Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Vulcania    23/09/2007    1 recensioni

[Prima Classificata Al Concorso su Writers Arena]
“Che ne parlino bene, che ne parlino male… l’importante è che ne parlino.”
Questo il motto di Draco Malfoy.
E visto che i motti, si sa, non son tali se non si applicano alla vita,
Draco ce la mette tutta per farsi notare da quei pochi temerari che lo ignorano.
Ma le cose si complicano quando si mette in testa
di attirare l’attenzione di una certa personcina
dalle efelidi ribelli ed un caratterino ancor più ribelle…
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- IGNORING HIM, IGNORING HER –

Note Dell’Autrice: Questa è la seconda parte della storia. In alcuni tratti l’ho modificata rispetto all’originale, perché non mi convinceva. In settimana posterò il finale. Trovate i ringraziamenti a fine capitolo, mentre invito chi ha letto la storia a farmi sapere cosa ne pensa. Ci tengo davvero molto. Un baciotto^_^

 

- IGNORING HIM, IGNORING HER –

(Part One)

Image Hosted by ImageShack.us


“Draco, non è salutare per te stare in questo posto senza spiccicare parola con nessuno al di fuori di me. Potrei anche non esserci da un momento all’altro…”

Draco alzò il viso dal piatto che Narcissa gli aveva portato in camera; gli occhi ridotti a capocchie di spillo. “Se è per questo, non parlo neanche con te.”

Dalla finestra socchiusa penetrò una scheggia di luce che per un istante raggelò l’espressione tesa di Narcissa. Negli occhi Draco vi lesse autentica sofferenza. Qualcosa che, ad ogni modo, lo lasciò completamente indifferente, mentre con fare annoiato si accingeva a portarsi alla bocca l’ennesimo cucchiaio di quell’intruglio disgustoso.

Narcissa continuava a cucinargli degli intrugli simili a quello, intestardita a preparare il cibo lei per suo figlio, quando dalla cucina provenivano effluvi svenevoli marca Weasley. Il punto era che sua madre non sapeva affatto cucinare, abituata com’era agli elfi domestici.

Per un momento- solo il riverbero di un istante- si chiese come sarebbe stato se avesse avuto per madre Molly Weasley. Una brutta, grassa, tarchiata signora che cucinava da Dio e sfornava più figli che dolci.

Si chiese cosa si provava ad essere tenuti tra quelle accoglienti braccia invece di quelle a cui era abituato, la perfetta durezza del ghiaccio.

Sussultò non appena si accorse della piega che aveva preso il suo flusso di pensieri e si giustificò tra sé considerando il fatto che a stare a contatto con degli idioti prima o poi si finisce per fare elucubrazioni altrettanto idiote.

Si azzardò a dare un’occhiata nervosa a sua madre sperando vivamente che non avesse interpretato l’espressione di profonda delusione che doveva aver avuto in volto per quei pochi, inconcepibili attimi. Ma Narcissa non lo stava più guardando, o almeno non direttamente. Lo osservava attraverso lo specchio, assorta nei suoi pensieri, mentre si passava la spazzola sui suoi lunghi capelli setosi.

“Potresti smetterla di fissarmi come se fossi un numero del circo?” domandò non riuscendo a celare una nota d’irritazione.

La voce di Narcissa suonò come velata da un’insolita stanchezza, il viso una maschera d’angoscia. “Mi preoccupi, Draco. Sul serio.”

“Ma io sto bene!” ci tenne a precisare Draco, che adesso non tentava più di celare il suo fastidio, e anzi lo dichiarava apertamente.

“No che non stai bene! Passi ore ed ore in queste quattro pareti senza scendere a mangiare, stai continuamente zitto e in disparte, chiuso nei tuoi pensieri… tu non stai bene!”

Draco si rese conto soltanto con una parte della mente che quella conversazione si stava svolgendo ad un livello di voce decisamente alto, e ad ogni modo era troppo occupato ad essere arrabbiato per preoccuparsene.

“Da che pulpito viene la predica… e poi se sono così è solo colpa tua e di mio padre! Non dovrei stare rinchiuso qui tra queste quattro pareti se voi due aveste fatto il vostro dovere… ma siete due incapaci, ed è tutta colpa vostra… quindi non venire a dirmi che ora sei preoccupata per me!”

“Non fare l’egoista, Draco.” Narcissa si torturò le mani, in difficoltà. Sembrava un usignolo in trappola, che non riusciva più a cantare le sue belle note, e dimenava le ali imprigionandosi sempre più.

Belle parole. Parole, parole e ancora parole. Oh, quanto era stanco di quelle parole.
“Ah, io sarei l’egoista? Certo, scarichiamoci le colpe su tuo figlio, bravissima.”

“Non ti permetto di rivolgerti a me così-” la sentì dire, e poi solo un brusio indistinto, un ciarlare confuso ed irritante, attutito dalla porta che aveva celermente frapposto tra lui e sua madre.

La collera gli induriva l’espressione in una smorfia dolorosa, le tempie pulsavano ad un ritmo insostenibile. Allungò le mani che fino a quel momento aveva tenuto serrate a pugno, si sentì invadere dalla spossatezza. Strisciò giù per la parete, fino a lasciarsi crollare per terra, la schiena addossata contro il muro gelido.

Fu un attimo.

Alzò distrattamente lo sguardo davanti a sé, e la vide. Vide due occhi azzurri osservarlo da dietro una porta. Spaventata, sorpresa, aveva sbattuto le palpebre un paio di volte, prima di chiudere lo spiraglio con uno scatto.

Draco Malfoy avvertì qualcosa come un macigno depositarsi giù per lo stomaco, impedendogli il respiro.

 

A quanto pareva, era successo qualcosa di molto importante.

Draco lo dedusse quella sera, quando raggiunse con non poca fatica la Sala da Pranzo. Nel farlo, era passato davanti all’atrio della casa, buio e tetro, con le teste degli elfi domestici appesi macabramente alle pareti e il dipinto di Walburga Black coperto dalle tende, pronto ad esplodere al primo rumore. Si sentiva molto come quell’atrio, se il paragone non era troppo azzardato.

Era sceso lì solo perché non aveva nessuna intenzione di passare ulteriore tempo con sua madre, che aveva deciso d’installarsi nella loro camera, privandolo così del suo rifugio preferito- nonché unico luogo dove aveva passato la settimana più brutta della sua vita.

E, naturalmente, era sceso lì perché aveva una faccenda in sospeso con Ginevra Weasley.

Si era trascinato vagamente a disagio dentro la stanza, strascicando letteralmente i piedi. E uno zoo di parole, bisbigli, vocii concitati, strilletti esuberanti si era premuto, nonostante tutto, contro le sue orecchie.

Sembravano tutti troppo allegri per un periodo di guerra.

Draco cercò invano di strappare qualche brano di conversazione per capirci qualcosa, perché mai e poi mai avrebbe fatto domande a loro, ma in quella giungla di parole riuscì a comprenderne una sola: Horcrux.

Bene, allora era di quello che si trattava. Avevano trovato un horcrux e a lui e a sua madre non avevano detto nulla. Draco tossicchiò, stizzito.

Soltanto una voce sovrastò d’un tratto le altre, stridula: “Ma guarda un po’ chi c’è stasera a cena… suppongo ci sia bisogno di un altro posto.” La signora Weasley gli venne incontro; con la bacchetta richiamò una sedia.

Da qualche parte non ben definita del tavolo giunse un commento molto poco carino, seguito dalla risatina sfacciata di Ronald Weasley.

Draco avanzò nella stanza senza badare a nessuno, anche se poteva avvertire gli occhi di tutti che lo perforavano da parte a parte, lo sguardo un misto tra incredulità e disprezzo.

Il brusio che aveva invaso la Sala da Pranzo fino a poco prima, pareva essersi dissolto e adesso albergava un silenzio teso. “Serviti pure, caro.” Molly Weasley sembrava l’unica a non sembrare turbata dalla sua presenza.

Il silenzio regnò ancora per qualche attimo, finché la Signora Weasley non disse qualcosa a proposito della Vigilia di Natale. Tutti allora si entusiasmarono dell’argomento e- chi parlava di preparativi vari, chi di regali, chi di invitati- Draco poté finalmente servirsi il pollo e le patate.

Il sapore delizioso di quel semplice piatto gli fece rimuginare sul fatto che per un’intera settimana aveva ingollato di forza la cucina a dir poco disgustosa di sua madre. Un coraggio da leoni, non c’era di che dire. Quasi si meravigliò di essere finito a Slytherin, quando poteva vantare quel coraggio degno di un Gryffindor.

Il tempo passò- un po’ lentamente, a dire il vero- quando si accorse di una figuretta che si alzava dal tavolo, sbadigliando.

Qualche secondo dopo, Draco lasciò la stanza.

 

Ginny si sentiva triste.

Non le andava proprio di stare al tavolo con gli altri, allegri e speranzosi, quando lei si sentiva tutto meno che allegra e speranzosa.

Era più forte di lei, come un male insito, qualcosa d’incurabile e d’inevitabile; quando anche si sforzava di distrarsi, ecco che la sua immagine ritornava impetuosa, sfocando le altre.

Lui, lui, lui. Sempre e solo lui. Con prepotenza Harry era entrato nella sua vita, con prepotenza ne era uscito.

Era una tortura, ogni giorno, trovarlo lì indifferente davanti a lei: lui che mangiava, lui che parlava, lui che pensava… immagini fisse che le si imprimevano nella memoria, senza che Ginny se ne accorgesse. Lo osservava sempre, continuamente.

Lui la non la osservava mai.
D’altronde, come dargli torto? Aveva cose più importanti a cui pensare, lui.

Le scale stridettero sotto il suo passo. Un’ombra che non era la sua apparve sul pavimento; qualcuno la trattenne dal polso.

Era una presa sgarbata, ruvida. “Se l’hai detto a qualcuno ti ammazzo.”

Ginny si girò di profilo, quel tanto che bastava per associare quella voce melliflua ad un viso affilato ed ostile.

“Cosa vai blaterando, Malfoy?”

“Lo sai benissimo a cosa mi sto riferendo. Ti ho vista oggi, e mi hai visto anche tu.” Draco Malfoy strinse inavvertitamente la presa- anche se Ginny fu certa che il gesto fosse del tutto involontario, a dispetto dell’espressione minacciosa. “Origliavi, eh? Andiamo, a quanti tuoi amichetti ti sei divertita a raccontarlo?”

“Non essere ridicolo, io non ho-” Ma Draco non seppe mai cosa Ginny non aveva, perché in quel momento si sentì soffocare.

Una mano piuttosto robusta gli si era piantata con inaudita violenza alla gola. Draco era sbiancato di colpo e dalla bocca aperta non usciva un singolo suono. Ginny aveva spalancato gli occhi allibita. “Lascialo andare, Fred!”

L’incriminato sembrava sorpreso. George, dietro di lui, aveva la medesima espressione. “E perché mai? E’ un lurido figlio di Mangiamorte, e ti stava toccando!”

“Lo stai soffocando!” Ginny cercò di allentare, inutilmente, la presa del fratello.

Un flash.

Ginny aveva tirato fuori la bacchetta e l’aveva scagliata contro Fred, schiantandolo a terra.“Ginny!” George la fissò sconvolto, prima di avvicinarsi al gemello. Anche Draco la fissò sconvolto.

“Scusa, Fred.” Sussurrò Ginny, dispiaciuta. Tuttavia, replicò in modo alquanto acidulo: “Siete due idioti. Malfoy non mi stava facendo proprio nulla.”

Draco, intanto, sentiva un assoluto bisogno di dire qualcosa di sarcastico e tagliente, ma sapeva fare un semplice calcolo, e il risultato dell’equazione era due bestioni contro un ragazzo minuto quale era lui. Non era propriamente vantaggioso. Perciò aveva preferito asserire, mentre si massaggiava la parte lesa con le mani, che lì erano tutti pazzi e che non stava facendo niente di male.

Dopodichè aveva alzato le spalle, indignato, ed era salito su per le scale. Dopo qualche attimo di esitazione, Ginny lo aveva seguito.

Sul pianerottolo Fred e George, confusi e increduli, tenevano lo sguardo fisso sulle scale dove i due erano spariti.

 

Appena arrivato al primo piano, Draco si fermò a meditare sui fatti accaduti. Ginny Weasley era davvero la sua spina nel fianco. Non solo lo aveva salvato da uno strangolamento sicuro, ma lo aveva finanche difeso, quando quello che lui le aveva detto non era stato esattamente qualcosa di pacifico- a meno che minacciare una persona di morte non rientrasse nel termine.

No, era troppo. Era troppo dover anche essere riconoscente a gentaglia come quella.

Dei passi anticiparono l’arrivo della Weasley sul pianerottolo. Draco non fece in tempo a nascondersi da qualche parte, che già l’aveva dietro le spalle.

Poteva sentire il suo respiro soffice sulla camicia perfettamente inamidata.

Era come averla davanti, pensò. Ne ricordava i tratti in modo preciso e sconvolgente, la ricreò dietro di sé e fu sicuro che se si fosse girato l’avrebbe trovata ad un passo da lui, con le gambe sbilenche e le braccia al petto, gli occhi ansiosi e le labbra corrucciate.

Draco non aveva idea di quando avesse iniziato a memorizzare tutti quei particolari, e la cosa lo lasciava piuttosto turbato.

“Sai? Sei un tipo davvero esagerato. Io ci litigo continuamente con mia madre, ma non penso che questo faccia di noi lo scandalo del giorno.” La voce era misurata, regolare, come se non avesse saputo quale tono avrebbe dovuto usare con lui. “Non volevo origliare, davvero. Mi dispiace.”

Draco si sentì leggermente ridicolo. Anzi, pesantemente ridicolo. Aveva minacciato una ragazza perché aveva ascoltato una normalissima lite tra madre e figlio; una ragazza a cui, per inciso, non importava quando o per cosa litigasse con Narcissa. Perché lei lo aveva sempre ignorato.

Soltanto- quello che non capiva Draco- era che in quell’istante Ginny non lo stava affatto ignorando.

Draco sentì l’esigenza di gridarle in faccia che non aveva il diritto di farlo sentire ridicolo. Ma quando si fu deciso a voltarsi, lei era già andata via.

 

Ginny Weasley adorava il periodo natalizio.

Era quella sensazione di poter rifuggire da tutto, stando comodamente adagiata su una poltrona ad osservare il cielo plumbeo fuori dalla finestra, screziato da stracci di nubi argentee. Il camino in un angolo che emanava il suo abbraccio infuocato e la vigilia di Natale che si avvicinava sempre più, col suo fresco odore di novità.

Ad Hogwarts non c’era quel cielo, non c’era quell’atmosfera briosa. I suoi occhi non assumevano sfumature azzurrognole, non s’illuminavano più, diventavano anche loro cupi, bigi, opachi.

Per questo Ginny adorava il periodo natalizio.

Anche se quell’anno sotto quel bellissimo cielo imperversava una guerra. Anche se Harry la ignorava e preferiva guardare ai suoi progetti di morte. Anche se lei dentro si sentiva vuota.

Ripensò all’insolito incontro di battute che aveva scambiato con Malfoy. Tra loro c’erano sempre state poche parole, e perlopiù si trattava di insulti e frasi beffarde. Ma poco prima c’era stato qualcosa di diverso.

Sorrise allo strano comportamento di Draco Malfoy. Era un ragazzo che l’aveva sempre incuriosita molto. Ma in un certo senso quella curiosità era stata dettata dal disprezzo che aveva provato per lui a scuola e dal timore che le aveva suscitato con soli sguardi da quando abitavano sotto lo stesso tetto e che l’aveva portata a sfuggire ogniqualvolta le sue occhiate sprezzanti.

Tuttavia, adesso sentiva un nuovo tipo di curiosità. Già da quando aveva ascoltato per puro caso la lite che Malfoy aveva avuto con sua madre, era nato in lei quell’interesse.

Chi era davvero Draco Malfoy?

Si era sempre limitata a disprezzare, ma soprattutto a disdegnare, le persone che le sembravano superficiali, viziate, e che si prendevano il lusso di sentirsi superiori agli altri.

Ma ascoltando quella lite si era chiesta se tutto ciò che Malfoy faceva vedere di sé non fosse stata magari una maschera buia, in cui lui si rifugiava per non sembrare debole. Si era chiesta se tenere quella maschera non fosse stato difficile per lui, se aveva sofferto e si era sentito solo.

Era forse, più semplicemente, un ragazzo che era stato costretto a crescere troppo in fretta. Forse un ragazzo a cui erano stati bendati gli occhi per cibarlo di cose oscure e nefaste, che ad un tratto si era tolto la benda e si era accorto dell’orrore che lo circondava.

Oh, non l’aveva ignorato.

Lo aveva capito.

E adesso tutto quello che Ginny sentiva era di volergli offrire le sue braccia e di tenerlo stretto a sé per rassicurarlo. Per non farlo sentire solo.

Perché quella era la cosa che più adorava del periodo natalizio. Rendeva tutti più buoni.

 

[CONTINUA]

 

 

 

 

Note Di Fine Capitolo: E anche questa seconda parte è postata. Vi ringrazio davvero molto, per aver letto e recensito. Ma veniamo a noi:

 

 

 

Alyce the Tinker: Eccoti accontentata... Spero che questo capitolo ti soddisferà come il prologo^-^

 

Fiubi: Ma grazie! Fammi sapere se anche questa parte ti garba…

 

Miyu: Ma sì, facciamo soffrire un po’ Draco(me in versione sadica) XD La canzone non la conosco, ma adesso che mi hai incuriosito devo andare subito a cercarmela…

 

gin90: Guarda non posto mai più capitoli alla volta. Primo: perché sono molto pignola sul fatto dell’ordine, ed una storia postata tutta insieme mi sa di disordinata. Secondo: perché ricontrollo sempre i capitoli prima di postarli e nel caso li modifico. In ogni caso, adesso che l’ho postato il capitolo, spero sia di tuo gradimento =P

 

teabox: Ma chi è che scrive le recensioni come le tue*__*? Meriterebbe una recensione il tuo commento, altro che la mia storia. Ho quasi paura di deludere le tue aspettative con questo secondo capitolo…

Comunque. Draco mi sa che lo interpretiamo nello stesso identico modo. Me ne accorgo anche quando leggo i tuoi scritti, che il tuo Draco è uguale, spiccicato al mio Draco. Sarcastico, sfrontato, perennemente irritato per cose prive di alcun senso XD, ma nello stesso tempo che conserva un suo fascino, un suo charme.

Grazie anche per il commento sull’immagine, visto che era il mio primo esperimento… in definitiva, non mi fare così tanti complimenti, che sto arrossendo come una bimbetta^O^

 

 

Al prossimo capitolo, baci

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Vulcania