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Autore: NightOfTheHunter    07/03/2013    1 recensioni
Kate è una ragazza giovane e apparentemente normale che ha sulle sue spalle un peso enorme che tiene nascosto da mesi. Questo segreto la schiaccia sempre più e la porta dove una ragazza della sua età non dovrebbe mai arrivare. Con l'aiuto di un batterista, forse, riuscirà a guardare la vita con gli occhi di una sognatrice. In lui trova tutto l'amore e la forza che ha sempre desiderato.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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*ta ta ta taaaaaa* ok la smetto! XD LOL ecco il secondo capitolo, bellezze! Spero che il primo vi sia piaciuto! Ps: Buona lettura!



Rimango seduta al mio posto e continuo a contemplare quell'uomo cosi bello. È cosi vicino che potrei anche toccarlo ma decido di lasciar perdere e di non essere ostinata come nel mio sogno. Sfortunatamente il treno si ferma qualche minuto dopo, le porte si aprono e lui scivola via dal suo posto andandosene. Scuoto la testa, ripongo l'mp3 nella borsa e raccolgo la giacca mentre la gente esce dal treno, subito dopo esco anch'io. 'Forse l'ho sognato. Sarà un calo di zuccheri e l'ho immaginato? Eppure mi sembrava cosi vero. Se era li perché non mi sono mossa e non gli ho parlato?' Cammino con la testa bassa e continuo a rivolgermi domande mentalmente a cui non so dare risposta. Ero pietrificata e incollata al mio posto e per rispetto non volevo disturbarbo. 'E ho perso la mia occasione...brava Kate! Bhe almeno l'hai visto!' Le persone continuavano a passarmi intorno mentre fisso il pavimento sporco e rotto della stazione dalla quale stavo uscendo. 'E' bello come dicono tutti...chissà se qualcun'altro sul treno se n'é...' I miei pensieri vengono interroti da una spinta contro la mia spalla sinistra.
«Ma...» Farfuglio girandomi di scatto mentre mi accarezzo la spalla colpita.
«Scusami non ti ho vista. Tutto ok?» Sento una voce roca e bassa ed una persona accanto a me mentre la testa inzia a girarmi, la vista si appanna e diventa un po' buia. «Ehi...»Sento una mano sulla mia spalla che la scuote. Sono senza forze, non ci vedo bene o quasi niente, e le gambe mi tremano: cado in ginocchio sul pavimento freddo facendomi male. «Dio mio! ehi!» Continuo a non vedere e a non rispondere al tizio, spero solo che mi aiuti. Sento due mani possenti afferrarmi da sotto le ascelle e tirarmi su in piedi. Sono ancora stordita e rimango con gli occhi chiusi per non avere la nausa. La testa gira e pare che non vuole fermarsi. Non sento più il pavimento sotto ai piedi. Lo sconosciuto mi ha presa in braccio e ora mi fa sedere su una panchina. Tengo la testa bassa e la faccio penzolare. Mi sento cosi pesante, stanca, con il battito accellerato. «Ti senti bene?» Sento di nuovo quella voce roca e bassa e una mano si posa su un lato della mia testa costringendomi ad appoggiarla su una superfice calda e morbida: credo sia il suo petto.
«Mi gira un po' la testa...» Sussurro e lentamente trovo la forza di riaprire gli occhi.
«Vuoi che ti porti in ospedale?» Sento la sua mano che mi accarezza la testa ma non ho ancora alzato gli occhi per guardarlo.
«No no grazie» alzo lentamente la testa dal petto dell'uomo e lo guardo. I suoi occhi sono verdi con qualche sfumatura gialla, ha delle sopracciglia folte che tendono all'insù. Aveva tolto gli occhiali da sole, gli reggeva in una mano, ma portava ancora il cappello. Shannon.
«Hai fatto colazione?» chiede dolcemente mentre io continuo a fissarlo incredula. Mi parla come se mi conoscesse da tanto e ci tenesse a me.
«No» abbozzo un timido sorriso e mi gratto la nuca.
«L'ho capito dalla triad che spunta da sotto la sciarpa, dalle cuffiette e dalla wishband» lo guardo confusa e non posso fare a meno di alzare un sopracciglio.
«Capito cosa?» Sono ancora confusa e sento le ginocchia battere per la caduta.
«Sei un Echelon!» Mi sorride mostrandomi una fila di denti bianchi e perfetti che fanno da sfondo alle sue labbra carnose e rosse. «Ti senti bene ora? Vuoi che ti accompagno a casa?» 'Quale casa?' Mi chiedo maliziosamente e mi scappa un sorriso. Io non sono innamorata di lui, no, é solo una mia ossessione.
«No, grazie, tutto ok...»Allungo le mani e mi massaggio le ginocchia doloranti facendo una smorfia di dolore.
«Ti sei fatta male?» é premuroso e mi appoggia la sua mano sulla mia coscia, poco sopra il ginocchio. Non so perché lo faccia, forse gli faccio pena, forse perchè sono una echelon o forse perché lui é cosi...cosi semplice e buono.
«Si, mi si é annebbiata la vista e ho sbattuto» cerco di mantenere la calma perché in fondo é una persona come me, perché agitarsi? Fuori sono calma, almeno credo, ma dentro non so neanche io cosa provo. Sono agitata.
«Mi dispiace che ti sono venuto addosso, però posso sempre rimediare! Se vuoi ti accompagno ad un bar, beviamo qualcosa, mangi qualcosa e chiediamo del ghiaccio...ti va?» 'Perché insiste con colazione e mangiare? Non voglio nulla!' Mi rigiro per guardarlo e gli sorrido.
«Non ho molta fame» cerco di trovare una scusa. Al bar ci andrei ma non voglio mangiare.
«Sei quasi svenuta. Sai che la colazione é il pasto più importante della giornata?» Il suo volto assume un'espressiona da "sono un genio eh" quando pronuncia quella frase ed alza le sopracciglia con fare orgoglioso. Non riesco a trattenermi e scoppio in una risata rumorosa. «Perchè ridi?» Il suo sguardo diventa serio di colpo e mi guarda curioso.
«Oh nulla...scusa. Accetto un caffé, se per te va bene» mi alzo e infilo il giacchino per non sentire freddo.
«Bhe non vuoi altro? Solo un caffé?» Si alza anche lui e infila gli occhiali da sole. Per tutti questi minuti sono stata dipendente dal suo sguardo, perché ora si copre? Io amo i suoi occhi, il colore, la luminosità e quello che mi trasmettono. Capisco il motivo del suo gesto: non vuole essere infastidito con foto o autografi.
«Un caffé va più che bene, però tranquillo...se hai da fare...» Interrompe la mia frase con un sorriso mentre mi scompiglia i capelli con la mano.
«Sono libero...andiamo» infila le mani nelle tasche del suo giubbottino e con la testa bassa inizia a camminare. 'Che ha? Diavolo aspetta!' Sistemo la mia tracola sulla spalla, qui non si sa mai, e lo seguo. Cammino accanto a lui in silenzio e lentamente usciamo dalla metropolitana. Saliamo le scale e il sole caldo di LA picchia contro le nostre teste. La città é sempre viva. La gente cammina, corre, tutti verso il proprio lavoro. Mentre camminiamo mi soffermo con lo sguardo prima di salire sul marciapiede, dopo aver attraversato, su un bambino seduto su una panchina dalla parte opposta della strada: biondo, occhi verdi e un sorriso meraviglioso.
«Attenta!» Urla Shannon e mi sento tirare per un braccio. Subito dopo mi ritrovo fra le sue braccia che mi stringono forte a se. «Non ti hanno insegnato ad attraversare?» Mi sussurra dolcemente nell'orecchio. Il suo alito caldo mi accarezza l'orecchio e il mondo sembra fermarsi. La gente cammina, lavora, mangia, nasce, muore, il tutto nello stesso momento. Allungo le braccia e poso le mani sulla sua schiena stringendolo a me. Sento il suo cuore battere velocemente e il respiro veloce, sembra spaventato. Un rumore forte di un clackson mi riporta alla realtà.
«Emmh si...ma avevo visto un bimbo...li!» Mi volto ed indico la panchina, ma il bimbo non c'era più.
«Ti stavi facendo ammazzare per guardare un bimbo?» Il suo volto si distorce in una smorfia per non ridere mentre il sole si riflette nei suoi occhiali da sole. Scommetto che i suoi occhi ridono.
«Lascia stare!» Mi sento quasi offesa da quel gesto. Voleva ridere di me ma si è sforzato per non farlo. Ridere per cosa poi? è un uomo strano. Stringo le mani su me stessa per riscaldarmi inizio a camminare con un passo abbastanza veloce lasciandolo li.
«No aspetta! Dimmi...» Ha l'affanno per la piccola corsetta appena fatta per raggiungermi.
«No, ti faccio ridere...bhe ridi» continuo a camminare e non lo guardo.
«Mi sembri strana...tutto qui, prima il treno, poi sei svenuta ed ora il bimbo» con la coda dell'occhio riesco a vedere il suo profilo: é un po' dispiaciuto per quello che é successo. Decido di non rispondergli e continuo a camminare. Noto che estrae la mano dalla tasca e l'allunga per afferrare la mia, poi gira ed entra in un bar. Il bar é tutto moderno in stile zan e molto elegante. Tutte le persone che consumano la loro colazione seduti ai tavoli sono vestiti elegantemente. È un bar che non ho mai visto ma sarà sicuro costosissimo. "Caffé con panna 8$" riesco a leggere velocemente il cartello alla nostra destra. 'Cavolo!' Sgrano gli occhi e continuo a seguire Shan che mi tiene per mano andando verso un lungo bancone nero lucido.
«Salve, mi dica» dice una signorina bionda dietro il bancone con un enorme sorriso e voce squillante.
«Un tavolo per due appartato, non vicino al vetro. Grazie» Shannon le rivolge un sorriso un po' forzato e la guarda.
«Certo seguitemi» la signorina esce da dietro il lungo bancone e ci fa strada al nostro tavolo. Indossa una camica bianca aperta sul decolté prosperoso inserita in una gonna nera a tubo fino al ginocchio, calze nere e decolté in tinta. 'Sbava su! Guarda che bella' commento mentalmente mentre la bionda sculetta davanti a noi facendoci strada. Shannon continua a tenermi la mano e non le degna di uno sguardo. Strano.
«Ecco a voi» ci indica il posto e Shannon da gentiluomo mi sposta la sedia per farmi sedere.
«Grazie» surrurro e gli sorrido dolcemente mentre si siede difronte a me.
«Cosa prendete?» Ci chiede la bionda cameriera in tono acido e invidioso.
«Un caffé frddo per me e per la mia amica...?» Si toglie il cappello, lo appoggia sulla sua cosca e sistema gli occhiali sulla testa mentre mi fissa. 'A-amica? Oh wow! Pussa via biondona' non posso fare a meno di alzare le sopracciglia con aria orgogliosa. Mi schiarisco la voce e ordino.
«Un caffé con un po' di panna, grazie!» le sorrido gentilmente e lei mi fulmina con lo sguardo.
«Arrivano...» Scrive la comanda su un palmare e mi fissa quasi arrabbiata.
«Ah signorina! Gentilmente un po' di ghiaccio a cubetti e un tovagliolo di stoffa» aggiunge Shan voltandosi per guardarla.
«Sissignore» abbozza un sorriso e va via.
«Signor Leto...davvero io...» Interrompe la mia frase alzando una mano.
«Signor Leto...per favore, Shan va benissimo. Comunque piacere Shannon Leto...sono un'imbianchino daltonico» mi sorride e allunga la mano verso di me. 'Che?'. Scoppio a ridere e gli stringo la mano con forza sbattendola su e giu.
«Piacere sono Kate Strange...lavoro in un videonoleggio» mi stringe la mano e continuo a ridere mentre noto che i suoi occhi si incantano sulle mie labbra.
«Interessante! Ora parlami di te...» Mi lascia la mano, accavalla le gambe e mi fissa curioso. Cosa dovrei mai dirgli? é lui che dovrebbe parlami di quello che fa.
«Cosa devo dirti?» Arrossisco mentre la cameriera torna lasciando le nostre bevande. Shan fa un gesto con la testa per ringraziarla.
«Bhe non saprei...parlami del treno, perché ti sei comportata cosi?» Prende da una ciotolina dello zucchero di canna, apre la bustina e ci versa mezzo contenuto. Afferra il cucchiaino, posto sul piattino, e gira lentamente il liquido mentre mi guarda.
«Cosa ho fatto sul treno?» Lo fisso e non tocco la mia tazza di caffé.
«Pensavo venissi vicino a me...per una foto o un'autografo. Avevo capito che eri una Echelon, ma sai...non volevo essere disturbato perché ero di cattivo umore e non avevo proprio voglia di assecondarti ma allo stesso tempo non volevo essere scortese perché non é da me. Ma tu non ti sei avvicinata, mi guardavi con una faccia...non so, come se cercassi di capire se fossi io o un'allucinazione» mi sorride dolcemente e porta la tazza alla bocca per bere un sorso di caffé.
«Ah...é cosi in effetti. Non riuscivo a capire se fossi tu, poi ho capito dall'iphone e dal cappello che avevo già visto in una foto...» 'Dio Kate controllati! Sembri una stalker!' Mi dico mentalmente per riprendermi «e vabbé poi ho capito e non ho voluto disturbarti anche se avrei tanto voluto una foto con te o un'autografo» arrossisco e con il cucchiaino prendo un po' di panna. «Comunque non mi sembri scontroso o arrabbiato» assaggio la panna: é davvero buona.
«Lo ero...poi mi hai fatto ridere quando ti ho incontrata. Ammetto che inizialmente pensavo stessi scherzando...cioé che lo facevi per attirare la mia attenzione, perdonami, ma mi é già successa come cosa» mi irrigidisco un'attimo pensando a quello che ha appena detto e mi dispiace che la gente arrivi a tanto per farsi notare.
«E come hai capito che non fingevo? Comunque non sono quel tipo di persona, non volevo disturbarti in treno...figuriamoci attirare l'attenzione fingendo di svenire» afferro la tazza con la mano ma inizia a tremare: sono troppo nervosa. Lui se n'é accorge cosi decido di usare anche l'altra mano per reggere la tazza.
«Emmh» scuote la testa e il suo sguardo dalle miei mani passa al mio viso. «Quando sei caduta con le ginocchia sul pavimento si é sentito un tonfo...non poteva essere finto perché si vedeva che ti eri fatta male e che eri caduta con tutto il peso li. Mi é preso il panico, sono un tipo ansioso, e mi veniva quasi da piangere vedendoti cosi» l'ultima frase diventa quasi un sussurro che gli si strozza in gola ma riesco comunque a capirlo. Il cuore mi si blocca per un attimo. Non so se piangere o essere felice, magari piangere per la felicità. È una persona che, fondamentalmente, non conosco ma che si é preoccupata di me ed é andata nel panico: forse l'unica persona a farlo in tutta la mia vita.
«Ooh grazie per esserti preso cura di me prima» riesco a sussurra e abbasso la testa per bere un po' di caffé.
«Figurati» beve anche lui un sorso e poi mi guarda confuso. «Sei sicura di stare bene? Se vuoi ti accompagno al pronto soccorso...hai dimenticato qualche pillola per qualche malattia?» Non amo tanto quando mi si vengo rivolte delle domande, però nei suoi occhi leggo preoccupazione, quindi ignoro questo mio istinto ad arrabbiarmi. 'Malattia' mi ripeto mentalmente pur sapendo che per i medici io risulto malata ma per me stessa sono normale. 'Anoressia' odio questa parola perché io non sono quello. 'Tento solo di rimanere in forma, non é quello...e nessuno lo sa' questo dice la mia mente. Ma da qualche parte, dentro di me, chiedo aiuto e sono consapevole di quello che sono e che sia sbagliato.
«No no tranquillo. Avevi ragione tu... era un calo di zuccheri, mi sento già meglio» abbozzo un sorriso quando in realtà vorrei piangere sul suo petto e sfogarmi di questo peso enorme.
«E le mani?» Finisce tutto il suo caffé rovesciando la testa e muovendo il pomo d'adamo su e giù, mi incanto un attimo e gli rispondo.
«Emh sai com'é...sei tu...» Faccio spallucce, sorrido timidamente diventando rossa e finisco il mio caffé.
«Giusto. Ma ti svelo un segreto...sono una persona normale, come tutte...provo sentimenti, mangio, mi ubriaco e faccio anche la pipí» mi sussurra avvicinandosi a me con la mano al lato della bocca. Scoppio a ridere e mi reggo la pancia. Perchè é cosi? é vero, é tanto semplice e divertente e vendendolo non te l'aspetti. «Ridi di nuovo di me?» Aggiunge e ride anche lui.
«Scusami é che...mi fai ridere e riflettere allo stesso tempo» prendo un fazzolettino di carta e lo passo sulle labbra per eliminare qualche traccia di caffé.
«Riflettere? Cioé? Dimmi» tante domande ma vale la pena di rispondergli anche se io non so nulla di lui. Dovrebbe essere il contrario.
«Bhe diciamocelo...sei muscoloso, bello e sopratutto batterista...un personaggio forte, una figura forte...almeno a me o agli altri Echelon appari cosi. Il solito tipo da tante donne, belle macchine, tanti soldi e popolarità...però conoscendoti un po' sembra una maschera questa, in realtà, sei molto divertente, gentile e buono...cose che dal tuo personaggio non trapelano» 'finito di analizzarlo si?' Forse ho esagerato un po' ma volevo essere sincera e in fondo penso di aver detto una cosa carina. Vedo che il suo viso si rattristisce un po' e la sua fronte si increspa mentre fissa la sua tazza di caffé vuota. 'Ho esagerato! Boccaccia mia!'
«Dovresti metterti il ghiaccio» prende il tovagliolo e versa il bicchiere con i cubetti di ghiaccio portati dalla signorina prima. «Vado a pagare...tu mettilo su» mi passa il tovagliolo chiuso ed io faccio come mi dice rimanendo un po' scioccata da tutta quella freddezza.
«Aspetta ti do i soldi...» Mi giro un attimo per prendere la borsetta appesa alla sedia ma lui era già andato via verso il bancone. 'Ho esagerato si! Sono una cogliona!' Sento salirmi la rabbia e la voglia di urlare. Non ne faccio mai una giusta. Un paio di minuti dopo ritorna, poso il ghiaccio sul tavolo ed usciamo dal bar.
«Da che lato vai?» Mi chiede fuori dal bar mentre si infila gli occhiali e il cappello.
«Nord...» Evito di guardarlo negli occhi e fisso le macchine che passano.
«Va bene...non farti ammazzare e stai attenta...vado dalla parte opposta» finge un sorriso, appoggia la mano sul mio fianco sinistro e mi bacia la guancia.
«Addio» sussurro e abbasso la testa.
«Arrivederci» mi sorride dolcemente, alza il cappello per salutarmi e se ne va.
E' diventato un uomo di ghiaccio.
   
 
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