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Autore: tomlinhoran    13/03/2013    1 recensioni
«Ti amo, ok? Ti amo nel modo più profondo e sincero possibile. Ti amo perché non solo mi hai aiutata ad avverare uno dei miei sogni, il mio più grande sogno, ma anche perché tu SEI il mio sogno»
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Oddio» «Cosa?» «Non ci credo»

 

Il nostro quartiere era semplice ma bellissimo, le case tutte simili tra loro davano un senso di sicurezza che non pensavo di trovare trasferendomi così lontana da casa, o comunque non così presto.
C’era un piccolo bar, che faceva anche da tabaccheria, a due passi da casa, una lavanderia vecchio stile, di quelle che si vedono nei film e un enorme parco.
Entrammo al bara prendere qualcosa da bere. Niente di speciale, io un caffè macchiato, Giulia un succo di frutta e Serena un drink analcolico alla frutta.
Giulia sorrise al ragazzo al bancone e notai che le guance le si erano appena arrossate. “Carino!”, pensai osservando il loro scambio di sguardi.
Mi ricordava qualcuno che però in questo momento non mi veniva in mente. Qualcuno di terribilmente carino, proprio come lui. Era alto, e i muscoli della spalle risaltavano sotto la t-shirt nera aderente. Gli chiari simili a quelli della Serena spiccavano grazie alla carnagione olivastra e i capelli scuri. E aveva un sorriso da paura, uno di quei sorrisi angelici che ti mandano in coma.
«Allora Giuls, non mi presenti le tue amiche?» chiese il ragazzo sorridendoci.
«Si Giuls, non ci presenti?»  ripetei dandole una leggera spinta con la spalla. In tutta risposta prima mi fulminò con lo sguardo e poi arrossì lievemente.
«David, loro sono le mie due amiche di cui ti ho parlato. Serena e Martina»
«Uuuh, gli avevi parlato di noi?» le chiese Serena prendendola in giro.
Mi sporsi dietro la schiena della nostra amica e le sussurrai in italiano «Sei una carogna!» poi le feci l’occhiolino e spinsi il mio pugno contro il suo.
Tesi la mano al ragazzo sorridendo «Piacere di conoscerti David»
Mi sorrise e fece lo stesso con Serena «Piacere mio ragazze!»
Arrivò il succo, il cocktail e un’enorme tazza di quello che doveva essere il mio caffè e mi maledissi mentalmente.
“Espresso Martina, qui si chiama espresso.”, mi ricordai acidamente.
Il caffè era decisamente acqua sporca con un retrogusto dolce di latte, non era malissimo, ma non si avvicinava nemmeno lontanamente al mio caffè.
Gonfiai le guance alla vista dei sorrisi divertiti delle altre due ragazze, che vedendo la mia faccia offesa scoppiarono a ridere senza controllo.
David ci guardava senza capire «Avevi detto caffè giusto? Non mi sono sbagliato vero?»
Gli sorrisi «Sì, tranquillo. Sono loro che sono due stupide» dissi dando una sberla sul coppino alla più vicina.
«Ehi!» si lamentò Giulia posandosi la mano dietro la nuca e diventando subito seria.
Sorrisi soddisfatta di averle finalmente fatte smettere di ridere.
«Allora David, dove possono andare tre ragazze di venerdì sera?»
«Beh ci sono vari posti.. pub o discoteca?»
«Pub!» disse subito Serena.
«Discoteca!» dissi io guardandola.
«No! Siamo appena arrivate!» piagnucolò la bionda.
«Appunto! Non possiamo stare a casa!»
«Infatti non dobbiamo stare a casa! Ma non riesco ad andare a ballare, proprio non ne ho voglia!»
«Venerdì prossimo allora. È obbligatorio» Giulia annuì alle mie parole.
David invece aveva sempre la solita espressione confusa.
«Dovremmo smetterla di parlare italiano!» dissi io sorridendo.
Giulia spiegò brevemente al ragazzo la nostra conversazione. Lui le sorrise dolcemente fissando i suoi occhi color mare in quelli color smeraldo di lei, che ricambiò il sorriso imbarazzata.
«Come pub c’è The Victoria che è molto carino! Se volete stasera devo vedere dei miei amici, potreste unirvi a noi così magari conoscete qualcuno!» disse aspettando una nostra risposta. Dovevamo decisamente fare amicizia, anche se per fortuna eravamo in tre.
«Certo!» disse la bionda facendo l’occhiolino a Giulia, che prima le tirò una gomitata e poi le sorrise.
«Ora dobbiamo andare, abbiamo ancora tutto il vicinato da vedere!» disse Giulia tirando fuori il portafoglio.
«Tranquille oggi offre la casa, il grande arrivo di Serena e Martina è un evento da festeggiare!»
Si mise d’accordo con la nostra amica per l’ora e il luogo di ritrovo ed uscimmo dal bar dirette verso il grande giardino di fronte al nostro palazzo.
«Allora?» chiese Serena maliziosa.
«Allora cosa?» domandò stizzita Giulia senza però riuscire a trattenere un sorriso sotto i baffi.
«Cara, è vero che non ci vediamo da un po’. Ma ti conosciamo, e riconosciamo quello sguardo, e quel sorriso! Sei cotta» dissi io annuendo con fare solenne.
Giulia sbuffò e scosse la testa «Voi guardate troppi film d’amore!»
«Ed ecco perché sappiamo riconoscere quando una è cotta a puntino!»
«Ha parlato l’attrice!» mi disse dandomi una leggera spinta con la spalla.
Volevo fare l’attrice da sempre. Mi piaceva la sensazione che provavo quando interpretavo un’altra persona e il pensiero di trasmettere emozioni a chi mi guardava. Volevo diventare una Keira Knightley, una Angelina Jolie o ancora una Julia Roberts, comunque grande per le capacità che possiedo. Non solo perché ho un bel fisico e un bel faccino, anche perché se no sarei rovinata.
«Ah, a proposito di questo argomento.. Ho trovato la scuola adatta a me!»
Giulia mi abbracciò non riuscendo a trattenere un breve gridolino. Alcuni passanti si girarono verso di noi, Serena si scusò facendo ruotare il dito vicino alla tempia per indicare la pazzia della nostra amica.
«Sono così felice!» disse stringendomi.
«Ok, così mi soffochi però!» la avvisai ridendo e cominciando subito a spiegarle tutto.
«È nella città di mia zia, e costa circa trecento euro al mese, senza contare tutto l’occorrente, e in più visto che mia zia ha tre figli e mia nonna da mantenere devo dargli una mano economicamente, così ha detto che probabilmente la sua amica, proprietaria di un negozio di abbigliamento, mi può assumere con un contratto part-time. La paga è scarsa, ma dovrei riuscire a pagarmi la benzina, dare qualcosa a mia zia e comprare il necessario per frequentare le lezioni»
«È un’università?» volevo davvero andare all’università di recitazione, ma non avrei mai chiesto ai miei genitori così tanti soldi. Costavano davvero un occhio della testa.
«Emmmh, no in realtà no. È un’accademia, infatti dovrò studiare anche canto e danza. E sono terrorizzata all’idea di dover studiare canto, sono stonata come una campana e ho paura di non passare l’anno per questo. «Oddio ma è come Paso Adelante!» esclamò Giulia esaltata.
«Yeah buddy! Ho chiesto a quella scema lì affianco se voleva farla con me, tanto lei a cantare è bravissima, e nel canto e nella recitazione se la cava»
«Ammetto che mi sento esclusa!»
«Solo perché ti vergogni di ballare. Ti abbiamo vista provare e sei davvero brava» disse Serena.
«Ma non è quello che voglio fare …»
«Sì, lo sappiamo!» esclamammo io e la mia amica in coro.
Eravamo entrate nel parco senza nemmeno accorgercene.
Giulia aveva ragione, non era grandissimo, ma in compenso era uno spettacolo. Le foglie verdi degli alberi erano illuminate dai raggi del sole e si muovevano leggere sotto la forza del vento.
L’erba era di uno splendente verde acceso e nonostante fosse quasi sera era ancora pieno di gente.
Notai due coppiette che ridevano e si sbaciucchiavano teneramente su due panchine. Sorrisi. Amavo vedere le persone innamorate.
«Ancora innamorata dell’amore?» mi chiese Giulia osservando la mia espressione.
«Come sempre» rispose Serena al mio posto.
«Acida!l» e dissi dandole una pacca sul sedere.
Di qualcosa dovevo pur sempre innamorarmi. Non avevo mai avuto storie particolarmente importanti, e tanto meno lunghe. Mi ero innamorata, ma quasi mai ricambiata e per un motivo o per l’altro le storie finivano dopo un paio di mesi.
«Il parco è bellissimo, e di mattina è molto tranquillo» mi spiegò Giulia.
«Ottimo! È da tantissimo che non vado a correre di mattina. Mi manca!»
«Oh no Giulia! Che hai fatto? Ora ci trascinerà con lei!» le chiese Serena curvandosi in avanti fingendosi già sfinita. Giulia scoppiò a ridere.
«Ci farà solo bene! Ci sfogheremo e resteremo in linea!» affermai io difendendo le mie splendide corse mattutine.
«Per quello ci basta fare le scale di casa nostra» disse ridendo Serena.
“Casa nostra. È così strano e bello allo stesso tempo!”.
«Ci sediamo?» chiese la bionda indicando la panchina alla fine del vialetto.
Annuimmo insieme e ci incamminammo perse nei nostri pensieri.
«Non vi ho ancora chiesto com’è andato l’esame!» disse Giulia battendosi la mano sulla fronte poco dopo essersi seduta tra me e Serena.
«Non male, almeno per i miei standard!» le risposi sorridendo.
«Con quanto sei uscita?»
«Settantatre, so che non è tanto ma considerando il mio andamento scolastico degli ultimi anni, direi che mi è andata di lusso!»
«Massì, settantatre è un signor voto! Tu Sere? Con quanto sei uscita?»
La bionda si girò e rigirò le mani nervosa.
«Sere sei uscita vero?»
«Certo che è uscita! Con una media come la sua come poteva non uscire?»
«E qual è il problema allora?»
«Novantasei..»
«Novantasei? Sul serio?!» chiese Giulia stupita. Poi abbracciò l’amica «Brava tu! Davvero brava tu!»
Sorrisi e mi unii a loro. C’era sempre stata questa grande differenza tra me e Serena, lei studiava e io no, lei ci arrivava e io no.
«Dobbiamo festeggiare stasera!» disse Giulia alzando il pugno in aria.
«Party hard!» esclamò Serena scuotendo i riccioli biondi.
«Yeah buddy!»  scoppiammo tutte e tra a ridere e quando tornò il silenzio il mio stomaco protestò rumorosamente.
«Chiede cibo!» spiegai.
Sorrisero e ci alzammo tornando sui nostri passi.
«Dove mangiamo?»  chiese Serena ravvivandosi i capelli. Eravamo ormai fuori dal parco e dovevamo decidere se mangiare o tornare a casa.
«Dipende. Volete una pizza riscaldata o preferite mangiare al ristorante?»
«Direi che visto che dobbiamo risparmiare un ristorante non mi sembra il caso. Però se c’è qualche fast food sarebbe perfetto»
«Beh c’è il Mc o il Burgher!»
«Mc! Mc! Mc!» saltellai mentre proclamavo la mia decisione.
«E Mc sia!» disse Serena sorridendo alla mia euforia.
Amavo mangiare al Mc. Ok, non era salutare e ci sono vari dubbi, penso anche fondati, sulla provenienza e la qualità della carne. Ma era buono, da morire, e mangiarlo una volta ogni tanto non aveva mai ucciso nessuno. Almeno credo.
«Ci dovrebbe essere qui vicino ma dobbiamo prendere la macchina»
«In poche parole stiamo per rischiare la vita per un panino del Mc?» chiese Serena alzando il sopracciglio destro.
«Esatto» annuì Giulia.
«Ne vale la pena!» dissi io con un ampio sorriso, le altre due scoppiarono a ridere e Giulia tirò fuori le chiavi della macchina. Era nel parcheggio di fronte al palazzo, poco distante dal parco e dal bar.
Una Ford Focus vecchia blu metallizzata ci aspettava vicino ad una grossa macchina nera. Giulia aprì la macchina con un bottoncino sulle chiavi ed io mi andai a sedere prima di tutte davanti. Peccato che mi trovai davanti il volante. Scoppiammo a ridere tutte e tre e Giulia mi prese in giro.
«Sicura di voler guidare? La modalità è un po’ diversa!» disse Serena.
«Ti giuro che mi fido di te, ma non voglio andare all’ospedale, soprattutto a stomaco vuoto!»
«Ah ah, siete proprio simpatiche!- dissi spostandomi sul sedile affianco senza uscire dall’abitacolo .
Partimmo verso il McDonald cantando a squarciagola “Oath” di Cher Lloyd e “Want u back”, il fastfood era a dieci minuti da casa nostra e per fortuna non incontrammo traffico.
Giulia ebbe la grandiosa idea di schiacciare sull’acceleratore all’entrata del parcheggio, proprio mentre la macchina davanti inchiodava.

 «Merda!» esclamò qualche secondo prima di tamponare una tanto bella quanto costosa Lamborghini grigio metallizzato.
«Cazzo Giulia! Cosa hai fatto?» urlò Serena con un tono di voce più acuto del solito.
«Dai Serena, Giulia avrà sicuramente l’assicurazione, vero?» chiesi girandomi verso la mia amica.
«No, non ancora» bisbigliò. Era bianca cadaverica, le tremavano le mani ancora poggiate al volante e guardava diritto davanti a se. Non aveva nemmeno notato il ragazzo che era sceso dalla macchina con espressione preoccupata.
«Oddio» sussurrai io osservando il ragazzo.
«Cosa?» chiese Serena slacciandosi la cintura e spostandosi nel sedile centrale.
«Non ci credo» disse senza riuscire a trattenere un sorriso.

 

 

 

 

YEEP

 

Ciao bella geeeente c:

Non sapendo cosa fare, Martina ha pensato bene di aggiornare, perché comunque se aspettiamo una recensione fa in tempo a finire il mondo (no dai)

Comunque anche questo capitolo è “tranquillo” diciamo..

Incontriamo David, il barista. Avrà qualche ruolo importante nella storia? NON NE HO LA PIU’ PALLIDA IDEA AHAHAHAH

Ci farebbe veramente un sacco piacere se lasciaste una recensione c: potete anche dire che non vi piace, insomma, la colpa resta sempre della Martina :3

Al prossimo capitolo bananeeeee

 

martis & giuls

  
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