Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Shiniii    13/03/2013    3 recensioni
Sherlock era vivo.
Le rivelazioni, Le concessioni, La scoperta, La tristezza e la felicità, La cura...La Minaccia.
Tutto è cambiato e sta per cambiare ancora,
E non finirà mai.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Lestrade , Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“John! Alzati!”

John dormiva beatamente sul comodissimo letto matrimoniale, completamente sfatto, coperto per metà dalle lenzuola bianche. Le sue orecchie non volevano saperne di funzionare.

“Joooohn!”

Sherlock appariva come un bambino di 5 anni al primo giorno di scuola, intento a svegliare i genitori a costo di salirci in piedi sopra. Decise di scuoterlo con poca delicatezza, e John si svegliò di soprassalto, con l'istinto di saltare in pedi e impugnare un arma.

“...mmh?”

Gli serviva qualche secondo per realizzare dove si trovava, chi era e cosa lo aveva svegliato.

“Tieni metti questi, andiamo da Lestrade.”

John ricevette in piena faccia e petto dei vestiti lanciati da Sherlock, che era già vestito di tutto punto, e di fretta, ovviamente. John esitò qualche secondo, e mentre si stropicciava gli occhi, mise i piedi a terra. Si infilò i jeans e il maglione, ancora visibilmente intontito.

“Buongiorno anche a te, Sherlock.”

Sherlock era intento a mettere a soqquadro la stanza senza alcun rimorso per il disordine, e senza dare una risposta.

“Che cosa cerchi?”

“La mia sciarpa! Dov'è?”

John si mosse lentamente verso l'uscita della camera, ancora scalzo, per dirigersi nella sua a prendere la sciarpa, che aveva preso l'abitudine di riporre sotto il suo cuscino. Tornò nel giro di un minuto e Sherlock sembrava non aver notato affatto la sua mancanza. Apparve da dietro con la sciarpa in mano e un aria di soddisfazione.

“Dov'era?”

“Non importa.”

“Sotto il tuo cuscino!”

Sherlock sia era accorto del dolce gesto. John sospirò, costretto a chiedere per l'ennesima volta:

“Come hai fatto””

L'altro prese fra le dita una piuma d'oca che era rimasta impigliata nella sciarpa. John sorrise, e si mosse a mettere le scarpe, prima che Sherlock uscisse senza aspettarlo.

Infatti, come si aspettava, era già giunto in strada, adocchiando un taxi che si sarebbe fermato per lui. John corse, arrivando giusto in tempo per entrare nell'auto.


“Dimmi, perchè ce ne andiamo in giro per Londra ad incontrare Lestrade mentre tu dovresti essere morto?”

“La gente vede quello che vuole vedere, io sono morto, perciò sono solo uno che gli assomiglia.”

“Questo non funzionerà per Lestrade”

Sherlock lo guardò con un aria superiore.

“Lestrade indirrà una conferenza stampa nella quale affermerà l'esistenza di un operazione segreta per la quale io dovevo sembrare l'artefice dei crimini, mentre Moriarty poteva sentirsi più sicuro, agevolando quindi la sua cattura.”

“Ma Moriarty è morto suicida su quel tetto. Perchè continuare la farsa?”

Sherlock si girò a guardarlo con un sopracciglio alzato.

“E i suoi complici dove li metti?”

John riassaporò la sensazione di trovarsi accanto a colui che era sempre un passo avanti.

 

 

Sherlock si diresse molto velocemente all'interno degli uffici della polizia londinese, con John che cercava di stargli dietro, come sempre.

Sherlock conosceva a memoria l'edificio, e passando fra corridoi e scrivanie, incontrò Anderson, visibilmente sbigottito dalla vista di quel morto tanto arzillo.

“Heilà!” disse Sherlock, e continuò, irrompendo nell'ufficio di Lestrade, che era intento a godersi il suo dolce far nulla, con i piedi sul tavolo.

“Buongiorno!”

Sherlock pareva morire dalla voglia di far prendere un infarto a tutti da mesi, e probabilmente era così.

 

Circa due ore dopo, fra discussioni, spiegazioni e bentornati, i due compagni si ritrovarono su una jeep per una strada sterrata. Su consiglio di Lestrade, che era più un ordine, Sherlock e John, si dirigevano per passare la notte in un posto isolato, muniti di una tenda e provviste. John insistette per tornare a casa per poter prendere un ogetto in particolare di cui Sherlock ignorava l'esistenza. Erano stati convinti di rimanere non rintracciabili almeno per una notte, in modo da evitare pericoli di persone nemiche o pazzi che odiavano Sherlock da sempre, in modo da far svolgere la conferenza in modo sicuro. John nel mezzo della discussione sul dove dirigersi, era stato di punto in bianco del tutto risolutivo. Probabilmente non sarebbe stata la notte più comoda di sempre, ma era sicuro di poter condurre il suo Sherlock in un posto sicuro. Il posto si rivelò essere una radura, circondata da un muro di alti alberi. Sebbene fosse molto grande, quel circondario e la luce del tramonto delle cinque del pomeriggio sembravano indurre la sensazione di essere proprietari dell'itero luogo.

Sherlock dovette ricredersi del suo amico, che si muoveva agilmente come se si trovasse a casa sua, fra legna, alberi e attrezzatura varia. Sapeva esattamente cosa faceva e sembrava alquanto soddisfatto del lavoro che svolgeva. Sherlock rimase un po' in disparte, apparte nel montaggio della tenda. Con lui non potrebbe essere più facile montarne una. La notte era ormai calata e il loro posto era pronto. John grazie alla passata esperinza, aveva acceso un caldo fuoco attorno al quale i due potevano stare tranquillamente, ad aspettare che il tempo scorresse.

“Quindi sai suonare anche tu.”

“Non ti si può nascondere nulla.”

John aveva portato una chitarra con sé, e non c'era da meravigliarsi che Sherlock se ne fosse accorto, per quanto avesse cercato di nasconderla il più possibile. La verità era che John suonava in passato, e sempre in situazioni come quelle, attorno ad un fuoco, di notte. Sapeva che l'atmosfera avrebbe prodotto in lui una malinconia che lo avrebbe spinto a suonare.Sherlock lo fissava negli occhi, come per chiedergli di suonare almeno una volta per lui. Senza bisogno di parole, con un mezzo sorriso, John si alzò e andò a prendere lo strumento.

Tornando si sedette sul tronco di legno tagliato vicino al quale aveva edificato il piccolo accampamento, e seduto con una gamba piegata più in alto dell'altra, cominciò ad accordare lo strumento e a far combaciare in armonia i suoni. Poi le sua dita abili cominciarono a muoversi producendo quella musica bellissima di “Giochi proibiti” *

Sherlock già dai primi suoni cominciò a perdersi in lui. Era bravo, audace. I suoi occhi brillavano e la consapevolezza di sapere benissimo cosa stava facendo lo rendeva sicuro di sé. La sua testa bassa e la sua espressione attenta, l'aria fresca che gli attraversava i vestiti. Un brivido per la schiena di Sherlock.

Sherlock, che in quel momento, in quel luogo, si sentiva libero e affascinato.
Finalmente poteva guardare John, mentre i suoi pensieri cominciavano a essere confusi dalla dolce melodia. Sherlock poteva affermare che l'unica persona che poteva confonderlo era John. Con lui non riusciva ad essere solo analitico, non riusciva a capire tutto, e pur riconoscendo le sue abitudini e fisime, quel dottore rimaneva un mistero ai suoi occhi, e ancora più un mistero era il proprio stato d'animo mentre lo guardava. Mentre si perdeva in lui senza una ragionevole spiegazione.
La melodia finì delicatamente, e John era ansioso di ascoltare un verdetto.
"Allora, come ti sembro?"

"Bellissimo"


*http://www.youtube.com/watch?v=SAMkIqRaA28

 

PERFAVORE RECENSITE ç-ç

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Shiniii