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Autore: Fourever Alone    04/03/2013    4 recensioni
“Ora siamo solo io e te. Allora mi vuoi dare queste cazzo di barrette!? Non ho tempo.” Continuai a imprecare. Una mano si appoggiò alla macchinetta e gli diede una botta, e le mie barrette caddero sane e salve dal distributore. Le afferrai, felice, come una bambina con il suo primo cioccolatino.
Mi girai per vedere di chi era quella mano. Era un ragazzo. Alto, capelli scurissimi neri, occhi azzurri , fisico scolpito. Cazzo. Era uno di quelli che usava la nostra palestra.
Mi guardava, quasi studiandomi, con un sopracciglio inarcato ed un sorrisetto sghembo e provocatorio. Era senza maglietta con tanto di bei pettorali e tartaruga.
“Ti piace quel che vedi?” Chiese a bruciapelo.
Mi schiarì la voce e me ne uscì: “Dipende cosa pensi che io veda”
Sorrise divertito. “Uu. Psicologia inversa. Mi piace.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
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Appena misi piede nel cortile della scuola, il mio cervello si ritrasse dai miei pensieri per via della confusione.  Le troie della scuola sventolavano i loro capelli e sculettavano ammirando i vestiti delle altre del gruppo – che poi a dirla tutta, erano più false della falsità in persona.
LICEO LINGUISTICO. Ecco l’insegna del mio liceo, era una scuola pubblica, non privata, e i ragazzi non portavano la divisa – non l’avrei mai indossata, per precisare- non avrei mai rinunciato ai miei jeans e alle Converse. Parcheggiai il mio motorino bianco in un posto vuoto, accanto ad una moto che faceva sembrare il mio motorino, un nonnulla, recuperai lo zaino dell’Estapak blu, scansasi un cabriolet Smart nera e mi avviai verso il ritrovo di noi ragazze. Mi sedetti sul muretto con il mio Ipod e le mie cuffie ad ascoltare la musica. Sobbalzai appena sentii il mio cellulare vibrare. Un messaggio, pensai. Era Dalia.

-Bellezza, io e Lottie siamo dovute entrare in classe, perché avevamo compito, è dovevamo ripassare, Micaela è malata, le altre sono in gita è Sarah è dovuta rimanere a casa con suo fratello che era malata, Ash non è ho la pallida idea, all’entrata non lo vista. Ci vediamo all’intervallo. Buona giornata Best:) Baci Bacini Bacioni.

Sorrisi dopo averlo letto, bene oggi sono arrivata tardi a quanto vede, ma la cosa che mi preoccupata è perché Ash non sia venuta a scuola, sarà sicuramente a casa, ma la cosa mi preoccupata maggiormente. CON SUO PADRE.
M’incamminai all’entrata in quell’edificio. Degli enormi corridoi per poi degli scalini grandi che mi sarei dovuta fare ogni tantissimo giorno per andare al del piano superiori. Subito all’entrata era esposta, in una teca di vetro, gli orari delle classi, circolari di ogni aula, ed eventi per il nuovo anno scolastico, andai verso gli appositi armadietti di ogni studente in entrambe le file di metallo blu. Ragazzi che chiacchieravano, chi prendeva i libri, chi scherzava con gli amici, chi pensava a studiare seduto per terra davanti agli armadietti, presi i libri, e svoltai verso la porta con su scritto “Didattica”. Dietro la scrivania c’era una signora di mezz’età con un caschetto biondo che incorniciava un viso un po’ esile e un paio di occhi castani con degli occhiali che cadevano sulla punta del naso. .“Salve, Paola. Come sta?” dissi sorridendole
“Oh, buongiorno Lily, che bello vederti di nuovo”  esclamò la donna. “ Va tutto molto bene, grazie. Dimmi ti serviva qualcosa?”
“Sono venuta a consegnarti i documenti d’iscrizione al prossimo anno.” Tirando fuori dallo zaino i documenti.
“Oh bene, aspettavamo solo i tuoi.” Sorrise. “La solita ritardataria eh?!”
Risi. Per poi portarmi il pollice e l’indici sul mento con fare pensieroso “Come si dice?! Il lupo perde il pelo ma non il vizio”
La signora Paola scoppiò in una fragorosa risata, per poi avvicinarsi all’interruttore della campanella e schiacciane il pulsante.
“Oh grazie tante” sorrisi.
“Di nulla Lily”
Salutai la signora Paola e mi avviai verso le scale.
In fondo alle scale, voltai a destra e verso la metà del corridoio mi fermai davanti ad una porta recante il nome “MATEMATICA”. Trassi un respiro profondo e bussai.
C’erano i miei compagni di classe, attenti alla spiegazione del nostro Professore. Un uomo dalla corporatura esile che mi osservava disturbato.
“Guarda guarda chi ci degna della sua presenza” la voce potente e carica come quella di un baritono. “Buongiorno Rinaldi”
E’ vero, sono una ritardataria. Gli sorrisi “Buongiorno a lei Prof.”
“Cerchi un posto libero e si sieda”
Presi posto nella seconda fila, accanto ad una ragazza, con ridenti occhi scuri e con una cascata di capelli neri e lisci. Non l’avevo mai vista frequentare questo corso, e nemmeno nei corridoi così costati che fosse nuova. Misi a terra la mia cartella e alzai gli occhi su di lei.
“Ciao, io sono Lily Rinaldi” mi presentai allungando una mano.
“Kayla Franchi”
Strinsi la mano che mi tendeva.
“Com’è il professore?” chiese.
Scosse la testa e ritrassi la mano di scatto. “Non essere preoccupata.” gli dissi, a stento. “E’ una in gamba” la assicurai.
Lei annuì. “Hai ragione. Lo sembra davvero” fissandomi negli occhi.
Quei capelli mi fecero pensare a un altro paio di capelli di un forte colore nero. Il ragazzo della macchinetta. Scossi la testa per schiarirmi la testa e riportai la mia attenzione alla lavagna. 
La lezione fu molto più interessante di quanto pensassi. Il professore aveva un modo di spiegare molto fluido e faceva diventare degno di attenzione anche qualcosa di noioso come i calcoli matematici, le espressioni algebriche e tutte quelle altre cose di cui, di solito, non capivo un’acca.
Al termine dell’ora, mentre uscivo dalla porta, Kayla mi chiamò e aspettai che mettesse a porto la sua roba e mi raggiungesse.
“Sei nuova vero?” chiesi.
Ci avviamo lungo il corridoio.
“Si capisce vero?!” sorridendomi. Annuii ricambiando il sorriso.
“Sono venuta a vivere con mio fratello da una settimana circa” Il mio sguardo la incitò a continuare a parlare. “Mi sono trasferita qui da mio fratello a causa del lavoro di mio padre, anche se non ho ancora capito di cosa si tratta. Di solito non è mai a casa, è in viaggio per giorni, mesi qualche volta è capitato che rimessi a casa da sola per un anno. Così quest’anno mio fratello è riuscito a guadagnarsi un appartamento è mi ha chiesto se andavo da lui, cosicché nostro padre vedesse la casa, quando torna dai suoi viaggi, rimane da noi. Comunque, e il papà migliore del mondo”
“E tua mamma? Lei cosa fa?”
“Non l’ho mai conosciuta. Ogni volta che parlo di lei, mio padre cambia argomento oppure sparisce”
Il suo viso parve adombrarsi. “E tuo fratello? Non sa niente?”
“Penso di si” abbassò lo sguardo. “Ma anche lui, come mio padre cambia argomento”
“Hai almeno una sua foto?” chiesi.
“Si” mi fissò regalandomi un sorriso. “Sono la sua fotocopia da giovane”
“Quindi devo dedurre che è molto bella”
Rise, portandosi i capelli dietro l’orecchio. “Oh beh, grazie”
“Anch’io non conosco mia madre, ma ho anch’io una sua foto”
Girò di scatto la testa verso di me. “Oh. Mi dispiace” sorridendomi dispiaciuta. “E’ com’è!?”
“Non ho la tua fortuna di assomigliarle, diciamo che sono la fotocopia di mio padre versione femminile!?” facendo un risolino.
Rise, ci guardammo in giro cercando di orientarci e voltammo a sinistra per andare al nostro armadietto.
“Senti Lily, sai dov’è l’aula di Fotografia?!
“Certo. Ti faccio vedere io!”
“Allora prendo il libro e andiamo”
Ero contenta di avere almeno qualcuno che capisse, la mancanza di una madre.
Prese i libri, e Kayla mi seguii proseguendo lungo il corridoio. C’era un via vai di studenti che correvano da classe in classe che mi sarebbe venuto il mal di testa, solo a osservarli uno per uno.
Salimmo le scale, voltammo a destra a metà corridoio ci fermammo davanti ad una porta recante il nome “FOTOGRAFIA”.
“Ecco, è qui.” mi girai verso lei.
“Ti ringrazio tanto, Lily, per l’aiuto che mia hai dato. Spero di incontrarti di nuovo”
“Beh, se vuoi, possiamo incontrarci a pranzo” sorrisi. “Poi abbiamo il corso di matematica insieme, quindi staremo molto tempo insieme”
“D’accordo. Allora ci vediamo”
“A più tardi”
Me ne andai salutandola con una mano e sparì su per le scale.
Kayla aveva un corso che avevo di fotografia mentre io non avevo niente perché ero ancora indecisa su cosa fare, perciò ci salutammo promettendo di incontrarci a ora di pranzo.
Avendo un’ora buca, decisi di girovagare un po’ per la scuola. Andai verso l’entrata principale. Il corridoio erano silenziosi, le pareti erano colorate con un chiaro color panna. Era attaccato qualche cartellone con raffigurata la squadra di calcio, e quella di pallavolo. Mi avvicinai e scorsi subito della foto che rappresentava la nostra squadra di pallavolo, ero con le mie compagne e tenevamo sollevata la coppa in segno di vittoria. I miei capelli mori scompigliati e umidi di sudore e gli occhi verdi luccicanti e ridenti per il buon esito della partita. Guardandomi intorno, decisi di andare nel cortile. Uscì su un piccolo vialetto gustandomi la sensazione di libertà che mi attraversò, l’aria calda d’inizio Marzo varcava ancora le soglie della scuola.
Il cuore si fermò. Semi sdraiato alla luce del sole, intravidi il  Ragazzo della macchinetta.

Comunque, LEGGETE e RECENSIETEPER FAVORE. Sono un pochino a secco.
Voglio sapere cosa ne pensate, è categorico.  
Al prossimo capitolo. 
Vostra Alone:)
  
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