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Autore: Selene87 Piperina    26/09/2007    22 recensioni
L’amore fa fare cose folli. Ma l’amore è follia. Vivi, vivi d’amore e vivrai di follia. Una maledizione non è mai a senso unico, ma è PER SEMPRE.
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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MASCHERA DI UNA NOTTE

Salve a tutti! È Piperina che parla.

Proprio così. Io e Selene87 ci siamo messe in società, creando questo account unico con il quale posteremo tutto ciò che scriveremo insieme.

Ho scritto questa one-shot di getto, su un’idea che avevo in testa da un po’. Ho buttato giù qualche idea, scritto qualche frase… ed eccola qui^^

Scritta da me, ma ovviamente grammaticalmente e logicamente corretta dalla mia collega (evviva le ripetizioni!).

Ed ora passo il testimone alla mia gemellina ^.*


Oddea, proprio grammaticalmente corretta no, ci vuole chi corregge le mie!

Ho solo aggiunto qualche grassetto qui e lì…. XD

Comunque, grazie per avermi passato la parola tesoro.

Siamo gemelline, amiche e ci dovrete subire anche insieme.

Non si tratta di una one-shot, ma saranno solo due capitoli. Se Ivana si è dedicata al primo capitolo riguardante Draco, io mi occuperò dei pensieri di Hermione.

E’ stata una sorpresa anche per me, la mia dolce metà mi ha informata solo ieri sera(se le mie ff rallentano ancora prendetevela con lei... XD)

Per questa volta ci siamo dedicate a due capitoli separati, ma dal prossimo lavoro mescoleremo i nostri stili.

Abbiamo già le idee chiare!

Ora non ci resta altro che augurarvi buona lettura.

Ivana & Ilaria

-Never Ending Curse-

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Non doveva andare così. Assolutamente.

 

Molto tempo fa feci una promessa. A mio padre.

Era stato tratto in inganno, catturato e portato ad Akzaban. Era successo tutto così velocemente che non se ne era neanche reso conto.

Sapeva solo una cosa e cioè il nome di chi aveva ideato quel piano: Hermione Granger.

Maledetta Mezzosangue.

Era stato colto sul fatto.

 

Sentenza: Bacio del Dissennatore.

 

Mia madre quasi morì a quella notizia. Si tenne in vita in uno stato pietoso fino al giorno in cui quell’assurda delibera fu messa in atto.

Quel giorno, poco prima di subire il Bacio, mio padre mi fece una richiesta.

 

“Distruggila, Draco. Falla a pezzi. Uccidila dentro.”

“Lo farò, Padre.”

 

Con quelle ultime parole salutai mio padre.

Si allontanò da me, strettamente scortato e sorvegliato e fu portato lì, dove quell’orrenda, immonda creatura, quella bestia senz’anima si chinò su di lui per prendere la sua.

Ed ora, Lucius Malfoy giace senza anima.

Era un involucro vuoto.

Non più un uomo.

 

Senza luce negli occhi.

Senza sangue nelle vene.

Senza battiti nel petto.

 

Quel giorno, persi la mia anima insieme alla sua.

E senza quel soffio vitale è facile ferire gli altri.

Niente voce interiore, niente coscienza, niente sentimenti.

Niente di niente.

 

Il nulla.

 

È così che ti ho ridotta, Mezzosangue.

Mi sono avvicinato a te, un giorno qualunque, fingendo di essere ubriaco. Fingendo di star male e aver bisogno di aiuto e tu, nonostante la tua diffidenza per il cognome che porto, mi sei corsa in aiuto.

Povera stupida Gryffindor… non avevi ancora imparato la lezione, eh?

Ma ci ho pensato io a questo.

 

Così, piano, poco per volta, abbiamo iniziato a parlare.

Ci è voluto molto tempo, ma è servito. Il mio duro sforzo è stato ricompensato.

Almeno in parte.

 

Ho iniziato a raccontarti piccole cose della mia vita, ricordi, veri o fittizi. Tu mi hai creduto.

Hai eri certa che stessi male, che avessi bisogno di aiuto, che fossi cambiato.

È stato questo il tuo errore, Mezzosangue.

Un Malfoy non cambia. Mai.

Credendo di non dovermi più temere, credendo che fossi diverso, hai abbassato le difese e ti sei mostrata a me.

Mi hai parlato di te, della tua vita prima di Hogwarts, del tuo rapporto con Potter e Weasley… di te.

Povera, piccola sciocca Mezzosangue.

Non vedevi la luce della vendetta brillare nei miei occhi?

Quando mi guardavi, vedevi solo ciò che volevi vedere?

 

Cosa vedevi?

 

- E’ piacevole parlare con te.- dici una sera, seduti su una panchina di un parco anonimo –Non avrei mai creduto che fosse possibile pensarlo, sai?- ridi.

La tua risata è fresca e sincera.

Io sono cupo e disonesto.

Ti sto solo prendendo in giro, non te ne accorgi?

Ti guardo e tu mi ricambi. Mi costa ammetterlo, ma mi è sempre piaciuto il modo in cui rispondevi ai miei insulti, alle mie occhiate torve, alle mie sfide.

 

Questa è l’unica sfida che non hai colto, Mezzosangue.

 

Quando ti guardo in questo modo, mi chiedo se davvero capisci cosa c’è dentro di me, o se non lo vedi.

Non eri tu quella intelligente? Quella che doveva essere smistata a Ravenclaw invece di Gryffindor?

Il tuo acume non ti mette in guardia?

Quanto sei sciocca…

 

Ed è stata quella sera, in quel momento, che ho capito.

 

Ho capito di aver conquistato qualcosa di più della tua fiducia.

Ho fatto breccia in quel piccolo organo pulsante che batte nel tuo petto. Dopo molti mesi trascorsi insieme, dopo molte bugie tessute intorno a te, ho visto i primi veri risultati del mio lavoro.

 

Ti guardo negli occhi, lo sguardo d’oro che, se non presto attenzione, rischia di risucchiarmi nel gioco di luce che si riflette in essi, catturandomi fin quasi a togliermi il respiro.

Ed è proprio mentre formulo questo pensiero, che ti vedo: vedo il tuo piccolo viso colpito dalla tenue luce del lampione poco distante da noi, vedo le tue guance leggermente imporporate da un lieve rossore, un imbarazzo che non hai mai mostrato prima.

Vedo la tua espressione rilassarsi e farsi dolce.

Persa.

Ti ho conquistata, Mezzosangue.

Non hai idea della gioia selvaggia che ho provato in quel momento. Oh, no, non puoi proprio immaginarlo.

 

Ti accorgi di come ti guardo, e velocemente sposti le tue iridi dorate altrove, davanti a te, togliendomi dal tuo campo visivo.

Inutile.

Quei pochi secondi mi hanno mostrato una cosa molto, molto interessante.

Sicuro di questo pensiero, allungo una mano e ti sfioro il viso.

Tremi.

Ho le mani fredde. Fredde come la morte. Fredde come il corpo di mio padre.

 

Non ti sembra di sentire il suo tocco?

 

Forse lo senti davvero.

Interessante.

Mi passo la punta della lingua sulle labbra, ma tu non puoi vedere questo mio gesto.

Lentamente accarezzo la tua guancia. Hai la pelle di velluto. È calda.

 

Ti faccio girare verso di me e… oh, cosa vedo… vedo i tuoi occhi illuminati da un’emozione che non avresti mai pensato di provare insieme a me.

Mai, mai avresti immaginato una cosa simile.

Neanche io, a dire il vero. Fin quando non hai gettato mio padre tra le spire dei Dissennatori.

E allora ho deciso di renderti la vita un Inferno.

 

Un Inferno.

 

Ti volti, mi guardi… con quegli occhioni da cerbiatta, le guance arrossate e le labbra appena dischiuse.

Mmh… sai che sei molto invitante?

 

Non resisto.

 

L’eccitazione per averti colpita, per aver incrinato le tue difese e, sì… per come mi guardi, è forte.

Molto forte.

Non riesco a fermarmi.

Mi chino su di te e ti bacio. Forse non è il bacio dolce che aspettavi… o forse volevi proprio un bacio come questo.

Non ci vuole molto per stringerti a me e approfondire quel contatto.

Sento una tua mano infilarsi tra i miei capelli.

Ti piace…

Meglio di così non potevo sperare.

L’eccitazione cresce, ma è meglio fermarmi.

 

È stata dura portare avanti quella farsa del ragazzo diverso e innamorato, molto difficile.

Ma tu ti sei aperta a me completamente.

Mi hai donato il tuo cuore, il tuo corpo, la tua anima.

 

Oh, se penso a quando ti ho avuta, provo ancora un brivido.

Ricordo nitidamente quella sera.

Era la sera in cui abbiamo festeggiato un anno.

 

Un anno.

 

Mai trascorso più di una notte con una ragazza senza rotolarmi con lei in un letto, e con te avevo trascorso un anno intero senza toccarti.

Senza possederti.

Accontentandomi solo di baci e carezze.

 

Ma quella notte, ti ho avuta.

Ed è stata una soddisfazione così immensa che non credo tu abbia mai provato nulla di simile in tutta la tua insulsa vita.

 

Quella sera ti ho portata fuori a cena nel ristorante più raffinato di Londra.

Abbiamo cenato, parlato, riso e scherzato.

Le tue gote si imporporavano spesso, ricordo.

Nonostante l’odio che nutrivo nei tuoi confronti, in quei momenti riuscivi addirittura ad apparirmi graziosa.

Che magia hai usato, Granger?

Poco importa. Ho ottenuto il mio scopo.

 

Non del tutto.

 

Quella sera ti sei donata a me, Mezzosangue.

Bella e nuda, bagnata dalla luce della Luna, ti sei data a me.

“Draco…” dicevi.

Pronunciavi il mio nome con una dolcezza infinita.

E io ti stavo rubando l’anima che mi donavi.

Ti ho toccata, baciata e accarezzata con un’attenzione che non ho mai riservato a nessuna delle ragazze che erano entrate nel mio letto.

 

Ma tu, Mezzosangue, non ti sei infilata nel mio letto.

Tu, mi hai donato la tua anima.

Ed io l’ho catturata, stretta fra le mie mani e fatta a pezzi.

Oh, sì, Granger.

Ti ho distrutta.

E non sai che piacere è stato, per me, vederti in quello stato.

 

Ti ho baciata con dolcezza, toccata e accarezzata con passione.

Sono entrato in te riempiendoti di me.

Ho fuso il tuo corpo con il mio, incastrandolo con le catene con cui ti ho legata.

Ho stretto i tuoi polsi, morso il tuo collo, lacerato la tua carne.

 

Quanto è durata quella farsa?

Oh, tanto, troppo tempo.

E, alla fine, dopo mesi e mesi di finzione, di bugie e menzogne, ti ho gettata nel baratro che avrebbe dovuto inghiottirti fin dalla nascita.

In quel baratro nero che brama i corpi dei Sanguesporco quale sei tu.

 

È stato bello illuderti, Granger.

Farti credere che fossi cambiato, diverso.

Che ti amassi.

Io, amare la feccia come te?

Rido di gusto a queste parole.

 

E mi sbagliavo.

 

“Avevi detto di amarmi!” piagnucoli.

Balle.

Tutte balle, Granger, non l’avevi capito?

Io sono un Malfoy, bella, questo dovrebbe bastarti, no?

E invece non ti è bastato.

Continui a dire che mi ami, che sono confuso, che no, non può essere vero.

 

Non insistere.

 

Non capisci che devo farti male? Distruggerti?

L’ho promesso a mio padre poco prima che andasse a farsi prendere l’anima, Granger, credi davvero che possa lasciar perdere tutto per due occhioni lacrimanti?

Non posso, Granger. Ho promesso.

E un Malfoy mantiene sempre le promesse che fa.

 

Sei proprio stupida, Granger!” dico ridendo –“Non hai capito niente! NIENTE!”

Mi guardi, tremante, le mani unite al petto.

Guarda, Granger.

Non ti reggi neanche in piedi.

 

“Sei patetica, Mezzosangue.”

Sussulti quando ti chiamo così.

Ti ho ferita, vero? Lo so.

L’ho fatto apposta.

 

“No…” sussurri –“Draco… non è… non è possibile… tu…”

“Io. Sì, proprio io. Ti ho solo presa in giro, Granger.”

La mia voce è ghiaccio sul tuo piccolo, stupido cuore pulsante.

Ti getto addosso il mio dolore, la mia frustrazione, le umiliazioni che tu e i tuoi amichetti mi avete fatto subire, gli ordini di mio padre, le minacce di Voldemort… tutto, tutto.

Lo riverso tutto su di te.

 

E forse non lo meritavi.

 

Vedo una scintilla nei tuoi occhi d’oro.

Rabbia.

Ti senti ferita, Mezzosangue? Ti senti umiliata? Ti senti sporca?

Tu lo sei, Mezzosangue.

Sei sporca, perché sporco è il tuo sangue e il tuo nome, sporco è il tuo corpo che mi hai concesso infinite volte, sporca è la tua bocca che ho violato, sporca è l’anima che mi hai donato.

Sporco è il tuo cuore che mi ama.

 

Non devi amarmi! Non così!

 

“Tu!” mi inveisci contro –“Come hai potuto? Come?!”

Ti arrabbi, Mezzosangue.

 

“Come hai potuto farmi una cosa simile?”

La rabbia va scemando.

Sei furiosa, lo so, ma l’amore che provi per me ti impedisce di ragionare.

“Non… non è possibile…” la tua voce si abbassa, i tuoi occhi si inumidiscono.

Non tremi più per l’indignazione.

Come ti senti, Mezzosangue? Ti senti stupida?

 

Lo sei. Lo sei stata.

 

“Io… io mi sono fidata di te!” scuoti il capo riccioluto, incredula –“Ho creduto che fossi cambiato!”

“Cambiato?” ti faccio eco –“Io?”

Sì, è disprezzo quello che leggi nei miei occhi, Granger.

 

Ti disprezzo perché sporca.

Ti disprezzo perché debole.

Ti disprezzo perché sei fragile.

Ti disprezzo perché non hai saputo sostenere il mio sguardo.

Ti disprezzo perché non hai saputo cogliere questa mia, ultima, sfida.

 

“Mi sono fidata di te…” ripeti –“Non… non posso crederci…”

Credici, Granger. È la realtà.

“Non può essere stato tutto una finta!” asserisci alzando il capo, decisa –“Nessuno può fingere per tutto questo tempo!”

“Dici?” ribatto ghignando.

Mi guardi in quel modo che… ah, eccolo, Granger, lo sguardo che mi piace.

Lo sguardo con il quale mi hai sempre sfidato.

“Dico.” confermi.

 

Smettila di sfidarmi, Granger. Hai perso.

 

Ma non smetti di guardarmi in quel modo.

“Sei solo una stupida, Granger. Pensavi davvero che io… IO! Potessi provare qualcosa per te? Qualcosa che va oltre l’ovvio disprezzo che ho sempre provato? Eh?” avanzo verso di te, ma tu non ti muovi.

Mi sfidi. È tardi, ormai, per farlo.

È inutile.

“Come hai potuto pensare che io potessi abbassarmi a provare… amore… per una come te? Per TE?”

Mi fermo a pochi centimetri dal tuo viso, alto e fiero seppur rosso per la rabbia e la vergogna dell’umiliazione subita.

“Tu non sei nessuno, Granger. Sei solo inutile feccia. Sei una lurida Sanguesporco.” ti sputo in faccia questa parole con tutto l’odio di cui sono capace.

I tuoi occhi brillano, orgogliosi, ma vedo una luce disperata in essi.

 

“Mi sono divertito a giocare con te. Ti ho manovrata a mio piacimento. Ti ho avuta, come più mi piaceva averti. E tu ti sei prostrata ai miei piedi. Hai assecondato ogni mio desiderio.” rido amaro –“Ti sei gettata tra le mie braccia, nelle mie lenzuola, Granger.”

Sempre più vicino, la punta del mio naso sfiora la tua.

E ti sento tremare.

Provi vergogna? Eh? La provi, Granger?

“Sei diventata la mia puttana.”

 

Violento come solo tu puoi darlo, il tuo schiaffo mi colpisce in pieno viso.

La guancia sinistra pulsa.

Non mi muovo, passandomi solo la punta della lingua sulle labbra.

Mi piace quando fai così. Sei graffiante, Mezzosangue.

Ma la rabbia mi invade.

 

PUTTANA!” grido quasi senza accorgermene.

Ti afferro i polsi, strattonandoti, avanzando fino al muro, contro il quale ti spingo senza tante cerimonie.

“Tu hai reso la mia vita un inferno!” ti urlo contro –“Tu hai sempre intralciato i miei piani! Mi hai sempre deriso davanti a tutti, e non potevo far niente per vendicarmi! Tu hai mandato mio padre a morire, maledetta Sanguesporco!!

Sono furioso.

 

Non doveva andare così.

 

Terrorizzata, tremi cercando di divincolarti dalla mia stretta.

Mi godo lo spettacolo, calmandomi un poco.

Sorrido come faccio sempre, e ti lascio andare, facendo qualche passo indietro.

“Ti senti sporca, vero?” sibilo verso di te –“Ti senti sbagliata. Non è così?”

 

Oh, hai capito a cosa mi riferisco.

Smetti di muoverti, immobilizzandoti come fossi stata pietrificata, lo sguardo basso, le braccia ancora alzate davanti al viso.

Ma non mi guardi.

Non ne hai il coraggio, vero? Eh, Gryffindor?

 

Faccio un passo avanti –“E’ umiliante sentirti dire la verità, Granger. Tu hai lasciato Potter e Weasley per stare con me.

La verità fa male. Molto, molto male.

Tremi, stringi i pugni, serri la mascella.

È un divertimento guardare le reazioni che tenti di contenere, Mezzosangue.

 

Ricordo ancora quando mi parlavi dei tuoi amichetti.

“Loro non capiscono.” dicevi scuotendo la testa –“Sono convinti che tu non cambierai mai.”

Mi guardavi come se fossi stata colpevole anche tu –“Ho cercato di spiegare che non è così, Draco, ma…” un sospiro –“Non è servito a niente.”

Ti aggrappavi al mio braccio, accoccolandoti come una bambina.

“Mi dispiace.”

 

Non dispiacerti per me. Preoccupati per te stessa.

 

Alla fine, dopo mesi di discussioni, litigi, parole crudeli e insulti, silenzi e riprese, successe.

Era riuscito a farti rompere i legami con quei due buoni a nulla dei tuoi amici.

Oh, quanto hai pianto tra le mie braccia, Granger… ti addormentavi, piangendo, pensando a loro.

“Meno male che ci sei tu con me, Draco…” piagnucolavi –“Sto così bene con te…”

Sorridevi.

 

E quel sorriso faceva male, Granger.

 

Abbassi le braccia e, lentamente, alzi il volto. Mi guardi, con il fuoco negli occhi dorati.

“Bastardo…” sussurri –“Sei un bastardo! Io mi sono fidata di te! Ti ho creduto! Ti ho dato tutto, tutto! Ti ho dato la mia vita!” tremi di rabbia.

Continua. È piacevole guardarti mentre cadi in mille pezzi.

“Ho rotto con Harry e Ron, ho litigato con loro mesi interi… per TE!” mi punti il dito contro –“Ma sappi che non finisce qui, Draco Malfoy!” pronunci il mio nome come se ti facesse schifo.

 

Fa schifo anche a me.

 

“Divertente, Granger… davvero divertente. rido delle tue parole, rido del tuo dolore, rido della tua rabbia.

Mi guardi, e mi maledici con quegli occhi d’oro.

“Io sarò sempre con te, in ogni momento, in ogni attimo della tua vita!” dici come se stessi facendo una profezia –“Quando ti guarderai allo specchio, sarà il mio volto che vedrai! Quando toccherai una donna, sentirai il profumo della mia pelle. Quando sarai a letto con una donna, sentirai la mia voce invocare il tuo nome. Saranno mie le unghie che ti graffieranno la schiena. Saranno miei i denti che morderanno la tue pelle.”

Rabbrividisco. Devo ammetterlo.

 

Non sei mai stata così bella come in questo momento.

 

Senza rendermene conto faccio un passo avanti. Uno dopo l’altro, fino ad arrivare di fronte a te.

Afferro la tua mano, stringendola nella mia.

Ti spingo contro il muro, premendo il mio corpo contro il tuo.

E mi chino su di te per baciarti.

 

L’ultimo bacio, prima della fine.

 

Le tue labbra hanno il sapore delle lacrime che hai versato.

Le tue guance sono bagnate e accaldate.

Mi stai uccidendo con questo bacio, Granger.

La tua lingua nella mia bocca è veleno, veleno puro. E non riesco a farne a meno.

Ti stringo a me con un impeto di passione che non ho mai provato prima.

Voglio averti, Granger, un’ultima volta.

Devo averti. Ma tu non la pensi come me.

 

Come una carezza le tue mani sfiorano il mio petto per fermarsi sulle spalle.

Fai pressione e mi allontani da te.

Mi fissi con i tuoi occhi d’oro, colmi di qualcosa che non ho mai visto.

 

E che non vedrò mai più.

 

“Se io sono maledetta, Draco, tu lo lo sarai quanto me.”

Con queste parole ti Smaterializzi, lasciando solo l’eco di quell’amore bruciante che riluceva nei tuoi occhi.

Quell’amore che, fino alla fine, non sei riuscita a reprimere per far posto all’odio.

Quell’amore che mi ha bruciato l’anima con un bacio.

 

E adesso sono qui, Granger, davanti ad una lastra di marmo bianco su cui è inciso il tuo nome e le date che segnato la tua nascita e la tua morte.

Perché sei morta, Granger.

Uccisa.

Ti sei uccisa quella notte, vittima della disperazione.

 

Ed io, qui, davanti a te, mi sento sporco.

Maledetto.

Perché non ho smesso di pensare a te per un solo istante da quella sera.

 

La sera in cui mi hai maledetto col tuo amore.

 

Tengo in mano un oggetto babbano. Metallo gelido tra le mie dita.

Sorrido.

Non ho mantenuto la promessa, Padre.

 

Ma che senso avrebbe vivere, dopo quello che è successo?

 

Non era così che doveva andare, dannazione, no! Non doveva andare in questo modo!

Perché diavolo ti sei uccisa, Granger? Perché?

 

L’amore fa fare cose folli.

Ma l’amore è follia.

Vivi, vivi d’amore e vivrai di follia.

 

Il freddo del metallo di questo oggetto mi ferisce.

Ma mi ferirono molto di più, a quel tempo, le tue parole.

La maledizione d’amore che mi scagliasti addosso con la luce che brillava nei tuoi occhi.

 

Dannazione, Granger, mi manca tutto di te.

E ti odio per questo, perché mi hai maledetto, rendendomi incapace di vivere senza la tua presenza al mio fianco.

Senza la tua voce, il tuo sorriso e le tue mani.

 

Senza te.

 

Sorrido amaramente.

“Hai vinto, Granger.” alzo il braccio destro.

La punta fredda mi solletica la tempia –“Ma adesso pareggeremo i conti.”

 

Un solo colpo, e Draco Lucius Malfoy cade a terra, privo di vita.

Il corpo steso sulla lapide della donna che ha ferito, la pistola stretta ancora nel pugno, e il suo prezioso sangue puro riversato sul bianco del marmo che reca il nome di Hermione Jane Granger.

 

Perché una maledizione non è mai a senso unico.

  
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