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Autore: Evilcassy    03/03/2013    10 recensioni
[Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l'anima perché rimettesse le cose a posto.]
E se avessi agito diversamente? Sarebbe cambiato qualcosa?
Sono arrivata alla conclusione che non sarebbe cambiato niente. Quell’uomo – Loki – sarebbe comunque scomparso nel nulla: non era come il tizio nella stanza a fianco, privato dei suoi poteri, sprofondato sino alle ginocchia nel fango e e nell'umiliazione della sua impotenza.
Forse non saremmo morti, non saremmo stati sepolti nella stessa tomba e non ci saremmo svegliati fianco a fianco.
Ma sono certa che ci saremmo ritrovati un giorno o l'altro, in una dimensione o nell'altra, a scambiarci un ultimo bacio.

GreyRaven e Loki, richiamati dalle rispettive nature, decidono di lasciare gli Inferi e di riprendere i rispettivi cammini.
Ma incappare l'uno nelle trame dell'altro è questione di poco, anzi, pochissimo.
[Sequel di THE SEVENTH]
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Seven Heroes Army [The Seventh Saga]'
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The Seventh:Winter

 

 

PART 4: Backin'

-Chapt. 3: Nymphetamine

 

We are meant for each other and not meant for each other. It's a contradiction.

(Vicky Christina Barcelona)

 

Quando sento la porta della stanza chiudersi trattenere una risata si fa decisamente più difficile: tappandomi la bocca con una mano mi siedo sulla balaustra in marmo della terrazza, cercando di assumere una posizione di invitante innocenza, ravvivandomi i capelli.

Sento i suoi passi all'interno della camera e qualcosa che sembra uno sbuffo: immagino stia reprimendo un moto di stizza: dopotutto suo fratello è già tornato da Midgard ed è già in presenza di Odino, il quale non mancherà di tessere le lodi al brillante intuito di Thor che l'ha portato ad avvertire i suoi valorosi compagni d'arme e a chiedere loro aiuto.

Probabilmente al momento è indeciso se scagliare qualche incantesimo giù dalla finestra e chi prende prende o se sfogarsi con un qualche suppellettile a caso nella stanza: conoscendolo, opterebbe volentieri per il primo caso.

Ma non fa nulla, e mentre mi liscio la stoffa a cui sono avvolta immagino abbia già notato che la  tenda mancante alla finestra: il caldo su Asgard è insopportabile, soprattutto con un maglione di angora, così ho reputato un'idea migliore - e di sicuro effetto - quella di drappeggiarmi una tenda addosso e sorprenderlo sulla terrazza, a gambe accavallate, seduta sulla balaustra.

Accetto il rischio di ritrovarmi tra i cespugli di biancospino dieci metri più sotto.

Sento dei passi, probabilmente avrà notato i miei vestiti lasciati sul letto: mi sale un pizzico di tensione quando mi si insinua il dubbio che possa, per chissà quale motivo, chiamare il nome di un'altra donna.

Così fosse quel baldacchino enorme diventerebbe la sua pira funebre.

Ed invece eccolo uscire sul terrazzo, in mano il mio maglione d'angora – con quello che l'ho pagato spero non me lo sgualcisca – e l'espressione attonita, con le labbra schiuse.

"Ciao, Loki." sorrido ammiccante. “Tua madre sa che indosso le tue tende?”

Resta per un istante immobile con gli occhi sbarrati e ho il vago sentore che stia indeciso se abbracciarmi di slancio o spingermi di sotto. Poi incrocia le braccia al petto.

Oh, terza opzione, tenermi il broncio.

"Su Midgard non si usa chiedere il permesso prima di entrare nelle stanze private di qualcuno?"

"Tecnicamente il permesso l'ho chiesto. A Thor. Non ti ho fatto anticipare niente perché ci tenevo a farti una sorpresa. Riuscita, a quanto pare."La sua espressione offesa peggiora.

Meglio scendere dalla balaustra...

"È una tua prerogativa, sorprendermi contro il mio volere."

Alzo le spalle con finta innocenza, pigolando un "Non capisco a cosa ti riferisci" a cui non può rispondere altro che con uno sbuffo esasperato.

"Diciamo che avrei preferito avessi dimostrato un briciolo di rispetto nella mia decisione."

"Oh, andiamo, Loki... non dirmi che non te l'aspettavi. Da me."

"No, non mi aspettavo che non rispettassi il nostro accordo di non intralciarci a vicenda così presto. Ti davo... almeno mezza dozzina di giorni, ecco."

Non ha tutti i torti, gli ho giocato un tiro mancino dopo quindici secondi dalla nostra stretta di mano     no, non era solo una stretta di mano – a sancire il patto di non intralcio. "Ero preoccupata, davvero. Che tu finissi in un qualche remoto angolo dell'universo a meditare vendetta borbottando e parlottando da solo."

"Non ho bisogno di una balia"

"Se le balie fossero come me lo svezzamento sarebbe di stampo decisamente diverso" non posso fare a meno di ridacchiare maliziosa: "E poi non ti ho mica incatenato ad Asgard. Potevi benissimo andartene subito: non sei tu quello che conosce tutti i sentieri più oscuri che uniscono i regni? Se sei rimasto, deduco che in fondo la mia...ahem, intrusione nei tuoi piani non sia stata un'idea così cattiva."

Loki alza gli occhi al cielo e allarga le braccia. "Che ci fai qui?"

Raggiungo il suo fianco e cerco di far scivolare il mio braccio attorno al suo, ma lo scansa e non posso fare a meno di sorridere a quel suo tentativo goffo di fare l'offeso. "Vuoi la versione del perché sono voluta venire qui o quella che mi ha portato a convincerli a mandarmi qui?"

Gli è difficile non sorridere, quando si ricorda quanto siamo affini. Io sono qui per lui, questo è vero, ma non sono qui con un solo motivo: non posso giocare a carte scoperte, con i miei compagni, tantomeno dopo che ho minimizzato il nostro rapporto.

Non per questo, però, ho intenzione di porci fine. Non ora, almeno.

"Come hanno preso il tuo ritorno?"

"Stupiti"

"Indubbiamente."

"Ed il tuo?"

"Esterrefatti. Si erano illusi di essersi liberati di me..."

Lo colpisco con le nocche sul braccio invitandolo a smettere: "Thor mi è sembrato piuttosto contento."

"La profondità dei sentimenti di Thor è piuttosto relativa."

"Ma può bastare."

"Cosa vorresti dire?"

"Che se sei rimasto qui su Asgard un motivo c'è. E sono certa non sia per l'ottima compagnia con cui passi le giornate. Thor è contento di non aver perso un fratello..." sbuffa "...ed i tuoi genitori felici di riavere con loro il figlio perduto."

"Ed il resto di Asgard di avere un'altra possibilità di farmi la pelle personalmente." Sospirando, Loki si è spostato di un passo: al suo posto è rimasta una sua copia mentre lui rientra nella stanza.

Gli chiedo cosa stia facendo. "Seguitando il discorso sulla reazione degli Asgardiani, Heimdall tiene costantemente gli occhi su di me."

Fosse per me potrebbe continuare il suo ruolo di voyeur statale, ma comprendo che Loki preferisca mantenere la privacy "...e poi accusi me di farti da balia?" Lascio che il potere fluisca dalle mie membra e lo seguo: dietro di me la mia proiezione astrale resta per un attimo immobile, poi sbatte le ciglia e si rivolge a quella di Loki con un sorriso ebete. Un invito con la mia mano e le due repliche si appoggiano alla balaustra fingendo di conversare amabilmente. Quando quella di Loki prende le mani della mia commento con un ironico: "Che carini!"

Sento le sue dita tra i capelli, li scosta da una spalla sostituendoli con le labbra e non riesco a nascondere un brivido: sorride contro la mia pelle mentre mi circonda la vita.

Mi volto nel suo abbraccio e lo attiro a me.

 

Sfido chiunque a negare che Loki sia bello come il peccato.

Riesce a provocarmi solo con uno sguardo in lontananza, e spesso mi domando se riuscirei davvero a resistergli: Il frutto proibito è il più succoso da mordere, i fiori più belli sbocciano sulle piante più velenose, il sentiero più impervio quello regala il panorama mozzafiato.

Inizialmente risponde ai miei baci morbidamente, come se assaporasse lentamente tutto il mio desiderio, con le dita lunghe che non lesinano carezze lungo la mia schiena, che cercano la piega del collo e si tuffano nei miei capelli. Approfondisce il bacio, le sue labbra sottili schiuse sulle mie e le mie mani sul suo viso ad accarezzare la pelle di un pallore perfetto, liscia e impensabilmente morbida, senza nessuna imperfezione, senza nessun difetto.

Ha gli occhi che brillano, il mio Loki, e non li chiude mai: studia e si gusta ogni mia reazione, ogni mia espressione.

Farò in modo di essere un amante meritevole, mi aveva promesso. In realtà è il migliore che abbia mai avuto. E l'unico che mi rendo conto di volere davvero.

Continuamente.

 

Mi alza come fossi una piuma guidando le mie gambe a circondargli la vita e si siede sul letto, lo sguardo sempre allacciato al mio e la bocca schiusa in un sorrisetto febbrile.

"Sempre indumenti poco adatti alla passione." Sussurro armeggiando con la cinta di cuoio della casacca baciandogli il collo. Deglutisce rumorosamente, gli strappo addirittura un gemito: dal il mio primo trattamento è rimasta una parte sensibilissima; sfiorarlo, baciarlo, stuzzicarlo lo fa impazzire.

Le sue mani fresche risalgono le gambe ad insinuarsi tra le pieghe della stoffa, ad appesantire il mio respiro: "Meno male che tu hai gusti diversi" bisbiglia sornione. Poi l'allacciatura della casacca cede lasciandolo a mia completa disposizione.

Sul balcone le nostre proiezioni astrali tubano. Nel talamo, i nostri respiri si intensificano.

 

"...e qual è il motivo ufficiale per la tua visita su Asgard?"

Mi sposto un cuscino sopra la testa bofonchiando qualcosa sul lasciarmi stare e di ‘riparlarne dopo’ che non ho la benché minima voglia di interrompere questo momento di beatitudine.

"Oh no, insisto." Loki mi scopre la faccia incurante delle mie proteste "Prima che ti addormenti."

"Non ho sonno."

"Bugiarda. Tu, dopo, hai sempre sonno." Mi pizzica le guance dispettoso, facendomi protestare di nuovo. "Avanti, sono curioso di sapere come l'hai data a bere a quegli sciocchi." sogghigna, circondandomi la vita con un braccio.

"Piano con le parole: Quegli sciocchi ti han fatto la festa un paio di mesi fa." modero la mia annotazione con un bacio.

"Indisponente" finge di ringhiare appoggiandomi i denti sulla spalla nell'imitazione di un morso "Esigo una risposta."

Se fa così, l'unica cosa che mi viene in mente di fare è parlare di lavoro, ma insiste per una risposta: “Per le Gemme" Sbuffo, mettendomi a sedere e sfregandomi gli occhi a sottolineare la mia esagerata riluttanza: Giochi finiti, si torna nei propri ruoli. Inizio a spiegare brevemente la necessità di avere una traccia su cui basare l'individuazione, di come Stark e Banner lavoreranno sul Gauntlet, e su come comunque sia auspicabile una riprova effettiva. "Abbiamo supposto che tra quella montagna conoscenza che risiede nella tua testolina incasinata ci possa essere quello di cui abbiamo bisogno."

"E li hai convinti che chi meglio di te potesse estrapolarmi tali informazioni? D'altronde, con la tua abilità..."

"...avevo intenzione di chiedertelo con gentilezza."

Sorride sarcastico: "Gentilezza?"

"Sì, lo stavo per fare giusto un’oretta fa, ma sono stata sopraffatta dagli eventi." Gli schiocco un bacio a fior di labbra, a metà tra il serio ed il provocatorio. Resta a fissarmi per qualche istante, indeciso se la mia spiegazione possa essere convincente o meno. Poi si alza avvolgendosi il lenzuolo ai fianchi - mi fa sempre sorridere constatare quanto a volte possa dimostrarsi improvvisamente pudico - e si avvicina allo scrittoio di legno massiccio. Sposta qualche tomo vetusto ed impolverato finché non trova quello di suo interesse, poi si siede su di uno scranno facendo cenno di avvicinarmi e mi guida a sedermi sul suo grembo, prima di far scorrere le pagine del libro tra le dita sottili e trovare quella di suo interesse.

Il Gauntlet è riprodotto con una fedeltà disarmante: ogni dettaglio, fregio, piega delle dita è disegnato alla perfezione; così come il colore delle pietre ed il loro bagliore sinistro. Ne sono impressionata e non riesco ad impedirmi di accarezzare delicatamente la pagina di pergamena. "Questo manoscritto è antichissimo" spiega con il tono compiaciuto di quando trova qualcuno con cui condividere il suo interesse, a cui mostrare le sue conoscenze: "È stato redatto da chi ha proprio costruito il Gauntlet, maghi potentissimi che servivano Asgard ai tempi del padre di mio pad… di Odino. Queste nozioni preziose sono alla base dell'utilizzo delle Gemme, informazioni che solo in pochissimi hanno il privilegio di conoscere. E sono a tua completa disposizione."

Rivolgo un'occhiata in tralice alla sua espressione di finta innocenza: "Sono estremamente colpita dall'alta considerazione che hai delle mie capacità conoscitive e delle mie abilità nelle lingue straniere. Permettimi tuttavia di dimostrarti un piccolo disappunto per questa simpatica presa in giro."

"...?"

"Non so leggere le rune."

Scoppia a ridere e gli rifilo una debole gomitata nel petto. “Vorrei proprio vederti alle prese con una nostra forma di scrittura antica!”

"Dubito che non la possa comprendere: gli alfabeti di Midgard sono così basilari da risultare banali." Appoggia la mano sulla mia, ad accarezzare ancora l'immagine del guanto, e la sposta verso la pagina piena di rune. "E comunque questa è la versione più ancestrale della nostra lingua. Dubito fortemente che, a parte forse Heimdall, ci sia qualcuno in questo regno capace di conoscerla ancora."

"E come l'hai imparata?" Ha un istante di esitazione, prima di rispondere senza guardarmi: "Me l'ha insegnata colei che mi ha donato la conoscenza delle arti magiche."

"Davvero? Un’insegnante?"

"Certamente. La propensione per la magia è un dono innato, ma senza i giusti insegnamenti resta solo allo stato grezzo, non fiorisce, non si potenzia." Questa credo sia una frecciatina ad uso e consumo della sottoscritta, che dei pochi poteri che ho sono sempre stata praticamente un’autodidatta.

"E lei dov'è ora?"

"Se ne è andata." La sua risposta mi sembra un po’ troppo secca, ed anche lui si accorge della perplessità dipinta sul mio volto: "Beh, il suo lavoro l'aveva fatto. Egregiamente." Aggiunge conciliante per poi tornare a concentrarsi sulle mani posate sul libro "In ogni caso, Addison, come puoi vedere questa pagina può essere di tua piena comprensione." Le nostre dita scorrono sulla pergamena, le rune si trasformano sotto i miei polpastrelli diventando lettere.

Mi lascio scappare un "Oh!" piacevolmente sorpreso che gli strappa un altro sorriso: non c’è che dire, a compiacere Loki sto diventando davvero brava. "È più di quanto potessi sperare!" Esclamo mettendomi a leggere.

"Il potere di chiedere le cose con gentilezza" Sogghigna tornando a baciarmi la pelle nuda della schiena. Ignoro il brivido di quel contatto, resto a fissare la pagina pensierosa, indicando con la punta dell’indice una parola. "Se vi è qualcosa non di tua comprensione..."

"Svartalfheim. Mi è appena venuto in mente quando ho sentito questo regno." Mi volto a fissarlo negli occhi: "Il siero." Eccoci al punto.

Loki annuisce: da una parte sembra sorpreso che me lo ricordi, dall'altra indovino che lo infastidisca questo mio appunto, come se ci fosse una connessione  tra lui e la sparizione delle Gemme – di cui non ho prove certe della sua esistenza, a parte un mio piccolo, ombroso sospetto dettato forse da un esagerato pregiudizio –  ma alla fine non si pone sulla difensiva.

I casi sono due: o non ha afferrato il concetto, cosa impossibile visto il suo acume, oppure non vuole indurmi a credere che abbia qualcosa da nascondere.

Dissimula quindi il suo fastidio sfogliando il libro per mostrarmi le nozioni sul fiore della grotta.

Lo fermo.

"E se ti avesse visto qualcuno, quando sei andato laggiù? Se ti avessero seguito per i tuoi sentieri, trovando il modo di entrare ad Asgard?"

"Al massimo sarebbero potuti venire su Midgard, dato che mi sono diretto subito lì." risponde piccato. "E poi vorrei rammentarti la mia capacità nel confondermi con le ombre. Capacità che, fossi in te, non mettere in dubbio."

Certo, infatti nessuno ha notato la tua capatina in New Mexico "Non era mia intenzione, affatto.”

 

Ritorno su Midgard nei miei panni, con collo della maglia srotolato sin sotto il mento – Prima o poi dovrò fargli passare il vizio dei succhiotti – il libro sottobraccio e Thor che gongola con un sorriso stupido.

Fortunatamente sono riuscita ad evitare di incontrare i monarchi: neppure la migliore ruzzatina del mondo può valere l’estremo imbarazzo di un incontro con i genitori adottivi del tuo trombanemico pseudoragazzo amante immortale Borderline.

Parlando di momenti imbarazzanti, lo sguardo con cui vengo accolta nell'Avengers Lounge è estremamente eloquente: alzo il libro: "Spero ne siate soddisfatti."

"Perché tu no?"

Sei sulla lista nera, Stark. Ho abbastanza conoscenze per spedirti nel Girone degli Stronzi quando arriverà la tua ora.

Clint taglia corto, che questa discussione evidentemente lo disturba e con fare sbrigativo mi dice di avvicinarmi, aggiungendo sarcastico: "Chissà quali magici segreti ci rivelerà questo libro"

Apro la pagina interessata, ricevendo borbottii perplessi alla vista delle rune.

Alzo il dito indice. Mormorii curiosi. Lo appoggio sulla prima runa ad inizio pagina.

Mugugni d'attesa.

Faccio scorrere il dito.

E non succede niente.

Riprovo.

La runa non muta. Dietro le mie spalle sento Stark commentare qualcosa sul 'fare cilecca'.

Riprovo.

Niente.

Tento con il dito medio.

Loki io ti strozzo.

Banner mi batte sulla spalla: "Beh, dai. Ci ha provato."

"Ti ha fregato." rincara Clint. "Prevedibile." Steve ammette che sia preoccupato dalla mia improvvisa ingenuità.

"Non sempre il sesso è la soluzione ad un problema." sentenzia Stark e per un istante tutti lo guardiamo come se lo pseudo-zombie fosse lui e non la sottoscritta.

Ma è solo per un microsecondo, perché poi tutti gli occhi tornano ad essere fissi su di me. Chi con sguardo di compatimento, chi innervosito, chi preoccupato, chi con un mezzo sorrisetto.

Trovo solo una cosa sensata da fare: simulare un attacco isterico ed uscire dalla stanza.

 

Senza accendere la luce mi sono rifugiata nell'angolo di una stanza non ancora terminata, con il pavimento grezzo e le pareti rivestite solo per metà. Mi accuccio per terra di fronte alla vetrata appoggiando la schiena contro una pila di piastrelle ancora da posare.

Sono furiosa, e non solo con Loki.

E se pensa di costringermi a tornare da lui a pigolare di tradurre quel libro si sbaglia di grosso. Può starsene a marcire su Asgard, per quanto mi riguarda.

A ferirmi è soprattutto la reazione dei miei compagni, l'avere la matematica certezza che d'ora in avanti nulla sarà più come prima, che il sospetto serpeggerà tra di loro: potrei fare il doppio gioco, potrei intralciare.

Dopotutto, cosa dovevo aspettarmi con il mio ritorno? Baci abbracci e riprendiamo da dove avevamo interrotto?

Chi sono io per avere avuto la possibilità di essere tornata indietro? Io valgo davvero questo privilegio?

Centinaia di persone che non meritano la morte si ritrovano negli Inferi ogni giorno. Io non sono né un messia né una santa, eppure sono tornata in vita.

Tutte le vittime degli attacchi di New York no, eppure le loro colpe non erano tali da meritare di morire, o da non meritare di riprendere a vivere.

Coulson è andato troppo oltre, ed era cento volte meglio di me.

È morto illuminato dalla candida luce dell’eroismo. Nessuna ombra di sospetto sulla sua lealtà.

 

Rumore di passi nel corridoio alle mie spalle e mi appiattisco contro le mattonelle. Qualcuno entra e sembra attendere, come se si stesse guardando attorno, per poi uscire. I passi entrano nella stanza di fianco. Vicina alla vetrata come sono, posso guardare attraverso la finestra nella stanza accanto.

C'è Natasha che guarda fuori: vedo le labbra muoversi velocemente, troppo perché riesca a leggerle. Quel qualcuno con cui sta parlando si avvicina alla vetrata: Clint. Sembra stiano litigando, o comunque discutendo animatamente. Afferro brandelli di parole dal movimento delle labbra che confermano il sospetto di essere il soggetto della discussione.

Stanno litigando ed è a causa mia.

Natasha mi sta difendendo a spada tratta davanti al suo uomo. Natasha mi preferisce all'uomo che ama. La cosa dovrebbe angosciarmi e farmi sentire in colpa, ed invece provo una leggera fitta di colpevole piacere.

Decisamente, frequentare Loki non mi fa bene.

 

Nell'Acura TL il silenzio è pesante come un macigno. Clint guida senza fiatare, Natasha è voltata ostinatamente verso il finestrino ed io, nel sedile posteriore, inganno la tensione smanettando con lo Starkphone nuovo.

Non ho nessuno con cui messaggiare, nessun profilo di nessun social network da aggiornare e non ho ancora scaricato, su questo nuovo modello, nessun gioco con cui intrattenermi.

Lancio lo Starkphone nella borsetta chiedendo a Clint se può mettere su un po' di musica. Lo vedo utilizzare i comandi al volante ed il led dell’autoradio si accende sul CD. "Lady Gaga? Chi cavolo nello S.H.I.E.L.D ascolta Lady Gaga?"

"La Hill" Nel rispondere Nat non si è neppure voltata.

Oh sì. L'anno scorso, dopo una serata trascorsa in un infamissimo bar disperso nel deserto dello Utah, avevamo appiccicato il contenuto di un intero pacchetto di Lucky Strike sui suoi Oakley da sole e ci eravamo esibite in una cover di Telephone ad uso e consumo di un paio di coyote dall'aria perplessa.

La Hill è uno splendido esempio di cazzuterrima stronza sul lavoro che si trasforma in una esagitata festaiola appena tolta la divisa: Come a Las Vegas, per esempio.

Fortuna vuole che questo accada di rado, altrimenti chissà quanti matrimoni falliti avrebbe alle spalle.

Oh, oh, oh, oh, oh,
I'm in love with Juda-as, Juda-as
Oh, . Avevamo cantato pure questa nel deserto.

When he comes to me, I am ready
I wash his feet with my hair if he needs
Forgive him when his tongue lies through his brain
Even after three times he betrays me

"Clint, accosta."

"Non ti senti bene?"

Ahh ah ah ah ah Ahh ah ah ah
I'll bring him down, bring him down, down
"Accosta e ferma questa cazzo di auto."

Ahh ah ah ah ah Ahh ah ah ah
A king with no crown, king with no crown

Natasha si lascia scappare un'imprecazione quando l'auto inchioda a lato del marciapiede. "Si può sapere che ti prende?"

I'm just a Holy Fool, oh baby, it's so cruel
But I'm still in love with Judas, baby!
I'm just a Holy Fool, oh baby, it's so cruel
But I'm still in love with Judas, baby!
"Dammi quel CD."

"...vuoi mandarmi nei casini con la Hill?"

Oh, oh, oh, oh, oh,
I'm in love with Juda-as, Juda-as

"DAMMI QUELLA MERDA DI CD!!"

Natasha lo estrae in fretta e furia dallo stereo, glielo strappo di mano e scendo dall'auto.

Getto il CD a terra e ci salto sopra una, due, tre, quattro volte. Lo prendo in mano e lo spezzo in più parti.

Poi butto tutto, civilmente, nel cestino dell'immondizia che trovo lì a fianco e prendo un bel respiro. Nell’aria fredda di New York l’odore degli scarichi delle auto si mescola a quello dei ristoranti asiatici e delle fogne. Non è piacevole e non è fresco, ma a me sta bene così. Alzo gli occhi al cielo e lo vedo distante, scurissimo sopra ai grattacieli illuminati. Nessuna stella, nessuna luna e neppure nessun stramaledettissimo reame alieno.

E va benissimo così.

"C'è un Sushi Bar, a due isolati da qui. Io ho fame e non mangio sushi da una vita, letteralmente. Che ne dite se...?"

Clint e Natasha annuiscono velocemente, gli occhi ancora completamente sgranati.

 

 

"Lady GreyRaven non ha apprezzato. Sostiene sia stato un colpo basso, seppure abbia utilizzato parole diverse per descriverlo. Molto diverse."

"Neppure io ho apprezzato il suo tiro mancino, quindi?"

La scena è così famigliare da essere confortante. Loki è seduto alla sua solita scrivania di legno massiccio sommersa da libri di ogni genere, le gambe stese su un angolo, un tomo aperto sulle ginocchia e le mani sporche di inchiostro.

A Thor sembra di essere tornato indietro nel tempo, quando entrava negli appartamenti del fratello per trascinarlo a destra e a manca e lo trovava immerso nei suoi libri o nei suoi esercizi di magia. Non riesce ad impedirsi di sorridere, a sperare che il suo desiderio più grande  – che tutto torni come prima, come se tutta quella follia non fosse mai esistita – sia stato esaudito.

È qualcosa di impossibile, riesce a comprenderlo persino lui; ma Loki è lì, con il naso infilato tra le pergamene ingiallite e l'aria di chi ha deciso che il mondo attorno va ignorato, che nulla di quello che accade lo tange. Gli appoggia il libro nell’angolo del tavolo di fianco ai suoi piedi e lui alza per un istante lo sguardo: "È più sgualcito di quanto lo ricordi."

"Come dicevo, Lady GreyRaven non ha apprezzato."

Loki fa spallucce e ritorna sulla sua pergamena. Non è che la stia davvero studiando, sta solo cercando di ignorarlo per fare in modo se ne vada il più presto possibile; ma Thor non ha intenzione di cedere, che la sua ignoranza sul fratello è stata la causa scatenante di tutto, e non vuole che ciò si replichi: "I midgardiani non possono trarre nessuna informazione dalle rune."

"Neppure tu, eppure non sei di Midgard, anche se fingi di esserlo."

"Giusto per questo necessito del tuo aiuto, fratello."

Gli occhi gelidi di Loki saettano dalla pergamena dritti sui suoi: "Il mio aiuto? Disinteressato? Thor, sono passati i tempi in cui scattavo ad ogni tuo vago cenno di interesse nei miei confronti lieto di ricevere solo briciole di riconoscenza." Si alza dallo scranno gettando pergamena e penna sul tavolo incurante dell’inchiostro che schizza sui libri. "Ammesso che me ne fossi, riconoscente."

"Fratello..."

"Smettila di chiamarmi così. Non ti aiuterò a recuperare le Gemme, non mi interessa farlo."

"Se le Gemme cadessero nelle mani sbagliate..."

"...Tu non sapresti neppure cosa potrebbe accadere. A malapena conoscevi il potere del Tesseract, non hai mai indagato sul suo utilizzo, sulle sue proprietà. Hai dormito l'Infinity Gauntlet sotto il naso e sino a ieri pensavi fosse un oggetto ornamentale. Perché mai, Figlio di Odino, dovrei impegnarmi ad aprire la tua mente ottusa, a condividere con te la mia conoscenza ed il frutto dei miei lunghi studi? Perché tu possa ornarti nuovamente di gloria dorata?"

"No, Loki. Sono passati i tempi per cui combattevo solo per vanità personale. Ti chiedo di aiutarmi per scongiurare un pericolo per questo regno."

"Oh. Per salvare Asgard, allora? E, di grazia, spiegami come mai? Per un inesistente senso di appartenenza? Io non sono un Asgardiano, questo non è il mio regno – lo è stato, legittimamente, ma ora non più – non devo nulla a nessuno di voi."

"Come puoi essere così cieco di fronte alla tua famiglia?"

Loki sbatte il pugno sul tavolo, ciocche di capelli che scendono davanti agli occhi furenti: "La mia famiglia? Quale, quella che mi ha trascinato in ceppi davanti a tutta Asgard e per cui sarei dovuto restare inchiodato per l'eternità a farmi corrodere dal veleno di un serpente?"

"Hai scatenato una guerra su di un regno che proteggevamo, hai distrutto, ucciso persone inermi con ferocia e crudeltà inaudita..."

"Oh, cose assolutamente sconosciute agli occhi del Re di Asgard, vero?"

Thor si ammutolisce per un istante. "Gli Jotun avevano invaso Midgard, una guerra contro di loro..."

"Non sto parlando degli Jotun. Non mi sentiresti mai nominare quelle bestie, figurati tentare un'arringa difensiva nei loro confronti." Loki cammina in circolo, attorno ad un Thor confuso che cerca di decifrare la sua espressione, ad indovinare i pensieri e dove le sue parole colpiranno: "Da dove provengono le Gemme?"

"Svartalfheim."

"Oh, bravo Thor. Ed ora parlami della Guerra che il tuo prode antenato ha condotto contro gli Elfi Oscuri..."

"Sono considerati nemici di Asgard."

"...e?"

"Borr, il padre di nostro padre, ha mosso una guerra per proteggere il nostro regno."

"Su quali basi?"

"Erano nostri nemici. Avevano un esercito grande e potente. Se Asgard non avesse attaccato per prima..."

"Si stava preparando, il loro esercito?" La domanda lo sorprende: Thor abbassa gli occhi e scuote la testa. "I musici cantano ancora di come il possente esercito asgardiano abbia sorpreso il nemico nella sua stessa terra."

"Ma su Svartalfheim sono state ritrovate le Gemme, gli Elfi Oscuri avrebbero potuto..."

"Avrebbero potuto. Ma non l'avevano fatto. Né erano pronti per farlo. La gloriosa guerra di Asgard contro lo Svartalfheim è stata un pretesto per impossessarsene."

"Un Re non avrebbe mai potuto compiere un'azione così egoista."

"I Re fanno di peggio. Io sono stato Re, per esempio, e come hai detto poc'anzi le mie azioni sono considerate talmente crudeli e feroci che hanno portato morte e distruzione non in uno ma in ben due regni. Laufey era un Re, eppure non ha esitato ad abbandonare alle intemperie l'anello debole della sua famiglia. Odino è un Re, eppure non ha esitato a disconoscermi davanti a tutti il regno e a condannarmi alla Supplizio del Serpente"

"Supplizio a cui sei stato risparmiato, per merito di Odino."

"No, per intercessione di Addison. E, credimi, le sono piuttosto grato per questo."

"E ciononostante di sei rifiutato di aiutarla! Hai ingannato persino la donna che ami!"

"Siamo in vena di parole importanti, questa sera? L'ho semplicemente ripagata con la stessa moneta."

"Sbagli a comportarti così nei suoi confronti..."

"Non ti immischiare in cose che non ti riguardano!"

"Mi riguardano, invece. Tengo ad entrambi, mi accora sapervi separati e distanti."

"Certo, sarebbe meglio trascinarla su un regno a lei sconosciuto strappandola dai propri affetti e da ciò che le è più caro, allora." Thor sussulta, punto sul vivo, e Loki non riesce a trattenere un sorrisetto compiaciuto: "Non ci avevi mai pensato, al sacrificio che le stai chiedendo? Vuoi che una donna intelligente come la tua abbandoni tutto ciò che è riuscita a costruire nel corso della sua esistenza per passare un pugno di anni al tuo fianco, nel regno di un popolo guerriero pressoché analfabeta? Pensi che il solo tuo amore potrà bastare a renderla felice, Thor?" Le parole di Loki hanno colpito il nervo scoperto riaprendo le ferite del dubbio, dritte e sicure nel punto debole dell'avversario. Ha sempre fatto così, da che rimembra, ma tutte le volte non può fare a meno di restare scoperto davanti a lui. Conosce le insicurezze e le paure più di chiunque altro, e più di chiunque altro sa come farle crescere sino a renderle pericolose. Thor fissa attentamente quella figura pallida e magra dagli occhi verdi che brillano di sadica soddisfazione. "Non ti riguarda."

Loki alza un sopracciglio e si appoggia la mano sul petto in un’espressione di finta angoscia: "Oh sì, invece: mi state a cuore tutti e due..." poi scoppia a ridere. Thor stringe i pugni talmente forte da far sbiancare le nocche; poi gli da le spalle con un ringhio esasperato incamminandosi verso l'uscita e fermandosi solo sulla soglia: "Se il destino di Asgard non ti interessa, perché ti trovi qui, allora?"

"Te l'ho detto, un tiro mancino da parte di Addison."

"Ed allora perché rimani qui?"

La risata di Loki si spegne lentamente, il sorriso di scherno si smorza per un istante prima di ritornare, forzato, a tendergli le labbra sottili. "Perché faccio quello che voglio."

"E di Midgard, immagino ti interessi ancora meno."

"Giusto."

"E quindi ti è indifferente sapere che il mondo di Addison possa essere in pericolo?"

"No, poiché quello non è il suo mondo - non completamente, almeno. Se Midgard fosse distrutta, Addison avrebbe un altro regno a cui ritornare: un posto dove le è riconosciuto il lignaggio ed il rispetto dovuto."

"E così lei sarebbe felice?"

"Può darsi. Perché no, dopotutto? Lo era, sino a qualche giorno fa. E poi, perché temere la distruzione di Midgard, quando ci sono fior fior di potenti, carismatici ed integerrimi eroi pronti a salvarla?"

È una provocazione. L’ennesima, e Thor avrebbe solo voglia di prenderlo per il collo e sbattergli la testa contro il muro finché non recupera la ragione.

Ma ha imparato a controllare la sua irruenza, la sua rabbia e la propria frustrazione. Chiude gli occhi e respira profondamente, che ad ignorare i pungoli di Loki è più semplice che ignorare quelli della propria coscienza che sino a pochi giorni prima gli serravano lo stomaco ogni volta che un suo pensiero si posava casualmente sul ricordo del fratello.

Non hai fatto abbastanza per riportarlo indietro salvo.

Non hai fatto abbastanza per impedire questo.

Non gli hai dimostrato abbastanza quanto lo amavi. Ma lo amavi davvero, poi? O ti piaceva avercelo attorno solo perché adoravi la scintilla di ammirazione nei suoi occhi, il suo cercare di eguagliarti senza riuscirci?

Deglutisce, gli getta di nuovo uno sguardo di rimprovero. Loki tace, braccia incrociate al petto e sorriso di scherno ostentato, in attesa di una qualsiasi sua mossa: potrebbe persino sperare di venire attaccato, di farlo esplodere di rabbia e poi implodere di vergogna e senso di colpa.

Ma Thor è cresciuto. Le provocazioni di Loki non sono nulla a confronto di quello che si è auto inflitto durante gli ultimi mesi. Volta le spalle ed esce dalla stanza.

Se Loki vuole giocare, dovrà farlo da solo.

Come è sempre stato.

 

Le ombre nella stanza di addensano, corrono sui muri, riempiono le fenditure ed inghiottono i suppellettili. Avvolgono il legno dorato del baldacchino, scivolano lungo le lenzuola ed i guanciali.

Supino sul letto, Loki sospira.

Non riusciva mai a smettere di rimuginare, di pensare, calcolare o tramare. La sua mente era sempre impegnata, correva sempre al passo successivo, vagliava le diverse vie da percorrere, ipotizzava le possibili avversità in cui poteva imbattersi. Non trovava mai requie, non riusciva mai a trovare un sollievo che non fosse solo un palliativo momentaneo.

Ma era più semplice addormentarsi con il suo respiro regolare e calmo di fianco. Con la pelle calda di Addison che sfiorava la sua – pelle d’oca che compariva al suo tocco tra sospiri di piacere – i suoi propositi potevano essere posticipati. C’era tempo, aveva un sacco di tempo a sua disposizione e poteva agire con calma.

C’era Addison, e quelle labbra sulle sue valevano bene una tregua dalle sue elucubrazioni. C’erano i suoi occhi e la sua voce, ed il tono calmo e conciliante con cui lo invitava a parlare. C’era la sua espressione concentrata mentre lo ascoltava, la sua mano sulla guancia come consolazione, a ribadire quanto lei fosse vicina e lo comprendesse.

O, per lo meno, si sforzasse a farlo.

E c’era la sua risata intrigante, la sua espressione complice e la sfrontatezza da cui la metteva sempre in guardia, dito sulle labbra e sguardo falsamente serio: “Troppa insolenza potrebbe nuocerti.”

Ed allora Addison si portava i palmi alle guance, apriva la bocca con finto timore e poi lo contagiava con il suo sorriso. 

Giorni sereni.

Non eterni.

Perché nell’angolo degli occhi dorati poteva scorgere una velata malinconia, che cercava di spazzare via con un gesto della mano, un bacio improvviso o una risata. La mente di Addison era altrove, proprio come la sua.

Ma a differenza di Loki, la sua guardava un punto ben definito dell’orizzonte pensando con rammarico a quello che lei chiamava casa.

La nostalgia l’aveva resa ingenua. Perché non poteva definire diversamente il suo essere certa che le cose su Midgard, solo perché lei rispuntava dal nulla, sarebbero state come prima.

Ma tant’è, Loki aveva un progetto – un’idea folle ed ambiziosa come solo lui poteva partorire – che non comportava restare negli Inferi ancora a lungo.

Separarsi era stata una tortura. Ma come ad ogni tortura che aveva subito – fisica o psicologica che fosse – aveva scoperto di poter sopravvivere. Convivere, addirittura: prendere il meglio che la situazione poteva offrirgli e volgerla a suo favore.

Certo, restava il fatto che addormentarsi con il lieve rumore del suo respiro fosse molto più confortante.

 

Non aveva mai temuto le tenebre. Le trovava sicure.

Perfetto nascondiglio quando da bambino combinava qualche disastro o qualche scherzo di pessimo gusto più pesante del solito.

Rifugio meditativo, da adolescente, quando la luce della gloria di Thor gli feriva gli occhi e l'orgoglio.

Per un breve momento erano state una promessa di pace, quando si era lasciato cadere dal Bifrost verso il vuoto e la morte. E poi prigionia,dopo la sua caduta su Midgard e rinascita, dentro al sarcofago di marmo dopo la distruzione del Tesseract.

Nel buio aveva coltivato la sua rabbia e il suo dolore, ma nell'oscurità aveva anche stretto la mano di Addison.

No, le tenebre andavano rispettate, che la certezza di cosa potessero nascondere non poteva averla, ma mai temute.

Tanto più se aveva contribuito ad evocarle lui stesso.

"Mi hai chiamata?"  Ha la voce morbida come sempre, con una nota di trepidazione e compiacimento.

"Sì."

La vede formarsi, uscire dall'oscurità, i capelli di platino lungo le spalle minute e la pelle candida. "Ti ascolto."

"Credo sia giunta l'ora di conoscere il tuo nuovo Signore, Amora."

Lei sorride, piegando con grazia il capo di lato. "Sarà lieto di conoscerti."

 

"Loki, Laufeyson." le labbra sottili di Malekith sono piegate in un ghigno beffardo nella parte nera del volto e nella voce lascia trapelare una punta di disprezzo.

Lo sguardo di Loki si mantiene comunque alto e fiero, dritto in quello del Re degli Elfi Oscuri: "Malekith, il Maledetto."

Amora scivola via dal suo fianco e va a raggiungerlo, sedendosi languidamente sul bracciolo del trono. "L'Incantratrice ha speso molte parole sul tuo conto, ti considera ancora il suo allievo prediletto ed è sicura che una nostra alleanza possa regalarci insperati frutti. Tuttavia devo ricredermi, alla luce della separazione delle Gemme."

Loki sbuffa divertito: "Pensavi davvero che ti consegnassi l’Infinity Gauntlet su un piatto d'argento? Suvvia, Malekith: Asgard ne ha avuto abbastanza dei miei palesi tradimenti, e non ho molta voglia di finire nuovamente nell'Oltretomba. Non ho intenzione di muovere un dito, per recuperare le Gemme, se è questo che vuoi domandarmi."

Un lampo furente negli occhi neri e la mascella del Re si serra di scatto: "Quindi?"

Loki si mette a camminare per la stanza, le mani dietro alla schiena con aria indifferente, quasi come se lo annoiasse spiegare una cosa tanto ovvia: "Cosa ne sai dei Vendicatori?"

"Gli Eroi di Midgard? Amora mi ha raccontato della battaglia contro Thanos. Valorosi, potenti. Tuo fratello ne fa parte, così come la donna che è tornata con te dall'Oltretomba."

"E ti ha anche riferito che mio fratello li ha allarmati della pericolosità delle Gemme e che loro stanno cercando un modo per rintracciarle?"

Lo sguardo di Malekith ora è incuriosito: sta valutando il peso dell'informazione e come possa giocare a suo favore. Loki sorride e coglie la palla al volo, incalzando: "È mia intenzione far sì che siano loro stessi a recuperarle. Perché spendere tempo ed energie per un lavoro che può fare tranquillamente qualcun'altro? Dopodiché, Malekith, per l'Incantatrice sarà un gioco da ragazzi sottrargliele da sotto il naso. Svartalfheim riavrà le sue Gemme e la sua possibilità di vendetta."

"E tu che farai?" Interviene Amora accavallando le gambe ed arcuando le sopracciglia sottili.

"Io? Nulla, a parte muovere le mie pedine."

"In cambio di...?"

Loki apre le braccia, ad indicare di come la cosa sia palese: "Andrete in battaglia contro Odino e Thor. Li umilierete, li ucciderete. Sbaraglierete l'esercito Asgardiano, ed io tenterò una mediazione. Un ultimo, disperato tentativo di trovare un accordo per evitare la completa distruzione di Asgard. Che senza Odino e Thor, non potrà accettare altro Re all'infuori di me."

"Miri sempre al trono, dunque?"

"Mi definisco un uomo coerente."

"Anche se questo significasse lo sterminio della tua famiglia?"

"Come hai puntualizzato all'inizio del nostro incontro, non sono figlio di Odino."

"E dei Vendicatori tutti?" Il sorriso sardonico di Loki si congela sul volto. "Sono di impiccio, comprendi? Li valuto addirittura abbastanza pericolosi. Mi metterebbero i bastoni tra le ruote, non posso lasciarli liberi di agire."

"Ciò che dici è vero. Tuttavia ho interesse che uno di loro resti in vita. Mi è necessario."

"La tua donna?" Le labbra dell’Incantatrice si increspano con disprezzo

"È di famiglia reale, suo cugino è il sovrano dell'Anticamera degli Inferi, non è cosa da poco. Garantisco che non ci sarà di intralcio, se voi garantirete per la sua vita."

"Hai la parola del Re di Svartalfheim, Loki Laufeyson."

 

L'oscurità si dissipa, è l'alba di un nuovo giorno. La luce irrora i tetti di Asgard e la città rifulge dell'oro di cui è forgiata.

Loki si alza e raggiunge la finestra. La balconata è inondata dal sole, fa già caldo. Resta sulla soglia, all'ombra delle tende, lo sguardo all'orizzonte oltre il Bifrost spezzato.

Le tenebre nascondono, proteggono, riappacificano, incoraggiano i sogni. La luce palesa le forme ed i colori per quelli che sono.

E per lui, non vi è nulla di più spaventoso della realtà.

 

 

E rieccomi!

Che altro dire, i contorni iniziano a delinearsi (forse).

Spero vi sia piaciuto il capitolo, non mancate di farmelo sapere, oppure di criticarlo, come preferite e reputate più giusto!

Non posso fare a meno di ringraziarvi, comunque, per il seguito che state dando a questa storia!

Davvero, grazie mille!!!

Per farvi notare la follia della sottoscritta, eccovi un simpatico esempio di cosa un’apatia pazzesca può creare in momenti di vuoto cosmico cerebrale:

http://24.media.tumblr.com/2612dd4f2d138911a9ed5c8fe9117d45/tumblr_mj3tpl1qL21rypxyso1_1280.jpg

La scheda S.H.I.E.L.D. di Addison. Embè, ognuno ha le sue.

Per domande o qualsiasi genere di contatto vogliate tenere, vi mando al mio ASK:

http://ask.fm/account/wall#_=_

Per tutto il resto c’è MasterStark.

Grazie ancora ed alla prossima!

Vostra, sempre,

EC

 

 

PS: Titolo tratto dall’omonima canzone dei Cradle of Filth, citazione cinematografia tratta da Vicky Christina Barcelona.

 

 

   
 
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