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Autore: Claire Coen    10/03/2013    2 recensioni
Claire Coen è una ragazza semplice. Ha quindici anni appena compiuti e vive a Bradford, con il padre. Ma improvvisamente l'equilibrio della sua vita pacata e monotona viene spezzato e il destino decide per lei una vita movimentata e piena di difficoltà. Ma sopratutto decide di renderla diversa da chi si aspettava che fosse, tutto questo quando Zayn Malik, un componente di una boyband appena lanciata nel mondo musicale,entra a far parte della sua vita.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Dopo una piacevole analisi fatta da entrambi sul proprio abbigliamento e stile di vita, ci rifugiammo in macchina di Zayn. Una comoda ed elegante auto nera e lucida, parcheggiata davanti al pub. Passammo due minuti in silenzio a riprenderci dal caldo con l’aria condizionata sparata al massimo in faccia.
“Bene, può bastare”- risi coprendo il getto d’aria e portando la schiena indietro. Mi girai verso di lui e notai il suo sguardo turbato puntare in basso.
“Qualcosa non va?”- mi feci subito seria vedendolo tentennare. non si voltò nemmeno a guardarmi. Strizzò gli occhi davanti a sé, sul parabrezza, senza dire una parola. Io furtiva cercai di trovare l’oggetto della sua attenzione al di là del vetro dell’auto: il parcheggio era deserto. Prima di voltarmi verso il suo sguardo per prenderlo a male parole, mi crollò addosso battendo il mento sul freno a mano. Sobbalzai imprecando, mentre, veloce uscii dall’auto per dirigermi verso il suo posto dall’esterno, afferrargli le gambe e alzarle. Continuavo a chiamare il suo nome, il panico si faceva sempre più strada dentro di me, mentre mille e più pensieri, dei più drammatici, mi frullavano nella testa. Respirai a fondo, gli levai la maglietta, incominciai a soffiare sul viso. Capivo che respirava sentendo il suo battito forte contro il mio petto e l’innalzarsi e l’abbassarsi della sua gabbia toracica. Continuavo a soffiargli sul viso chiamando invano il suo nome. Incominciò poi a strizzare gli occhi e a mugolare ripetutamente. Sospirai sui suoi ciuffi scuri ripetendomi che era cosciente. Mi innervosii poi trovando il sangue sparso sulle mie dita, finchè trovai una ferita sul suo labbro inferiore e mi tranquillizzai del tutto. Le sue labbra dischiuse si volsero in un debole sorriso.
“Dovrei svenire più spesso”- rise con più gusto guardandosi intorno. In effetti, solo in quel momento, mi accorsi che la situazione era molto più divertente di quanto pensassi due minuti prima. Lui disteso su entrambi i sedili con il petto nudo e bagnato di sudore, con me sopra a tenergli la testa fra le braccia e a soffiargli ancora, anche dopo il suo risveglio repentino (doveva essere ormai un riflesso incondizionato per me). Prima di potergli staccare la testa e buttarlo a calci nel sedere fuori dall’auto, riprese a mugolare e ad aspirare aria a denti stretti.
“Ho dato proprio una bella botta”- sdrammatizzò toccandosi il labbro. Ma io sapevo benissimo a che gioco stava giocando. Impassibile aspettavo una spiegazione con la sua testa fra le mani. Smise di ridere fin quando non sentì la pressione delle mie dita sul suo collo.
“Ehi piano tigre! Non ti arrendi mai, eh?”- concluse arreso.
“No”-risposi decisa.
Due secondi di interminabile silenzio riempivano la macchina. Mi piaceva toccarlo in quel modo affettuoso, e mi piaceva pensare che solo io dopo tanto tempo riuscivo a mantenere ferme le emozioni che sentivo fischiare nelle orecchie.
“La settimana scorsa è stata un susseguirsi continuo di viaggi e tournèe. Un lunghissimo ‘no-stop’ per il mio corpo. E . . . bhè, non ho mangiato granchè questi ultimi giorni”- spiegò affranto tra le mie braccia.
Avevo così tanta voglia di levarmi i vestiti e baciarlo all’infinito fino a farlo addormentare tra le mie braccia.
“Sei un imbecille”- risposi immergendo le labbra nei capelli scuri. I capelli bagnati accentuavano il profumo che dopo tanto tempo ritrovai ancora nei miei polmoni.
Mi spostai dal sedile per uscire, prendere la borsa e raggiungerlo con un fazzoletto. Mi avvicinai al suo viso reggendo il suo sguardo profondo. Talmente poca la distanza tra i nostri volti che i respiri si congiungevano a ritmo sfiorando l’uno il viso dell’altro. Gli afferrai la mano tenendo ancora lo sguardo fisso su di lui e con il fazzoletto tra le mani aiutarlo a tamponarsi e pulirsi la ferita dal sangue. L’attesa mi stava piano piano distruggendo i neuroni che saltavano da una parte all’altra del cervello. Sentivo il cuore pulsare dalle orecchie. E quando finalmente agganciò il suo braccio al mio fianco, accolsi con tutto l’amore possibile quel tanto atteso e sognato bacio.
Dall’innocuo abbraccio delle nostre labbra, a un più voluto e spinto intrecciarsi delle nostre lingue. Come un ispezione l’uno l’interno dell’altro. Dopo tanto tempo il sapore della sua bocca dentro di me mi colmava il vuoto nel petto. Gli strinsi una ciocca di capelli mentre cercavo disperatamente la sua lingua e il contatto che mi faceva ogni volta trasalire di piacere. Uscì un gemito dalla sua bocca, quando involontariamente gli morsi il labbro inferiore ferito per concludere il bacio. Quando gli soffiai sopra, mi volse ancora un debole sorriso. Il labbro spaccato faceva sì che la parte si gonfiasse. Questo lo rendeva ancora più dannatamente sexy. Ancor più quando si passava la lingua sopra per dargli sollievo.
“Andiamo a casa mia”- mi sussurrò nell’orecchio. Posandomi poi un leggero bacio appena sotto lo stesso orecchio.
Non  ero così facile da prendere. Volevo passare una serata indimenticabile. Desideravo ardentemente il suo tocco su di me. Ma ciò che desideriamo di più, è più difficile da conquistare. E la conquista è il frutto di una lotta violenta e sanguinosa. Sapevo esattamente cosa voleva da me, e sapevo esattamente che non avrei resistito a soddisfarlo. Ma il mio scopo era di resistere, il più possibile.
“Dammi una sola ragione buona per cui io dovrei venire a casa tua”- dissi imponendogli il mio sguardo di scherno. Non ci pensò nemmeno un attimo, come se avesse già provato quella scena più volte. Si gettò su di me avvolgendomi con le sue braccia forti e tatuate. Mi baciò il ventre coperto dal top, poi senza indugiare salì fino al petto e quando posò l’ultimo bacio sul mento, incatenò il suo sguardo sul mio.
“Perché lo vuoi anche te”- mi sussurrò posando un forte bacio sulle mie labbra. Lo sentii digrignare i denti lamentandosi per la ferita al labbro.
Come al solito mi aveva presa nel sacco. Ci volle un po’ prima di riprendermi e sgusciare via dalla sua presa per sedermi al mio posto e allacciarmi la cintura. Mi voltai verso di lui guardando attentamente i suoi movimenti. “Sì, mi aveva nel sacco. Ma se non stai attento il coniglio scappa”- pensai ridendoci sopra.
Dopo averlo trascinato a forza in un fastfood per farlo ristorare, al contrario Zayn mi trascinò velocemente in macchina per andare a casa sua.
Il suo era un mono appartamento. Era completamente fuori mano, sicuramente per non farsi trovare. La mia mente, però, era troppo impegnata a freddare i pensieri caldi che i suoi movimenti mi provocavano. Ero completamente immersa nelle mie fantasie quando mi fece sussultare prendendomi da dietro e portandomi in stile sposa nella sua camera da letto. Un Dèjà vu si fece spazio nei miei pensieri: il giorno nei campi da calcio. E subito dopo un leggero bruciore mi invase il ginocchio.
“Tutto bene?”- mi chiese preoccupato. Mentre apriva con la schiena la porta socchiusa.
“Benissimo”- lo rassicurai felice.
Mi fece scendere prima di tirarmi verso di sé e poggiarmi un bacio sul naso. Sentivo ancora il calore che gli pulsava dal labbro ferito. Mi baciò ripetutamente lungo tutto il collo fino alla  spalla.  Gli tesi la mano, lui la prese e se l’appoggiò sulla guancia sinistra accarezzandosi la pelle ruvida.
“Ti voglio”- concluse afferrandomi il palmo e schioccandoci un forte bacio sopra.
Gli presi il volto fra le mani ed esitando qualche secondo sulle sue labbra, sospirai: “io sono sempre stata tua”.
I suoi occhi diventarono pece quando pronunciai quelle parole. Aggrottò le sopracciglia e si inumidì le labbra. Accostò il mio corpo al suo per permettermi di sentire tutto il suo calore. Poi infilò la mano destra sotto il mio top che mantenne ferma sulla mia scapola per poi permettere alla mano sinistra di insinuarsi sotto il top e premere sul mio seno destro. La mia mente non riusciva a pensare ad altro che al suo corpo contro il mio. Continuavo a ripetermi di resistere, di non andare troppo di fretta. Così gli tolsi lentamente la maglietta mentre alternavo i baci e gli sguardi. Il suo torace era perfetto. Non troppo marcato ma imponente mi fece sentire a mio agio. Disegnai con le dita i solchi degli addominali e della schiena, mentre lui cercava in tutti i modi di slacciarmi il reggiseno. Quando ci riuscì, mi aiutò a farmelo cadere a terra da sotto la maglietta. Il suo sguardo era posato sul mio petto e arrossii quando lo vidi sorridere. solo quando sentii un brivido percorrere i miei seni, mi resi conto del perché stesse ridendo. In risposta gli tesi un pugno sui pettorali. Lui simulò un ringhio che per un momento mi fece gelare. Poi ridendo mi prese di peso e mi buttò sul letto. Mi continuò a baciare il collo tenendo saldo nella mano il mio seno destro. Mi scappò un gemito quando il suo tocco si accentuò su entrambi i miei capezzoli ormai rigidi.
“Resisti”- mi imposi nella testa. Così passai al contraccambio e gli slacciai la cintura mentre lo tenevo impegnato a baciarmi il collo. Gli sfilai con difficoltà i jeans stretti, tanto che si fermò e scese dal letto per toglierseli da solo. Solo in quel momento mi resi conto di quanta bellezza mi stavo approfittando e sorrisi divertita all’idea che lui era solo per me in quel momento. Buttò i jeans in un angolo, poi con un ghigno mi saltò sopra afferrandomi i polsi e bloccandomeli al di sopra della testa. Giocai col suo sguardo muovendomi sinuosa sotto il suo possesso.
“Ora tocca a te”- mi soffiò sul viso.
Prese con una sola mano entrambi i miei polsi e li bloccò con fermezza. La pressione aumentava e ansimai dalla paura. Mi slacciò lentamente il bottone dei jeans e con i denti mi tirò giu la zip. Il suo palmo, prima spinto nel materasso, adesso mi avvolgeva il sedere aiutandomi ad alzare il bacino. Così poi da permettergli di sfilarmi i jeans facilmente. Li buttò vicino ai suoi in un angolo della stanza. La luce fioca della lampada al centro della stanza mi ricordava la riserva di mio padre. Ma non era niente a confronto col disordine della riserva. Era tutto perfettamente pulito. “Cocco delle sorelle”- pensai ridendo.
*ZAYN’S POV*
Non mi piaceva quando rideva improvvisa, mi faceva sentire debole e deriso. Con lei il mio orgoglio maschile andava a farsi benedire! E quella prestazione era un po’ anche la mia vendetta sul potere che anche in questi anni la sua assenza aveva avuto su di me. Gli succhiai una parte di pelle sul ventre facendola gemere sotto di me. Poco dopo un minuto lasciai respirare la sua pelle arrossata, poco vicino al suo ombelico. Tirai più su il top fin sotto il seno e con il suo consenso glie lo levai del tutto. Era magnifica. Così tante volte mi immaginavo il suo corpo nudo che in quel momento non mi sembrava vero. Ormai il mio membro si stava scaldando e sentivo chiaro e forte il pulsare del suo sangue all’interno. Durante quella giornata mi ero chiesto più volte se qualcuno l’aveva già fatta sua. Se le sensazione che provava con me, glie le aveva già fatte scoprire qualcun altro. Era qualcosa di insopportabile l’immagine di lei con un altro che non ero io. E questa era la mia occasione per far sapere al mondo che lei mi apparteneva. Soffiai sulla parte rossa del suo ventre, provocandogli la pelle d’oca. Poi mi diressi più giu. Portava delle mutandine di pizzo nero che sfilai leggermente dopo aver stuzzicato con le labbra la sua intimità. L’aria stava diventando sempre più irrespirabile e il suo affanno si faceva sempre più forte. Colsi l’occasione per baciargli ancora le cosce e le gambe per accrescere quello che gli stavo provocando. Quando passai alla cicatrice sul ginocchio tese i muscoli sentendo la mia lingua percorrere esattamente tutta la lunghezza del segno. Conoscevo il suo spirito combattivo e sapevo esattamente cosa stava cercando di fare. Il suo sguardo e i suoi comportamenti erano totalmente scoperti a me. Stava cercando in tutti i modi di non venire. Vedevo chiaramente l’agonia nei suoi occhi. E ciò mi eccitava ancora di più. Ormai il mio membro spingeva contro il tessuto elastico dei miei boxer. Come se letto nel pensiero, la sua mano tremante si aggrappò all’elastico dei miei boxer. Gli afferrai la mano per fargli coraggio e tirò giu i boxer. Poi, sempre guidata da me gli diressi la mano sul mio membro già rigido. Con mio grande stupore mi spostò la mano e fece da sola. Mi irrigidii quando mi accorsi che l’azione non gli era sconosciuta e faceva con esperienza. Chiusi il pugno quando mi provocò piacere prima del solito e questo aumentava sempre di più. Nel mentre mi baciava e leccava la ferita sulle labbra. Arrivai troppo presto al culmine e quando successe digrignai i denti mordendogli il labbro mentre mi baciava.
*CLAIRE’S POV*
Ero soddisfatta di vederlo rosso e felice sopra di me. Mi faceva felice sapere di avergli procurato piacere per così poco. Ma sapevo anche di avergli profondamente ferito l’orgoglio facendolo arrivare così presto. Infatti come pensavo decise di pensare da maschio ed essere quindi completamente prevedibile. Mi baciò l’interno coscia lasciandomi anche piccole chiazze rosse, mentre era impegnato a baciarmi, mi stuzzicava con il dito la mia intimità. Gemetti più volte al suo tocco, riusciva perfettamente a capire quando esagerava a penetrare o quando doveva insistere nonostante le mie suppliche. Nessuno poteva capirmi meglio di lui, neanche Jackson. Nonostante le mie imposizioni di resistenza e le mie suppliche, il mio corpo si abbandonò al piacere insieme alla mia testa e stavolta lo implorai di continuare.

“Ti prego..”- ansimai esausta.
“Cosa?”- sorrise divertito aspettando esattamente ciò che voleva uscisse dalla mia maledetta bocca.
“Ti voglio”- dissi esausta.
Tutto quello che seguì furono movimenti ritmici e forti. Lui che cercava disperatamente di insinuarsi dentro di me. E l’indimenticabile e meraviglioso momento in cui raggiungemmo il piacere insieme.
  E finalmente siamo arrivati al tanto atteso capitolo "hot" della storia. Anche se mio malgrado, questo sarà l'ultimo capitolo. In realtà non sono esattamente sicura di voler far finire la storia questo modo. Perciò ho deciso di farlo dipendere solo da voi.
Quindi, se non vi piace il finale, mi recensite questo capitolo dicendomi ciò che volete accadesse in realtà. Facciamo che minimo 5 recensioni mi serviranno per farmi cambiare idea. Perciò se siete scontente, basta recensire e dirlo. Intanto colgo l'occasione per ringraziare tutte le poche persone che mi hanno seguita per tutto questo tempo ( solo ora mi rendo conto che è quasi passato un anno!) o meglio si sono dedicati alla mia storia. Credo che con più calma pubblicherò una one shoot a rating rosso. Vi amo da morire, un bacio enorme- C.C. 
  
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