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Autore: Shizucchi    11/03/2013    1 recensioni
Era perfetto, Kahlua, la Tequila Rose e la Vodka, si mescolavano tra loro perfettamente, pensai alle mie storie passate e che se le persone mi mescolassero bene come gli alcolici, nessuno sarebbe solo! Un ragazzo si era appena seduto al mio fianco.Le guance mi erano diventate leggermente rosse, lo guardai, lo scrutai attentamente, quel ragazzo così surreale. I mori e lunghi capelli erano legati in una piccola coda, ad occhio e croce sciolti dovevano esser lungi circa fino alle spalle, e nemmeno. Le piccole ciocche ribelli gli incorniciavano il viso.
«Diavolo, sei il diavolo. »
borbottai, girandomi. Senti la sua buffa risata .
---
A diciotto anni, si entra davvero in un mondo di adulti e doveri?
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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                                                        Noi c'eravamo.




-Cagnolino.

Il giorno dopo a scuola ero abbastanza assente con la mente, vagavo, pensando a lui. Lo immaginavo con un forcone, lo immaginavo con delle piccole ali e coda appuntita. Lo immaginavo, nudo o vestito. A quest'ultimo pensiero arrossi, toccandomi le guance con le mani. Stefania che sedeva accanto a me mi diede una gomitata.
«Pss pss»
Fece per chiamarmi a bassa voce, cercando di non farsi sentire dalla professoressa. 
«Ti sento Stefy, ti sento.»
Le risposi scocciata. Bhe si, ero davvero scocciata perchè aveva interrotto le mie fantasie.
«Alla fine ieri com'è andata?» 
Mi chiese ansiosa e pretensiosa di risposte,mi guardava con i suoi grandi occhi neri spalancati e si leggeva ancora il rimorso d'avermi lasciato sola la sera precedente, nell'attesa delle mie parole si mordeva le sottili labbra; coperte da un rossetto color ciclamino.
«Nulla. Sono tornata subito a casa.»
Non dissi nulla a Stefania, non avevo voglia di raccontarle di quel ragazzo, di qualcosa che conosco solo io. Guardai fuori dalla finestra, sperando di trovarlo ma ovviamente nulla. L'ora di scienze era passata, tra brevi chiacchiere e disinteresse da parte mia. Girai una ciocca di capelli tra le dita, e continuai a fissare il cortile che si intravedeva dalla finestra, ormai quasi nascosto dagli alberi folti. 
«Giulia, ti cercano!»
Urlò una mia compagna che stava davanti alla porta della classe, mi alzai e presi il cellulare in mano avvicinandomi alla porta...
«Che c'è?» 
Mi appoggiai con una spalla alla porta mentre sporgevo il busto in fuori, guardando chi mi cercava. Era Valerio. Lui, il solito tizio allegro gia di prima mattina, che riesce a dar buon umore anche a chi non vuole scherzare, il tipico ragazzo bello ma scemo,dall'altezza e fisico normale , ma con una faccia d'angelo. Occhi castani scuro, labbra un pò carnose ,un neo vicino l'occhio destro e dei capelli biondi oro, corti ai lati ed una lunga cresta morbida. 
«Giuly, vuoi uscire con me?»
«No.» 
Risposi secca , c'era rimasto un pò male ma ci provava con me da tre anni imperterrito , ormai era abituato. L'attuale motivo per cui non ci uscivo era ,che avevo in testa ancora il ragazzo della sera precedente, così enigmatico, e misterioso che mi veniva voglia di conoscere tutto di lui, oltrepassando ogni suo spazio o privacy. 
«Allora vieni a conoscere dei miei amici venerdì, porta qualche ragazza, ci vediamo alle 18:00 al Rouge cherry. Ti aspetto.» 
Scappò via di corsa senza darmi il tempo di ribattere, senza potermi tirare indietro. Venerdì era tra due giorni, ed a pensarci bene il Rouge Cherry, era un posto abbastanza privato, con tanto di luci suffuse e candele. Che sia il tentativo di uno approccio più intimo? Strinsi il cellulare che tenevo nella mano destra. "Gli e lo dò io l'appoccio intimo, gli taglierò via l'amichetto." Fu la prima cosa che pensai, tornando in classe.
 Il resto del giorno scolastico fu lento, finalmente l'ultima campanella era suonata, misi le mie cose nella mia borsa di stoffa nera della Converse, e scappai via anch'io da quella stanza che mi avrebbe ospitato anche il mattino successivo. Presi la mano a Stefania;
«Sabato alle 18 andiamo ad una festa, porta tuo fratello.» A pensarci bene non avevo mai conosciuto il fratello di Stefania ne ci avevo mai provato un qualche interesse, non l'avevo mai visto. Poichè ci incotravamo sempre fuori casa, nemmeno lei era mai venuta a casa mia, anche se sapeva dove abitavo. 
«Ti passo a prendere o ci vediamo lì?»
«Ci vediamo lì.»
Sorrisi, non volevo darle troppo disturbo, le accarezzai la schiena in modo affettuoso e le diedi una pacca sul sedere, ridendo.
«Oggi ti porto in una nuova gelateria.» 
Le dissi , quando mi girai per guardarla bene in viso , notai che i suoi occhi si erano illuminati gli si leggeva chiaramente :"GELATO, GELATO!" risi ancora, ed arrivati ad un certo punto della strada dovemmo dividerci poichè le nostre direzioni erano opposte.  
I giorni successivi passarono in fretta tra l'ansia di "Che mi metto Venerdì" o "Chi saranno i suoi amici", io e Stefania ci cruggiolavamo nel dolce far nulla, tra casa e scuola. Alla fine non c'era da stupirsi se i voti erano mediocri, del resto se si ha una vita sociale non si è bravi nello studio e viceversa.
La fatidica sera del venerdì, mi fissavo allo specchio prima di uscire, i neri e lucidi pantaloni in pelle mi stavano benissimo con delle scarpe alte col tacco, dello stesso colore dei pantaloni, la maglia era bianca, lunga  fino ai fianchi, con il simbolo dei Paramore in nero, attualmente il mio gruppo preferito. Sopra una giacca in pelle , con le maniche lunghe nere e il busto bianco e delle piccole borchiette dorate sulle spalle, la borsa era una piccola pochette, che conteneva solo il necessario: cellulare e soldi. Il trucco era semplice, ombretto bianco brillantinato di sfondo e l'eyeliner nero, in fine un pò di mascara. Mi spruzzai un dolce profumo di caramella della Pink sugar. E andai in macchina , dove ma sorella mi accompagnò. Il nostro rapporto era stabile, non litigavamo, ma nemmeno parlavamo tanto, infatti la macchina si riempiva del nulla, il silenzio di chi sa apprezzarlo. 
Arrivati al locale aspettai fuori Stefania, non volevo di certo entrare in quel branco di lupi da sola! Tardò di dieci minuti, si faceva aspettare eh? Salutai il fratello. Tipo normale, occhiali, alto ,occhi neri, capelli castano scuro e ricci. Feci spallucce, alla fine mica mi aspettavo chissà che. Entrati Valerio ci aspettava a braccia aperte guardando il nostro look, io vestita in pelle e la mia amica con un elegante vesto a fiori rosa su uno sfondo bianco.Il locale non era come me lo aspettavo...Era affollato e troppo, gente ovunque.Mi sedetti vicino a Stefania, il tavolo era poco più distante dall'entrata, stava in un angolino. D'un tratto il dolce odore di colonia all'Muschio intrecciato dolcemente con qualche goccia di vaniglia. Fu come un fulmine a ciel sereno. Mi voltai verso l'entrata e mi alzai di scatto dalla sedia, afferrandolo da un polso. La mia testa restava bassa con la paura di incontrare il suo confuso sguardo azzurro. 
«Che ci fa una bimba fuori a quest'ora? Di nuovo a bere?» 
Disse ridento con la sua suadente voce. Gonfiai le guance imbarazzata e infastidita al tempo stesso, la mia presa sul suo polso, si allentava sempre di più, ma lui stava fermo, non mi negava quel contatto, nè lo approfondiva. 
«C-ciao...»
Biascicai, mi accarezzò la testa e rise dolcemente. 
«Vuoi starmi attaccata tutta la sera?» Rispose sarcastico , notando la mia mano ancora ferma sul suo polso. Alzai la testa di scatto con gli occhi che brillavano.
«Sì! »
Escalamai arrossita, e stringendomi al suo braccio, forse troppo audace? Avevo risposto al suo scherzo con serietà. Mi guardò divertito iniziando a camminare verso il mio tavolo e fermandosi difronte.
«Ve la posso rubare?» Chiese docemente con un tono che sarebbe stato un crimine negarglielo. Valerio guardava infuriato il ragazzo a cui mi stringevo, Stefania arrossiva e annuiva contenta per me.
Si spostò rapido, a passi ampi come se io non ci fossi, andò dai suoi amici sedendosi sul divanetto ad angolo che stava attaccato al muro.Salutai e sorrisi, mi fece un piccolo gesto con la mano per dire "Volevi starmi attaccata no? Allora siediti" e come un cagnolino seguivo ogni suo ordine incantata da lui.  Poggiò uno braccio sulla mia spalla e mi schiacciai col viso sul suo petto, con il cappotto di pelle che anche lui aveva ancora addosso non riuscivo a sentirgli il cuore, ma sentivo il suo buon odore, che mi entrava di forza nelle narici e lo respiravo e inspiravo ripetutamente , come una droga.
«E quella ragazza da dove arriva?» 
Risero i suoi amici ed io arrossì, lui sorrise anche , mi passò una mano tra i capelli. 
«Lei? Lei è il mio cagnolino.» Disse con un leggero ghigno sadico che mi fece sbiancare. "C-cosa?" ......
--- Scusate ho corretto i piccoli errori di battitura >q<
  
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