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Autore: Water_wolf    08/03/2013    5 recensioni
Avete presente quelle storie che parlano di angeli? E quelle sui quattro elementi? Ecco, prendetele e buttatele nel cestino perché questa fanfiction non ha nulla a che vedere con la normalità. Perciò, ecco gli ingredienti per questa storia:
-Un angelo rincorso in metro
-Una quindicenne sempre in ritardo
-Una Milano piovosa
-Una sana dose di divertimento
-Tre cucchiai di buona musica
-Cavolate q.b
-Magia in abbondanza
-Quattro Elementi strampalati
-Una missione da compiere
-Un pizzico d'amore (attenzione a non esagerare!)
[Cap. 6 “Prendi appunti coscienza: quando un padre arrabbiato incontra un ragazzo semi nudo in casa con sua figlia, il ragazzo semi nudo è un ragazzo morto”. Il pugno lo colpì in pieno volto, l’angelo cadde a terra, dal labbro era iniziato a scendere sangue. ]
[Cap. 10 Devi aiutarlo. Devi salvarlo. Corri. Più forte. Va’ da lui. Lui ha bisogno di te. Jonas ha bisogno di te. Quei pensieri, quella consapevolezza, le facevano muovere le zampe freneticamente, mentre i cuore aveva abbandonato il petto già da un po’ per trovare una sistemazione più accogliente in gola. ]
Genere: Azione, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Sono stato anche normale,
in una vita precedente
m'hanno chiesto "che sai fare?"
'So far ridere la gente'
e menomale
che non ho fatto il militare.
Il Comico (Sai che risate) Cesare Cremonini "

Jonas era bagnato fradicio, l’acqua gli era arrivata fin dentro le ossa, tremiti di freddo lo scuotevano, violenti. Dopo tanto vagare, era arrivato all’indirizzo scarabocchiato sul foglietto.
Suonò più volte al campanello, stretto nelle spalle, rifugiatosi sotto un porticato. Un uomo di mezza età aprì la porta dell’agglomerato di appartamenti e lo guardò di sbieco. << Chiara. >> disse Jonas << Chiara Bianchi. >>
Il signore gli fece segno d’entrare, quasi avesse recitato una formula magica. Il ragazzo notò solo ora che era in vestaglia, un accappatoio rosa cipria, che sperava vivamente non appartenesse a lui ma ad una sua compagna. Lo condusse in ascensore, premette il bottone contrassegnato dal numero “6”, che si illuminò di una luce giallo verdognola spettrale. Jonas fissò il pavimento, ma subito la sua attenzione fu attirata dalle pantofole di pelo rosino dell’uomo.
<< Spesso si sottovaluta la bellezza di questo colore. >> disse all’improvviso quello, facendo raggelare del tutto il sangue nelle vene dell’angelo. L’ascensore si bloccò a metà tra il quinto e il sesto piano.
L’uomo imprecò e diede un calcio alla portiera, il macchinario sbuffò una nuvoletta nera e finì la sua salita. Il signore prese per un braccio Jonas e quasi lo scaraventò dentro l’appartamento per la veemenza del gesto.
L’angelo fece per sedersi su una poltrona di pelle scura ma gli bastò un’occhiataccia per farlo fermare. Le gocce producevano un ticchettio sinistro al contatto con il parquet. L’uomo scomparve per qualche minuto in una stanza e ne uscì fuori colmo di vestiario. Camicie, calzini, mutande, pantaloni da ginnastica, tutto era asciutto e enorme.
Jonas fissò sconcertato l’uomo e la biancheria, incapace di fare nulla. Il signore si accomodò su una sedia a rotelle, si accese un sigaro e osservò in silenzio Jonas, incuriosito e profondamente intrigato da quella situazione insolita. Non gli era ancora capitato di doversi alzare dal letto alle quattro del mattino per aiutare un ragazzo, che in quel momento assomigliava di più ad un gatto randagio bagnato. E lui, di avventure, ne aveva passate tante nei suoi quarantacinque anni di vita.
<< Se preferisci congelarti puoi tranquillamente rimanere lì, hai un bel profilo sinistro, saresti una bella statua. Oppure puoi cambiarti e smetterla di fare quegli occhioni da cucciolo spaesato. Ah, non ti preoccupare per il pudore…da quando mi sono ritrovato abbracciato ad un barista ubriaco nudo credo d’aver visto di tutto. >>
Jonas si trattene dallo sgranare gli occhi; ma che razza di amici aveva Chiara? Prese una camicia e delle calze a casaccio e si sfilò gli indumenti zuppi dietro il divano. Finì d’allacciarsi i bottoni della maglia, che gli arrivava fino quasi alle ginocchia e si presentò, gli pareva fosse la cosa giusta per rompere il ghiaccio.
<< Mi chiamo Jonas, sono un amico di Chiara. >> L’uomo rise << Si era capito. Giovanni Marlocchi, meglio conosciuto come lo scrittore pazzo. >>
Jonas puntò i suoi occhi in quelli di Giovanni, la situazione si faceva sempre più strana. Come faceva una ragazzina di quindici anni a conoscere uno scrittore?
<< Sentiamo… qual buon vento ti porta qui, giovane padawan? >> chiese lui, citando volontariamente la saga di "Guerre Stellari”, a suo parere faceva molto effetto, quasi come parlare come al contrario e annusare tappeti. Questo è tutto suonato.
<< Ehm, vengo da lontano… >>
<< Ah-ah, tutti voi ragazzi venite da lì, è un bel posto, quest’anno avevo intenzione di farci un viaggetto ma non ho ancora trovato una carta che indichi la direzione per “Lontano”. >> lo interruppe sarcastico.
Un brivido corse per la schiena dell’angelo, e non era per via del freddo. Deglutì e continuò il suo discorso, impacciato come mai prima d’ora.
<< Ero a casa sua, s-stavo dormendo, sul divano. E’ arrivato il padre e mi ha visto. Ha subito pensato che io sua figlia avessimo fatto…ecco… >> si interruppe in cerca della parola adatta.
<< Sesso? E questo il termine che stavi cercando? Chissà perché voi e la vostra nuova generazione avete così paura di dire sesso, mica è tabù. >> lo riprese nuovamente, con tono saccente. Jonas roteò gli occhi.
<< Beh, ho preso un pugno in faccia, sono stato buttato fuori casa, Chiara mi ha rincorso, è quasi stata investita e mi ha dato questo indirizzo. Diceva che potevi aiutarmi. >> tagliò corto.
<< Davvero? >> esclamò lo scrittore, gli occhi brillavano della luce tipica della curiosità. Si alzò, si avvicinò all’angelo, lo fissò a lungo poi gli toccò il labbro spaccato e sorrise.
<< Già, Marco è un “pochino” alterato a volte. >>
A Jonas l’aggettivo “alterato” non sembrava del tutto adatto ma decise di non controbattere, voleva solo riposare e smettere al più presto di stare con quello scrittore pazzo. Giovanni aspirò una boccata di fumo e si accoccolò nuovamente sulla sedia.
<< Ho davvero un aspetto così mostruoso oppure il cazzotto ti ha rimbambito del tutto? >> domandò. Si chiedeva come la quindicenne sveglia e dinamica che conosceva potesse essere amica di quel baccalà impalato.
<< Io… veramente… non so cosa dovrei fare. >> capitolò l’angelo, gli occhi fissi sul terreno. Il quarantacinquenne sospirò, delle nuvolette di fumo si sparsero per la stanza.
<< Lì c’è un divano, credo sia un’ora più che adatta per dormire ed io non sono uno di quei bellocci succhia-sangue che piacciono tanto alle adolescenti d’oggi. Ergo, puoi dormire tranquillo. Strano però, mi aspettavo più domande da uno come te. >>
Jonas si sedette sul divano << Uno come me? >>
<< Ah-ah, capelli castani, occhi perlati, tu. >> L’angelo osservò quell’uomo di mezza età fumare il sigaro. Le porte delle fantasia si spalancarono e milioni di domande iniziarono a pungerlo come pungiglioni di api. In effetti c’era molto da chiedere.
<< Per ora le porrò solo due quesiti. Primo, mi piacerebbe sapere qualcosa sul rapporto tra Chiara e suo padre. Secondo, come diavolo ha fatto a conoscere Chiara? >>
Gianni si passò una mano tra i capelli brizzolati. << Risponderò prima alla seconda domanda, va bene? >> domandò, leggermente turbato dalla storia che la prima richiesta gli imponeva di raccontare. Jonas acconsentì.
<< Sono uno scrittore di gialli perciò mi piace trarre spunto dalla vita quotidiana della gente normale. Mi alzo alle sei, esco e prendo i trasporti pubblici, metropolitana, autobus, a volte anche taxi. Mi siedo e aspetto. Attendo che le persone arrivino e le osservo. I loro vestiti, le loro espressioni, che tipo e marca di rossetto usano, se la suola delle scarpe è consunta, se sono in ritardo, se sono felici. Osservo. A volte una personalità mi attira e allora mi trasformo in un intenditore di quadri. Annoto sfumature, suoni, odori che quella vista mi provoca, poi rielaboro e scrivo, narro la normalità. Erano circa due anni fa, su una carrozza semi vuota della linea verde della metropolitana. Una ragazza era entrata fulminea ma aveva sbagliato direzione. La fronte imperlata di sudore, il petto che faceva su e giù per quanto respirava veloce, lo smalto grattato via dalle unghie, i capelli nocciola gonfi coprivano parte dello schermo del telefonino. >>
<< Chiara. >> lo interruppe Jonas. Trovava curioso che si ricordasse ancora la prima volta che l’aveva incontrata perfettamente.
Lo scrittore annuì. << Mi catturò subito. I polpastrelli sporchi di matita furono la ciliegina sulla torta. Sfilai il taccuino e annotai tutto di lei. Certo però che era sveglia, notò che la osservavo e mi chiese subito che stavo facendo. “Scrivo, ti va di dirmi il tuo nome artista?” le risposi. Lei mi squadrò da capo a piedi, stupita. Il treno arrivò in stazione, le bastò un’occhiata veloce al cellulare, si morse le labbra e disse “Te lo dico se sei disposto a seguirmi”. Inutile dire che la seguii. Mi mancava il punto finale per un personaggio perfetto. Mi costrinse a correre per prendere il treno che andava ella giusta direzione, non facevo sport da un po’ e quella ragazza grintosa mi insultò pur di farmi andare più veloce. >>
Rise ricordando quel momento. << Mi porse la mano e mi disse subito “Chiara, tu invece?”. Provai a fregarla rispondendo “ Tom Cruise mascherato” ma lei mi guardò di sbieco e mi rimbeccò “Mica son scema, lui non ha la pancia”. Capii in quel momento che quell’incontro non poteva essere casuale. Le posi domande su domande, sembravo uno di quei tizi che fanno le pubblicità dei farmaci. Chiara rispose, parlava molto più velocemente di me, incredibile. “Ora mi devi un favore” capitolò poi, scendendo dopo due fermate. La seguii correndo a scuola e dentro anche. Certo che voi adolescenti siete dei folli. Arrivò nella sua classe col fiatone e nonostante su mise su un teatrino spettacolare. “Ha tentato di rubarmi la borsa!” gridava “Ho dovuto seguirlo per farmela ridare ma poi non ho trovato il portafoglio! E’ scappato qui e sono riuscita a bloccarlo solo sulle scale!” urlava, recitando meglio di Jennifer Lawrence. E io che mi non sapevo se ridere o piangere. Alla fine stetti al gioco. Avresti dovuto vedere che faccia aveva la professoressa e gli studenti che stavano schiattando dalle risate. >> Jonas sorrise, era proprio la stessa persona che conosceva, dinamica, sveglia e un po’ matta.
<< E poi? >> lo incalzò, rapito dal racconto.
Lo scrittore rise << Poi me la sono filata, avevano minacciato di chiamare la polizia. Mi appostai sempre sulla stessa linea della metropolitana per giorni prima di poterla rivedere di nuovo. Passeggiammo per un parco, ci raccontammo le nostre vite, come se fossimo vecchi amici. Così diventammo amici. A volte lei fuggiva da casa e veniva da me, per una tazza di thè o per parlare. Mi confidava un po’ di tutto e io prendevo appunti, quella ragazza era un personaggio perfetto se non fosse che non riuscivo a collocarla in una storia. Purtroppo lei è senza età e senza tempo, la sua vita è fatta di corse e nemmeno io sono riuscito a imprigionare una parte di lei tra le righe di un romanzo. >>
Jonas rimase sbalordito, incapace di immaginare altro che le scene del loro bizzarro incontro. Giovanni si stiracchiò, erano le 5.30 del mattino e non aveva alcuna voglia di raccontare una storia impegnativa. Congedò Jonas malamente e andò nella sua stanza.
Chiuse gli occhi e attese che il sonno lo prendesse tra le sue braccia. Ma il momento non arrivò. Dentro di se sentiva un’emozione che non provava da tempo. Il suo sesto senso da scrittore gli suggeriva che quel ragazzo non fosse un semplice amico.
Forse avrei dovuto annusarlo si disse, tramite l’odore si capiva molto di una persona. Mezz’ora dopo suonò la sveglia, si alzò e iniziò un nuovo giorno.

§

Emilia scoccò un’occhiataccia prima ad uno, poi all’altra. Come avevano anche solo potuto pensare di lasciarla all’oscuro dei fatti di quella notte? Era arrabbiata, delusa, si sentiva tradita, non era una semplice scaramuccia tra padre e figlia, Chiara aveva rischiato di rimetterci la pelle e, conoscendo Marco, Jonas poteva aver ricevuto di peggio d’un pugno sul volto.
Da quel poco che l’angelo aveva voluto rivelare, si era svegliato di soprassalto nella casa dello scrittore, intento ad annusarlo come un segugio in cerca d’una persona scomparsa.
Per di più lo aveva quasi soffocato con l’odore di caffè amaro che prendeva assieme ad una banana.
Un brivido le percorse la schiena; era stata solo una volta da Giovanni e non le era per niente piaciuto, si era sentita la modella nuda di uno di quei tanti cartelloni pubblicitari affissi in ogni angolo di Milano, osservata, spogliata con gli occhi. Di solito non le dispiaceva essere il fulcro dell’attenzione, al contrario era ben contenta di fare strage di cuori. Nella sua vita aveva avuto molti fidanzati, nessuna relazione aveva oltrepassato il mese.
“Bella e irraggiungibile” la definivano i più bonari ma il motivo era diverso e immensamente semplice: non si era mai innamorata davvero. E non avrebbe rischiato per una persona per cui provava solo attrazione fisica, non si sarebbe messa in gioco per chi non riusciva ad andare oltre il suo seno florido e i suoi occhi magnetici.
La voce di Chiara la distolse dai suoi pensieri << Siamo arrivati. Forza scendiamo. >>
Erano saliti su un autobus diretto fuori città, verso la campagna, lontano da sguardi indiscreti. Jonas insisteva sul fatto di sviluppare i propri poteri al più presto per diventare potenti e riuscire a dominarli alla perfezione.
Per lui era facile, aveva scoperto d’essere il Custode dell’Aria circa un mese prima della sua discesa sulla Terra e aveva avuto modo di conoscere appieno molte delle sue capacità.>br /> L’odore di fieno e sterco colpì subito l’olfatto di Emilia. Ne prese una grande boccata e dilatò i polmoni. Il puzzo che in molti trovavano disgustoso le piaceva, era il profumo delle cose grezze, della semplicità che solo i campi e le risaie ti sanno regalare.
Emilia affondò le scarpe nel fango, chiuse gli occhi e si addentrò tra le spighe. Il terreno era umido e appiccicoso, la pioggia della notte prima aveva sortito il doppio effetto d’irrigare e inondare la coltivazione.
<< Avanti! >> incitò gli amici, titubanti di fronte a quella distesa fangosa.
<< Da quando ti piace la campagna? >> domandò Chiara affondando con le scarpe da tennis nella melma. Emilia sfoggiò un sorriso, riportando alla memoria le avventure che compiva da bambina quando andava in vacanza nella cascina dei nonni. Si nascondeva dietro il granaio, osservava le galline becchettare il terreno e poi correva a spaventarle, facendo a gara coi fratelli a chi riusciva ad acchiapparne di più. << Da sempre! >>
Jonas alzò le spalle, non avrebbe mai detto che Emy, la tipica ragazza rossetto e tacchi alti, amasse sporcarsi le scarpe. Percorsero il campo allontanandosi dall’autostrada capitanati dalla bionda che, nonostante sprofondasse nel fango di continuo, sembrava conoscere quei luoghi palmo a palmo. Sostarono nei pressi di una roggia, nel bel mezzo di un campo di pannocchie.
<< Che cosa dovremmo fare qui? >> domandò Chiara.
<< Esercitarci. >> rispose Jonas.
<< No guarda non l’avevamo ancora capito! >> lo apostrofò Emy, facendo la sostenuta. << Lyra intendeva come potremmo riuscirci dato che non abbiamo la più pallida idea di che fare. >>
L’angelo le rivolse una smorfia. << Dovete solo concentrarvi e lasciare che l’Elemento si mostri per poi piegarlo al vostro volere. >>
Emilia si avvicinò, portandosi all’altezza del ragazzo. << Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, non te l’hanno mai detto? Che cosa ti aspetti, che schioccando le dita compaia il fuoco? >>
Appena finì di completare la frase, sul palmo della mano destra prese vita un timido fuocherello.
<< A quanto pare avevo ragione. >> la canzonò. Emilia gli fece una linguaccia. Angelo presuntuoso dei miei stivali lo insultò mentalmente. Chiara mise una mano sulla spalla dell’amica.
<< Spiegaci come funziona. >> disse gentilmente mascherando la curiosità. Jonas cercò le parole che il sacerdote aveva usato con lui per sensibilizzarlo agli Elementi.
<< In sostanza ci sono due modi per manifestare il proprio potere. Il primo permette di sfruttare l’ambiente che circonda a nostro piacimento, è semplice ed è ciò che vi insegnerò oggi. Il secondo alimenta il potere tramite i sentimenti e le emozioni, è qualcosa di instabile e complicato, basta perdere la concentrazione e arrabbiarsi per formare uno tsunami o incendiare una foresta. Tuttavia la nostra natura influisce molto, c’è chi è più portato per il primo metodo e chi per il secondo. >>
<< In ogni caso per te è facile, l’aria è sempre presente. >> puntualizzò Emilia.
<< Questo vale anche per il Fuoco, se c’è ossigeno vuol dire che il combustibile non manca. Nel caso dell’Acqua, invece, non sempre ci si può avvalere del primo metodo, immaginate d’essere su una montagna, o nel deserto, l’unico modo per servirsi di ciò che ci circonda sarebbe il vapore. >> Le ragazze annuirono, Jonas aveva ragione.
<< Insegnami. >> disse Emilia, la teoria non era il suo forte mentre nella pratica eccelleva. Bramava anche le fiamme che sentiva ribollire dentro di se.
Jonas puntò i suoi occhi grigi in quelli scintillanti della bionda; il Fuoco era forse l’Elemento che meno gli andava a genio, non vedeva altro che distruzione tra le spire.
<< Respira e cerca di percepire intorno a te la forza del tuo potere. >> le ordinò.
Emilia inspirò ed espirò ritmicamente, avvertiva la brezza frizzante ferirle le guance.
<< Ora focalizza l’attenzione su ciò che vuoi fare e fa’ affidamento solo su te stessa. >>
Emy pensò in grande: voleva creare una fiammata. Fendette l’aria con un pugno. La distesa di pannocchie davanti a lei s’incenerì per un paio di metri. Osservò stupita quello spettacolo e saltò al collo dell’amica.
<< Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta! >> esultava saltando di qua e di là lanciando fiamme dalle mani.
<< Non ti gasare Emy! Vediamo che cosa sa fare il “maestro”. >> disse maliziosa Chiara, indicando l’angelo che sorrise.
<< Mi stai mettendo alla prova? >>
<< Esatto. >>
Jonas squadrò la quindicenne, voleva mostrarle qualcosa di grosso.
Si concentrò. Senza bisogno di spiegare le ali, si sollevò dal terreno in un turbinio verticale. Arrivato ad un altezza impressionante allargò le braccia e dei globi formati d’aria presero vita. Li unì, mise le mani innanzi il petto, la palla argentea era enorme.
<< Merda. >> sussurrò Emilia parandosi davanti a Chiara, allibita.
Il getto provocato da Jonas rase al suolo gran parte del campo di pannocchie. Emy erse uno scudo di fiamme sopra la testa per proteggere se stessa e l’amica. Ma quando il tornado le investì quella rozza barriera si dissolse in fretta. La quindicenne cadde nel fango, seguita a ruota da Emilia che affondò i capelli dorati nella melma marrone.
Jonas atterrò, forse aveva esagerato. Diede una mano a Lyra ad alzarsi e tese un braccio verso la bionda, sporca dalla testa ai piedi.
Le tacche mogano dei suoi occhi mandavano scintille.
Ora ti faccio vedere io. Accettò la mano. Con un gesto svelto gli ripiegò il braccio dietro la schiena, aveva imparato quella mossa seguendo una serie televisiva americana, e lo schiacciò a terra. I capelli castano chiaro dell’angelo si fusero col fango.
<< Sta’ calma Emy! >> la rimproverò Chiara, staccandola da Jonas steso sul terreno.
La bionda sbuffò, assomigliava ad un troll zozzo con tutta quella poltiglia tra i capelli.
<< Non importa, avevo esagerato. >> la difese Jonas, spazzandosi via il fango delle vesti.

Dopo quella piccola scaramuccia gli allenamenti si fecero più seri.
Emilia lanciava fiammate a ripetizione, ogni volta il getto aumentava di raggio e potenza.
Jonas affiancava Chiara alla roggia, la ragazza non riusciva a fondersi con la natura circostante e ad ogni tentativo di eseguire un attacco falliva miseramente. Si passò il dorso della mana sulla fronte imperlata di sudore.
<< Forse dovrei provare il secondo metodo. >> sospirò.
Jonas annuì << Lo credo anch’io. Quali emozioni prevalgono quando sei in contatto con l’acqua? >>
Chiara si avvicinò alla roggia, con l’indice compose cerchi concentrici. << Pace, tranquillità… mi sento a casa, protetta insomma. >>
<< Bene, concentrati su questo e abbatti le barriere imposte dal corpo, lascia fluire queste sensazioni libere. >>
Il ciondolo di Chiara si illuminò, le emozioni che stava rievocando era chiare e potenti.
La quindicenne chiuse gli occhi, si alzò e mosse qualche passo davanti a se.
Stava camminando.
Camminando sull’acqua, non dentro l’acqua.
E mentre il buio si prendeva la sua vista, le braccia e le gambe della ragazza si mossero in un’antica danza, la danza segreta delle sirene.
Dalle piante dei piedi scaturirono tentacoli d’acqua, farfalle e uccelli cristallini si animarono dalle mani, e mentre volavano le intrecciavano i capelli, piccoli tessitori guizzanti.
Gli angoli della bocca di Jonas si allargarono in un meraviglioso sorriso, Emilia smise di creare spire infuocate, lo spettacolo della sua amica che ballava ad occhi chiusi sulla superfice del fluido era stupendo.
“La Custode dell’Acqua…la bellissima Custode dell’Acqua…” pensò l’angelo, ammirato.
Perfetto, adesso è completamente andato, ha il cervello in pappa.
“Per una volta taci, sii oggettiva coscienza, è meravigliosa”.
Come Shai? lo stuzzicò.
“Sì, come Shai”.

***
ANGOLO DELL'AUTRICE-MEZZA ANDATA
Hi! Come state? Sì, lo so che non importa a fini della storia ma non sapevo come iniziare XD
Le frasi della canzone sono evidentemente riferite a Giovanni che dentro di se ha tanto della mia follia repressa XD Che ve ne pare di lui? Scemo o più scemo?
L'ultima scena dovrebbe essere a metà tra il mistico e il romantico *genere che non sono capace di rendere serio* anche perché mr. Angelo figo ... beh, Jonas falls in love come si suol dire :')
E cosa intendeva dire la sua coscienza con quel "Come Shai?" ecco tenetevelo bene a mente, mettete un post-it *o mettetelo in una cornice e trapanatevelo ma vi consiglio vivamente un post-it*
Toh, sto impazzendo di nuovo *che strano* Comunque... credo che tutti sappiate chi è Tom Cruise vero? E Jennifer Lawrence? Ecco se non sapete chi è J.L ve lo dico io, è l'attrice che ha interpretato *magnificamente* Katniss Everdeen nel film Hunger Games, beh se non sapete che cos'è HG siete messi male XD
Ok, alla prossima! C U later!

Water_wolf

  
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