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Autore: Chenra    11/03/2013    1 recensioni
Salve a tutti, questa è la storia che avevo pubblicato un po' di tempo fa. Non mi convinceva il modo in cui l'avevo scritta quindi avevo deciso di cancellarla e di riadattarla in modo che risulti un po' più semplice da leggere.
Non so come descriverla in queste poche righe che ho a disposizione quindi non lo farò. Però dico già da ora che si entrerà nel vivo della storia solo a partire dalla fine del terzo capitolo, in quanto mi sono preso un abbondante spazio per descrivere i personaggi e la vita più o meno quotidiana prima di arrivare all'evento che cambierà in modo irreversibile la loro vita.
Mi piace scrivere capitoli abbastanza lunghi, se li ritenete eccessivamente lunghi o avete qualsiasi altra critica fatemelo sapere, le recensioni negative servono a migliorarsi.
L'uomo non è perfetto ma perfettibile. Con questa citazione di Kant da finto ragazzo colto quale sono vi lascio al capitolo :)
P.S. Per quanto riguarda il genere romantico non so ancora in che misura sarà presente, dipende tutto da quello che la mia mente riesce ad elaborare, in quanto non mi piacciono molto le cose scontate e banali.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il capitolo è in parte in terza persona e in parte in prima, mi sembra che in prima sia più scorrevole ma, però esporre tutto così mi crea alcuni problemi dopo. Cosa ne pensate meglio prima o terza?
Capitolo II:
 
 
Impossibile negarlo, quegli occhi di giada lo avevano stregato. Erano passati due giorni da quando Julian e Kloe erano usciti, e oggi l’avrebbe finalmente rivista. Dopo il giro al parco avevano continuato a camminare per un bel po’ parlando del più e del meno, senza rendersene conto erano arrivati davanti alla Bishop e Kloe aveva indicato al moro il palazzo in cui aveva l’appartamento. Era un palazzo a tre piani color rosa salmone e con mattoncini rossi come decorazione che formavano semplici motivi geometrici. Mentre si stavano dirigendo in quella direzione il cellulare di Julian squillò per la decima volta. 
Julian era giunto alla conclusione, ormai da anni,  che fossero davvero poche le persone che si potevano vantare di essere insistenti quanto sua madre.
<< Credo di averti avuto tutto per me a sufficienza per oggi, ora vai un po’ da tua madre prima di farla imbestialire >> se le parole lo avevano colto di sorpresa il bacio veloce che gli dette sulla guancia lo spiazzò completamente.
La vide sparire ridente in mezzo alla folla.
Il giorno dopo, tornando da scuola, aveva trovato una lettera nella cassetta della posta indirizzata a lui. Conteneva solo una frase e una lettera come firma.
 
Domani alle otto davanti all’ingresso.
 
K.
 
Anche questa volta alla firma aveva fatto seguire uno smile sorridente.
L’idea di quel breve incontro prima delle lezioni aveva dato a Julian il coraggio di mettere la sveglia mezz’ora prima. Ciò comportò un’occhiata incuriosita da parte di sua madre che rimase parecchio sorpresa nel vederlo in piedi alle 6:30.
Si preparò con calma avendo a disposizione mezz’ora in più, mezz’ora che avrebbe ritenuto persa, se non fosse stato per Kloe.
<< Come mai siamo già svegli? >> sua madre era rimasta tanto scioccata nel vederlo in piedi così presto che aveva avuto bisogno di un po’ di tempo per riuscire a chiederglielo.
<< Devo vedere Charles prima di entrare in classe. Gli devo dare gli appunti su Orwell. >>  era vero, ma per quanto Julian volesse bene a Charlie, non si sarebbe mai alzato mezz’ora prima per degli stupidi appunti .
<< Ok … fai colazione? Poi ti do uno strappo io >> chiese Lily per nulla convinta dalla risposta del figlio.
<< No grazie mamma, non ho fame e preferisco fare due passi per svegliarmi un po' >> almeno questo era tutto vero.
<< Se faccio in tempo prendo qualcosa al bar davanti a scuola >> aggiunse per evitare una discussione superflua.
Erano le 7:30, sarebbe arrivato a scuola anche in anticipo, chissà che avrebbero detto i professori vedendolo puntuale una volta tanto.
Mise le cuffie, e con i The Specials a fargli compagnia si avviò verso scuola.
Arrivò a scuola alle 7:55, proprio quando stava arrivando la professoressa di letteratura inglese. Lo stupore che le si dipinse in volto fece scatenare dietro di Julian una risata allegra.
<< Al mattino non eri solito fare tardi? >> chiese la voce ridente.
<< Lo sai che sono un ragazzo dalle mille sorprese >>
<< Avrei detto dalle mille idiozie, ma suppongo che sia questione di punti di vista >>
<< Davvero Charlie ora non rido perché non ho tempo, ma appena trovo cinque minuti liberi mi faccio una risata coi fiocchi >> rispose Julian sarcastico.
<< Parlando di cose serie … che ci fai qua? >>  chiese il biondo con un sorriso furbo in volto.
Per quanto la domanda potesse apparire semplice, di fatto non lo era. - Cavolo! Ma perché deve essere così attento di prima mattina? Non poteva avere sonno come tutti quanti? Domanda idiota, Charlie non ha mai sonno, è un vulcano di energie-
<< Charlie ti ricordo che io, come te, frequento questa scuola. >> che Julian stesse aggirando la domanda era palese, ma visto che non gli aveva ancora detto nulla di Kloe cercava di temporeggiare.
Che sia mai esistita una persona più curiosa di Charles era possibile, ma per il momento e per molti altri secoli a venire, sarebbe stato lui a stare sul gradino più alto del podio.
<< Julian, siamo seri, in cinque anni che frequenti questa scuola sei arrivato in orario solo una volta. Giovedì 17 dicembre 2009.
La professoressa di chimica ha appeso un chiodo al muro e ci ha attaccato la targhetta con la data. >>
<< Si, scena memorabile >> commentò il moro ridacchiando al ricordo.
<< Come la tua entrata puntuale alla Bishop. Quindi spara. >>  lo aveva messo con le spalle al muro. 
- Perché devo avere per migliore amico un tale ficcanaso incredibilmente attento ai dettagli?-
<< Una ragazza … >> ammise il moro preparandosi al peggio.
Ma si salvò in extremis. Kloe stava attraversando la strada.
<< ...che sta arrivando quindi ci vediamo dopo, forse >> aggiunse con un sorriso, prima di scappare per evitare le duemila domande che sicuramente l'amico gli avrebbe fatto.
Julian lo sentì imprecare qualcosa per essergli sfuggito così da sotto il naso ma non ci badò.
<< Buongiorno >> salutò Kloe ancora per metà nel mondo dei sogni .
<< Buongiorno straniera>> replicò di rimando con tono sereno.
<< La tua è la tipica faccia di chi non ha ancora bevuto un buon caffè, o sbaglio? >>
<< Esatto, voglio il caffè italiano >> disse lamentandosi come una bambina di cinque anni capricciosa, strappandogli una risata.
<< Vieni con me, cercherò di mettere fine alle tue sofferenze da astinenza >> disse Julian ancora ridacchiando.
<< Magari non sarà buono come quello italiano ma sicuramente è meglio, a tuo parere, del nostro. >>
I suoi occhi si illuminarono.
<< Grazie Julian non mi andava di andare dal preside con la faccia da cadavere, sei la mia salvezza >> disse euforica.
Attraversarono la strada e si diressero al bar davanti a scuola.
<< Ciao Sam, due espressi per favore >> ordinò il moro al cameriere.
<< Arrivano Julian >> Samuel guardò prima me e poi Kloe e prima che si girasse per fare i caffè Julian avrebbe giurato di averlo visto sghignazzare.
<< Allora come mai devi vedere il preside? >> chiese lui togliendosi il giubbotto.
<< Vuole sapere fino a dove sono arrivata nelle varie materie per darmi l’orario delle classi da frequentare. Ieri ho fatto i test e credo di averli fatti abbastanza bene, quindi, forse, seguiremo molti corsi insieme >> disse versando lo zucchero nel caffè.
<< Julian ti adoro >> disse con un sorriso di piacere.
<< Samuel vende il miglior caffè espresso di tutta Seattle. Il vecchio J. dopo essere tornato dall’Italia viene a prendere qui il caffè tutti i giorni, anche lui è stato stregato. E il fatto che tu abitassi qui vicino mi ha fatto pensare che non fosse una coincidenza, ero abbastanza sicuro che ti sarebbe piaciuto>> disse contento per lei, finalmente aveva trovato il suo caffè.
<< Tu adesso cos’hai? >> chiese con gli occhi chiusi, gustandosi a pieno il suo caffè.
<< Letteratura inglese e dopo chimica. >> pensando alla seconda materia non il moro potè fare a meno di ridere, ricordando la targhetta in ottone appesa nell’aula.
Kloe lo guardò con un occhiata interrogativa non potendo capire il motivo della sua risata.
<< Capirai quando entrerai nell’aula di chimica, ora andiamo che siamo in ritardo >> dissi ancora ridacchiando.
<< Dannazione sono le 8:35 non ti faranno mai entrare sei in ritardo >> disse lei dispiacciuta.
<< Non ti preoccupare, chiuderanno un occhio. >> disse lui con le fitte agli addominali per via della risata trattenuta a fatica.
Si separarono nell’ingresso della scuola, lei doveva andare dal preside quindi prese la seconda porta a sinistra, lui aveva letteratura quindi iniziò a salire le scale diretto al piano superiore.
Si fermò sul sesto gradino.
<< Dopo il colloquio col preside, se non sai la strada per la prossima lezione, aspettami qui che ti ci porto io. >> disse prima di riprendere la sua corsa verso l’aula di letteratura.
La professoressa Roberts non era ancora entrata.
 - Forse è un periodo fortunato, no forse no, Charles è già qui, dannazione -.
<< Era ora che arrivassi Juls, lo sai quanto sono curioso, è stata una mezz’ora interminabile per me. >> aveva fatto solo un passo oltre la soglia e già il suo miglior amico andava alla carica.
<< Ti rendi conto che non puoi avere un atteggiamento del genere con me? Intendi farmi suicidare dalla curiosità? >> disse simulando un harakiri.
<< Charlie dovresti … anzi no … devi promettermi che non proverai mai a fare l’attore, mi dispiacerebbe vederti triste per aver fallito in qualcosa. >> rispose il moro cercando di prendere tempo, ma fu un tentativo vano.
<< Non oggi Juls, non pensare che demorda così facilmente, mi devi dire un bel po’ di cose signorino >> disse con tono che non ammetteva repliche.
- Sono spacciato. -
<< Buongiorno ragazzi, accomodatevi prego. >> salutò pimpante la prof.ssa Roberts.
<< Ok stai calmo, cosa vuoi sapere prima di tutto. >> ormai non avevo chance di sfuggirgli.
<< Prima di tutto chi è? e quando l’hai conosciuta? >> era bramoso di sapere.
<< Si chiama Kloe Wiccans, da oggi frequenterà la nostra cara Bishop. L’ho conosciuta il primo giorno dal vecchio J., qualche giorno fa >> non mi sbilanciai con le informazioni, ero teso per via dell’interrogatorio e mi limitai a rispondere in modo conciso alle domande.
<< Se l’hai conosciuta da J. perché non mi hai detto nulla fino ad oggi? >>
<< Volevo rimandare le tue infinite domande ad un altro momento. >> ammisi colpevole.
<< Julian Emlent, come ti permetti di tenermi all’oscuro di certi avvenimenti della tua vita? >> disse guardandomi truce.
Mi sentii ancora più colpevole e bisbigliai un semplice “scusa” conscio che non sarebbe bastato a calmarlo.
<< Per ottenere il mio perdono devi rispondere alle mie domande, a tutte le mie domande >>
Annui, ormai ero spacciato quindi non potevo che accettare di buon grado la mia condanna.
<< Avanti spara >> dissi fingendomi afflitto.
<< Indubbiamente sei un attore migliore di me >> ammise sghignazzando << Ma non ti salverà, quanti anni ha? >> chiese curioso.
<< Ne farà diciannove fra due settimane. >>
Presi l’acqua dalla borsa, e credo che stesse aspettando proprio un gesto del genere, per vendicarsi completamente del mio silenzio.
<< Vi siete baciati? >> quasi mi strozzai bevendo.
<< No ... >> dissi tra un colpo di tosse e l’altro << ... e sei uno stronzo >>aggiunsi prima della nuova domanda.
Lui si limito a tapparsi la bocca con la mano per evitare di fare troppo casino ridendo.
<< Sei troppo scurrile Juls, non parlerai anche con lei in questo modo spero >> mi stava stuzzicando, e presi nota mentalmente di dargli una gomitata nelle costole appena la Roberts si fosse girata.
Detto fatto. Proprio in quel momento la prof.ssa si era girata per scrivere una cosa alla lavagna. 
La mia vendetta fu implacabile.
Charles si piegò sul banco imprecando come un dannato.
Presi la palla al balzo.
<< Sei troppo scurrile Charlie, non parlerai con Marlene in questo modo spero >> lo scimmiottai.
<< Me la sono meritata. >> ammise sghignazzando.
Se c’era una cosa che Charlie non sapeva fare, oltre recitare, era portare rancore. Era la persona più calma che conoscessi. Forse era per questo che eravamo tanto amici, eravamo due tranquilloni.
<< Per la cronaca io sono un gentiluomo con Marlene >>
<< Allora mi sbagliavo >> dissi sghignazzando.
<< Riguardo a cosa? >> chiese stupito. Era raro che mi sbagliassi con Charlie.
<< Se fai il gentiluomo con lei vuol dire che non sei così scadente come attore >> gli dissi mettendomi la mano davanti alla bocca per non ridere in faccia alla Roberts.
Lui si limitò a scuotere il capo, non capendo come avesse fatto a non arrivarci da solo.
<< Quando me la presenterai? >>
<< Se fai il bravo e la finisci con le domande forse alla fine delle lezioni. >> risposi contento di avere un arma contro il suo interrogatorio.
Soppesò la proposta per un po’ e poi annuì soddisfatto.
Passammo il resto dell’ora, prossima ormai alla fine, a prendere appunti.
Quando la campana suonò, rimisi il quaderno e libro nella borsa e mi diressi al pian terreno, con un semplice “ci vediamo dopo” rivolto a Charlie.
Kloe era in piedi appoggiata a una semi colonna nell’ingresso, quando mi vide mi venne incontro allegra.
<< Bene, ora scoprirò perché la chimica ti faccia tanto ridere. >> disse sorridendo.
<< Ah ah ah … si e io sono curioso di vedere la tua faccia >> dissi gioioso.
<< Mi devo preoccupare? >> chiese titubante.
<< No no, è solo una stupida targhetta. >> dissi sghignazzando.
Visto che stava cominciando a preoccuparsi cercai di distrarla.
<< Che ti ha detto il preside? >> ero curioso, soprattutto speravo che non avremmo frequentato solo chimica insieme.
<< Niente di che si voleva congratulare per come ho passato i test. Mi ha chiesto se conoscevo già qualcuno, gli ho parlato di te e poi ha mormorato qualcosa riguardo i ritardi, ma non ho capito bene a cosa si stesse riferendo. >>
Non potei fare a meno di ridere sotto i baffi. Io sapevo a cosa si riferiva.
Entrammo in aula, lei dette il foglio alla prof.ssa Ross e si sedette a fianco a me. Le indicai la targhetta e mi guardò incuriosita, non capendo a cosa facesse riferimento glie lo dissi.
<< è la data della prima e ultima volta che sono arrivato puntuale, appesa dalla prof.ssa Ross in persona. >>
La sua faccia era il ritratto dello stupore.
<< Come è possibile? In cinque anni sei arrivato puntuale soltanto una volta? >>. Agitò incredula la testa.
La sua espressione era puro shock e io non potei fare altro che ridere.
La Ross ci richiamò e inizio la spiegazione. Era una professoressa straordinaria. Il libro solitamente non lo si comprava. Diceva il doppio delle cose che c’erano nel libro e tutte le notizie che ci dava erano aggiornatissime. Quindi l’unica soluzione era massacrarsi la mano con gli appunti.
Finita l’ora della Ross andammo a matematica e spagnolo. Bisbigliammo per tutta la mattinata, ero curioso di sapere la sua opinione, e lei era curiosa di aneddoti. Specialmente sulla Ross. La trovava buffissima quando faceva certe facce spiegando e coi capelli corti le sembrava una bambina giocosa.
L’avevo fatta ridere a crepa pelle quando le avevo detto che una giorno, all’ennesima incoraggiamento di andare farmi tagliare i cappelli, mi aveva minacciato che avrebbe portato le forbici un giorno o l’altro.
La trovava straordinaria, come tutti del resto.
Finita la scuola andammo a fare una passeggiata per Seattle con Charlie che ci lasciò verso le sette per andare da Marlene.
<< Come fai a essere tanto amico di una persona così dinamica se sei un pigrone? >> mi chiese qualche minuto dopo che Charles ci lasciò.
Non riuscii a trattenere la sorpresa. Come faceva a sapere che Charlie fosse un tipo dinamico.
Lei intuii il mio motivo del mio stupore.
<< Sensazione. >> disse a mo’ di spiegazione.
<< Sei la persona più sensibile che io conosca non c’è che dire. >> ammisi rassegnato, probabilmente non le avrei mai potuto nascondere niente.
<< Comunque sia, Charlie mi sa trascinare nei suoi piani folli, diciamo che sa come prendermi. >> iniziai a dire.
<< Lui è un vulcano di energie si fa trasportare dagli avvenimenti e riesce a godersi la vita sempre al meglio senza sprecarne manco un instante. Non so bene come faccia a convincermi ma ci riesce. Più che un amico è un fratello e quando serve c’è sempre. >> dissi spensierato, quando stavo con Kloe o ero spensierato o pieno di domande. In questo caso era la prima.
<< è bello avere una persona così, deve essere piacevole avere qualcuno su cui poter sempre contare, purtroppo fra le persone che ho incontrato nel collegio in Italia gente come lui non c’era. >> ammise.
Sembrava che avesse rinunciato a cercare un amico o amica come lo era Charlie per me, ma adesso era come se fosse speranzosa.
<< Beh se non hai ancora un’amica – sorella aspetta di conoscere Marlene. È una sorta di Charlie al femminile anche se lei tende a essere più calma e riflessiva, si compensano bene in effetti >> dissi sorridendole.
Lei mi guardò il petto con uno strano sguardo, era un misto di stupore ovvietà e fiducia. Non fui in grado di comprenderlo.
<< Grazie >> mi bisbiglio cingendomi il fianco continuando a camminare. Perdere i genitori e crescere senza trovare un amico speciale è una cosa bruttissima, e nonostante tutto Kloe era rimasta una ragazza buona e dolce, non avevo dubbi che fosse più unica che rara.
Dal canto mio non potei fare a meno sorridere contento, cingendole le spalle e avvicinandola ancora di più a me.
In quell’istante una brezza calda che sapeva di pace ci scompigliò lievemente i capelli.
<< Figurati >> le bisbigliai all’orecchio.
Camminammo in silenzio, persi nei nostri pensieri.
Arrivammo davanti a casa e mi venne in mente una cosa che mi aveva molto sorpreso.
<< Come facevi a sapere dove abitavo? >> chiesi con noncuranza.
Continuammo a camminare ma sentii che si era irrigidita, che si fosse imbarazzata? Probabilmente non si aspettava la domanda e l’avevo messa a disagio.
La brezza che sapeva di pace cessò.
<< Beh ecco … >> era titubante, e passando affianco alla vetrina di un ristorante notai che era arrossita.
<< Ti ho visto uscire da lì quattro giorni fa quando stavi andando a lavorare alla tavola calda e ho deciso di seguirti perché mi incuriosivi. >> disse tutto d’un fiato.
Dalla sua voce trapelava ansia e imbarazzo, che non potevo assolutamente condividere. Se non mi avesse seguito probabilmente non ci saremmo mai incontrati.
<< E n’è valsa la pena di seguirmi per più di un chilometro a piedi? >>
Il suo flebile “si” fece perdere un battito al mio cuore.
Le posai un bacio sulla testa e la sentii rilassarsi nuovamente.
<< Non sei preoccupato del mio “pedinamento”? >> chiese scherzosa, ormai di nuovo a suo agio.
<< No, però sono curioso >> la sentii irrigidirsi nuovamente, mi nascondeva qualcosa, ma decisi che non era quello il momento di sapere cosa.
<< Ma sono certo che me lo dirai di tua spontanea volontà prima o poi, aspetterò >> dissi sereno.
Non ero più spensierato, anzi avevo moltissime domande per la testa, ma non le volli mettere fretta e me le tenni per me.
<< Prima o poi te lo dirò >> disse furbescamente.
<< Marlene dove studia? >> chiese quando fummo davanti alla Bishop, fino ad allora avevamo camminato come tre giorni prima parlando del più e del meno.
Probabilmente bramava un’amicizia come quella che c’era tra me e Charlie, e con la vita che aveva avuto non la potei biasimare.
<< Anche lei alla Bishop, oggi non c’era perché non si sentiva molto bene ed è rimasta a casa. Ma domani sarà a scuola, che resti per più di un giorno a casa è difficile, come Charlie è abbastanza energica e non le piace stare segregata, si annoia da morire. >> spiegai semplicemente.
<< Sono curiosa di conoscere la ragazza in grado di stare dietro a Charlie >> disse ridacchiando.
Ci fermammo davanti all’ingresso del suo palazzo, con quello che mi parve un immenso sforzo di volontà si allontanò.
<< Ti va un caffè da Samuel prima di entrare a scuola domani? >> chiese guardandomi negli occhi. Mi persi nella giada dei suoi occhi e non potei che annuire.
<< Buona notte Julian >> disse posandomi un rapido bacio sulla guancia.
<< Buona notte Kloe >> dissi vedendola sparire dietro il portone dell’ingresso.
 
 
<< Mi devo preoccupare? >> disse una voce scherzosa alle mie spalle.
<< In effetti che Julian Emlent arrivi in anticipo a scuola due giorni di fila è una cosa davvero eccezionale. >> disse una voce femminile.
<< O forse non sei qui per la scuola. >> aggiunse quest’ultima ridacchiando e affiancandosi a me.
Charlie e Marlene erano una coppia fantastica, sempre pronti a sostenersi e a spalleggiarsi l’un l’altro in maniera perfetta.
<< In effetti no >> ammisi tranquillo, fingere con loro era impossibile e per di più non aveva senso in quel momento.
<< Mi fa piacere vedere che stai meglio >> dissi sorridendo <> dissi ridacchiando.
<< Si in effetti mi ha accennato ad una ragazza con questo nome >> disse schernendo il suo ragazzo. 
La bionda da questo punto di vista era fenomenale, quando eravamo fra noi e c’era da schernire il suo amatissimo Charlie lei era sempre in prima linea.
<< Aspetta un attimo Juls. Perché con lei ti confidi senza riserve e io invece ti devo estorcere tutte le informazioni con la forza? >> chiese Charlie esterrefatto.
<< Semplice perché lei non fa mille domande, è più adatta per certe confidenze, e in oltre mi farebbe piacere se diventassero buone amiche >> risposi calmo.
<< Comunque, miei cari, ora vi lascio, sta arrivando Kloe e le ho promesso un caffè da Samuel. Ci vediamo dopo. >> dissi allontanandomi dai miei due più cari amici.
<< Buongiorno, è lei la famosa Marlene per caso? >> chiese Kloe assonnata ma sorridente, era evidente la sua voglia di conoscerla ma sentivo che c’era dell’altro, anche sta volta decisi di aspettare per le domande.
I capelli le ricadevano sulla camicetta bianca dandole un’aria angelica.
Un angelo dagli occhi di giada.
<< Buongiorno, perspicace come sempre vedo. >> dissi sorridendo a mia volta.
<< Però la conoscerai dopo, ora andiamo da Samuel prima che ti veda svenire per assenza di caffeina nel sangue. >>
<< Si in effetti sono prossima al collasso, alzarsi sapendo di non avere caffè in casa è una cosa tragica. Non vedo l’ora che arrivi la caffettiera che ho ordinato dall’Italia. >> ammise sbadigliando.
<< Per ora ti devi accontentare di Samuel, come fanno in Italia a bere una cosa tanto amara? >> chiesi affrettandomi a versare altro zucchero nel mio espresso, presi nota mentalmente di lasciar perdere i miei tentativi di provare a bere quel tipo di caffè.
<< lo stesso vale per voi, come fatte a bere un caffè tanto lungo? >> rispose sorridendo.
Probabilmente era questione di abitudine e non tanto di sapore.
<< Anche tu hai le tue valide ragioni per non gradire il nostro >> dissi scherzando.
<< Non avrai il caffè italiano ma probabilmente a fine giornata sarai comunque contenta >> dissi allegro
<< Perché? conoscerò Marlene ? >> chiese non capendo il motivo della mia affermazione.
<< No, perché fra tre minuti esatti inizierà a piovere e finirà poco prima della fine delle lezioni. >> risposi convinto.
<< Come fai a sapere quando inizierà e che finirà prima della fine delle lezioni? >> chiese dubbiosa.
<< Sensazione … >> dissi ridacchiando.
Era vero non capivo come facessi a sapere ogni volta quando sarebbe iniziato e finito un acquazzone, però non mi ero mai sbagliato.
Riuscivo a “percepirlo” da che ne avessi memoria. Tanto che sia Charlie che Marlene chiedevano a me anzi che affidarsi al meteo.
<< Ne sei sicuro che inizierà fra tre minuti? Perché al meteo ieri hanno detto che sarebbe stato sereno, e il cielo non mi è sembrato eccessivamente carico >> chiese ancora dubbiosa.
<< Non mi sbaglio mai sulla pioggia, anzi andiamo che se no ci bagneremo >> dissi alzandomi.
Lasciai i soldi sul tavolo e ci dirigemmo al semaforo, rosso. Ci saremmo sicuramente bagnati, quello che stava arrivando era un temporale di grosse dimensioni.
 
<< Sai, forse hai ragione il cielo sembra decisamente più carico. >> disse guardando il cielo cupo << eppure quando siamo entrati al bar era solo leggermente coperto. >> aggiunse guardandomi.
Non feci in tempo a commentare che iniziò a diluviare.
<< Come volevasi dimostrare, avevo ragione >> dissi allegro.
Quando entrammo a scuola trovammo sulla porta Charlie che baciava Marlene che era diretta a matematica mentre io e il mio migliore amico avevamo storia contemporanea.
<< Adesso dove devi andare? >> chiesi a Kloe che stava tirando fuori l’orario.
<< Matematica, e tu? >> chiese ributtando l’orario in borsa.
<< Storia … quanto pare conoscerai Marlene prima del previsto, anche lei ora ha matematica. >>
<< Juls cosa hai da borbottare nei miei confronti? >> mi chiese la mia migliore amica sentendosi nominare.
<< Niente di bello >> dissi facendole la linguaccia.
Lei per tutta risposta si limitò ad alzare il sopraciglio. Lo faceva ogni volta che dicevo cavolate, e poiché accadeva spesso l’avevo presa in giro più volte dicendole che le sarebbe venuto un tic a forza di fare quel gesto.
<< Ok ok, Mss. Simpatia >> dissi schernendola. << Kloe ha matematica , e le ho semplicemente detto che quindi vi sareste conosciute prima di quello che avevo previsto  >> spiegai rapidamente.
Con tre falcate si avvicinò a noi.
<< Vedi che quando ti applichi riesci a non dire idiozie? >> disse prendendomi in giro.
<< Lo sai che non posso farne a meno … comunque Kloe lei è Marlene; Marlene lei è Kloe. >> dissi presentandole.
<< Ok allora andiamo Kloe se no faremo tardi a lezione come questo simpaticone. >> disse prendendola a braccetto e portandosela via.
<< Ah Juls … quando finirà il temporale? >> gridò girandosi prima di entrare in classe.
<< Promettimi di non dire a Kloe niente di eccessivamente imbarazzante e te lo dico. >> risposi preoccupato. Lo svantaggio di voler far fraternizzare Kloe e la mia migliore amica era proprio quello. Marlene non si sarebbe fatta scrupoli a raccontare qualche aneddoto imbarazzante.
Ero convinto di essermi assicurato il suo silenzio quando una variabile che non avevo calcolato mandò a monte il mio piano.
<< Ha detto che avrebbe finito poco prima della fine delle lezioni >> Kloe mi aveva messo in trappola e Marlene mi guardò con un sorriso diabolico, ebbi seriamente paura.
<< Ottimo così poi possiamo andare a farci un giro e io e Charlie ti racconteremo qualcosa su Julian, ma tranquilla su certi aspetti ti metterò in guardia io stessa. >> disse ridacchiando.
Quelle parole mi fecero gelare il sangue nelle vene.
<< Non tradirmi anche tu amico >> dissi voltandomi verso Charlie.
<< Marlene è più adatta alle confidenze ... >> 
Ero spacciato.
Charlie aveva lo stesso sorriso perfido della sua ragazza.
 
Passai la mattinata in preda all’ansia. Angosciato per quello che le stava raccontando Marlene e per quello che le avrebbe raccontato Charles dopo quando saremmo usciti da scuola. Non avevo nessuna lezione in comune con Kloe il giorno, la mia migliore amica le aveva tutte.
Charlie come sempre era imperturbabile, e trascorse la giornata a pensare a tutto quello che mi avrebbe potuto imbarazzare e a ridacchiare per certi avvenimenti passati che ignoravo.
Come avevo previsto, smise di piovere cinque minuti prima del suono della campana . Decisi che in nessun modo, eccetto che con duplice omicidio, avrei potuto impedire a Kloe di sentire gli avvenimenti più imbarazzanti della mia vita.
Non mi restava che prenderla con filosofia. Almeno avrei passato la serata con Kloe.
<< Alla fine hai deciso cosa regalare a tua madre? >> assorto com’ero nel tentativo di tranquillizzarmi la domanda di Charlie mi aveva colto del tutto alla sprovvista, quindi ci misi qualche secondo a rispondere.
<< Ancora no, stavo pensando di portarla fuori a cena ma per il regalo non so ancora cosa prenderle. >>
<< Bajet? >> chiese spensierato.
<< Millecinquecento dollari, esclusa la cena >> risposi pensieroso.
Non sapevo proprio cosa prenderle quindi decisi che mi sarei fatto aiutare da Marlene, o magari da Kloe.
<< Caspita, hai racimolato un bel gruzzolo, da quando è che risparmi? … comunque che ne dici di farti aiutare dalla futura signora Emlent nella scelta? >> chiese ridacchiando.
<< Non ti sembra di correre un po’ troppo con la fantasia? Comunque un anno e mezzo. >> risposi irrigidendomi. Charles sapeva esattamente quali tasti toccare con me, come io con lui.
<< La strada dell’immaginazione è priva di limiti di velocità quindi posso correre quanto mi pare >> disse ridacchiando per la mia reazione.
<< Comunque si, anche io stavo pensando di chiedere aiuto a Kloe o alla tua dolce consorte >>
<< Ma preferiresti che ad aiutarti fosse Kloe, quindi io e Mar dopo vi lasceremo soli soletti e potrai farti aiutare >> disse facendomi l’occhiolino.
<< è il tuo modo per cercare di farti perdonare per quello che le dirai a breve? >> chiesi sospettoso.
Si limitò a ridacchiare e lo interpretai come un “si”.
Al suono della campana uscimmo con calma , facendoci superare dai vari studenti che sciamavano in corridoio.
Trovammo le due ragazze a parlare e ridere davanti al portone d’ingresso, a quanto pare la mia idea di farle conoscere era stata ottima.
<< Pronta a scoprire lati di Julian noti a pochi? >> chiese Charlie rivolgendosi a Kloe.
<< Meno noti dei suoi boxer? >> chiese Kloe sorridendomi e voltandosi a guardare la mia migliore amica con aria complice.
Sapevo a che foto si riferiva, ma non mi imbarazzai minimamente. Kloe d’altronde aveva scoperto più tratti del mio carattere con poche domande, per giunta banali, che quella semi – nudità fisica non mi toccò minimamente. Se quello fosse stato il livello medio dei lori aneddoti ne sarei uscito praticamente indenne, a patto che Kloe non si scandalizzasse e mi mandasse al diavolo.
<< Le hai mostrato la foto dello scorso natale? >> chiesi in tono tranquillo e sorridendo alla bionda.
Vidi Charlie colpito dalla mia indifferenza fare un sorriso sghembo alla sua ragazza che non mi preoccupò più di tanto, mi sentivo invincibile.
<< Dove andiamo? >> chiese Charlie guidandoci verso l’uscita della Bishop.
<< Che ne dite di passare a vedere la vetrina di Boulevard? Ho sentito che l’ha allestita per natale >> rispose la sua dolce metà.
<< Per me va bene …>> dicemmo io e Kloe all’unisono. Quanto pare a lei come a me non importava tanto della meta, ma del viaggio.
Stabilita la destinazione arrivò il momento della verità.
Charlie non si perse in chiacchiere.
<< Allora da dove possiamo iniziare a parlare di questo bel giovine? >> domandò riferendosi alla sua ragazza che sicuramente aveva già escluso gli eventi minori per poter narrare supportata dal suo ragazzo quelli più imbarazzanti.
Raccontarono a Kloe tutti gli eventi che sicuramente con qualsiasi altra ragazza mi avrebbero fatto venire voglia di sotterrarmi, ma non con lei.
Anzi ne risi con loro, e Kloe con noi. Non si scandalizzava anzi si divertiva, rideva a crepa pelle.
 
 
Arrivati al negozio preferito di Marlene, demmo uno sguardo alla vetrina e entrammo per studiare meglio i nuovi arrivi.
Tyler, il proprietario del negozio, vedendoci ci venne incontro per salutarci e mostrarci la nuova merce. Le neo – amiche erano affascinate dai prodotti e se ne andarono promettendo a Tyler che sarebbero tornate a breve. Io con una scusa mi allontanai per chiedere a Tyler di mettermi da parte la felpa blu petrolio che tanto era piaciuta a Kloe. Glie la volevo regalare per il compleanno che sarebbe stato a breve.
Come d’accordo Charlie e Marlene lasciarono me e Kloe soli e passeggiando arrivammo davanti a una gioielleria che stava facendo una svendita.
<< Ti va di aiutarmi a scegliere il regalo di compleanno per mia madre? >> le chiesi guardando la vetrina.
Accettò di buon grado ed entrammo in cerca del dono.
<< E così Charlie, dopo “averti” ubriacato ti stava incastrando con un travestito? Pagherei oro per assistere alla scena >> disse prendendomi in giro e ridendo di gusto.
<< Che ci posso fare se come migliore amico ho un cane che si diverte a fare certi scherzi, fortunatamente Marlene mi ha salvato da quello scherzo idiota >> dissi ridacchiando a mia volta.
<< Che ne dici di quelli >> disse indicando degli orecchini.
Erano semplici, erano una coppia di perle strette in piccolo cerchietto d’oro. Erano molto sobri proprio come piacevano a mia madre, lei detestava le cose troppo elaborate.
Pagai con la carta e ci incamminammo per le vie di Seattle senza una meta precisa.
<< Perfetto, e con questo ho finito >> dissi sollevato, l’idea di non trovare un regalo decente per mia madre mi aveva messo un po’ d’agitazione, agitazione che era aumentata visto che oggi era l’ultimo giorno disponibile per poter far andare le cose come avevo programmato.
<< Tu invece che mi dici di Marlene? >> mi ero accorto che per Kloe fosse diventata speciale dal modo in cui avevano parlato per strada. Sembravano amiche da anni anzi che da poche ora.
Sorrise contenta pensando alla sua nuova amica.
<< è eccezionale, come Charlie è una carica di ottimismo ed energia. È attenta a tutti i dettagli anche quando sembra distratta o assorta nei suoi pensieri, ed è altamente probabile che sia impossibile nasconderle qualcosa. Tuttavia non è una ficcanaso pettegola e concede alla gente i propri spazzi, cosa che la rende sia intima che distaccata quando serve facendo comunque intendere che in caso di necessità lei ci sarà sempre. 
Probabilmente è, come hai detto tu, un Charlie al femminile, fatta eccezione per la curiosità che sa gestire decisamente meglio di lui. >> disse ridacchiando per l'eufemismo finale.
La sua capacità di comprendere e sintetizzare le persone era fenomenale. Era stata con Marlene neanche dodici ore e già la conosceva molto a fondo.
La sensazione che non mi avesse detto qualcosa su di sé si fece strada urlando nella mia testa, ma la misi a tacere, mi aveva detto che prima o poi me l’avrebbe detto e le avrei concesso i suoi spazzi dandole piena fiducia.
<< Comincio a non stupirmi più di tanto della tua abilità di comprendere il carattere delle persone. >> dissi ironicamente.
<< Oh si ne sono sicura >> disse schernendomi.
<< Ma è vero. Non sono sorpreso, sono allibito. >> dissi ridendo con lei.
Intanto eravamo arrivati, prendendo un autobus qualsiasi, al parco della nostra prima uscita insieme e nonostante il freddo autunnale ci sedemmo sotto lo stesso albero di quel giorno fortunato, io con la schiena appoggiata al tronco e lei appoggiata al mio petto.
<< Il tuo compleanno precisamente quand’è? >> chiesi all’improvviso.
Mi ero ricordato, improvvisamente, che quando le avevo chiesto gli anni non mi aveva detto il giorno ma solo “fra due settimane”; quindi adesso doveva mancare circa una settimana.
<< Il ventitre … e il tuo? >> chiese curiosa. Probabilmente anche a lei era rivenuto in mente il mio stesso ricordo, in effetti ora che pensavo bene manco io l’avevo detto con esattezza.
<< Il tre di luglio, anche se sarebbe potuto essere il due, visto che sono nato a mezzanotte esatta. >> risposi pensando a quello strano avvenimento.
Lei intanto si era accoccolata un po’ di più sul mio petto e aveva iniziato a canticchiare, sovrappensiero, una melodia da carillon lenta e rilassante.
In quel momento mi sentivo in pace con il mondo. Con Kloe appoggiata a me che canticchiava e una ciocca color miele fra le mie dita. Ancora una volta non mi ricordavo di averla presa, c’era finita e basta.
<< Cosa hai organizzato per la festa? >> mi chiese curiosa.
<< Niente di che, domani le farò trovare il regalo al suo risveglio e poi la porterò a cena fuori. Charlie nel frattempo addobberà la casa per una festicciola sotto l’occhio vigile di Mary. Che te ne pare come progetto? >> chiesi contento.
Mia madre in fondo aveva ragione, la semplicità nei regali era la cosa migliore.
<< è di buon gusto … >> disse poggiando la testa sull’incavo del mio collo con noncuranza.
<< ma come mai Charlie e Mary si occupano della festa? >> chiese non potendo sapere del legame che c’era fra loro e mia madre.
<< Quando i due biondini ed io eravamo piccoli vivevamo nello stesso palazzo e dopo che giocavamo mia madre ci preparava sempre la merenda. Per Charlie che non ha mai conosciuto sua madre, perché morta di parto, lei è la figura che più le si avvicina.
Poi quando Mr. Heer si è risposato si sono trasferiti e non l’ha più vista per due anni, aveva solo dodici anni. Charlie detesta la sua matrigna, ritiene che lei stia col padre solo per i soldi.
Mary invece si è trasferita solo qualche palazzo più avanti al nostro poco dopo che se n’era andato Charlie.
I signori Clant volevano un appartamento più grande perché lei e il fratello maggiore erano cresciuti abbastanza e volevano che ognuno avesse i propri spazzi, e sapendo quanto lei si era legata a mia madre cercarono di non allontanarsi troppo, anche perché così quando non erano in casa o erano impegnati potevano essere sicuri di poterla mandare a casa nostra anche a piedi.
Io e Marlene siamo sempre stati assieme , mentre con Charlie abbiamo avuto una breve pausa, ma non ci ha divisi.
Quando si sono rivisti, erano entrambi alla festa di mia madre che io e Mary avevamo organizzato, dal giorno hanno riallacciato i rapporti e poco a poco sono diventati più che amici e in occasione della prima festa organizzata da me e Mary per Charlie si sono messi insieme. >> finii il racconto sorridendo ripensando a quante ne avessimo passate insieme.
<< Ne avete passate davvero tante insieme, però è davvero bello che poi vi siate ritrovati. >> per tutta la durata del racconto Kloe era rimasta in silenzio ascoltando senza commentare.
<< Che ne dici di venire anche tu alla festa? >>la proposta mi venne spontanea. Di solito eravamo solo in quattro alla festa, perché per un motivo o per un altro eravamo legati tutti alla figura di mia madre. Ma ora che Kloe era entrata con tanto impeto nella mia vita sentivo che era giusto che ci fosse anche lei.
<< Juls per voi è una sorta di rimpatriata e io sarei di troppo e poi devono venire a portarmi le ultime cose del trasloco e quindi anche volendo sono impegnata. >> disse tutto d’un fiato, si era di nuovo irrigidita . Ma questa battaglia non l’avrebbe vinta così facilmente.
<< Kloe Wiccans. Ascoltami con molta attenzione perché non intendo ripetermi e non voglio che ci siano dubbi su quanto ti sto per dire adesso.
Primo: la festa è alle nove quindi la tua misera scusa del trasloco non regge; secondo: Charlie e Mary vedono mia madre continuamente quindi non è una rimpatriata ma una semplice festicciola; terzo e non per importanza: tu non sei mai di troppo quindi non fare storie. >> dissi il tutto con assoluta fermezza e sincerità e alle mie parole feci seguire un abbraccio forte ma delicato. Volevo che capisse quanto ci tenevo a vederla alla festa.
A poco a poco si rilassò fra le mie braccia restando tuttavia in silenzio per un minuto buono.
<< Ok vengo, ma la faccio solo perché ci tieni così tanto. >> disse a bassa voce.
Aveva capito.
<< Graz … >> non riuscii a finire.
Mi aveva bloccato posandomi un bacio sulle labbra. Bacio che per quanto sorpreso non tardai a ricambiare. Il sapore di vaniglia era irresistibile e le nostre labbra giocarono a rincorrersi fino a quando non fu necessario respirare.
Posò un rapido bacio sulla mia bocca e si allontanò prima che potessi ricambiare.
<< Devi tornare se no la professoressa Emlent darà a me la colpa dei tuoi ritardi. >> disse ridacchiando.
L’avvicinai a me e la bacia con trasporto, al quale lei rispose senza replicare.
<< Non ti preoccupare>> le bisbigliai all’orecchio dopo un leggero bacio sul collo.
Per tutta risposta si alzò di scatto e fatti due passi indietro mi porse la mano.
Mi alzai di malavoglia, anche se ci saremmo dovuti alzare a breve comunque, fra quindici minuti infatti avrebbe iniziato a piovere.
<< Che strano, non avevo notato le rose prima >> disse sorpresa.
Esattamente dietro di noi era comparsa una folta pianta di rose gialle, che manco io avevo notato quando ci eravamo seduti. era strano però una rosa con così tanti boccioli non passa di certo inosservata.
Presi la sua mano e ci avviammo silenziosi all’uscita del parco, non riuscivo ancora a credere a quel bacio che era avvenuto solo pochi istanti prima, e se non fosse stato per il sapore di vaniglia che mi stava inebriando mandando in estasi la bocca avrei potuto credere che fosse tutto un sogno. Invece era reale.
Percorremmo la strada dal parco a casa di Kloe tra chiacchiere e baci senza mai separare le nostre mani.
Inizio a piovere proprio quando eravamo davanti alla Bishop.
<< Corri a casa prima di ammalarti>> disse dopo aver posato un bacio fugace sulle labbra. Schizzò via diretta verso casa, ma questa volta fui pronto.
Le presi il polso e l’attirai a me, cingendole i fianchi prima che sbattesse sul mio petto , lei contemporaneamente aveva buttato le braccia intorno al mio collo e le nostre labbra si incontrarono bramose le una delle altre.
Fu un istante carico di passione anche se breve. Pochi attimi dopo che le nostre labbra si incontrarono un rombo assordante proveniente dal cielo ci separò.
Lo spettacolo a cui assistemmo fu eccezionale. Cinque fulmini si erano scontrati per aria senza cadere, generando una luce brillante.
Quando riabbassai lo sguardo Kloe mi stava fissando il petto con uno strano sorriso. Quel suo gesto proprio non lo capivo.
<< Buona notte Julian >> mormorò prima di schizzare via sotto la pioggia.
  
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