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Autore: EleUndFra_    05/03/2013    6 recensioni
«No matter what happen, no matter who's president. As our Lady of Disco, the divine Gloria Gaynor, has always sung to us.. We will survive
Cosa potrà mai accadere, a distanza di un anno, nella monotona città di Pittsburgh? Quali sorprese ha in serbo il futuro ai nostri ragazzi? Basta torturarvi in cerca delle risposte. Aprite questa fottuta storia.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9.



“Allora Tuck, ieri sera hai detto a mia madre che andavi a cena a casa di amici e avresti fatto tardi. Com’è andata?”
Alla notizia di Brian, Justin era rimasto letteralmente sconvolto. Non riusciva a crederci, non voleva crederci. Non aveva risposto, era rimasto muto ed immobile, e appena dopo era corso via verso casa lasciando un veloce messaggio a Connor che era rimasto ad aspettarlo.
Tucker stava prendendo in giro sua madre, e lui non gli avrebbe permesso di spezzarle il cuore.
Arrivato a casa, aveva trovato solo il ragazzo che cucinava il pranzo: momento perfetto; gli avrebbe dato una lezione.
Così gli aveva fatto la domanda fingendo di non sapere nulla, in modo tale da metterlo ancor più in ridicolo.
“Ehm.. benone, grazie.”, rispose Tucker, avvertendo però una nota accusatoria nel tono del biondo.
“Sono contento per te.” Si esibì in un sorriso falso, prima di spiazzarlo totalmente, liberandosi del peso. “E anche ai tuoi amici piace inginocchiarsi a succhiare cazzi e farsi inculare nelle dark room?”
Tucker sbiancò a quella domanda, cercando di non farsi notare, e deglutì silenziosamente, rispondendo in un patetico tentativo di non far tremare la voce. 
“Che stai dicendo?! Q-quello che dici non ha senso..”
Ma Justin non gli diede neanche il tempo di desiderare di sotterrarsi per la vergogna che alzò la voce contro di lui, diventando così minaccioso da farsi quasi paura da solo.
“So che ieri notte eri lì. Peccato che ti sei fatto la persona sbagliata, che ti ha fottuto in tutti i sensi!”
Tucker ricordò allora dove gli sembrava di aver già visto quel Brian: era l’ex ragazzo del figlio della sua compagna. Adesso lo sapeva, e si maledisse mentalmente per essere stato proprio con lui tra i tanti ragazzi che erano al Babylon, prima che Justin continuasse ad umiliarlo.
“Sei un verme! No, no, tu sei peggio. Hai preso in giro mia madre, le hai fatto credere di essere innamorato di lei.. e adesso vengo a scoprire che sei un finocchio? Codardo!”
“Lasciami spiegare, ti prego. Non ho mai avuto intenzione di ferire tua madre, io la am..”, tentò di giustificarsi il ragazzo indietreggiando appena e sentendosi all’improvviso piccolo e impotente.
“Non voglio le tue cazzo di spiegazioni!”, lo interruppe il biondo, “Non lascerò che mia madre stia un solo minuto di più accanto a te.. Non lascerò che tu continui a prenderla in giro.”
Abbassò quindi il tono di voce e concluse chiaro e preciso con le ultime taglienti parole.
“Adesso. Vattene. Via. ..E non farti più vedere.”
“E a Jennifer? ..Cosa dirai a lei?”, mormorò Tucker dopo aver deglutito. Il mondo gli stava crollando addosso, ma non poteva pensare di farla sempre franca; doveva prendersi le conseguenze dei propri errori.
“E’ mia madre. Saprò cosa dirle.”
Lui annuì impercettibilmente  senza aggiungere un’altra parola, poi seguì il biondo che era già andato ad aprirgli la porta, la porta che l’avrebbe buttato fuori dalla loro vita. Lo guardò un ultima volta, dritto negli occhi.
“Dille.. che l’ho amata davvero.”
Pronunciò le sue ultime parole mentre Justin resse il suo sguardo, poco prima di sbattere la porta davanti al suo viso.
 

———

“Hai niente da dire?”
Ben aveva preso da parte Hunter non appena Michael era uscito con gli altri; voleva parlargli da solo di tutta quella situazione, dopo la scenata che avevano fatto gli adulti in ospedale.
 Il ragazzo sbuffò scocciato a quella domanda, incrociò le braccia al petto e affrontò Ben faccia a faccia.
“Ho già detto tutto quello che dovevo dire davanti a tutti. Smettetela di stressarmi, ve l’ho spiegato!”
Ben sospirò e rimase un momento in silenzio a riflettere su cosa dire. Cercò di ripercorrere i passi per capire come poteva essere successo così in fretta. Poi d’un tratto capì il suo errore.
“Hey, ascolta.. Io credo tu ti sia lasciato troppo influenzare dal discorso che ti ho fatto qualche giorno fa.”, iniziò con un tono più calmo dopo essersi avvicinato maggiormente ad Hunter, “Ti ho detto che l’amore arriva quando meno te lo aspetti, ed è così. Ma non per questo devi credere di essere innamorato della prima ragazza che ti trovi davanti; soprattutto dato che in questo caso non parliamo di una ragazza, ma di una donna e per giunta lesbica, con una compagna che la ama e due figli. E questa donna è anche nostra amica.”
Notò che il ragazzo aveva distolto lo sguardo, quindi continuò mantenendo il tono pacato.
“Quello che voglio dire e farti capire è.. Non forzare l’amore perché senti di averne bisogno. Che sia fra una settimana, fra un mese o fra un anno, saprai che è la persona giusta, quando la incontrerai. Ma fino a quel momento, quando ti sentirai solo, sappi che non è così.”
Finalmente Hunter alzò di nuovo lo sguardo su quello di Ben. Dovette far fatica per trattenere le lacrime.
“Ho fatto un casino!”, mormorò con la voce spezzata appena prima di stringersi al suo papà adottivo e nascondersi sopra la sua spalla, tenendo gli occhi chiusi.
Ben lo accolse tra le braccia e lo strinse a sua volta, tranquillizzandolo e confortandolo a sussurri.
“Non è così, non è così.. Hai imparato la lezione, è questo l’importante.. E’ tutto risolto adesso..”
Ed era così. In meno di qualche giorno avrebbero dimenticato tutto, ci sarebbero passati sopra. Non aveva ucciso nessuno. Non era tornato per le strade a prostituirsi. Né tantomeno aveva iniziato a spacciare nella scuola. Era semplicemente l’ennesimo adolescente che si comportava da adolescente e cadeva nella trappola che più faceva annebbiare le idee e fare follie: l’amore.


———

“Adesso calmati e spiegami. Cosa le hai detto?”
Justin si sentiva a pezzi per sua madre. La sentiva piangere dalla propria camera ormai da un’ora piena; non l’aveva mai vista così. Non era riuscito a calmarla in nessun modo. E tutto per colpa di Tucker. Voleva parlarne con qualcuno, non poteva stare ad ascoltare i suoi singhiozzi per il resto della giornata.
Così aveva chiamato Brian. Nonostante non stessero più insieme, era ancora l’unico che riusciva a farlo sentire meglio con il solo suono della sua voce.
“Non le ho detto niente, quando è tornata le ho fatto trovare una falsa lettera in cui lui dice di dover partire d’urgenza per l’Europa con una scusa, e che un rapporto a distanza non funzionerebbe.. Cos’altro potevo fare?”, rispose nervoso e sentendosi in colpa.
“Di certo non potevi dirle che il suo compagno lo prendeva nel culo a sua insaputa e che l’hai scoperto perché quello che gliel’ha messo nel culo sono stato io.”, ironizzò Brian.
Ma non ricevette risposta, accorgendosi invece dei leggeri singhiozzi che avvertiva dalla cornetta del telefono.
“Hey. Non starai piangendo, vero?”
“Non sono una femminuccia.. E’ mia madre che piange.”, rispose Justin nel tentativo di non far incrinare la voce dopo aver tirato su con il naso.
“Ti ho detto tante volte che non vale la pena piangere per nessuno.”
“Ma è mia madre, cazzo! Le voglio davvero bene, non voglio vederla in questo stato dopo solo pochi giorni che sono tornato.. Cosa devo fare, Brian? Cosa posso fare?” Si passò una mano sul viso, sperando sul serio che Brian potesse aiutarlo in qualche modo.
“Niente, non puoi fare niente. Puoi solo lasciarla scaricare e convincerla che quel tipo è uno stronzo ed è stato meglio così. Vedrai che domani alla festa si sentirà meglio.”, rispose serio il moro con la speranza di riuscire a calmare almeno uno dei due Taylor.
Justin annuì, più a se stesso, e sussurrò un “Grazie” sincero alla cornetta, non accorgendosi che nel frattempo era rientrato in casa anche Connor e si era fermato sulla soglia del salotto a fissarlo e ad origliare la conversazione al telefono; poteva benissimo immaginare con chi stesse parlando il ragazzo.
Era ormai evidente che fosse geloso di Brian, ma infondo ne aveva motivo. Sentiva che c’era ancora della connessione tra loro, vedeva il modo in cui si guardavano e sentiva quasi di non poter competere. E adesso, a quanto pareva, Justin si sentiva più libero di parlare e sfogarsi con il suo ex che con lui. Temeva che entrambi potessero ancora provare qualcosa l’uno per l’altro. Doveva fare qualcosa: avrebbe cercato di tenere Brian Kinney il più distante possibile dal suo ragazzo. No, non avrebbe lasciato che glielo portasse via.


———


Quando Michael aveva dubbi, si sentiva frustrato, confuso o semplicemente cercava conforto e chiarimenti, si rifugiava nella figura di sua madre. Lo faceva sempre. E se non lui, lo cercava lei stessa, perché lo capiva. Percepiva come si sentiva e conosceva  ogni indizio rivelatore che le dava un’idea di ciò che provava in quel preciso momento. E anche stavolta lo aveva capito non appena era venuto da lei.
“Qualcosa non va, piccolo?”, gli chiese gentilmente.
Lui scosse la testa; non era sicuro di volerne parlare con lei. Sapeva confortarlo come solo una madre sa fare, ma era anche una gran bocca larga. Eppure in quel momento gli serviva il suo conforto.
Il suo migliore amico aveva deciso di accettare il trasferimento dell’agenzia a San Francisco, era come se una parte di lui stesse cadendo a pezzi. Non aveva neanche avuto il tempo di pensare all’organizzazione della festa per il giorno dopo, la sua mente era troppo annebbiata da quel pensiero. Sapeva che nessuno poteva fermare Brian quando prendeva una decisione, ma d’un tratto stava cominciando a pensare che c’era una sola persona che avrebbe potuto fargli cambiare idea. E’ vero, lui e Justin non stavano più insieme, ma ad uno sguardo accurato sarebbe stato evidente che stavano soltanto cercando di nascondere i sentimenti che ancora provavano l’uno per l’altro. Forse se ne avesse parlato con Justin, le cose si sarebbero aggiustate. Forse sarebbero tornati insieme. Forse Brian non sarebbe più partito. O forse non gli avrebbe più parlato per il resto della vita. Troppi forse vagavano per la sua testa, quello di cui aveva bisogno era certezze.
“Okay, cos’ha fatto Brian questa volta?” Ancora una volta l’infallibile radar di Debbie aveva colpito nel segno, come se riuscisse a leggerlo dentro.
“Perché pensi sempre che sia Brian?! Che cazzo!”, rispose infastidito, tentando di negare l’evidenza.
“Perché è sempre lui la causa, o almeno di solito. D’accordo, d’accordo.. Avanti allora, sputa il rospo.”
 Brian gli aveva fatto promettere di non dirlo a nessuno, così non ne aveva fatto parola nemmeno con Ben. Ma in quel momento non sapeva che fare; sentiva di stare per scoppiare, doveva sfogarsi con qualcuno. E quale ‘qualcuno’ gli era più vicino di sua madre? Magari un suo consiglio gli avrebbe fatto comodo.
“Mamma.”, iniziò prendendo un respiro e guardandola negli occhi, “Tu cosa faresti se sentissi di dover dire una cosa a qualcuno, perché in qualche modo senti che sia la cosa giusta da fare, ma dicendola romperesti la promessa fatta a un amico?”
Alzò poi lo sguardo e la guardò negli occhi in cerca di aiuto.
“Tesoro..”, rispose lei con tono comprensivo e facendosi più vicina al suo viso, “Se davvero facessi la cosa giusta dicendo questa ‘cosa’, pur non avendo rispettato una promessa fatta, almeno saprai che ne sarà valsa la pena.” A quel punto gli sollevò appena il mento con una mano e gli carezzò una guancia, sorridendogli per confortarlo. “E io so che farai la scelta giusta.”
Michael le rispose inevitabilmente con lo stesso sorriso; nessuno sapeva tranquillizzarlo e rimetterlo in piedi come faceva sua madre. Sapeva parlare peggio di un uomo, quando voleva, ma quando si trattava di aiutare qualcuno e dare dei consigli, soprattutto se quel qualcuno era suo figlio, avrebbe potuto vincere un premio Nobel (beh, se esistesse questa categoria).
“Grazie, mamma.”
E adesso lui sapeva cosa fare. Parlare con Debbie gli aveva fatto aprire gli occhi e capire davvero cosa avrebbe dovuto fare. Quello che voleva non era impedire a Brian di partire per far felice se stesso. Quello che voleva era vedere Brian felice, e sapeva, nel suo cuore, che non sarebbe stato partire il più lontano possibile da Pittsburgh a renderlo felice. C’era qualcosa in più, qualcosa che mancava, che gli mancava.
Sì, avrebbe parlato con Justin. 


———

Nel pomeriggio Melanie era stata riportata a casa dall’ospedale; non aveva niente di rotto e nulla di grave, in uno o due giorni si sarebbe rimessa del tutto. Ed ora era in camera da letto, a riposare sotto le coperte. Ma in effetti, non riusciva a riposare dopo la situazione in cui si era trovata in ospedale. Una parte di lei si sentiva in colpa per Lindsay, e non per qualcosa che aveva fatto, ma per qualcosa che aveva provato. In conclusione, però, in lei non c’erano più dubbi. E sapeva che anche Hunter aveva capito, dopotutto era un ragazzo sveglio. Nel frattempo Lindsay faceva avanti e indietro davanti alla camera da letto ormai da parecchi minuti. Era evidentemente preoccupata per Melanie, e non solo per l’incidente. Poteva mettersi nei suoi panni, perché qualche anno prima era successa la stessa cosa a lei; l’unica differenza era che a lei era successo con un uomo, non con un ragazzino. Ma in verità non era l’unica differenza: lei aveva davvero provato qualcosa per quell’uomo, aveva tradito la sua compagna, e in qualche modo aveva tradito se stessa. No.. Melanie non aveva fatto niente di tutto ciò, lo sentiva. Doveva smetterla di rimuginare sul passato, doveva pensare solo a ciò che contava in quel momento. E ciò che contava era che la donna che amava stava bene, tutto si era risolto per il meglio e il giorno dopo si sarebbe finalmente festeggiato un grandioso evento.
“Mel.. come stai?”, sussurrò decidendosi infine di entrare in camera.
“Mi sento meglio, molto meglio.”, rispose lei con convinzione, “Starei ancora meglio se venissi a letto anche tu. Avanti, vieni qui.” Battè un colpo sul posto vuoto del letto accanto a sé, per invitarla a stendersi.
Lindsay accennò un sorriso e si fece spazio sotto le lenzuola, avvicinandosi a lei. Per qualche secondo si guardarono senza dirsi niente, poi fu la bionda a parlare.
“Che situazione.. Sai, prima in ospedale..”
“Già.”, rispose semplicemente la mora annuendo lentamente e piegando le labbra,  “Alquanto..”
“..bizzarra?”, finì Lindsay la sua frase.
Si guardarono alcuni istanti in silenzio, per poi scoppiare inaspettatamente in una risata collettiva.
“Andiamo, era ridicola!”, aggiunse Melanie tra le risate, sentendosi piacevolmente di nuovo sé stessa.
Quando placarono pian piano le risate, guardò negli occhi la sua compagna con un sorriso e le sfiorò una guancia.
“Ti amo, Linds, ricordatelo sempre.”
“Ti amo anch’io, tanto.”, sussurrò l’ultima in risposta, ricambiando il sorriso dolcemente.
Allungarono il viso l’una verso l’altra e si scambiarono un bacio deliziosamente sdolcinato, che diceva chiaramente tutto quello che c’era da dire, senza il bisogno di altre parole.
Si amavano davvero, lo pensavano davvero. E non avrebbero permesso a nessuno di mettersi tra di loro, nessuno avrebbe rovinato la loro splendida famiglia. 
  
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