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Autore: Water_wolf    13/03/2013    4 recensioni
Avete presente quelle storie che parlano di angeli? E quelle sui quattro elementi? Ecco, prendetele e buttatele nel cestino perché questa fanfiction non ha nulla a che vedere con la normalità. Perciò, ecco gli ingredienti per questa storia:
-Un angelo rincorso in metro
-Una quindicenne sempre in ritardo
-Una Milano piovosa
-Una sana dose di divertimento
-Tre cucchiai di buona musica
-Cavolate q.b
-Magia in abbondanza
-Quattro Elementi strampalati
-Una missione da compiere
-Un pizzico d'amore (attenzione a non esagerare!)
[Cap. 6 “Prendi appunti coscienza: quando un padre arrabbiato incontra un ragazzo semi nudo in casa con sua figlia, il ragazzo semi nudo è un ragazzo morto”. Il pugno lo colpì in pieno volto, l’angelo cadde a terra, dal labbro era iniziato a scendere sangue. ]
[Cap. 10 Devi aiutarlo. Devi salvarlo. Corri. Più forte. Va’ da lui. Lui ha bisogno di te. Jonas ha bisogno di te. Quei pensieri, quella consapevolezza, le facevano muovere le zampe freneticamente, mentre i cuore aveva abbandonato il petto già da un po’ per trovare una sistemazione più accogliente in gola. ]
Genere: Azione, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una voce gracchiante faceva da sottofondo al sonno di Chiara che dormiva con la testa appoggiata sul banco, la chioma nocciola sparsa sul legno come tanti tentacoli.
Era passata una settimana da quando Marco era tornato. La quindicenne metteva anima e corpo negli allenamenti e i risultati ne erano testimoni.
Il resto del tempo libero lo trascorreva a casa di Giovanni, con Jonas che lentamente si stava abituando alle stramberie dello scrittore.
Lì si scervellava tentando di imprimere nella memoria formule matematiche, parole inglesi e nozioni di chimica. Talvolta l’angelo l’aiutava a fare i compiti, diceva che “mantenere la mente attiva non poteva certo fargli male”.
In realtà la verità era un’altra perché appena si accomodava su una sedia al fianco di lei sentiva d’entrare in un altro mondo. La sua mente spalancava le porte della fantasia e lasciava che torrenti di pensieri lo inondassero.
Adorava osservare Chiara mordersi le labbra e trastullare il cappuccio di una penna in cerca alla soluzione di chissà quale enigma. Le sedeva accanto, si fingeva interessato al problema mentre invece spiava gli occhi nocciola della ragazza, poco dopo se ne usciva con una battuta idiota o una soluzione plausibile, guadagnandosi un sorriso sincero o un pugno innocente sulla spalla.
La sua coscienza lo tormentava, bastava pronunciasse l’iniziale di quel nome tanto conosciuto e un fiume di sensi di colpa e pensieri negativi lo investiva. Era una situazione insolita per uno come lui, abituato ad essere oggetto del gossip tra ragazze, ora si ritrovava a fantasticare sulla bellezza semplice e delicata di quella ragazzina cui non conosceva nemmeno il passato.
“Sei un idiota” si ripeteva all’infinito, finché quella frase non divenne una litania, una preghiera che recitava fin dal mattino. Sapeva bene che quelli erano i sintomi di un’infatuazione, ma non voleva crederci, così continuava ad ignorarli.
Ma poi Chiara chiudeva libri e quaderni e li sbatteva con malagrazia nella borsa e prendeva il quaderno di disegno, lo sfogliava finché non trovava un foglio bianco, apriva l’astuccio, disponeva le matite colorate sul tavolo e disegnava. Con una penna si riportava i capelli in uno chignon disordinato; quel gesto lo faceva impazzire.
Anche Giovanni tirava fuori il suo blocco d’appunti e annotava con cura, la scrittura minuta e ordinata, ogni singolo dettaglio che la riguardava.
Jonas si affacciava alla finestra e la scrutava con la coda dell’occhio. Allora la litania continuava.
Da qualche giorno la quindicenne si accaniva su una tavola, il ritratto dell’angelo. Chiudeva gli occhi e riportava alla memoria le sue ali dalle piume color latte e ne abbozzava il profilo. Per il corpo invece lanciava rapide occhiate a Jonas, conteneva il rossore che le prendeva le guance ogni volta che compieva quel gesto, e riportava su carta il tutto.
L’appartamento in cui abitava era diventato un luogo di passaggio, l’aria di tensione che aleggiava lì la faceva rabbrividire.
I ricordi spiacevoli affioravano alla mente e una morsa invisibile le attanagliava lo stomaco.
A cena spizzicava qualche boccone, e appena suo padre la lasciava sola, senza dimenticarsi di trapassarla con lo sguardo, si accaniva sul cibo che prima si limitava a torturare.
Avrebbe voluto che Emilia fosse con lei, per infonderle la forza necessaria. La Custode del Fuoco però aveva una famiglia presente, le scampagnate sempre più frequenti insospettivano i genitori e i due fratelli la tartassavano di domande fino a farle rimpiangere di non essere figlia unica.
<< Bianchi, è fra noi? >> domandò acida la professoressa.
La quindicenne si svegliò di soprassalto, levò il capo sbattendo contro il muro. La classe esplose in una risata. Chiara mugugnò qualcosa simile ad un “sì”. La professoressa non doveva essere in vena di torture così continuò a spiegare imperterrita. Lyra si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
La stanchezza dovuta alla sua natura, il ritorno del padre, e pensieri erranti che riguardavano Jonas erano un tarlo fisso.

La mattinata si concluse col solito trillo della campana sovrastato dalla confusione provocata dagli studenti. Emilia si accostò a Chiara.
<< Allora oggi si va in piscina? >>
La quindicenne si voltò, da quando dovevano andare lì? Emy sbuffò, gli occhi sgranati dell’amica chiarivano ogni dubbio. << Te ne sei dimentica, vero? >>
Chiara sfoggiò un sorriso da ebete << Nooo. >>
La bionda si trattenne dal ridere, Lyra era proprio scema a volte.
<< Almeno hai un costume a casa? >> le chiese.
<< Veramente…non ne ho più uno dalla quinta elementare. >> ammise sempre sorridente.
Emilia non le domandò nemmeno perché non si fosse comprata un costume in tutti quegli anni e si affrettò a scendere dalla tromba delle scale.
<< Vorrà dire che prima di andare i piscina ci fermeremo in centro e ne prenderemo uno. >>
Chiara scrollò le spalle << Come vuoi tu. >> Non che trovasse quell’idea allettante ma era da parecchio tempo che non nuotava in uno spazio diverso dalla vasca da bagno che, tra l’altro, sembrava essersi rimpicciolirsi ogni volta che la quindicenne ci entrava.
Quando furono in metropolitana Emilia sorrise all’improvviso, si era ricordata di un piccolo dettaglio. << Sai, Ly, viene anche Jonas. >>
Chiara strabuzzò gli occhi e arrossì notevolmente. Emy rise maliziosa << Certo che sei strana forte, hai l’opportunità di osservare quegli addominali meravigliosi e non la cogli? Secondo me lui ti… >>
Lyra le tappò la bocca prima che potesse completare la frase. << Non ci pensare nemmeno! >>
Gli occhi di Emilia brillarono e lei si mise a canticchiare un motivetto nuziale, lo stesso che i bambini delle elementari usavano per canzonare i compagni.
Chiara le voltò le spalle e incrociò le braccia. Sospettava che quello fosse uno dei loschi piani che l’amica architettava delle ragioni oscure, col fine principale di divertirsi.
Sospirò, sarebbe stata una lunga giornata.

§

Jonas ripassò mentalmente la via da percorrere per giungere al Duomo, luogo prescelto per l’incontro con Emilia e Chiara. Poggiò la mano sul pomello della porta ma la voce di Giovanni lo bloccò.
<< Credi che accetteranno ragazzi in mutande lì? >>
L’angelo corrugò la fronte << Che cosa vuoi dire? >>
<< Niente, niente…solo vedo che non hai nulla oltre che quei vestiti, se riesci ad entrare in acqua conciato così buon per te ma ti consiglio di comprare qualcosa di più adatto. >>
Jonas si diede dello stupido, non ci aveva pensato. Giovanni frugò nelle tasche del giubbotto, tirò fuori il portafoglio e prese un paio di banconote azzurrine. Le porse a Jonas che indietreggiò.
<< Non posso accettare i tuoi soldi, già sto qui gratis e mi sembra abbastanza. >>
Giovanni gli fece il verso. << Voi giovani siete tutto questo bla-bla-bla di buone maniere e poi vi abbassate al giro della mafia per sopravvivere. Senti, tu ora li prendi e non fai storie. >>
<< Ma >> tentò di ribattere.
<< Niente ma! Fallo per il pudore pubblico e, se non ti interessasse della comunità, fallo per il benestare dei tuoi gioielli. >>
Jonas squadrò il quarantacinquenne, se avesse potuto l’avrebbe strozzato.
<< Oppure fallo per il bel vedere di Chiara… >> lo stuzzicò. L’angelo gli strappò di mano le banconote e si gettò giù dalle scale.
Lo scrittore era riuscito nel suo intendo.
Si sporse fuori dall’uscio e gridò << Si vede lontano un miglio Jonas! >> Rise, ricordando i bei tempi passati. << Con quella faccia non riusciresti a mantenere segrete due relazioni, figuriamoci una cotta! Prima o poi dovrai dirglielo! >>
Jonas scosse la testa con forza come se quel gesto bastasse a far scomparire certi pensieri. Si concentrò sull’odio che aveva iniziato a provare per Giovanni. Si ritrovò a progettare un omicidio perfetto.
“Guanti in lattice, una pistola, cambio di vestiti…cos’altro?" Un silenziatore gli suggerì la sua coscienza. “Già, hai ragione, silenzio e rapidità saranno le parole d’ordine”
Si crogiolò in quei pensieri maligni, imboccò il sottopassaggio della metropolitana a grandi falcate.
Sapeva che quella sua fantasia era irrealizzabile ma non voleva privarsi di quel sottile piacere.

§

Emilia tramava tra se e se l’unione tra Lyra e Jonas. Aveva capito subito che l’angelo sbavava dietro all’amica dal primo allenamento in campagna e non sembrava poi così idiota da ferirla inutilmente. Per i suoi standard era più che passabile.
<< Emilia! Allarme piccione! >> urlò Chiara, mettendola in guardia da uno di quegli uccellacci che avevano prescelto il Duomo di Milano loro nido.
La bionda si scansò giusto in tempo per essere fuori dalla traiettoria dell’escremento semi liquido del piccone.
Quei volatili erano una vera scocciatura, passavano sopra le teste dei passanti come aeroplani su una città da bombardare e, quando non riuscivano più a contenersi, sganciavano un missile tra il marrone e il bianco che colpiva il capo di una persona ignara, rovinandole non solo i vestiti ma anche l’intera giornata.
Emilia lanciò una piccola fiamma che bruciacchiò le piume caudali del piccione.
<< Emy! >> sibilò Chiara prendendola per un braccio << Sei impazzita?! E se qualcuno ti avesse vista?! >>
Emilia roteò gli occhi << Sì sì, sono stata imprudente ma ogni tanto quei pennuti dovranno pure imparare! >>
Si riportò una ciocca dietro l’orecchio e all’improvviso sorrise. << Guarda guarda, c’è Jonas. >> Chiara le scoccò un’occhiataccia.
<< Dove?>> chiese atona cercando la figura del ragazzo. La bionda puntò l’indice verso un punto indefinito. << Là, dietro il culo del cavallo. >>
Chiara era indecisa se ridere o piangere, possibile che Emilia avesse così poco rispetto per una statua importante come quella?
<< Andiamo simpaticona. >> Emilia sorrise maliziosa, era da quella mattina che bramava il momento in cui si sarebbe ritrovata con l’amica e il fusto, così avrebbe potuto escogitare una strategia per farli avvicinare quel che bastava. Che il piano “a-distanza-di-bacio” abbia inizio.
<< Ciao! >> disse con voce fin troppo squillante. << Pronti per lo shopping? >> fece la bionda, era fin troppo contenta.
Jonas corrugò la fronte, perplesso. << Lyra non ha il costume, quindi dobbiamo comprarne uno. Poi…neanche tu avevi previsto di farti un bagno, giusto? >>
Jonas si sentì punto sul vivo. Annuì poco convinto.
<< Bene. Andiamo! >> Fece per girarsi quando Chiara la fermò << Emilia, siamo agli inizi di marzo, dove credi di trovare un costume da bagno fuori stagione? >>
La Custode del Fuoco allargò il suo sorriso << Seguimi e lo scoprirai! >>
Scomparse tra la gente e Jonas e Chiara si affrettarono a raggiungerla. Imboccarono parecchie viuzze finché Emilia non entrò in un palazzo grigio. I due indugiarono davanti al portone, quel luogo non assomigliava ad un negozio.
<< Allora, vi muovete? >> li incalzò Emy. Chiara e Jonas varcarono la soglia titubanti. La bionda salì le scale fino al quarto piano, tirò fuori dalla borsa un mazzo di chiavi, passò in rassegna a molte di esse e alla fine infilò quella giusta nella serratura. Aprì la porta e fece segno d’entrare agli amici. Un odore di pelliccia e vecchio aleggiava per tutto l’appartamento.
<< Che cos’è questo posto? >> domandò Jonas.
<< Un magazzino, molti negozi di vestiti lasciano qui l’invenduto e non se ne curano più. >> rispose pacata, passando in rassegna a dei cappotti di dubbio gusto.
<< E tu come fai ad averne le chiavi? >> chiesero all’unisono i due.
Emilia scrollò le spalle << Le ho rubate. >> Chiara sgranò gli occhi, Jonas sbiancò.
La bionda rise << Scherzavo! In realtà mia zia si occupava di tenere in ordine tutto, così ha fatto una copia delle chiavi e me le ha date qualche tempo fa, “per le spese impreviste”. >>
<< Questo è un reato, lo sai vero? >> la rimbeccò la quindicenne.
<< Già, ma noi non stiamo facendo nulla di male, smaltiamo tutta roba e paghiamo ciò che prendiamo lasciando i soldi sul tavolo. >>
L’angelo sospirò << Facciamo in fretta. >>
Si diressero verso un mucchio di capi estivi ammassato sulla moquette, frugarono per dieci minuti buoni ma alla fine scovarono un cartone colmo di costumi da bagno, sia maschili che femminili.
Si stupirono nel notare che vi erano dei camerini malmessi, con le tende sgualcite ma ancora servivano il loro scopo.
Chiara si svestì in fretta e furia, l’aria fredda le fece gelare il sangue. Dopo aver provato un paio di costumi trovò quello che faceva per lei: dal taglio semplice, color acqua marina con stampe bianche. Un pensiero corse subito al seno piccolo. I trapezi erano morbidi sulla pelle, e constatò che non sembrava un tacchino spennacchiato come credeva, anzi, il costume le stava a pennello.
Jonas non si disturbò nel provare un secondo modello, il primo gli andava più che bene. L’angelo si accontentava di soddisfare solo il suo gusto personale, non era un amante della moda, che poi ogni capo che indossava gli stesse bene era un altro paio di maniche.
I ragazzi depositarono i soldi sul bancone, uscirono da quello strano magazzino e imboccarono la via d’uscita.

Lo spogliatoio era ampio, alle pareti erano affissi armadietti blu e qua e là degli specchi. Chiara osservò la sua immagine riflessa. Carina… può andare.
Emilia le mise una mano sulla spalla, facendola sobbalzare. Fasciata in quel costume sensuale color corallo, il reggiseno a fascia con lo scollo a cuore, sembrava la ninfa della sua visione.
La piscina era deserta, il bagnino era giovanissimo e sonnecchiava beato su una sedia di plastica.
Emilia conosceva bene quel luogo, ci era stata molte volte da bambina e sapeva che solo d’estate la piscina era ghermita di gente e la sicurezza più presente; in quel periodo dell’anno invece si era liberi di ignorare le norme più costrittive.
Quando l’angelo vide la quindicenne e Emilia non si scompose, si avvicinò le invitò ad entrare in acqua. Appesero gli accappatoi e si liberarono delle ciabatte gommose.
Chiara si sedette sul bordo, il primo contatto con l’acqua fresca la fece rabbrividire, poi, scivolando sempre più giù, si sentì forte e tonica. L’elemento l’accolse come padrona. Chiuse gli occhi e si immerse, i capelli nocciola assunsero una sfumatura rossiccia. Jonas si nascose sott’acqua con la scusa di ambientarsi ma, in realtà, avrebbe voluto scomparire da lì.
Non riesci proprio a resisterle, eh? lo canzonò la sua coscienza.
“Sì! Non ce la faccio, ok!? E’ così, così…”
Bella? Aggraziata? Esile? Non c’è bisogno di ricordarlo ogni volta.
Jonas sbuffò e una nuvola di bollicine salì in superfice. “Lo so ma è la mera verità, la guardo e provo l’impellente bisogno di salvarla, di abbracciarla.”
La vocina dentro la sua testa rise E’ ironico pensare che non c’è nulla da cui doverla proteggere se non la tua demenza!
Jonas si lasciò sprofondare, anche se gli costava ammetterlo la coscienza aveva ragione, non c’era niente da cui dovesse salvarla.

Era da due minuti che Chiara aveva la testa sott’acqua. Sorrideva felice, non avvertiva il bisogno di respirare come se fosse all’improvviso diventata un pesce. Nuotò sul fondo della vasca, aprì gli occhi, il cloro non bruciava e si stupì di riuscire a distinguere le sagome degli amici perfettamente. Rise, e l’acqua non la soffocò. Riesco a respirare sott’acqua! Riesco a respirare, a vedere!
Avvistò le gambe lunghe e snelle di Emilia e si avvicinò a lei, silenziosa e letale come uno squalo.
Agguantò la caviglia dell’amica e trascinò giù. Rise come una matta nel vedere la sua faccia piena di sgomento. Entrambe risalirono in superfice, una paonazza di rabbia, l’altra che faticava a stare a galla dalle risate.
<< Ora ti ammazzo Lyra! >> strillò Emilia. << Provaci! >> la stuzzicò Chiara, nuotando veloce schizzando la bionda.
Jonas riempì i polmoni d’aria. Rimase incantato nell’osservare le due ragazze giocare. La litania rimbombò forte nella sua mente ma lui non ci badò. Quelle parole avevano quasi perso ogni significato per quanto le aveva ripetute.
La quindicenne gli spuzzò dell’acqua in faccia. << Ehi J, ci sei? >> domandò gentilmente.
L’angelo si riscosse << Sì, sì. >>
Chiara alzò le spalle. << Eri imbambolato lì senza muovere un muscolo, una perfetta ameba! >> scherzò lei.
<< Davvero? >> Jonas la prese per i fianchi e le fece il solletico, affondando nell’acqua in una nuvola di bolle.
L’angelo respirò spasmodicamente, a Chiara invece sembravano essere spuntate le branchie.
I tre giocarono tra spruzzi e risate, dimenticandosi dello scorrere del tempo. La quindicenne fissò il ciondolo che portava il collo e disse << Vediamo cosa riesco a fare con tutta questa acqua. >>
Si immerse. Toccò il fondo coi glutei, socchiuse gli occhi e percepì ogni singolo litro d’acqua. Distese le braccia e recitò una formula nella lingua delle sirene. Non aveva idea di come la conoscesse ma le parve la cosa più facile al mondo.
Due globi blu cobalto presero forma tra le sue mani e lentamente risalì in superfice. Emilia e Jonas si spostarono. Piccole onde smossero l’acqua. Chiara mormorò una seconda volta la formula e intorno a lei si formò un muro azzurrino. Levitò sospinta dalla potenza dell’acqua fino quasi al soffitto.
<< Yak. >> disse nella lingua delle sirene, la parola significava “basta”. L’incantesimo però non si ruppe e l’acqua vorticò attorno al suo corpo sempre più forte. << Yak, yak, yak! >> urlò ma non accadde nulla.
Jonas era aggrappato al bordo, con l’altra mano invece stringeva Emilia, cercando di non essere risucchiato da quel vortice.
Chiara perse la concentrazione per colpa della disperazione che l’aveva attanagliata non appena la formula non aveva sortito l’effetto desiderato.
Il mulinello si dissolse all’improvviso, l’acqua scrosciò potente nella piscina. Il bagnino doveva avere il sonno pesante, non si era accorto di nulla. Jonas ed Emy furono sommersi dall’inaspettata marea. Lyra si ritrovò a fluttuare nell’aria, sospesa a cinque metri dalla vasca. << Merda. >> imprecò mentre precipitava.
Lo schianto con l’acqua le provocò un dolore acuto alla schiena, calò a picco finché non incontrò le piastrelle sul fondo battendo la testa.

§

Una luce improvvisa le ferì gli occhi. Un vociare di bambini la fece svegliare. Si mise a sedere di scatto, rischiando poi di sbilanciarsi per colpa d’un capogiro.
<< D-dove sono? >> chiese Chiara. I bambini strillarono e scapparono via correndo. La quindicenne non capiva. Dov’era Emilia? E Jonas? La piscina?
Si alzò stropicciandosi gli occhi. La luce era insopportabile. Quando si fu abituata credette d’essere impazzita. Un paesaggio di alghe e coralli la circondava, i piedi toccavano una sabbia bianchissima, e un palazzo d’acqua e madreperla s’innalzava davanti a lei.
<< Non ti preoccupare, non sei pazza. >> la rassicurò una voce suadente alle sue spalle. Chiara si voltò e appena vide la creatura che aveva parlato lanciò un grido.
Quella rise << Sono una sirena, non un mostro, non avere timore di me. >>
<< E’ facile dirlo, non sei tu quella che all’improvviso si ritrova nell’oceano! >> ribatté Chiara.
La sirena rise di gusto << Mi avevano avvertita che la Custode avesse un bel caratterino. >>
<< Che? >>
<< Re Rias e Regina Moi mi avevano parlato del tuo arrivo. Il popolo sottomarino ti deve parlare Custode. >> disse seria la creatura.
<< Aspetta…stai dicendo che mi hanno fatto venire qui apposta? >>
La sirena annuì << E’ risaputo che il collegamento tra il nostro popolo e la Terra avvenga tramite sogni o stati d’incoscienza. Quando sei svenuta il Portale si è illuminato e così io sono accorsa, come il ruolo di Sacerdotessa del portale mi impone. >>
Chiara incominciava a cavarci un ragno dal buco. << Quindi quello che è successo era un piano premeditato per dirmi qualcosa? >>
La sirena fece un segno d’assenso col capo.
<< E un semplice “Ehi, Chiara, perché non vai a dormire così ti parliamo”, no eh? >> sbottò lei.
La sacerdotessa sorrise << Non sono io a decidere, se il Re e la Regina hanno ritenuto necessario ciò che è accaduto chi sono io per poterli mettere in dubbio? >>
Chiara sospirò, in fondo era solo svenuta, aveva inondato l’intera piscina e forse Jonas ed Emilia la credevano morta, non era poi così grave.
<< Comunque >> continuò la sirena << devo comunicarti delle importanti informazioni, riguardano lo sviluppo dei vostri poteri. Re Rias ha di recente scoperto un antico volume ove sono riportati appunti interessanti. L’autore dell’opera, infatti, crede fermamente che il dominio degli Elementi sia più limitato trattenuto nel corpo umano del Custode. >>
<< Questo però è il mio unico aspetto, non posso trasformarmi all’improvviso in una sirena o in un delfino. >> commentò Chiara.
<< Comprendo i tuoi dubbi. Perciò la Regina Moi ha esaminato più volte le carte e ha trovato un capitolo riguardante le Forme Originarie degli Elementi. Acqua, Fuoco, Terra ed Aria prima erano racchiusi nel corpo di quattro animali leggendari: la Tigre Azzurra per l’Acqua, il Drago Rubino per il Fuoco, il Giaguaro della Foresta per la Terra ed infine, il Pegaso Alato per l’Aria. Dovete imparare ad entrare in uno stato di trance il quale vi permetterà di farvi mutare aspetto. >>
<< Scusa, come dovremmo fare? >> domandò Chiara, dubbiosa. La sacerdotessa sfilò dalla cinta di cuoio un’ampolla di vetro soffiato.
<< Basterà inalare un po’ di questa pozione e aprirvi completamente alla natura. Poi, quando sarete abbastanza esperti, sarete in grado di farlo senza l’ausilio di essa. >>
Chiara prese la boccetta e la rigirò tra le mani.
<< Ovviamente, il vostro stato animale sarà proporzionato allo sviluppo dei vostri poteri. Quando raggiungerete una certa dimestichezza con essi, la trasformazione sarà completa. In quello stato i vostri poteri saranno alla massima espansione e sconfiggere Zeigen sarà più semplice. >>
La quindicenne abbozzò un sorriso << Certo, grazie… >>
<< Ayh, mi chiamo Ayh. >>
<< Grazie mille Ayh. Ora come faccio a tornare indietro? >>
<< Questo è compito mio, tu resta solo immobile. >> disse la sirena, accorta.
Una luce bianca accecante piombò su Chiara.
Un ufo? pensò, ricordandosi tutte gli strani bagliori dei dischi volanti. Poi fu come se lei non fosse mai stata lì. Avvertì di nuovo l’acqua sulla pelle e aprì gli occhi.

§

<< E’-è m-morta? >> chiese Emilia, titubante.
Jonas le scoccò un’occhiataccia. << No che non lo è! >> sbraitò << Non senti che respira? >>
La bionda incrociò le braccia. << Oh, e da quando Mister Fusto è diventato un medico? >> lo schernì.
L’angelo scosse il capo per scacciare quell’irritante nomignolo. Appena era risalito e non aveva visto Chiara si era immerso e l’aveva poggiata sul bagnasciuga.
<< Secondo me dovresti farle la respirazione bocca a bocca. >> sentenziò Emilia, china affianco a Jonas su Chiara.
<< Perché non gliela fai tu? >> la rimbeccò indignato.
<< Perché se quell’idiota di un bagnino si sveglia e mi vede attaccata ad una ragazza penserà che sono lesbica! >>
<< Tu sei proprio scema! Non tutti arrivano a conclusioni così affrettate! >>
<< Comunque mal che vada la baci, così finalmente capisci se la ami o no. >>
Le guance di Jonas avvamparono ma lui fece di tutto per non scomporsi.
<< Perché pensi che Lyra mi piaccia? >> si schermì. Emilia puntò i suoi occhi in quelli dell’angelo.
<< Perché è vero. >>
Jonas alzò il sopracciglio ostentando un’aria noncurante << Vorrà dire che sei pazza. >>
<< Tu credi? >>
<< Sì. >> disse duro.
<< Ti sbagli. >>
<< No, tu ti stai sbagliando. >>
<< Ma allora la vuoi salvare o no diamine!? >> sbottò Emilia, il suo piano non poteva fallire.
<< Io… >> balbettò.
<< Tu, tu, tu! Muoviti! >>
Jonas si rassegnò. In fondo voleva davvero aiutarla. Si avvicinò al viso di Chiara ma si ritrasse, non riusciva ad immaginare il momento in cui avrebbe posato le proprie labbra sulle sue.
Emy gli intimò di continuare. Jonas raccolse tutto il coraggio che trovò e sfiorò la bocca della ragazza.
All’improvviso Chiara aprì gli occhi.
“Merda” imprecò tra se. La quindicenne gli mollò uno schiaffo sulla guancia.
“Me lo merito”. Lyra si alzò di scatto e guardò furente l’amica, che era improvvisamente impallidita.
<< Tu… >> balbettò rabbiosa.
Emilia indietreggiò a carponi. << Non ho fatto niente Lyra, te lo giuro. >>
Chiara fece una risatina isterica << E istigare l’angelo lì a baciarmi è il tuo “niente”, vero? >>
Emy fece gli occhi dolci << In f-fondo non era nulla di m-male. >> tentò di giustificarsi.
<< No? >>
<< Oh diavolo, tu hai inondato una piscina! >>
<< Per colpa tua l’ho schiaffeggiato, capisci?! >>
Emilia sorrise << Ti preoccupi per lui? >>
Chiara si trattenne dal gridare. << Non è questo il punto. Se avessi voluto un bacio, e non lo volevo, avrei deciso da sola come e quando farlo! >>
<< Suvvia, un innocente bacetto… >>
<< No! Il mio primo innocente bacetto semmai! >> la corresse inviperita.
Jonas si alzò in piedi e mise una mano sulla spalla della quindicenne. << Hai frainteso, Emilia ed io pensavamo che … >>
Chiara si voltò di scatto e gli tirò un altro schiaffo che Jonas evitò prontamente. << Non toccarmi! >>
L’angelo alzò le mani in un gesto di stizza.
<< Forse è meglio se ce ne andiamo. >> propose Emilia in tono mesto.
<< Forse! >> sbottò Chiara, sarcastica.
“Una giornata davvero memorabile” pensò l’angelo raccogliendo l’accappatoio.
La coscienza rise acida Sei proprio un idiota Jonas.

***
ANGOLO DELL'AUTRICE
Good Evening Gentlemens and Ladies! How are you?
Ok, smettiamola di fare la simpaticona che è meglio.
Sono accadute parecchie cosucce interessanti direi, first of all, Jonas è proprio cotto, poi Emilia trama segretamente e Chiara si è rivelata una pugile provetta XD
Certo che ha una sfortuna immane quel povero angelo...
Allora, beh, non so se qualcuno di voi piccoli *o grandi?* lettori abita a Milano ma vi assicuro che i piccioni sono davvero una scocciatura >3<
Il cavallo a cui mi riferisco è la statua equestre di Vittorio Manuele, bella sì ma quasi sempre in manutenzione XD
Emilia in questo capitolo si è un po' lasciata andare alle idiozie, colpa mia, l'ho influenzata troppo ^-^
E ora.... *cala il sipario* vorrei ringraziare sinceramente le persone che stanno leggendo e soprattutto recensendo questa storia. Un applauso a *ta-ta-na-na* KingPetertheMagnificent, Hoshi98, Akilendra, Bimba98, clo_smile, roncatella, Clary1853, marty_17, Muix, CasperSky_98, chiaraviolinista, ScudoDiTiglio, Roberta Styles Cannavo
Vorrei chiedere a molti di voi il motivo dei vostri nickname, sono davvero strani *come se il mio non lo fosse =3=* e mi piacciono!
Ritornando sulla retta via, grazie davvero, you are my power!
Questa storia sta incominciando sta provando a volare e, nonostante creda che sia comunque un pinguino senza speranze, forse un giorno *lontano-ano-ano-ano* ce la farà ^-^
Good, spero che questa patetica scenetta non vi abbia fatto storcere il naso e che questo capitolo vi sia piaciuto!

Water_wolf

  
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