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Autore: WinterRose    10/03/2013    1 recensioni
Eric, ragazzo apparentemente privo di qualità eccetto che per un corpo da urlo, e Kathrine, ragazza studiosa, matura e responsabile, si conoscono praticamente da sempre; peccato che non si sopportino a vicenda e che i rispettivi genitori vogliano che i due ragazzi si sposino. Ma le cose possono sempre cambiare giusto? Umorismo, ironia, gelosia e tanto, tanto amore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ciao a tutte/i! :)
Questa è la prima storia che decido di pubblicare su questo sito. Per ora pubblicherò solo il prologo, poi se a qualcuno piacesse particolarmente, be', mi farebbe molto piacere continuare. Quindi commenti, recensioni anche messaggi privati sono assai  graditi. Se ce ne saranno risponderò o privatamente o a fine del capitolo successivo :D
Il titolo che ho scelto è Pensieri, perché si tratta, alla fin fine, di un racconto introspettivo, dove i pensieri dei personaggi costituiscono il cuore di esso. Non aspettatevi grandiose descrizioni o paragoni spettacolari: mi sono concentrata su questo aspetto e ho deciso ti intitolare il mio racconto Pensieri proprio perché, a mio dire, dietro ogni gesto c'è sempre un pensiero, una riflessione che la maggior parte delle volte si rivela essere più importante dell'azione stessa.
Vi lascio alla lettura, spero vi piaccia
Un bacio :)







Prologo

Qualcosa di incompleto

 

 

 

 

 

 

I'll come back

When you call me

No need to say goodbye”

(The call, Regina Spektor)

 

 

 

Kathrine Bennet e Eric Wood erano amici da sempre.

O almeno così la vedevano i loro genitori; William e Annabelle Bennet e Anthony e Diane Wood avevano fatto e facevano di tutto affinché i figli si frequentassero, ma nessuno dei due, ahimè, sopportava l'altro. I Bennet e i Wood continuavano a vivere nella speranza che un giorno i rispettivi eredi si svegliassero da un lungo periodo di catalessi scoprendo di essere perfetti l'uno per l'altra, sposandosi e dando loro una miriade di nipotini vivaci e a loro somiglianti.

E' alquanto singolare il motivo per il quale le due coppie quarantenni si ostinassero tanto a fare in modo che tra i propri figli scorresse buon sangue, se non addirittura una vera e propria relazione: ora, parlare di matrimoni combinati all'inizio del 20° secolo è piuttosto fuori luogo, ma i fatti erano che i Bennet, le cui origini appartenevano ad un'antica famiglia aristocratica caduta in disgrazia, si erano ritrovati nel giro di un paio d'anni in bancarotta e l'unico possedimento che rimaneva loro era l'importanza del proprio cognome, e che i Wood, famiglia di imprenditori, erano emersi da poco dall'anonimato e possedevano i due terzi delle proprietà terriere della provincia oltre a contare i numerosi appartamenti a Milano,Venezia, Londra, Barcellona, Parigi e New York.

A tutto questo va aggiunto un vecchio e ricchissimo zio che aveva designato come proprio erede il piccolo Eric poco dopo la sua nascita, a patto e condizione che si fosse maritato con una fanciulla di nobili origini, solo ed esclusivamente per il gusto di potersi vantare con i maggiori esponenti della classe borghese a proposito dei successi del proprio nipote ed erede.

I motivi per i quali i due giovani non si sopportassero si basavano sul fatto che Katherine , ragazza silenziosa e riservata, odiava la maniera con cui il quasi coetaneo Eric si poneva in pubblico ritenendolo immaturo e troppo superficiale; Eric, dal canto suo, reputava la ragazza troppo timida e noiosa. Il dissapore che c'era tra i due, tuttavia, si rendeva visibile quasi solamente nelle occasioni in cui i due si trovavano da soli, o per coincidenza o per l'intervento, sempre nascosto, dei genitori.

Quando l'adolescente Kathrine di appena 15 anni venne invitata dalla scuola stessa ad usufruire di una borsa studio per completare i successivi due anni scolastici presso un rinomato college inglese, i Bennet non avevano potuto rifiutare la generosa offerta e impedire la partenza della figlia.

E così la partenza della giovane fu un dispiacere solamente per le due coppie di genitori i quali videro sottrarsi due anni dal periodo di tempo entro il quale Eric e Kathrine dovevano dichiararsi ufficialmente fidanzati; per i due promessi sposi, invece, non vi fu notizia più lieta: due lunghi e tranquilli anni all'insegna della libertà e del divertimento, senza alcuna scocciature da parte dei propri tutori.

 

***

 

Kathrine chiuse il libro scocciata. Al suono della campanella tutti i suoi compagni si erano riversati nei corridoi dell'edificio con grida di gioia e festosità. Peccato che per lei quel tintinnio acuto dava l'inizio ad una tortura cominciata già da molti anni.

Eric.

Sapeva che tornare a casa segnava la fine della libertà e della tranquillità: sua madre e suo padre non le avevano ancora ufficialmente detto il motivo per il quale tenessero così tanto alla amicizia, che, a suo dire, era inesistente, con Eric, eppure lo aveva capito benissimo. Le erano bastate poche sere ad origliare i discorsi dei Bennet e dei Wood per capire esattamente come stessero le cose. Come la pensasse a riguardo non aveva alcuna importanza: si sarebbe dovuta arrendere prima o poi, Eric avrebbe dovuto fare altrettanto.

Uscì dall'edificio scolastico e gli rivolse per l'ultima volta uno sguardo carico di tristezza e nostalgia, prima di prendere l'autobus e tornare al proprio appartamento.

 

***

 

<< Oddio Kath, mi mancherai troppo>> Jessica aveva stretto in una morsa stritolatrice l'altrettanto desolata amica:

<< Oh Jess, ti prometto che ad Agosto verrò a trovarti. Davvero. >>

La coinquilina di Kathrine si staccò un attimo da lei per poterla guardare in viso:

<< Promesso? >> chiese incerta scostandosi dal viso la miriade di ricci neri.

<< Promesso >>

Dentro di sé, Kathrine si sentì in colpa, perché sapeva benissimo che, per motivi di carattere finanziario, non l'avrebbe rivista per un periodo di tempo indeterminato, ma sicuramente lungo. Solo il volo costava una cifra pazzesca.

Kathrine strinse ancora una volta Jessica tra le braccia:

<> La ragazza si asciugò velocemente le lacrime che le avevano rigato il viso, uscì dalla porta del suo appartamento, ex-appartamento si corresse mentalmente, e premette il tasto di chiamata per l'ascensore. Jessica era ancora sull'uscio della porta e la fissava senza dire niente, mordendosi un labbro per evitare di scoppiare a piangere. Quando l'ascensore si aprì, Kathrine vi entrò, e girandosi rivolse le ultime parole all'unica persona con la quale era riuscita veramente a stringere una vera amicizia in due anni:

<>

<> L'ascensore si richiuse e iniziò la sua discesa, mentre nella testa di Kathrine rimbombava ancora l'ultimo saluta dell'amica.

 

***

 

Ripercorrere le strade della città dove Kathrine aveva passato la maggior parte della sua vita, le sembrò molto strano: da quanto non comprava un gelato alla caffetteria sotto casa, da quanto non faceva un giro al parco da sola o in compagnia di qualche amica, da quanto non vedeva la nonna... Troppo tempo e anche troppo poco, alla fine. Sembrava che si fosse materializzata in un universo parallelo completamente cristallizzato, dove tutto era rimasto come l'aveva abbandonato due anni prima. Si chiese se anche lei fosse rimasta la stessa; aveva fatto e vissuto nuove esperienze, nuove felicità e delusioni. Forse la sfera di cristallo nella quale era vissuta prima di partire era definitivamente andata in mille pezzi, esponendo la ragazza alle difficoltà e alle gioia della vita. Eppure mancava ancora qualcosa. Lo sentiva dentro di sé, come qualcosa di incompleto, che molto probabilmente sarebbe rimasto tale per sempre. Quel qualcosa, quel vuoto, non aveva però ancora assunto un senso compiuto e definitivo:

<< Numero civico, signorina? >> La voce roca del tassista interruppe il flusso dei suoi pensieri.

<< 47, signore >>

Non l'aveva per niente sorpresa il fatto che i genitori avessero avuto un “imprevisto”, se così si può chiamare, e che non sarebbero potuti tornare a casa prima della fine del mese. Il messaggio in segreteria telefonica aveva spiegato tutto:

 

Ciao amore, come è andato il viaggio? Ascolta, io e papà siamo bloccati a casa dei tuoi zii per il maltempo, e così abbiamo deciso di approfittarne e rimanere a Vancouver per stare un po' in famiglia e per goderci le vacanze estive. Torniamo tra circa una settimana. Ovviamente, starai dai Wood, li ho già avvertiti di tutto.

Un bacio piccola.

 

Certo, come no. Godersi le vacanze estive con il maltempo?

Kathrine non capiva se i suoi genitori fossero veramente convinti del fatto che lei credesse a tutte quelle farse da loro messe pessimamente in scena o se, in fondo, si rendessero conto di quanto potessero apparire agli occhi della figlia.

Tuttavia se n'era fatta una ragione e aveva indicato al tassista che la stava aspettando all'aeroporto di condurla a casa dei Wood, dove avrebbe passato le giornate più infernali di tutta la sua vita.

O almeno, così la pensava lei.

  
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