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Autore: simply_me    23/09/2007    6 recensioni
Pairing: TamaHaru
Questa ff parte da dopo gli eventi del ch 55 Si ricollega anche in parte al ch 56.
Quali potrebbero essere le reazioni di Haruhi e Tamaki? cosa accadrebbe adesso?e con gli altri?
Piccolo appunto:riaggiornato capitolo 7, mancava tutto un pezzo su Haruhi, non so perchè ma non me l'ha caricato ;__;
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Haruhi Fujioka, Hikaru Hitachiin, Tamaki Suoh
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Più di... Attenzione, se non avete ancora visto il capitolo 55 o non ne avete ancora notizia fermatevi qui!Questa ff parte esattamente dalla fine del capitolo.

Ed eccomi qui a presentare una seconda ff in tema Host Club. Che posso dire? il 55 mi ha davvero ispirata... mi sta piacendo molto scriverla. Spero che a voi possa piacere leggerla ^__^

Prima Reazione

Chiuse dietro sé la porta e si nascose, rannicchiandosi nell’armadio.

Buio, silenzio, tutto quello che solitamente in casa era riuscita a calmarla questa volta era perfettamente inutile.

Sentiva ancora le guance bruciarle e la testa, lì sulla fronte, pulsare.
Il respiro era regolare, o quantomeno provava a regolarizzarlo, a dispetto di un cuore che invece le batteva all’impazzata.

Calmarsi.
Ecco quello che doveva fare: calmarsi.
Pochi istanti e sarebbe passato via, come un tuono durante un temporale. Si, allo stesso modo.

Provò a contare i secondi, ma non arrivò neppure a dieci che dovette ricominciarne il conto. E ancora e ancora.

Inutile, del tutto inutile.

Il rossore non accennava a scemare, il pulsare a placarsi, il battito a regolarizzarsi.

Si diede della stupida, forzandosi a uscire da lì dentro al pensiero di come avrebbe giustificato la cosa nel caso suo padre fosse tornato: nessun temporale o condizione meteorologia sfavorevole prevista per quella sera, né per i prossimi giorni.

Prossimi giorni…

Si domandò con che faccia sarebbe andata all’Ouran il giorno dopo.
Non spettava a lei raccontare di Tamaki senpai e, dopotutto, lui aveva detto che lo avrebbe fatto sapere agli altri. Probabilmente domattina lo avrebbe ritrovato nella terza aula di musica dedito a dar mostra della sua solita idiozia.

Sentì le guance bruciare a questo pensiero.

Rivederlo il giorno dopo?

Scosse la testa come a voler svuotare la mente.

Beh! Si, certo! Lo avrebbe visto, e poi avrebbero… parlato.

Impossibile.
Come poter pensare di parlargli se fosse rimasta in quello stato?

Quello stato… che cosa era?
Lei, che aveva sempre cercato di evitare ogni coinvolgimento con loro,adesso si ritrovava a quel modo unicamente per un bacio del più folle tra di essi.

A dire il vero già da tempo aveva abbassato le difese, lasciando che quel gruppo eccentrico e strampalato entrasse a far parte di una categoria differente: i suoi più cari amici.
Ma mai avrebbe pensato di poter subire un tale vortice di emozioni.

Come se quello sulla fronte fosse stato davvero il primo bacio che avesse mai ricevuto.

Kaoru l’aveva baciata sulla guancia appena due giorni prima e in passato aveva addirittura baciato sulle labbra una ragazza.

Solo con lui le sue reazioni erano diverse, solo se i baci venivano da lui.

- Perchè? – non potè fare altro che sussurrare confusa.

Poco male, avrebbe dovuto fare come la volta scorsa: smetterla di pensarci troppo e di agitarsi immotivatamente.

Smetterla…

Guadò ancora una volta il suo armadio e quasi in lacrime tornò a chiudervisi dentro.





Camminava lentamente, distrattamente.
Accennò poche volte a sollevare il capo per guardare il tragitto.

Era tutto a posto. Proveniva dal suo papà.
Andava bene così. No?
Nulla di cui preoccuparsi.

Era stato sciocco da parte sua recarsi dove lei abitava; ancora più sciocco se considerava che il suo proponimento di tener tutto nascosto per non farli preoccupare gli si era inevitabilmente ritorto contro.

Tutto sommato però… meglio così.
Almeno aveva potuto constatare che nascondere le cose non serviva a non farli preoccupare.

Essere sincero: questo avrebbe dovuto fare. Questo era ciò che gli riusciva meglio.

Domattina sarebbe tornato a scuola.
Avrebbe parlato anche con gli altri, sarebbe stato sincero anche con loro.

Certo, sarebbe stata una grossa sorpresa, specie per i gemelli le cui reazioni erano sempre particolari, ma non se preoccupava.
Avrebbe raccontato e avrebbero capito; avrebbe aperto loro il suo cuore allo stesso identico modo in cui lo aveva fatto pocanzi con lei.

Allo stesso modo, allo stesso identico modo.

Arrossì improvvisamente.
Andava bene, no?

Gli era venuto dal profondo del suo cuore. Sinceramente, dal profondo del suo cuore.

Lo aveva fatto senza pensarci, per ingraziarla, perchè non aveva resistito.
Non questa volta.

La abbracciava spesso, spessissimo, non curandosi delle sue proteste. Lo aveva fatto ogni volta che aveva sentito di farlo.

Andava bene anche in questo caso, no?
Anche se… l’aveva baciata.

Era la seconda volta che aveva desiderato farlo, desiderato baciarla.

La prima era riuscito a controllarsi, sebbene fosse poi caduto vittima di una febbre alta e delirante.
Così almeno credeva.
Poco ricordava di quella vicenda: la visita caotica dei ragazzi, la venuta di suo padre che l’aveva baciato e le sue parole. Nulla di più.

Questa volta… non era andata allo stesso modo.
Lo aveva fatto: un bacetto innocente, sulla fronte. Nulla di più.

Andava bene, no?
Era… naturale.

Darle quel bacio era stata la cosa più naturale che avesse sentito di fare in quel momento.
Non ci aveva neppure riflettuto.
Era venuto fuori spontaneamente, così spontaneamente che se ne era reso conto solo dopo averlo già fatto.

Ma andava bene comunque, no?
Lui era il papà…

- “È un desiderio naturale di ogni padre baciare i propri figli…” –

Ripeté pensando alle parole che il padre gli aveva detto quella volta, mentre era malato.

- Un desiderio del tutto naturale… – ripeté un po’ incerto.

Anche Haruhi lo aveva capito, sicuramente.
Le avrebbe comunque spiegato domattina, se così non fosse stato, che era naturale… del tutto.

Si arrestò di colpo lungo la strada.

- Del tutto… naturale… - ripeté ancora.

Sollevò le scapole facendo scivolare metà del volto all’interno del cappotto.
Scattò rapido verso la propria abitazione in preda all’imbarazzo.

Così… andava bene?
  
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