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Autore: O0oSuNsHiNeo0O    21/09/2007    2 recensioni
Vi è mai capitato di pensare: "Ma se Dio fosse qui, ora, cosa gli chiederei? Di che cosa potremmo parlare?". Se volete sapere molti retroscena sul nostro padreterno, beh, buona lettura. P.S: Non indicato per persona molto religiose con scarso senso dell'umorismo.
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dio si osserva le unghie curatissime.
“Vai dall’estetista?”, chiedo interessata.
“Che cos’è un estetista?”, chiede lui con un sospiro.
Si vede che non gli piace affatto non essere informato sulle cose.
“E’ una persona che cura il tuo aspetto fisico, non so, ti lima le unghie, ti fa la ceretta…”
“La ceretta? Che cos’è una ceretta?”, chiede Dio molto interessato.
Sembra uno che l’aspetto estetico lo cura parecchio.
“E’ uno strumento di tortura non riconosciuto, Dio. Una signorina sorridente ti fa stendere su un lettino, poi ti passa, solitamente sulle gambe, una cera speciale e strappa fino a che non sono venuti via tutti i peli”, dico io.
Mi osserva con aria sconvolta.
“E in quali casi usate una tortura così malvagia?”, chiede interessato.
“Bah, non saprei, per andare al mare ad esempio”, dico io.
“Ma scusa”, inizia lentamente il Padreterno, “che connessione c’è tra la tortura e la bellezza estetica?”.
“Ah, non chiederlo a me. Mia nonna è molto preparata sull’argomento. Da piccola quando mi spazzolava i capelli mi ripeteva continuamente che -chi bello vuole apparire qualche cosa deve soffrire-. Per quanto mi riguardava”, dico dopo una pausa, “Avrei preferito di gran lunga tenermi la mia zazzera bionda e non soffrire”, concludo io.
“Voi uomini fuggite sempre la sofferenza”, conclude invece lui con l’ aria grave di chi la sa lunga.
“Hai mai sofferto, tu?”, gli chiedo candidamente.
“Vorrei vedere un po’ se ti ammazzassero barbaramente un figlio…”, inizia ad infervorarsi lui.
“Dio”, inizio io calma, “non facciamo i coglioni per favore”.
L’Onnipotente mi guarda con gli occhi spalancati.
Per qualche secondo regna in silenzio più totale.
Credo che nessuno gli abbia mai dato del coglione prima d' ora
“Io sarei un coglione?”, chiede alla fine.
La sua voce ha perso ogni sfumatura di antica prepotenza.
Per la seconda volta mi sembra di parlare con un bambino capriccioso.
“No, non sei un coglione”, inizio io accomodante, “insomma, per fare tutto questo ci è voluto sicuramente tanto lavoro, tanta fantasia, tanto intuito...”, mi interrompo un attimo, “Ma, vedi il discorso che tentavi di sostenere prima, scusa se te lo faccio notare, non si regge in piedi nemmeno un po’”
Per un attimo mi sembra smarrito.
“Quale discorso?”, chiede.
“Ecco”, inizio pazientemente, “quella storia melodrammatica sul fatto che ti hanno ammazzato il figlio. Vedi Boss, io ci credo che il gesto ti abbia ferito, che tu ti sia sentito umiliato forse”.
Dio annuisce: “Io ho mandato sulla terra una parte di me. Gesù parlava di amore, di fratellanza, di speranza e voi non avete trovato di meglio da fare che sbatterlo su una croce”, la sua voce ora è sicura e ferma.
“Proprio qui volevo arrivare, caro mio!”, esclamo schioccando le dita.
“Lui ora è qui con te! Quella piccola parentesi di trentatré anni sulla terra è stata, diciamo, una vacanza…”
“Una vacanza?”, urla l’Onnipresente con un sussulto, “Una vacanza? Ti rendi minimamente conto di quanto lui abbia sofferto? Del dolore, della vergogna, di tutto quello che ha subito”
Il signore continua ad urlare qualcos’altro mentre io alzo la mano.
“Che significa ora quel gesto?”, chiede spazientito.
“Boss, qui non stavamo parlando di tuo figlio, stavamo parlando di te”
Per un attimo scende il silenzio.
“Eh?”
“Non ti ho chiesto se lui ha sofferto ma se tu hai sofferto”
“Vedere un figlio sulla croce non ti sembra abbastanza?” mi chiede con aria composta e addolorata.
“Non lo sto mettendo in dubbio, ma tu non hai creduto neanche per un attimo che lui non sarebbe tornato qui, o sbaglio?”, inizio io, “Non hai mai provato il dolore di un distacco definitivo. Non hai mai salutato tuo figlio sapendo che non sarebbe mai più tornato. Non l’hai osservato… ”
“Nessuno può sapere quello che accadrà”, mi interrompe lui.
“Quando tuo figlio parte per una guerra tu sai benissimo quello che accadrà”, dico io.
“Beh, mi dispiace deluderti”, inizia lui, “Ma la guerra non è stata altro che una vostra invenzione.”.
Incrocia le dita delle mani, compiaciuto per la frase ad effetto appena pronunciata.
  
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