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Autore: believeinmuffins    08/03/2013    3 recensioni
Molti lo chiamano destino, io lo chiamo "ciò che mi aspetta"!
Ed ho constato che la maggior parte delle volte, inizialmente, è esattamente l'opposto di ciò che desideravo, o forse no?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: PWP | Contesto: Contesto generale/vago
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Uno.

La sveglia iniziò a suonare facendomi spaventare, stavo sognando, ma mi ero già dimenticata cosa.
Con una mano la cercai sul comodino freddo, tentai di spegnerla, per mia sfiga cadde a terra ma per fortuna si spense. Ritornai con il braccio sotto il piumone e rabbrividii, non avevo voglia di andare al lavoro. Ieri sera er0 tornata a casa alle 3:30 e ora erano già le 8; quel stramaledetto lavoro al bar mi stava uccidendo. Mi chiedo perché dobbiamo essere aperti anche di domenica mattina, dopo aver tenuto aperto il bar il sabato sera fino alle 3, con ragazzi ubriachi da tutte le parti.
Mi alza dal letto e tremando andai in bagno, mi lavai il viso e sbadigliando tornai in camera. Aprii gli scuri e mi ci volle un attimo per mettere a fuoco i vestiti sul calorifero, dopo essermi quasi accecata con la luce dell’alba.
Infilai dei jeans scuri a vita alta saltellando per la stanza e maledicendoli per essere troppo stretti. Presi una delle tante canottiere bianche un po’ larghe dal cassetto dell’armadio e la indossai sopra a un mini top nero con le borchie.
Scesi al piano di sotto e trovai Bob, che leggeva il giornale e beveva il caffè come ogni mattina, mi sentì arrivare e si girò verso di me.
“Buongiorno Annie” mi salutaò in modo allegro, feci una smorfia molto simile ad un sorriso e mormorai un piccolo “Ciao” che rese l’idea di quanta stanchezza avevo addosso. Presi una tazzina di caffè, lo buttai giù di colpo, senza metterci zucchero ne niente. Ero come mia madre, per darsi una buona carica alla mattina lo beveva sempre, magari mischiandolo con qualche intruglio alcolico.
“Sei proprio come tua madre” disse ridacchiando e continuando a leggere il giornale.
Va bene, mi stava prendendo per il culo, ero costretta a vivere con lui per vari motivi, visto che quella pazzoide di mia madre si era guadagnata un bel viaggetto in carcere già due anni fa.
Lo guardai scettica e smise di ridere, non c’è mai stato un buon feeling tra noi, era arrivato poco dopo la partenza di mio padre, da quanto avevo capito mia madre andava con lui già da un paio di volte, sinceramente non mi interessava e non erano affari miei. Fortunatamente lui stava poco qui, faceva la spesa una volta o due alla settimana, pagava le bollette e appena poteva mi lanciava frecciatine squallide per attirare la mia attenzione, peccato che non ha ancora capito che dopo due anni non me ne fotteva un cazzo.
Io non avevo più una famiglia.
Sciacquai la tazzina e la rimisi al suo posto e senza dire niente tornai in camera. Dopo essermi truccata, presi la giacca scura di jeans, recuperai la borsa sulla sedia e tornai al piano di sotto.
"Ciao Bob!" urlai verso la cucina salutandolo.
"Ciao Annie!" disse con lo stesso accento che avrebbe avuto un vero padre.
Uscii sbuffando e chiudendo la porta dietro di me, scesi le scale saltando gli ultimi scalini. Sul pianerottolo mi invase l'aria fresca primaverile. Era un piacere sentirla sul mio viso tristemente pallido.

Arrivai al bar, entrai per il retro dopo aver appoggiato la bici al muro e quasi non ribaltai le scope appoggiate dietro la porta.
"Dio che posto squallido" pensai "Sto iniziando ad odiarlo". Chiusi la porta e mi sistemai i capelli che si erano scompigliati andando in bici.
Appesi la giacca in uno di quei 4 armadietti sudici, indossai il grembiule e raccolsi i capelli in un cocon morbido andai al bancone.
Solito clima, solite urla, solite risate, soliti vecchi guardoni e battutine squallide.
"Ehi BadBoy!" salutai Mattew con una pacca sulla spalla, ridacchiando si girò verso di me e mi lasciò un bacio sulla guancia.
"Come stai Donna?" mi chiese continuando a preparare i due caffè ordinati da due uomini al banco.
"Sono stanchissima" risposi sbuffando "Sta mattina mi chiedevo, perché apriamo anche la domenica mattina? Sono tornata a casa alle 3:30 sta notte e ultimamente dormo pochissimo" lo guardai con aria quasi sconvolta, trattenendo uno sbadiglio lo sentii ridacchiare e girarsi verso di me mentre prendevo un ordinazione da una donna dalle labbra come dei canotti. Mi girai verso di lui, bello come il sole, come sempre, fissava i miei movimenti mentre preparavo un caffè macchiato.
"Perché mi fissi?" dissi atteggiandomi un po', mi piace provocare le persone, con lui era un continuo battibeccare, ci prendevamo in giro ed era anche capitato di trovarci avvinghiati nello sgabuzzino. Peccato che fosse gay e con un tipo come lui, nessuna ragazza avrebbe avuto possibilità di una lunga storia.
Mi ricordai che quando me lo disse, quasi non gli sputai il cocktail che stavo bevendo in faccia, mi aveva fatto tanto ridere, se una persona lo incontra da fuori, non penserebbe mai che lo sia; infatti, molte ragazze ci sono cascate, ma lui non ha mai detto di no a una bella scappatella, lasciandole di stucco quando finiva dicendogli la verità.
"Niente, pensavo.." gli sorrisi, e mentre lui lavava due bicchieri rispose ai miei pensieri sul bar.
"Comunque dovresti saperlo, sono quasi due anni che lavori in 'sto posto, la mattina è per i vecchi guardoni" disse indicando, senza farsi vedere, un tavolo con cinque uomini intenti a squadrare la donna dalle labbra a canotto appena uscita dal bar; "per chi fa una passeggiata ed è il primo bar conveniente che trova" continuò indicando con un cenno della testa due tavoli con signore un po' schizzate mentre sparlavano di qualcuno bevendo i loro cappuccini; "e per noi, poveri venticinquenni, anche se tu ne hai ventidue ma poco importa, che ci riprendiamo dalla nottata." Fini il suo discorso facendomi ridere e dopo aver fatto una faccia molto convinta di quello che aveva detto, rise anche lui.
Mi soffermai a pensare che è stata una settimana piena di impegni, ero sempre qui al lavoro ed è da sabato scorso che non vedo la mia compagnia.
Venni attirata da una chioma rossiccia che stava entrando nel bar seguita da un ragazzo riccio e moro, li riconobbi subito e non potei fare altro che sorridere.
"Sophie" dissi felice, ma questa mia felicità venne interrotta subito dalla sfuriata che stava per farmi.
"Dove sei finita?!" disse con fare minaccioso, pensai si stava riferendo alla sera prima.
"Sophie," dissi a bassa voce con fare molto ovvio "fino a prova contraria sono davanti di te" trattenni una risatina come però non era riuscito a fare Alex alle sue spalle, guadagnandosi un'occhiataccia.
"Questo è irrilevante mia cara Annie!" Disse sedendosi su uno degli sgabelli e appoggiando la borsa sul bancone.
"Ieri sera dovevi uscire con noi a bere qualcosa, perché non c'eri?" disse sorseggiando l'acqua tonica che le ho appena messo davanti.
"Sophie, lo sai che lavoravo. Ho detto a Dylan di avvisarti che non ci sarei stata" mi giustificai vedola rilassarsi sul posto.
"Beh, peccato che quando è arrivato era abbastanza sbronzo ed era anche abbastanza occupato" disse alludendo a qualche sua amichetta del sabato sera. La cosa mi fece rabbrividire.
"Figo!" commentai preparando due cappuccini mentre Mattew le porgeva una brioche alla marmellata.
"Vabbé, l'importante è che c'è stata più cipria per noi" disse ridacchiando e pensando alla sera prima.
Mi girai di scatto e con la mia occhiataccia la feci smettere di ridere.
"Ancora con quella merda?" dissi come se la stessi rimproverando.
"Come se tu non l'avessi mai fatto piccola" disse facendomi l'occhiolino.
Mi misi davanti a lei appoggiando le mani al bancone e sporgendomi verso di lei.
"Senti, testina di cocco frantumata, ti ricordo che siamo in un bar, quindi finiscila di parlare di queste cose!" dissi per poi tornare a fare il mio lavoro.
"Uuuh qua qualcuno si sta scaldando! Cos'è, ti da fastidio l'idea di Dylan incosciente con altre tipe?" Frecciatina. Ok, poteva risparmiarsela. Prima di alterarmi e spaccarle la faccia mi girai di nuovo verso di lei.
"E questo che cazzo centra? Lo sai benissimo che siamo solo migliori amici da anni ormai, ora per favore lasciami lavorare, ci sentiamo più tardi." ribattei innervosita.
"Wooho, Matty vedi di scopartela un po' di più che mi si sta sciupando un pochettino!" disse facendo ridere Alex e Mattew che appena vide il mio sguardo tornò al suo lavoro.
Ora stava proprio esagerando ma prima che le dicessi qualcosa intervienne di nuovo.
"Va bene, va bene..scusa. Sta sera da me alle nove, non tardare. Conto sulla tua presenza" Girò i tacchi e se ne andò mano nella mano con Alex che stava ancora ridacchiando per quello che aveva detto Sophie.
"Meno male che domani siamo chiusi" tirai un sospiro di sollievo e mi concessi un attimo di riposo visto che non c’erano clienti da servire.
"Senti," Mattew catturò la mia attenzione, mettendosi accanto a me "Vedi di non ricaderci più tanto dentro, fumati qualche canna ma non fare altre cagate; lo dico per te" dicsse a bassa voce per non farsi sentire dai clienti.
"Sai come sono Matty, smetto ma poi a volte lo rifaccio.. è un tira e molla.. dipende dell'umore e dalle situazioni" dissi grattandomi la fronte e pensando a quante volte sono stata male.
"Vedi di stare attenta" disse accarezzandomi il viso e sorridendomi.
"Wei, piccioncini, vorrei uno Spritz Aperol. Non vorrete mica strombazzare qui davanti a tutti come ha detto la vostra amica? E tanto per la cronaca a me non dispiacerebbe" disse ammiccando con uno stuzzica dente in bocca, un uomo sulla quarantina, se non di più.
Credo che fossi diventata sulle tonalità del rosso, viola.
Lo mandai a fanculo e me ne tornai nella stanzetta sul retro lasciandolo ridacchiare mentre Mattew gli preparava il drink.
Ero stramaledettamente stanca di 'sti uomini. Luridi maiali!
Calciai uno degli armadietti facendolo aprire, mi misi la giacca ed uscii nel giardinetto del condominio sopra il bar.
Accesi una sigaretta sedendomi su uno dei tre gradini.
Ispirai e inspirai un paio di volte il fumo guardando il cielo macchiato qua e la, da qualche nuvola.
Poco dopo, la presenza di Mattew al mio fianco mi riportò alla realtà.
"Ho chiuso" disse piano, sapeva quanto ero stufa di quei commenti strani e di tutto ciò che mi circondava.


Eccomi qui con una nuova storia, è un genere un pò diverso dagli altri, non volevo cadere per la millesima volta sulla storia "del ragazzo figo della scuola che si innamora di quella sfigata" è un genere un pò particolare dal mio punto di vista.
Spero vi piaccia:)
Baci
Em.
  
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