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Autore: Ce Ci    04/03/2013    4 recensioni
Incominciò tutto in un giorno di pioggia, come il giorno in cui tutto finì.
“Io ti ho già vista…”
“Scemo, vivi a casa mia, mi vedi ogni mattina!” risposi con aria sconsolata. Si aveva decisamente bevuto troppo e probabilmente non sapeva nemmeno con chi stava parlando.
“Questo lo so Rachel!” ok, mi ero sbagliata, mi aveva riconosciuta almeno “Dicevo prima. Io ti ho visto prima di vivere a casa tua. Non so mi pare come in un sogno. Mi ricordo dei tuoi capelli biondo scuro, degli occhi azzurri che mi guardano tra le lacrime, poi un nome: Rachel. Piangevi”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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23. Complicated

 

Why does it feel so good but hurt so bad 
Oh oh oh
My mind keeps saying: run as fast as you can
I say I'm done but then you pull me back
Oh oh oh
I swear you're giving me a heart attack
(Troublemaker - Olly Murs & Flo Rida)
 
Erano passati tre giorni da quando erano arrivati terzi. Tre giorni da quando erano rimasti tristi e sfiduciati. Tre giorni da quando gli avevo detto che nonostante tutto loro sarebbero diventati qualcuno. Solo tre giorni e la loro vita sembrava essere cambiata completamente. 
Erano troppe le fans che si erano appostate all'uscita dello studio quel giorno, il giorno in cui avrebbero abbandonato la casa di X-Factor. La piccola strada sembrava essere piena all'inverosimile, avevi l'impressione che di lì a poco sarebbe esplosa riversando fiumi di persone in tutte le vie circostanti e questa sensazione mi opprimeva. 
Ebbene sì, sono sempre stata un po' troppo claustrofobica e quella in cui mi trovavo non era la situazione ideale per me. 
Trascinai Lottie un po' più lontano in una stradina limitrofa.
“Senti non ce la faccio più a stare li in mezzo. Gli mando un messaggio e diciamo di raggiungerci direttamente in macchina” affermai decisa. 
Lei annuii e mi seguì fino a casa mentre digitavo sul mio telefono, quel telefono che di voli per colpa di quei cinque e di uno in particolare ne aveva fatti parecchi, che spesso mi meravigliavo del motivo per cui funzionasse ancora.
Avevamo deciso così: i ragazzi per motivi di management, dopo un breve periodo di riposo, avrebbero dovuto andare in qualche città per affari di X-Factor, poi per motivi di praticità si sarebbero dovuti trasferire tutti a Londra in case che la loro casa discografica gli avrebbe offerto e avrebbero dovuto iniziare a lavorare alle tracce dell'album che avrebbero dovuto fare (e in breve tempo, aveva aggiunto il manager, per approfittare dell'ondata di pubblicità), poi dopo l'uscita dell'album sarebbero dovuti partire per un tour nazionale, europeo o perché no, mondiale. Per questo motivo loro avrebbero passato alcuni dei loro giorni di pausa a casa mia, come ai vecchi tempi prima di passare dalle rispettive città di origine. 
Il pensiero di quello che sarebbe successo dopo mi angosciava, perché vedevo sotto i miei occhi come la loro vita sarebbe cambiata e come il loro mondo sarebbe diventato sempre più lontano dal mio o almeno da quello che era stato fino ad ora. Forse era per quello che quel giorno anche la mia claustrofobia era aumentata, mi sentivo soffocata dal futuro ed ero spaventata. 
Entrata in casa mi sdraiai sul divano, mentre il gatto con un balzo leggero si posò sul mio ventre ed acciambellandosi mi fece le fusa e si addormentò. Passai la mano leggera sul suo pelo mentre guardavo il soffitto. 
Non mi dovevo fare abbattere e sopratutto non dovevo rovinare questi giorni con il mio malumore. Ogni volta che mi veniva da pensare che sarebbe stato meglio che avessero perso prima ad X-Factor o che qualcosa fosse andato storto mi ritrovavo a cercare di nascondere quel pensiero, quasi non lo avessi fatto io e a cercarmi di convincere che se gli volevo bene avrei dovuto volere la loro felicità e quella era la loro felicità. Cantare li rendeva felici.
Suonò il campanello interropendo la mia quiete. Lottie corse in camera a cambiarsi di abito, il gatto si spostò pigramente su un angolo vuoto del divano come per dirmi che dovevo andarci io ad aprire la porta perché, con Lottie, lui aveva già capito l'antifona.
Spalancai la porta velocemente.
Cinque volti sorridenti si pararono davanti a me.
Li salutai uno ad uno mentre ancora sostavano sull'uscio. Lottie arrivò di corsa dietro di me e lo sguardo di Zayn si illuminò improvvisamente prima che lo salutasse. 
Sorrisi ripensando al momento che quei cinque misero piede tutti insieme per la prima volta a casa mia, a quanto quel momento somigliasse a questo. Erano sempre quei cinque pazzi che quella sera mi avevano fatto temere per la mia incolumità, sempre quei cinque che Louis da un momento all'altro aveva deciso di portarmi a casa, sempre quei bambini pieni di sogni che ora si erano avverati.
“Su buzzurri andate a posare le vostra valigie!” esclamai.
“Io vado nella camera da letto!” urlò Louis trascinando dietro di sé la sua valigia.
“Non credo proprio ci vado io!” rispose in rimando Harry provando a trascinare con sé la valigia troppo pesante che non aveva intenzione di muoversi.
“Un momento – intervenne Liam prendendo i due per il braccio – Direi che le due camere da letto vadano alle coppiette”
Ecco un tipico intervento da papà Liam. Quanto mi erano mancati.
Senza farselo ripetere due volte Zayn e Niall presero le loro borse e le portarono nelle camere mentre gli altri tre, con il broncio, sistemavano le loro cose nella sala.
“Io voglio mangiare il pollo stasera!” sentii sbraitare Niall da camera mia.
“Basta Niall! Siamo appena usciti e già non ti sopporto più! Io non ci vado di certo a prendere il tuo pollo!” gli rispose di rimando Harry. 
“Fate i bravi ragazzi!” concluse Liam cercando di portare calma agli animi mentre davanti al bagno infuriava già la lotta per chi dovesse entrare.
Solo in quel momento mi resi conto di quanto mi fossero mancati quei cinque. Loro erano diventati la mia famiglia ed io adoravo la mia famiglia.
 
Eravamo seduti sul divano io e Niall quel pomeriggio. Il suo braccio passava intorno al mio collo e con la mano stringeva la mia spalla attirandola a sé.
Me lo ricordo bene quel pomeriggio. Zayn e Lottie erano andati al cinema, Louis era da qualche parte con Waliyha e gli altri due erano usciti a fare qualche commissione.
Guardavo un film, 'Love actually' il mio film preferito, una commedia romantica che avevo capito piacesse molto anche ad Harry quando, saputo che stavamo per guardare quel film, aveva cominciato ad inventarsi tutte le più patetiche scuse per non uscire con Liam che lo aveva poi tirato per la giacca dicendogli che avevamo il dvd e avrebbe potuto guardarselo un'altra volta.
Eravamo arrivati ad una delle mie scene preferite: quando Mark, da sempre innamorato di Juliet benché lei sia sposata con il suo migliore amico, va da lei la vigilia di Natale e le confessa il suo amore per poi prometterle di lasciarla stare per sempre.
“Lei è scorretta però!” esclamò ad un certo punto Niall alzando la mano dalla mia spalla.
“Perché mai?” gli chiesi voltandomi improvvisamente verso di lui.
“Lei e Peter sono sposati, ma lei non dice nulla di Mark e lo bacia alla fine!”
“E' un bacio di addio, non c'è nulla di male”
“Eccome se c'è!”
“No”
“Si invece” 
“Assolutamente no”
“E' come se tu avessi dato un bacio a Harry” sbraitò irritato. 
Ma io non replicai.
“Tu non lo hai fatto” riprese. 
Mi guardò fisso negli occhi. Io mi limitavo a reggere il suo sguardo senza dire una parola.
“Tu... tu non l'hai fatto vero?” ripeté lui.
La risposta tardò ad arrivare.
“Niall, io...”
“Non dire una parola, non voglio sapere nulla” disse alzandosi velocemente dal divano.
“Senti...”
“Ascolta me piuttosto – mi interruppe – Dimmi solo quando”
Era piuttosto serio, l'espressione rigida, la mandibola tirata, lo sguardo fisso.
“Quando ci siamo riappacificati, prima del mio compleanno” mormorai.
“Perché non me l'hai detto?”
“Perché era un semplice bacio d'addio, niente di più. Eravamo commossi e presi dal momento ed è capitato, ma nessuno di noi pretendeva che fosse nulla di più di quello che era stato: un caso e basta.”
“Un caso che però ha ferito il tuo ragazzo, un caso che gli hai tenuto nascosto. Io non te l'avrei mai fatta una cosa del genere”
“Forse a me non l'hai fatta, ma ad Harry si. Quando mi hai baciata, proprio su quel balcone, una sera di qualche mese fa, forse non te lo ricordi, ma io ero fidanzata!” esclamai alzandomi dal divano ed avvicinandomi alla finestra. 
Lo sentii avvicinarsi ed appoggiare il suo mento tiepido nell'incavo della mia spalla scoperta dalla maglia. Ricacciai a forza qualche lacrima che voleva uscire dai miei occhi già arrossati.
“Quindi?” continuai.
Non ci muovemmo da lì, nessuno disse nulla.




SPAZIO AUTORE:
Volevo cominciare scusandomi immensamente per i tempi che si sono fatti lunghi e per il capitolo stesso che probabilmente non è nulla di che anche se questo lo lascio decidere a voi! Spero che questo riceva comunque un bel numero di recensioni anche se dopo così tanto tempo e sopratutto che ne riceva più del precedente. Io adoro scrivere, ma purtroppo la scuola (sopratutto ora che sono in quinta) assorbe gran parte del mio tempo e volendo io arrivare alla maturità con una media decente e possibilmente con una tesina scritta e non solo nella mia testa, devo sacrificare un po' del mio tempo libero per cui scrivere è diventato sempre più difficile, ma soratutto è stato più difficile trovare l'ispirazione dato che per un sacco di tempo le massime fonti di ispirazione che ho a portata sono la seconda guerra mondiale o un circuito elettrico. 
Detto ciò voglio ringraziare tutti quelli che stanno seguendo la mia storia, che aimè sta per volgere alla fine, tutti quelli che recensiscono, apprezzano o mi fanno notare qualche errore, ma anche solo i lettori silenziosi che dedicano anche solo cinque minuti per leggere il capitolo. Grazie ancora di più a chi recensirà questo capitolo e un bacio a tutti quanti e (spero) a presto!
  
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