè sei qui….non posso dare il mio contributo…capisci?...Io voglio solo fare ciò che mi piace…quindi, fammi il favore di metterti da parte crepando una volta per tutte!!!”, calò un fendente in verticale sulla testa di Picche, ma lui lo schivò con una capriola all’indietro.
“Tu sei completamente pazzo….e io che credevo avessi solo bisogno di uno psichiatra. Vuoi la mia mente? Vuoi il mio corpo? Allora dovrai venire a prenderlo dalle mia mani cadaveriche figlio di puttana!”, ed estrasse anche lui la sua spada, entrambe le lame emisero delle scosse lungo il loro corpo metallico: blu per Picche e rosse per lo Squartatore, “Questa è la mia mente….ed il tuo contratto è scaduto”
Jack lo Squartatore si mise in posizione come la sua controparte, ridendo come un dannato, “Oh, ma io ho intenzione di rinnovare….e di diventare il padrone di casa soprattutto!....Sarà divertente Dave! Mostrami che trucchetti hai imparato…ti serviranno, dopotutto io sono te e so già ogni tua mossa!”
Un fulmine abbagliante e una pioggia scrosciante diedero il via alla resa dei conti tra le due facce della stessa medaglia.
 
I will suffer
I will burn
Let hate prevail
Enslave my soul
But I never surrender
 
CombiChrist –Never Surrender
 
E le spade si incrociarono. Fendenti multipli da ambo i lati. Taglio trasversale da sinistra. Sciabolata orizzontale a partire da destra. Proiezione secca in avanti. Affondi ripetuti. Nessun colpo a segno. Il livello della sfida è alto. Il clangore delle lame si sussegue nel buoi e nel freddo della pioggia. Attacco alle game. Balzo rapido e taglio verticale. Piroetta a sinistra e fendente alle scapole. Difesa rapida di controllo. Torsione del polso verso l’esterno, la lama non gli sfugge di mano. Testata alla fronte. Si incrina il visore dello Squartatore. Risposta violenta e acuta, doppio taglio trasversale intervallato da una schivata sulla destra. Nessun altro rumore, solo le spade e i fulmini. La pioggia cade muta sul terreno di battaglia. L’Abisso non è mai stato tanto in fermento. Vuole la morte, vuole il sangue. Qualcuno cadrà ed accontenterà quegli spiriti effimeri e fugaci. Posizione di guardia. Si studiano per qualche secondo, muovendosi in cerchio. Non si deve mai perdere il contatto visivo con la lama dell’avversario. Un attimo prima la perdi di vista e un secondo dopo potrebbe essere tra le tue costole a spingerti verso il baratro. Nuovo confronto. Fendente laterale mirato alla base del collo. Punta della lama avversaria causa deviazione. Adattare strategia. Con il piede perno girarsi verso sinistra e colpire con una gomitata al volto. Il visore va in frantumi, mostrando gli occhi dello Squartatore, un’iride tipicamente Quarian e l’altra gialla brillante, e parte del viso, solcato da numerosi segni di indottrinamento. David rabbrividisce a quello che la sua controparte è diventato. Si è lasciato mutare e trasformare solo per assecondare un desiderio di sangue. Si mostra spazientito e onorato da quello sguardo, lo Squartatore. Ride e ritorna all’attacco più forte e rapido di prima. Taglio verticale potente. Il nostro para, ma la pressione esercitata dall’avversario lo fa cedere a terra. Calcio alle costole e al ventre. Benchè nella mente possa risultare in forma, nella dimensione reale fa tutto meno che bene.  Si rialza effettuando una capriola all’indietro. Tenta un affondo, ma il nemico si defila di lato e gli assesta un pugno al volto con la mano libera. Lascia che il peso e l’energia cinetica lo facciano roteare, poi Jack libera un fendente in rotazione procurando una ferita orizzontale poco profondo appena sopra il petto dello Squartatore. Questo a lui non piace. Nuovo attacco fulmineo. Fendenti laterali in successione. E’ uno schema, il corpo si adatta a rispondere a stimoli ripetuti in modo consecutivo in meno di tre secondi e ce ne vuole almeno un altro per rispondere ad una variazione di pattern. E così non è abbastanza rapido. Un affondo improvviso, in quella sequela di colpi, rompe il ritmo e provoca una ferita profonda a sinistra, vicino al fegato. Urge improvvisare. David sposta tutto il corpo in avanti impedendo allo Squartatore di riportare indietro la lama. Troppo tardi se ne accorge quello. Fendente dal basso verso l’alto. Provoca ferita nell’interno coscia e penetra nel braccio non armato fino all’osso. Urla di dolore. Picche si allontana reggendosi la ferita. Lo Squartatore lancia improperi e si appoggia con il ginocchio destro a terra. Cerca di stabilizzarsi mettendo la lama con la punta rivolta a terra. E’ l’occasione migliore. Assalta senza pensarci…e quasi non ci rimane. L’ologramma sparisce davanti agli occhi. Lo sente dietro. Si gira di scatto e cerca di parare, ma la violenza del fendente gli fa scattare via l’arma dalle mani. Ultime mosse. Diretto al volto della propria controparte malvagia, deviazione causata dalla mano del braccio libero. Adattamento. Colpo al costato. A segno. Ripeti azione. Tre colpi consecutivi. Si riprende. Ginocchiata seguita da un calcio al volto. Prima buona, il secondo viene fermato d’istinto. Disarmare. Blocco al braccio destro. Torsione violenta all’esterno. La mano non trattiene la spada. Risponde immediato con pugno discendente. Picche riesce a defilarsi sacrificando la sua buona posizione offensiva. Sbaglia. Lo Squartatore lo trattiene e, con una rapido scossone, lo solleva e lo proietta sul pavimento. Estrae una pistola.
“Fine dei giochi!”, sibila minaccioso, l’occhio che brilla come un faro nelle tenebre.
-Il suo vantaggio: la posizione dominante e la possibilità di usare un’arma da fuoco-, pensa David, -Il mio vantaggio: la sua rabbia e la sua superbia-
“Mi spiace contraddirti…ma qui sei tu che hai perso”, lo minacciò il nostro.
Rise il suo nemico, mentre gli puntava la pistola alla testa, superbo appunto, “E chi è che ha una pistola puntata alla testa?”
“Non io”, concluse David.
Sparo. Prevedibile. La testa si sposta a sinistra e schiva il proiettile. Il magnete inserito nel manico della Zangetsu viene attirato verso il palmo di Picche grazie all’attrazione magnetica. Affondo nel costato. Piccolo schizzo arterioso macchia il suo viso. Non è finita. Getta via la spada e ruba la pistola al suo avversario. Tre colpi al petto. La pioggia smette di scendere. I fulmini, i lampi e i tuoni cessano di botto. Ecco la vera fine dei giochi.
L’Abisso si queta. Non c’è più nulla da richiedere. Le ombre fanno spazio ad una tenue luce che discende dall’alto bagnando i due attori. Lo Squartatore traballa, ha uno sguardo stranamente compiaciuto e felice. La luce oscura che proveniva dal suo sguardo è svanita, sembra diverso.
“Alla fine ce l’hai fatta….vecchio bastardo”, parla col poco fiato che gli rimane, “Ciò vuol dire…”, tossisce brevemente, “…Che io non ti servo più”
“Non ho mai avuto bisogno di te”, lo squadra irato il nostro.
Ride un poco lo Squartatore, “Questo è quello che credi tu”, gli sorride raggiante, “Non ti sei mai chiesto perché io sia nato?....Perchè io sia venuto a fronteggiarmi con te?”
David riflette. Non se l’era mai chiesto. Credeva che fosse semplicemente la sua parte più oscura e malvagia…il suo opposto….il suo Yin.
“Quando Jen è morta tu ti sei lasciato andare”, spiegò quello dolorante, “Non avevi più uno scopo…e quello che è successo dopo….i Sacrificabili….Cerberus….l’ibridazione….Stavi perdendo la tua anima Jack….ma il tuo cervello non ti ha abbandonato….Così sono nato io….Io sono quello che ti doveva rimettere sulla strada David…Sono quello che ti doveva sbattere in faccia i tuoi problemi…che ti doveva ricordare come combatterli….come vincerli….Dovevo essere la parte più oscura e malvagia della tua anima….dovevo essere l’incarnazione delle tue paure e debolezze….Così che tu potessi un giorno sconfiggermi eliminando questo fardello dalla tua anima….Ora ce l’hai fatta….Ciò vuol dire che hai accettato quello che sei, quello che eri e quello sarai….Non avresti mai potuto riuscirci senza scendere a patti con te stesso….Hai accettato di essere qualcosa di diverso…hai sopportato le tue paure e te ne sei liberato…..e l’amore ti ha traghettato verso la tua redenzione….Ora Rinasci sotto nuova forma…Niente più conti o debiti col passato….Io cado nell’ombra per lasciare il posto ad un rinnovato David Mason…ad un nuovo Jack di Picche…Cado nell’ombra senza rimpianti…sapendo che il mio dovere è compiuto….sapendo che mi lascio dietro qualcuno che non vacillerà mai più…Addio David….o forse dovrei dire…..Keelah Se’Lai”
Si scompose in tante piccole scintille luminose che si dispersero nell’aria. È così che succede? Una vita a lottare, senza tempo per gli amici, e alla fine sono solo i nemici a portarci delle rose. Colui che Picche aveva odiato e temuto per tutto questo tempo….non era altro che il vero buono in quella valle di lacrime. Ed anche quello era sacrificio. Si era finto il male più grande, aveva avvolto la sua figura dalle ombre più nere…solamente per la salvezza della parte meritevole di vivere. Jack lo Squartatore….il sanguinario, il killer, la bestia nera, il corvo…era il migliore di tutti gli amici. Non era facile da accettare, ma era la verità.
David se ne convinse e non potè fare a meno di pensare a quali sofferenze dovesse aver subito per quella parte la sua nemesi…nonostante fosse solo una creazione del suo subconscio, Jack doveva ammettere di dovergli tanto…forse tutto.
“Riposa in pace…amico mio….Keelah Se’Lai”
E Picche si risvegliò con la Zangetsu in mano, puntata verso l’Araldo.
“Impossibile!”, urlò con voce cupa quello, “Tu non puoi resisterci!”
“Mi spiace contraddirti lampadina”, fece Jack avanzando, “Ma, come ho detto, io non sono schiavo di nessuno”
“Tu non puoi fermare l’inevitabile. Così come non può Shepard. Siete tutti condannati! E’ inevitabile la vostra caduta, così come lo è stato per tutti coloro che hanno vissuto prima dell’Avvento. Vi muovete affannosamente come pesci fuor d’acqua. Cercate di raggiungere una salvezza, una speranza che non esiste. Siete in mezzo al deserto e noi siamo quelli che porranno fine alle vostre sofferenze”, imbeccò bercio l’Araldo.
“Staremo a vedere. La sopravvivenza è questione non solo di soldati e armi, ma anche di cuore…e questo punto non gioca a vostro favore. Saluti a casa…bastardo!”, concluse David, menando un fendente che tranciò di netto il collo dell’alieno dalla forma di insetto.
Una forte scossa percorse la stazione. Shepard doveva aver completato il suo obbiettivo. David sorrise un poco, ma subito una fitta lancinante gli ricordò le sue condizioni reali. Stava perdendo troppo sangue e l’intera stazione stava per scoppiare come un fuoco di Capodanno. Era meglio trovare una via di uscita ed alla svelta pure!
 
La Normandy SR-2 riuscì ad abbandonare il centro Galattico poco prima che l’immensa onda di fuoco e detriti riuscisse a raggiungerla. Il comandante ed i suoi avevano completato la missione. Perdite quasi nulle tra i membri dell’equipaggio rapiti. Una sola perdita tra i suoi compagni di squadra. Una bara faceva mostra di se nell’hangar. Una bara vuota senza niente che potesse far capire a chi era indirizzata. Il silenzio attorno a quel momento era carico di rispetto. Tali era visibilmente distrutta e Garrus le stava accanto, pronto a sostenere l’amica in quel momento così fragile. Il comandante aveva proferito solo un breve discorso alla presenza dei suoi uomini.
“Trattenendo il respiro ho visto la stazione dei Collettori esplodere”, il tono carico di tristezza e d’orgoglio, “Ce l’abbiamo fatta…Abbiamo compiuto l’impossibile…Siamo passati dal portale di Omega 4 e ne siamo tornati vincitori….Abbiamo perso un compagno valoroso in questa impresa, David Mason, ma grazie al suo sacrificio siamo riusciti ad impedire che i Collettori creassero un Razziatore ed abbiamo messo fine ai rapimenti sulle colonie Umane…Avrei voluto dirgli addio guardandolo negli occhi….A volte ho sentito parlare degli ibridi come fossero oggetti o animali…come se fossero completamente diversi da noi….ma sono tutte cazzate…perché nessuno al mondo ha dimostrato più umanità di David Mason…Vi chiedo di osservare un minuto di silenzio…In segno di rispetto e stima per il nostro compagno ed amico”
Tali lascia il ponte dopo quelle parole e corre a rifugiarsi nella sala del reattore. Garrus vorrebbe seguirla, ma Al lo ferma facendogli cenno di dissenso con la testa. Aveva bisogno di tempo…che forse non sarebbe mai bastato. Sarebbero andati a trovarla più tardi, non c’era un momento giusto, ma era meglio che gli amici le fossero vicini dopo che si fosse sfogata un po’. Tali non meritava tutto ciò, Al voleva che sapesse che non era sola.
Il comandante gettò un ultimo sguardo verso la bara. Fece il saluto e se ne andò lentamente insieme a tutti gli altri.
“Comandante”, fece la voce di IDA all’interfono, “Una chiamata da parte dell’Ammiraglio Hackett in attesa nella sala briefing”
“Vado subito IDA, grazie”, fece Shepard avviandosi verso il ponte principale con l’ascensore.
“Buongiorno Ammiraglio”, salutò il comandante,
“Buongiorno a lei Shepard”, rispose l’Ammiraglio, in perfetta tenuta militare, “Sarò sincero comandante….Ho risposto alla sua richiesta di sentirci non solo per ascoltare ciò che aveva da dirmi, ma perché ho da sottoporle una questione urgente”
“Ho il permesso di esporre prima il mio caso signore?”, chiese Al con tranquillità,
“Certamente. Faccia pure”, lo invitò Hackett con un gesto della mano sinistra,
“Ha mai sentito parlare della squadra Raven’s Nest signore?”, domandò Shepard serio.
L’Ammiraglio si accigliò al sentire quel nome, “Si…devo ammettere che non mi è nuovo”, confermò l’uomo,
“Allora si metta comodo Ammiraglio. Ho una lunga storia da raccontarle…..”
 
-Perso troppo sangue. La tuta ha fatto l’impossibile, ma pare che io sia proprio al limite-
David era riuscito a sfruttare una piccola capsula di emergenza per fuggire dalla letale esplosione della base dei Collettori, ma le sue ferite erano ancora troppo gravi.
Si voltò verso l’oblò, ammirando le stelle, “E’ bello lo Spazio….A volte mi chiedo se davvero ne valga la pena di fare ciò che facciamo se tanto siamo solo uno sputo nell’Universo…Ci saranno mali del genere anche nelle altre Galassie?...Siamo gli unici dediti alla guerra o a certi tipi di avversità?...Chi lo sa?....Forse non avrò mai una risposta….Cado nell’ombra….con un unico rimpianto…..Tali…avrei voluto avere più tempo…Perdonami”
 
Shinedown -Unity
 
I found a note with your name
And a picture of us
Even though it was framed
And covered in dust
It's the map in my mind that sends me on my way

They say it's never too late
To stop being afraid
And there is no one else here
So why should I wait?
And in the blink of an eye the past begins to fade

So have you ever been caught in a sea of despair?
And your moment of truth
Is the day that you say “I'm not scared”

Put your hands in the air
If you hear me out there
I've been looking for you day and night
Shine a light in the dark
Let me see where you are
‘Cause I'm not gonna leave you behind

If I told you that you're not alone
And I show you this is where you belong
Put your hands in the air
One more time

I've seen a million miles
Met a million faces
Took all I knew
To reach all these places
And I'd do it again
If it brings me back to you

So have you ever been caught in a sea of despair?
And your moment of truth
Is the day that you say “I'm not scared”

Put your hands in the air
If you hear me out there
I've been looking for you day and night
Shine a light in the dark
Let me see where you are
‘Cause I'm not gonna leave you behind

If I told you that you're not alone
And I show you this is where you belong
Put your hands in the air
One more time

Put your hands in the air

Put your hands in the air
If you hear me out there
I've been looking for you day and night
Shine a light in the dark
Let me see where you are
‘Cause I'm not gonna leave you behind

If I told you that you're not alone
And I show you this is where you belong
Put your hands in the air
One more time
Put your hands in the air
One more time

 
 
 
THE END


 
Nota di fine registro:
 
Sono un po’ inquieto. Ho una malsana e continua voglia di fumare. Mai avuta in vita mia.
Sono successe tante di quelle cose durante la stesura del capitolo, alcune che ne hanno segnato profondamente l’incedere. A volte la vita da e a volte la vita toglie. Ho sempre amato l’informatica per quella profonda sensazione di controllo che mi restituiva. Lavorare con i bit è semplice, eseguono gli ordini senza discutere, plasmano il mio mondo e se c’è qualcosa che non va riferiscono così che possa aggiustare tutto. La vita non è così. Non puoi aggiustare tutto. La morte è irreversibile ad esempio. E quando qualcuno a cui vuoi bene ti lascia e tu sei lontano e non puoi andare a stare con i tuoi cari….ti senti da schifo. Ti senti da schifo perché non l’ultima volta che hai parlato con lui, o lei, è stato al telefono. Avresti voluto stargli vicino, ma non hai potuto. Mi sento come un codardo. Non gli ho detto che gli volevo bene, ne che era una persona fantastica. Mi sento da schifo perché mi illudevo di poter mantenere il controllo e così non è stato. Gli ho voluto bene con tutto il cuore e non ho avuto la forza di guardare dentro la bara. Stringevo tra le braccia mia zia  mentre piangeva e io che non sapevo cosa fare e che cercavo di non piangere per essere forte per lei.
Scusate questa parentesi, ho voluto scaricarmi in queste poche righe. Non volevo scaricarvi addosso i miei problemi, chiedo scusa per lo sfogo.
Torniamo al capitolo e alla storia.
Come ho detto ha subito parecchie influenze, ma ho deciso di scriverlo col cuore in mano senza tornare indietro in quello che mettevo nero su bianco. Ho voluto dedicare risalto al lato più umano del mio protagonista e questo ha probabilmente gettato ombra su tutti gli altri personaggi, anch’essi importantissimi comunque.
Jack di Picche è nato in modo scherzoso, proprio durante una partita di Poker con i miei amici, ovviamente aveva connotati decisamente diversi all’epoca. Mi sono divertito e compiaciuto della sua trasformazione, penso di aver tirato fuori dal mio cilindro qualcosa di buono. Avrà altresì i suoi difetti, ma è il mio personaggio, col quale ho vissuto le più grandi avventure. Spero, tramite lui, di avervi intrattenuto e di aver comunque dato un’impressione positiva della sua figura.
Jack lo Squartatore è nato, invece, in modo più ragionato. Volevo un cattivo, una nemesi che potesse competere con Picche, che sapesse come ragionava e come metterlo alle strette…un po’ come Joker fa con Batman, ma volevo che agisse nel modo più imprevedibile e nei momenti meno opportuni, così è diventato il subconscio di Picche. Ma non volevo che il suo ruolo fosse relegato a quello del guastafeste, volevo dargli più importanza e così ecco che il cattivo diventa il buono. Avrei desiderato concedergli più spazio, ma le dinamiche della storia mi hanno costretto ad un approccio differente. Spero comunque di aver fatto fare buona impressione anche a lui.
Le canzoni di questo capitolo sono tra le mie preferite in assoluto. In maggioranza derivano da Kingdom Hearts, questo perché è uno dei giochi con una delle soundtrack più belle che io abbia mai sentito e che meglio si adattava alla mia storia. Simple and Clean è come mi sento e come vorrei apparire a chi mi sta difronte. End Of The Worlds è una musica che sento sempre risuonare in un momento epico. Never Surrender è forse la più cattiva di tutte, ma mi serviva per dare il giusto significato ed impatto alla scena del duello finale.
Le citazioni. Ne ho inserito molte durante il mio viaggio. Mi piace che qualcuno quando legge la mia storia dica, ad esempio: -Ehi! Ma questa è una citazione ad Alien!”, così da stampargli un sorriso compiaciuto in volto. Sono piccole cose che mi piace fare.
Un’altra cosa che ho adorato è stato inserire indizi su quel che accadrà più o meno velati e in più parti di scritti, così da essere poi collegate e rivelare una verità dopo un po’ di ragionamento. Anche qui, sono piccole cose che spero abbiate apprezzato e notato.
Il mio viaggio si conclude qui. E’ stata una bellissima avventura che mi ha anche permesso di conoscere persone straordinarie.
Ringrazio tutti coloro che hanno postato una recensione: Martamatta, Lubitina, Chary e GiusXp.
Ringrazio tutti coloro che sono passati anche solo per dare un’occhiata veloce, che hanno letto e non hanno commentato.
Ed infine il ringraziamento più grande e speciale a quelle due spettinate di Andromedahawke e Johnee, fonti di ispirazione, di riflessione ed anche sdrogheggio. Senza di loro, i loro consigli e il loro constante supporto non avrei mai raggiunto certi livelli e forse non sarei mai arrivato in fondo alla storia. Se foste qui vi abbraccerei fino a farci diventare statue di roccia immortalate nei secoli :).
Direi che è ora di chiudere. Vi lascio con l’epilogo della storia. Forse qualcuno fra voi potrebbe aver capito dove andrò a parare.
 A presto….Spettinati!
 
 
 
Epilogo: Sarà Guerra
 
 
I raise my flags, don my clothes
It's a revolution, I suppose
We'll paint it red to fit right in
Whoa
I'm breaking in, shaping up, checking out on the prison bus
This is it, the apocalypse

I'm waking up, I feel it in my bones
Enough to make my system blow
Welcome to the new age, to the new age
Welcome to the new age, to the new age

 
Image Dragons -Radioactive
 
 
 
A qualche milione di anni luce dal braccio di Orione….
 
“E così è finita…..Hanno eliminato i nostri schiavi….Pensano di aver vinto…Di essere pronti per l’Avvento….Quanto sono sciocchi…..Tuttavia, è da riconoscere che alcuni di loro potrebbero complicare la velocità del nostro dovere….Due di essi sono particolarmente fastidiosi…Ed allora li colpiremo adesso! Nel loro momento di massima fiducia in loro stessi!....Adesso…io….Assumo il Controllo Diretto!”
 
……
 
……….
 
Calendari. Voci dimenticate. Mani. Dicono che la fine è vicina. Dicono che presto vedremo l’Apocalisse. Spero che la vedremo. Adorna la tua immagine. Adorna la tua vita. Adorna il tuo contratto. Alcuni dicono che una cometa cadrà dal cielo, seguita da una pioggia di meteoriti. Onde dal mare, seguite da qualche miliardo di stronzi sbalorditi. Apocalisse….stupida stronzata.
Ho una proposta per tenervi tutti occupati: Imparate a nuotare. Fanculo società. Fanculo precariato. Fanculo politica, incubatrice di aspiranti mafiosi. Impara a nuotare. Fanculo alle strette di mano sorridenti, maschere di nefasti segreti. Fanculo a queste catastrofi, insicure attrici.
Impara a nuotare.
Sto pregando per la pioggia. Sto pregando per le onde. Voglio vedere la terra cedere. Voglio osservarla andare giù. Non chiamarmi pessimista, prova a leggere tra le righe. Non posso immaginare perché non vorresti.
Amico mio, dai il benvenuto al cambiamento!
 
…..
 
………..
 
 
Mass Effect: Rebellion
 
 
Prossimamente, alla fine di questo Ciclo
  
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