«Oddio»
«Cosa?»
«Non
ci credo»
Il
nostro quartiere era semplice ma
bellissimo, le case tutte simili tra loro davano un senso di sicurezza
che non
pensavo di trovare trasferendomi così lontana da casa, o
comunque non così
presto.
C’era un piccolo bar, che faceva anche da tabaccheria, a due
passi da casa, una
lavanderia vecchio stile, di quelle che si vedono nei film e un enorme
parco.
Entrammo al bara prendere qualcosa da bere. Niente di speciale, io un
caffè
macchiato, Giulia un succo di frutta e Serena un drink analcolico alla
frutta.
Giulia sorrise al ragazzo al bancone e notai che le guance le si erano
appena
arrossate. “Carino!”, pensai osservando il loro
scambio di sguardi.
Mi ricordava qualcuno che però in questo momento non mi
veniva in mente.
Qualcuno di terribilmente carino, proprio come lui. Era alto, e i
muscoli della
spalle risaltavano sotto la t-shirt nera aderente. Gli chiari simili a
quelli
della Serena spiccavano grazie alla carnagione olivastra e i capelli
scuri. E aveva
un sorriso da paura, uno di quei sorrisi angelici che ti mandano in
coma.
«Allora
Giuls, non mi presenti le tue
amiche?»
chiese il ragazzo sorridendoci.
«Si
Giuls, non ci presenti?»
ripetei dandole una
leggera spinta con la
spalla. In tutta risposta prima mi fulminò con lo sguardo e
poi arrossì
lievemente.
«David,
loro sono le mie due amiche di
cui ti ho parlato. Serena e Martina»
«Uuuh,
gli avevi parlato di noi?»
le chiese Serena prendendola in giro.
Mi sporsi dietro la schiena della nostra amica e le sussurrai in
italiano «Sei
una carogna!»
poi le feci l’occhiolino e spinsi il mio pugno
contro il suo.
Tesi la mano al ragazzo sorridendo
«Piacere
di conoscerti David»
Mi sorrise e fece lo stesso con Serena «Piacere
mio ragazze!»
Arrivò il succo, il cocktail e un’enorme tazza di
quello che doveva essere il
mio caffè e mi maledissi mentalmente.
“Espresso Martina, qui si chiama espresso.”, mi
ricordai acidamente.
Il caffè era decisamente acqua sporca con un retrogusto
dolce di latte, non era
malissimo, ma non si avvicinava nemmeno lontanamente al mio
caffè.
Gonfiai le guance alla vista dei sorrisi divertiti delle altre due
ragazze, che
vedendo la mia faccia offesa scoppiarono a ridere senza controllo.
David ci guardava senza capire «Avevi
detto caffè giusto? Non mi sono sbagliato vero?»
Gli sorrisi «Sì,
tranquillo. Sono loro
che sono due stupide»
dissi dando una
sberla sul coppino alla più vicina.
«Ehi!»
si
lamentò Giulia posandosi la mano dietro la nuca e diventando
subito seria.
Sorrisi soddisfatta di averle finalmente fatte smettere di ridere.
«Allora
David, dove possono andare tre
ragazze di venerdì sera?»
«Beh
ci sono vari posti.. pub o
discoteca?»
«Pub!»
disse subito Serena.
«Discoteca!»
dissi io guardandola.
«No!
Siamo appena arrivate!»
piagnucolò la bionda.
«Appunto!
Non possiamo stare a casa!»
«Infatti
non dobbiamo stare a casa! Ma
non riesco ad andare a ballare, proprio non ne ho voglia!»
«Venerdì
prossimo allora. È obbligatorio»
Giulia annuì alle mie parole.
David invece aveva sempre la solita espressione confusa.
«Dovremmo
smetterla di parlare italiano!»
dissi io sorridendo.
Giulia spiegò brevemente al ragazzo la nostra conversazione.
Lui le sorrise
dolcemente fissando i suoi occhi color mare in quelli color smeraldo di
lei,
che ricambiò il sorriso imbarazzata.
«Come
pub c’è The Victoria che è molto
carino! Se volete stasera devo vedere dei miei amici, potreste unirvi a
noi così
magari conoscete qualcuno!»
disse
aspettando una nostra risposta. Dovevamo decisamente fare amicizia,
anche se
per fortuna eravamo in tre.
«Certo!»
disse la bionda facendo l’occhiolino a Giulia, che prima le
tirò una gomitata e
poi le sorrise.
«Ora
dobbiamo andare, abbiamo ancora
tutto il vicinato da vedere!»
disse
Giulia tirando fuori il portafoglio.
«Tranquille
oggi offre la casa, il grande
arrivo di Serena e Martina è un evento da festeggiare!»
Si mise d’accordo con la nostra amica per l’ora e
il luogo di ritrovo ed
uscimmo dal bar dirette verso il grande giardino di fronte al nostro
palazzo.
«Allora?»
chiese
Serena maliziosa.
«Allora
cosa?»
domandò stizzita Giulia senza però riuscire a
trattenere un
sorriso sotto i baffi.
«Cara,
è vero che non ci vediamo da un
po’. Ma ti conosciamo, e riconosciamo quello sguardo, e quel
sorriso! Sei cotta»
dissi io annuendo con fare solenne.
Giulia sbuffò e scosse la testa «Voi
guardate
troppi film d’amore!»
«Ed
ecco perché sappiamo riconoscere
quando una è cotta a puntino!»
«Ha
parlato l’attrice!»
mi disse dandomi una leggera spinta con la
spalla.
Volevo fare l’attrice da sempre. Mi piaceva la sensazione che
provavo quando
interpretavo un’altra persona e il pensiero di trasmettere
emozioni a chi mi
guardava. Volevo diventare una Keira Knightley, una Angelina Jolie o
ancora una
Julia Roberts, comunque grande per le capacità che possiedo.
Non solo perché ho
un bel fisico e un bel faccino, anche perché se no sarei
rovinata.
«Ah,
a proposito di questo argomento.. Ho
trovato la scuola adatta a me!»
Giulia mi abbracciò non riuscendo a trattenere un breve
gridolino. Alcuni
passanti si girarono verso di noi, Serena si scusò facendo
ruotare il dito
vicino alla tempia per indicare la pazzia della nostra amica.
«Sono
così felice!»
disse stringendomi.
«Ok,
così mi soffochi però!»
la avvisai ridendo e cominciando subito a
spiegarle tutto.
«È
nella città di mia zia, e costa circa
trecento euro al mese, senza contare tutto l’occorrente, e in
più visto che mia
zia ha tre figli e mia nonna da mantenere devo dargli una mano
economicamente,
così ha detto che probabilmente la sua amica, proprietaria
di un negozio di
abbigliamento, mi può assumere con un contratto part-time.
La paga è scarsa, ma
dovrei riuscire a pagarmi la benzina, dare qualcosa a mia zia e
comprare il necessario
per frequentare le lezioni»
«È
un’università?»
volevo davvero andare all’università
di recitazione, ma non
avrei mai chiesto ai miei genitori così tanti soldi.
Costavano davvero un
occhio della testa.
«Emmmh,
no in realtà no. È un’accademia,
infatti dovrò studiare anche canto e danza. E sono
terrorizzata all’idea di
dover studiare canto, sono stonata come una campana e ho paura di non
passare
l’anno per questo. «Oddio
ma è come Paso
Adelante!»
esclamò Giulia esaltata.
«Yeah
buddy! Ho chiesto a quella scema lì
affianco se voleva farla con me, tanto lei a cantare è
bravissima, e nel canto
e nella recitazione se la cava»
«Ammetto
che mi sento esclusa!»
«Solo
perché ti vergogni di ballare. Ti
abbiamo vista provare e sei davvero brava»
disse
Serena.
«Ma
non è quello che voglio fare …»
«Sì,
lo sappiamo!»
esclamammo io e la mia amica in coro.
Eravamo entrate nel parco senza nemmeno accorgercene.
Giulia aveva ragione, non era grandissimo, ma in compenso era uno
spettacolo.
Le foglie verdi degli alberi erano illuminate dai raggi del sole e si
muovevano
leggere sotto la forza del vento.
L’erba era di uno splendente verde acceso e nonostante fosse
quasi sera era
ancora pieno di gente.
Notai due coppiette che ridevano e si sbaciucchiavano teneramente su
due
panchine. Sorrisi. Amavo vedere le persone innamorate.
«Ancora
innamorata dell’amore?»
mi chiese Giulia osservando la mia
espressione.
«Come
sempre»
rispose Serena al mio posto.
«Acida!l»
e
dissi dandole una pacca sul sedere.
Di qualcosa dovevo pur sempre innamorarmi. Non avevo mai avuto storie
particolarmente importanti, e tanto meno lunghe. Mi ero innamorata, ma
quasi
mai ricambiata e per un motivo o per l’altro le storie
finivano dopo un paio di
mesi.
«Il
parco è bellissimo, e di mattina è
molto tranquillo»
mi spiegò Giulia.
«Ottimo!
È da tantissimo che non vado a
correre di mattina. Mi manca!»
«Oh
no Giulia! Che hai fatto? Ora ci
trascinerà con lei!»
le chiese Serena
curvandosi in avanti fingendosi già sfinita. Giulia
scoppiò a ridere.
«Ci
farà solo bene! Ci sfogheremo e
resteremo in linea!»
affermai io
difendendo le mie splendide corse mattutine.
«Per
quello ci basta fare le scale di
casa nostra»
disse ridendo Serena.
“Casa nostra. È così strano e bello
allo stesso tempo!”.
«Ci
sediamo?»
chiese la bionda indicando la panchina alla fine del
vialetto.
Annuimmo insieme e ci incamminammo perse nei nostri pensieri.
«Non
vi ho ancora chiesto com’è andato
l’esame!»
disse Giulia battendosi la mano
sulla fronte poco dopo essersi seduta tra me e Serena.
«Non
male, almeno per i miei standard!»
le risposi sorridendo.
«Con
quanto sei uscita?»
«Settantatre,
so che non è tanto ma
considerando il mio andamento scolastico degli ultimi anni, direi che
mi è
andata di lusso!»
«Massì,
settantatre è un signor voto! Tu
Sere? Con quanto sei uscita?»
La bionda si girò e rigirò le mani nervosa.
«Sere
sei uscita vero?»
«Certo
che è uscita! Con una media come la
sua come poteva non uscire?»
«E
qual è il problema allora?»
«Novantasei..»
«Novantasei?
Sul serio?!»
chiese Giulia stupita. Poi abbracciò
l’amica «Brava
tu! Davvero brava tu!»
Sorrisi e mi unii a loro. C’era sempre stata questa grande
differenza tra me e
Serena, lei studiava e io no, lei ci arrivava e io no.
«Dobbiamo
festeggiare stasera!»
disse Giulia alzando il pugno in aria.
«Party
hard!»
esclamò Serena scuotendo i riccioli biondi.
«Yeah
buddy!»
scoppiammo
tutte e tra a ridere e
quando tornò il silenzio il mio stomaco protestò
rumorosamente.
«Chiede
cibo!»
spiegai.
Sorrisero e ci alzammo tornando sui nostri passi.
«Dove
mangiamo?»
chiese
Serena
ravvivandosi i capelli. Eravamo ormai fuori dal parco e dovevamo
decidere se
mangiare o tornare a casa.
«Dipende.
Volete una pizza riscaldata o
preferite mangiare al ristorante?»
«Direi
che visto che dobbiamo risparmiare
un ristorante non mi sembra il caso. Però se
c’è qualche fast food sarebbe
perfetto»
«Beh
c’è il Mc o il Burgher!»
«Mc!
Mc! Mc!»
saltellai mentre proclamavo la mia decisione.
«E
Mc sia!»
disse Serena sorridendo alla mia euforia.
Amavo mangiare al Mc. Ok, non era salutare e ci sono vari dubbi, penso
anche
fondati, sulla provenienza e la qualità della carne. Ma era
buono, da morire, e
mangiarlo una volta ogni tanto non aveva mai ucciso nessuno. Almeno
credo.
«Ci
dovrebbe essere qui vicino ma dobbiamo
prendere la macchina»
«In
poche parole stiamo per rischiare la
vita per un panino del Mc?»
chiese Serena
alzando il sopracciglio destro.
«Esatto»
annuì Giulia.
«Ne
vale la pena!»
dissi io con un ampio sorriso, le altre due scoppiarono a
ridere e Giulia tirò fuori le chiavi della macchina. Era nel
parcheggio di
fronte al palazzo, poco distante dal parco e dal bar.
Una Ford Focus vecchia blu metallizzata ci aspettava vicino ad una
grossa
macchina nera. Giulia aprì la macchina con un bottoncino
sulle chiavi ed io mi
andai a sedere prima di tutte davanti. Peccato che mi trovai davanti il
volante. Scoppiammo a ridere tutte e tre e Giulia mi prese in giro.
«Sicura
di voler guidare? La modalità è un
po’ diversa!»
disse Serena.
«Ti
giuro che mi fido di te, ma non
voglio andare all’ospedale, soprattutto a stomaco vuoto!»
«Ah
ah, siete proprio simpatiche!- dissi
spostandomi sul sedile affianco senza uscire dall’abitacolo .
Partimmo verso il McDonald cantando a squarciagola
“Oath” di Cher Lloyd e “Want
u back”, il fastfood era a dieci minuti da casa nostra e per
fortuna non
incontrammo traffico.
Giulia ebbe la grandiosa idea di schiacciare
sull’acceleratore all’entrata del
parcheggio, proprio mentre la macchina davanti inchiodava.
«Merda!»
esclamò qualche secondo prima di tamponare una tanto bella
quanto costosa
Lamborghini grigio metallizzato.
«Cazzo
Giulia! Cosa hai fatto?»
urlò Serena con un tono di voce più acuto del
solito.
«Dai
Serena, Giulia avrà sicuramente
l’assicurazione, vero?»
chiesi girandomi
verso la mia amica.
«No,
non ancora»
bisbigliò. Era bianca cadaverica, le tremavano le mani
ancora
poggiate al volante e guardava diritto davanti a se. Non aveva nemmeno
notato
il ragazzo che era sceso dalla macchina con espressione preoccupata.
«Oddio»
sussurrai
io osservando il ragazzo.
«Cosa?»
chiese Serena slacciandosi la cintura e spostandosi nel sedile centrale.
«Non
ci credo»
disse senza riuscire a trattenere un sorriso.
YEEP
Ciao
bella geeeente c:
Non
sapendo cosa fare, Martina ha
pensato bene di aggiornare, perché comunque se aspettiamo
una recensione fa in
tempo a finire il mondo (no dai)
Comunque
anche questo capitolo è “tranquillo”
diciamo..
Incontriamo
David, il barista. Avrà qualche
ruolo importante nella storia? NON NE HO LA PIU’ PALLIDA IDEA
AHAHAHAH
Ci
farebbe veramente un sacco piacere
se lasciaste una recensione c: potete anche dire che non vi piace,
insomma, la
colpa resta sempre della Martina :3
Al
prossimo capitolo bananeeeee
martis
& giuls