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Autore: JustAFangirl    11/03/2013    2 recensioni
"Dopo colazione si preparò per il suo nuovo anno, la terza superiore. Un anno diverso, differente, si incontrano nuovi professori, si fanno nuove materie, e in più si conoscono nuovi compagni perché le ultime sezioni vengono smistate.
Ma di una cosa sola era certa: ci sarebbero state le sue amiche. Si conoscevano dalla prima media, e da li non si erano mai perse di vista, nemmeno a scuola, essendo in classe insieme. Era da circa…12 ore che non le vedeva, si. "
Questa è la prima ff che scriviamo a quattro mani, fateci sapere cosa ne pensate ;)
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo autrici:
Salve a tutti!
Iniziamo col dire che questa fanfiction è tanta in onore della nostra OTP reale preferita ossia “Anna” e… scoprirete nel corso della storia ;)
L’intera fanfiction è tratta da una storia vera, anzi presente e speriamo futuro. Ovviamente i nomi sono diversi, ma il contenuto è quello.
E’ la prima volta che scriviamo una longfiction in due e soprattutto originale, speriamo bene!
Detto questo, lasciate un commentino (negativo o positivo che sia) per sapere come migliorare!
Baci,
Tyra e Percabeth.

Capitolo 1

Freddo. Caldo. Fame. Sonno. Sete. Ansia. Angoscia. Terrore. Tristezza. Amarezza. Solitudine.
La sveglia suonò, Anna si alzò di colpo dal letto respirando a fondo: era solo un sogno, o meglio, un incubo. Si stiracchiò un po’, poi balzò giù dal letto infilandosi le pantofole e avviandosi con passo strascicato verso le scale, per poi scendere al primo piano. Arrivata in cucina bofonchiò un “ciao” ai genitori e alla sorella.
Si abbandonò sulla sedia prendendo la tazza davanti a se e iniziando a fare colazione.
‹‹Oggi si torna a scuola!›› Annunciò la madre sorridendo.
‹‹Come se non lo sapessimo›› Sbuffò Anna, alzando gli occhi al cielo. La sorella, Giulia, rise appena per la reazione della sorella.
Dopo colazione si preparò per il suo nuovo anno, la terza superiore. Un anno diverso, differente, si incontrano nuovi professori, si fanno nuove materie, e in più si conoscono nuovi compagni perché le ultime sezioni vengono smistate.
Ma di una cosa sola era certa: ci sarebbero state le sue amiche. Si conoscevano dalla prima media, e da li non si erano mai perse di vista, nemmeno a scuola, essendo in classe insieme. Era da circa…12 ore che non le vedeva, si.
‹‹Anna sono già le sette e venticinque, muoviti altrimenti perderai l’autobus!›› Si riscosse dai suoi pensieri, prese la borsa, scese nuovamente le scale e dopo aver salutato tutti, uscì di casa avviandosi alla fermata dell’autobus.
Scese dall’autobus, voltò l’angolo ritrovandosi a pochi metri dall’entrata della scuola. Pensandoci, era un po’ felice di tornarci, lì avrebbe ritrovato tutti i suoi amici, compagni e, perché no?, anche i professori.
‹‹Anna!›› Esclamò qualcuno facendola voltare e trovandosi davanti Marina, una delle tre amiche.
‹‹Ehilà›› Rispose Anna, avviandosi verso l’amica.
‹‹Stavo giusto cercando i nostri compagni…o meglio: i nostri vecchi compagni›› Si corresse lei, tristemente.
Le due si avviarono verso un gruppo di studenti di sedici anni che stava animatamente parlando.
‹‹Ciao Anna, ciao Marina!›› Salutò Asya, una ragazza che stava particolarmente simpatica alle due amiche.
‹‹Asyaaa!›› Esclamarono di rimando, abbracciandola forte: erano tre mesi che non vedevano la loro vecchia compagna di classe.
‹‹Non…respiro…›› Disse a stento Asya, facendo scappare delle risate alle altre.
‹‹Oh mio Dio, Davide!›› Disse Marina saltando addosso anche a Davide, un ragazzo ben messo e massiccio che chiacchierava con gli altri.
‹‹Ciao›› ricambiò lui banalmente.
‹‹ Sempre tanto affetto, mi raccomando.›› Lo rimbeccò Marina scocciata.
‹‹UAAAAAAAAA›› Tutti si voltarono per vedere una strana Francesca in corsa ad abbracciare Asya ripetendo una miriade di volte il suo nome.
‹‹Oh, potrei abbracciarla anch’io?›› Osservò Ilaria, scansando Francesca e abbracciando a sua volta l’amica, ormai senza aria dai numerosi abbracci.
Francesca e Ilaria erano le altre due migliori amiche di Anna. Si insomma, credo si sia capito che tutt’e quattro non fossero proprio a posto con la testa.
DIIIN. La campanella suonò, i vecchi compagni di classe si augurarono buona fortuna e si salutarono, ognuno avviandosi in una classe diversa.
‹‹Secondo banco.›› Affermò Francesca, entrando in classe e andando verso un banco in seconda fila.
‹‹Secondo!? Tu sei pazza, andiamo nella penultima fila no?››
‹‹No! Dobbiamo metterci in buona luce! ››
Ilaria sbuffò e cercando di non dare molto nell’occhio prese per un braccio l’amica e la trascinò letteralmente in fondo all’alula, piazzandosi in ultima fila.  
Francesca la guardò truce: ‹‹Contenta ora? Hai infranto tutti i miei piani da brava studentessa!››
Ilaria ridacchiò e tornò ad osservare intorno a se.
La classe stava iniziando a popolarsi di studenti sedicenni con borse e cartelle. Alcuni erano visi già noti, altri completamente sconosciuti. Anna sospirò e si sedette in banco con Marina.
Le lezioni iniziarono normalmente e noiose, il tempo sembrava infinito ma finalmente la campanella suonò, indicando la fine delle lezioni.
‹‹Primo giorno e già iniziamo con matematica›› Sbuffò Francesca.
‹‹Mamma che noia›› continuò Marina.
‹‹Dai  ragazze, non siate così demoralizzate! Andiamo a pranzo da qualche parte?›› Propose Ilaria pimpante.
‹‹Si dai!›› Acconsentì Anna.
***
‹‹Buonissimo›› Affermò Francesca dopo aver spazzolato tutto il pranzo.
‹‹Andiamo in giro?›› domandò Ilaria alzandosi, seguita dalle altre.
Dopo aver girato per le vie principali del centro, passati tutti i negozi preferiti decisero di andare in gelateria. Finito il gelato si avventurarono per le vie mezze sperdute della città.
‹‹Mmmmmmh›› mugugnò Francesca, appollaiandosi vicino a Ilaria.
‹‹Che hai?›› domandò Marina fra una risata e l’altra alla vista dell’amica.
‹‹Quei tipi lì…›› rispose con un cenno del capo indicando dei ragazzi poco raccomandabili in fondo al vicolo. ‹‹…non mi piacciono. Andiamocene.›› Continuò,  intimorita.
‹‹Ma dai, che vuoi che siano!›› Scherzò Anna con una scrollata di spalle. I ragazzi iniziarono a osservarle e a parlottare indicandole con la testa.
‹‹Ehi voi!›› le chiamò uno, mezzo rincoglionito, seduto sul motorino.
‹‹L’avevo detto…›› piagnucolò Francesca.
‹‹Ssh, zitta›› la zittì Ilaria, trascinandola dietro assieme alle altre, avvicinandosi ai ragazzi.
‹‹Volete?›› disse poi un altro, che sembrava un po’ più sveglio del primo, porgendo loro una cosa molto simile ad uno spinello. Francesca rise molto istericamente mentre Anna rispondeva:
‹‹No, grazie siamo a posto›› , i ragazzi si scambiarono uno sguardo intenditore per poi tornare a guardare le quattro davanti a loro. Un terzo ragazzo si avvicinò, puntando su Anna, mentre un quarto puntò su Marina. Iniziarono a dire cose non molto sensate, iniziarono a sfiorarle mentre Francesca lanciava occhiate di fuoco a Ilaria, la quale era raggiunta dal primo ragazzo.
‹‹Devo salvarle…›› disse fra se e se Francesca, come se avesse superpoteri, mentre il secondo ragazzo che aveva offerto da fumare raggiungeva anche lei.
Anna sentì le mani dello sconosciuto sfiorarle i capelli, le mani, le braccia, i fianchi: era ovunque. Iniziò a preoccuparsi non poco per quella situazione nella quale si erano cacciate. Spostò lo sguardo altrove desiderando con tutta se stessa che il ragazzo sparisse magicamente. Quest’ultimo iniziò a giocare con la sua felpa, forse nel tentativo di togliergliela. Lanciò un occhiata furtiva alle altre, che non erano messe meglio di lei.
‹‹Vattene›› sibilò lei con tutta la freddezza del mondo, quell’altro rise amaramente.
‹‹Certo tesoro, quando lo vorrò io›› disse lui, accarezzandole una guancia.
‹‹Eh no.›› ribatté lei, mollandogli un calcio dove il sole non batte. ‹‹Ora te ne vai!›› Disse lei sempre più arrabbiata, con tutta la forza che aveva in corpo. Il ragazzo la guardò come se fosse stupida, e questo la fece irritare tanto da lanciargli un altro calcio.
‹‹E ora la smetti però bambina, basta giocare›› Rispose quello, in preda al dolore, dando uno schiaffo in guancia ad Anna, la quale strinse i denti.
‹‹Aiuto!›› sentì chiamare da Marina, lei – assieme alle altre – non era riuscita a dare neanche un calcio al suo aggressore per quanto questi non voleva giocare ma andare dritto al sodo. Ma Anna non poteva fare gran che, non poteva aiutare l’amica data la sua medesima situazione.
Ma, grazie a Dio, grazie al fato, grazie a Madre Terra - insomma qual si voglia – sentirono in lontananza il rumore di un motorino, e in seguito videro sbucare due ragazzi da dietro il vicolo sopra al mezzo. I due ragazzi sul motorino si fermarono di colpo, scambiandosi un occhiata e cercando di capire cosa stava succedendo, come se fossero ritardati ci arrivarono dopo una manciata di secondi. Urlarono cose poco carine agli aggressori, anche se non sembrarono molto intimoriti. Così iniziarono con le mani, aiutate dalle ragazze, per quanto riuscivano. Dopo diversi schiaffi, calci, pugni e parole gli aggressori se la diedero a gambe, assieme ai loro insulsi motorini.  
‹‹IO. L’AVEVO. DETTO.›› sbraitò Francesca.
‹‹Dio santo stavano per….›› iniziò Marina per poi lasciare incompleta la frase, rabbrividendo. Anna roteò gli occhi al cielo, girandosi verso i ragazzi.
‹‹Ehi grazie ragazzi›› disse lei sorridendo.
‹‹Ma che ci facevate qui tutte sole?›› domandò uno, era alto con i capelli disordinati e castani, gli occhi marroni scuri quasi neri.
‹‹Noi, ehm…stavamo passeggiando…››rispose Ilaria, fissandosi le scarpe.
‹‹Astute insomma.›› commento il secondo ragazzo, più basso del primo con capelli color miele e occhi azzurri.
‹‹Molto.›› rispose Marina con un sorriso glaciale.
‹‹Grazie, davvero›› sorrise onestamente Francesca, dopo aver dato una leggera gomitata all’amica. ‹‹Voglio dire, avrebbero potuto stuprarci o chi sa cos’altro›› continuò a farneticare lei, mentre le altre facevano lo stesso. Dopo alcuni minuti si calmarono, tornando quasi normali di testa.
‹‹Piacere comunque, io sono Ilaria›› disse quella, porgendo la mano prima al moro, poi al biondo.
‹‹Io sono Riccardo›› strinse la mano quello alto.
‹‹E io Andrea›› si presentò il secondo.
‹‹Loro sono Anna, Marina e Francesca›› ci indicò ognuna dicendo i corrispondenti nomi.
‹‹Che scuola fate?›› irruppe Francesca, tornando di buon umore, se pur ancora traumatizzata.
‹‹Giulio Cesare, classico.›› rispose Andrea.
‹‹Davvero? Pure noi›› disse Marina, anche lei ancora un po’ scossa.
‹‹Che classe?›› domandò Riccardo.
‹‹Prima liceo, sezione A.›› sorrise Anna, tralasciando l’amarezza del fatto accaduto poco prima.
‹‹No.›› tagliò corto Andrea.
‹‹Si.›› lo guardò in cagnesco Ilaria.
‹‹Forse.›› sintetizzò Riccardo ‹‹Perché anche noi siamo in quella classe.››
‹‹Oooh.›› esclamarono le quattro amiche.
  
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