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Autore: M4RT1    14/03/2013    3 recensioni
Terza Classificata al Contest "Smorfia e Cabala!" indetto da Giacopinzia17, nonché vincitrice del Premio Velocità :')
Una raccoltina di pensieri di Neal, per ripercorrere la trama.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Come ogni notte da quel giorno

(TIMELINE: dopo l'ultima puntata della prima serie, ma prima della prima puntata della seconda)

Spade: negatività, problemi, perdita

 

Anche quella notte Neal Caffrey si svegliò di soprassalto.

Senza sapere come, né tantomeno ricordarsi quando e perchè fosse successo, si ritrovò seduto al centro del letto, perfettamente sveglio e completamente zuppo di sudore freddo.

Tremava.

 

Anche quella notte, come ormai succedeva da quattro o cinque giorni, Neal Caffrey si alzò in piedi e cercò di calmarsi. Camminò avanti e indietro per la cella, respirando.

Inspirare, espirare.

Avanti e indietro.

Indietro e avanti.

 

Anche quella notte, come ogni notte da quel giorno, Neal Caffrey provò l'impulso di piangere. Piangere e urlare e piangere ancora fino allo sfinimento. Piangere e urlare fin quando qualcuno, Moz o Peter o Elizabeth, non l'avesse portato via da lì, a casa, finchè qualcuno non fosse riuscito a calmarlo, ad abbracciarlo, a fargli capire che non era colpa sua e che, per una volta, lui non avrebbe potuto far niente di diverso da quel che aveva fatto.

 

Eppure non aveva avuto il coraggio di chiederlo.

Sarebbe stato così facile, così bello, liberarsi da quel peso spaventosamente enorme che si portava in petto dall'esplosione dell'aereo di Kate.

Sarebbe stato così semplice e, nel contempo, liberatorio, chiedere: "Peter, secondo te ho fatto bene? Oppure c'era un modo per salvarla? Secondo te, Kate è morta per colpa mia?".

 

Ma non lo faceva.

Non lo chiedeva e andava avanti così, nell'indecisione, nel dubbio, nel limbo tra l'essere un assassino o una vittima.

Andava avanti e ricopriva Peter e Moz di sorrisi tremolanti. Sorrisi tirati, finti, sorrisi mirati a nascondere la verità ai suoi amici.

A non far credere loro che si sentisse in colpa. A convincerli che quel "Non è colpa tua, Neal" fosse davvero bastato a colmare un baratro senza fondo di panico, ansia e terrore di essere davvero colpevole.

A fingere di non essere deluso (e deluso era dir poco) che quel cambiamento tanto atteso, quel viaggio di sola andata verso il suo paese delle meraviglie, si fosse concluso col botto. Un botto che, forse, poteva essere di fuochi d'artificio e che invece era stato di dinamite.

  
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