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Autore: crumbled    14/03/2013    2 recensioni
Dermot, il presentatore, dandomi una pacca sulla schiena, mi disse che potevo andare, dopo avermi abbracciato amichevolmente.
Un passo. Due. Cinque. Mi dirigevo verso il centro del palco, accolta dall’applauso del pubblico. Il cuore mi batteva all’impazzata e lo sentivo rimbombare nelle mie orecchie, nonostante il rumore della folla.
Feci un respiro profondo prima di incrociare lo sguardo dei giudici. Louis Walsh, Cheryl Cole, Nicole Scherzinger e Simon Cowell mi osservavano.
In quel momento ero io al centro dell’attenzione.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                          The Boot Camp

Tutti gli studenti della Buxton High School urlavano di gioia. Anche io. E, come tutti gli ultimi giorni di scuola, tutti i ragazzi saltavano, felici, nei corridoi. Allentai la cravatta blu che portavo tutti i giorni al collo prima di toglierla e lanciarla in aria, come tutti facevano. Elliott, che era accanto a me, mi afferrò la mano e attraversammo il corridoio insieme, dirigendoci verso l'uscita. Gente che rideva, gridava. Chi si abbracciava, chi lanciava i libri in aria. Fuori da scuola, mi limitai a baciare Elliott.

                                                                           ***                             
                                                                                                           Un paio di giorni dopo
Guardavo, indecisa, gli abiti che avevo appoggiato sul letto. Se non mi fossi data una mossa, sarei arrivata in ritardo a Londra. Era il giorno del Boot Camp.

-Oh, andiamo Sam! Non hai mai avuto preoblemi con i vestiti! Arriveremo in ritardo.- si lamentava Alex, sulla soglia della porta di camera mia.

-Infatti, ti sei sempre vestita coi sacchi di patate, in fin dei conti.- azzardò Elliott, seduto sulla sedia. Scoppiarono a ridere. Lanciai ad entrambi un'occhiataccia, e bastò a zittirli.

-Se continuate così, giuro che ci metterò il doppio- dissi.

Alla fine, optai per dei jeans stretti,  una camicia a quadri blu, infilai le mie vecchie e sbiadite converse nere e usci di casa. Erano arrivati i momenti dei saluti.
Abbracciai forte mia madre.

-Mi dispiace di non poter venire, Sam. Ma buona fortuna, sappi che ti voglio molto bene.-

-Anche io, mamma-

Stampai un bacio sulla piccola fronte di Ginny, che si pulì subito. Le arrufai i capelli.

-Ciao, ciao, sciocchina.-

Mi girai e vidi Elliott che mi sorrideva. Lo abbracciai forte e lui ricambiò.

-Sarai grandiosa, Sam. Come sempre.-

-Ci si rivede, eh?-

In tutta risposta, mi baciò. Non volevo lasciarlo, non in quel momento. Dopo averli salutati un'altra volta con la mano, salii in macchina con Alex.
Il viaggio durò quasi tre ore. Tre estenuanti ore in macchina, ma mi divertii comunque ascoltando le cose strane che succedevano ad Alex quando lavorava. E poi arrivammo a Londra. Era bellissima. Le conosciute cabine rosse, i famosi 'Big Red Bus'... Per arrivare a destinazione, attraversammo il Westminster Bridge e osservai il Big Ben in tutta la sua bellezza. Ero davvero affascinata da Londra. Quella città era mille volte più bella delle foto su internet e sui libri di scuola. Era così... viva. Mi sentivo come a casa, a mio agio. Aspettammo un bel po' in coda, arrivati a destinazione. Almeno, non c'erano da aspettare nove ore. Sugli schermi che avevano appeso ai muri della struttura di XFactor riuscivo a vedere i concorrenti che si esibivano. Incominciò a farmi male il collo, perciò abbassai la testa e rivolsi la mia attenzione ad Alex che chiacchierava con una signora in carne sui cinquanta.
Lo ascoltai, mi divertivo.
-Oh, no. Mia sorella deve cantare, non io, l'ho solo accompagnata.- disse Alex a quella signora dall'aria gentile. Poi mi indicò. Sorrisi ad entrambi.
-Oh, piacere. Io mi chiamo Mary.- disse con un tono dolce.
-Sono Sam, piacere.-
-Ti ho vista cantare, a giugno. sei davvero brava, complimenti.-
-Grazie- le sorrisi. Avrei ricambiato il complimento, ma il fatto era che non mi ricordai di lei. Dal suo accento, capii che era irlandese. E io non avevo guardato le audizioni che si erano tenute a Dublino.
-Da dove venite? Siete di Londra?- chiese la signora.
-No, viviamo a Buxton, nel Derbyshire.-
Detto questo, ritornai ai miei pensieri. Con le mani tremanti afferrai il ciondolo a forma di cuore, legato a una catenina argentata che portavo sempre al collo con una H incisa, di cui non ne avevo mai capito il significato. Me lo regalò mio padre, qualche mese prima di morire. Dalla sua morte, non ho mai osato toglierlo. Mai.
Più mi avvicinavo all'entrata, più il battito del mio cuore accelerava. Mi sentivo troppo nervosa. Per un certo momento pensai che prima o poi il mio cuore sarebbe scoppiato. Le mani sembravano avere degli spasmi. Le cacciai sotto le cosce, quando entrammo dentro la struttura e finalmente mi sedetti su una sedia.
-Il tuo silenzio mi fa paura.- mi disse Alex.
Non risposi.
-Stai bene?- continuò. Gli lanciai un'occhiataccia, come se  avesse appena fatto una domanda stupidissima. Infatti lo era.
-Andrai alla grande, vedrai.-
-E se non fosse così? Magari stono o mi dimentico le parole o...-
-Non importa- m'interruppe -Potrai riprovare un altro anno. Ma non ce ne sarà bisogno, vedrai- finì stampandomi un bacio in fronte.
Dopo una lunga attesa, il mio turno arrivò.
-Buona fortuna, Sam. Sarai grandiosa.- mi sorrise Dermot. Mi sorpresi quando mi riconobbe.
-Grazie- risposi e abbracciai un'ultima volta Alex.
 Un giovane uomo con la testa calva e una camicia marrone mi fece cenno di aspettare un attimo.
-Tre.- Contò -Due. Uno.- e mi diede una pacca sulla spalla. Camminai verso il centro del palco, col cuore in gola. Sudavo di già. Il pubblico non c'era. Non c'era mai stato al Boot Camp. Vedevo solo una cinquantina di persone che occupavano i primi posti sui sedili, quelli più vicini al palco. Probabilmente, erano gli addetti.
-Ciao, Sam- mi salutò Nicole, sorridendomi.
-Ciao, Nicole.-
-Cosa ci canti oggi?- mi chiese Simon.
-Beautiful di Christina Aguilera.- Ringraziai Dio, per non aver balbettato.
-Prego.-
Qualche secondo dopo, la musica si fece sentire. E iniziai a cantare, pregando di non sbagliare niente.
Everyday is so wonderful
Then suddenly
It's hard to breathe
Now and then I get insecure
From all the pain
I'm so ashamed

I am beautiful
No matter what they say
Words can't bring me down
I am beautiful
In every single way
Yes words can't bring me down
Ohh no
So don't you bring me down today

To all your friends you're delirious
You're so consumed
In all your doom
Trying hard to fill the emptiness
The piece is gone
Left the puzzle undone
That's the way it is

You are beautiful
No matter what they say
Words can't bring you down
Ohh no
You are beautiful
In every single way
Yes words can't bring you down
Ohh no
So don't you bring me down today

-Bene. Brava - disse Louis.
-Grazie.-
-Puoi andare, Sam. Grazie.-
Tornai dietro le quinte, il battito del mio cuore ancora non rallentava.
-Sei stata davvero brava, complimenti- mi sorrise Dermot.
Lo ringraziai con un amichevole abbraccio. Appena vidi Alex, mi buttai tra le sue braccia.
-Che ti avevo detto?- chiese -Sei stata grandiosa!-
-Non mi sembravano tanto convinti.- ammisi.
-Vedrai.-
Dovetti aspettare che tutti finissero di cantare, per sapere i risultati. Se, oltre il Boot Camp, avessi superato gli Home Visit sarei passata al vero e proprio XFactor.
Per primi, chiamarono chi si era esibito come 'gruppo'. Ne sorteggiarono alcuni. Poi fu la volta dei maschi. Man mano che Simon chiamava le persone che erano riuscite a passare la secondo prova, vedevo sulle facce dei ragazzi la preoccupazione, le tristezza, l'angoscia. Mi dispiaque quando Simon finì di chiamare i nomi, senza aver nominato il ragazzo riccio con cui avevo fatto conoscenza alle audizioni. Pianse, come tanti altri. Il cuore mi batteva sempre di più.
Era arrivato il turno delle ragazze. Ne chiamarono molte, ma ancora non sentivo il mio nome. Una ragazza di nome Rebecca. Cher. Anche la signora che avevo conosciuto facendo la coda. Mary passò il Boot Camp. Gli occhi cominciavano a bruciarmi. Evitai di chiuderli.
Capii che non avevo passato la seconda prova, quando Nicole disse -Ci dispiace, ragazze. Questo è tutto.-
Il mio cuore perse un battito e mi sentii sprofondare. Gettai la testa all'indietro, sospirando lentamente. Trattenni, inutilmente, le lacrime. Quando tornai dietro le quinte, trovai Alex che mi cercava con lo sguardo. Non esitò nemmeno a stringermi. Quasi soffocavo, mentre calde e salate lacrime inumidivano la sua maglietta. Cercò di consolarmi, ma era come se il mio cervello mi impedisse di capire cosa stesse succedendo intorno a me. Quasi tutti stavano piangendo. Chi dalla felicità e chi no. Tipo me. Ero triste. Molto.
Passò un ora e tutti erano ancora dentro la struttura. Non volevano farci uscire e nessuno ne capiva il motivo. Così restai seduta sulle gambe di Alex, in una sedia ad aspettare di uscire da lì. Ma eravamo tutti bloccati. I giudici erano ancora seduti al tavolo davanti al palco, neanche loro se ne erano andati.
Arrivò di nuovo il tipo calvo con la camicia marrone. Fece cenno a me, e a tutti gli altri che stavano aspettando, di seguirlo. Dovetti lasciare Alex. Insieme a me, c'erano altre persone, ma non tutti quelli che erano stati scartati. Incominciai a innervosirmi e a chiedermi cosa stesse succedendo. Poi, il tizio chiamò alcune persone, tra cui il riccio. Non mi ricordavo il nome.
-Harry Styles- disse Testa Calva, e mi ricordai.
Chiamò altri ragazzi e qualche ragazza. Fece il mio nome. Il battito del mio cuore accelerò. Forse, c'era ancora una speranza.
Testa Calva ci fece, nuovamente, segno di seguirlo. Questo aspettare mi stava facendo saltare i nervi letteralmente. Stavo per scoppiare. Questa volta, però, ci condusse sul palco e ci divise in due gruppi. Cinque ragazzi a destra e cinque ragazze, tra cui io, a sinistra. Mi stavo dirigendo verso di loro, verso le ragazze, ma Simon mi fermò.
-Sam, aspetta.- disse. Mi bloccai. Si sono sbagliati. Io non c'entro niente qui, pensai mentre guardavo Simon osservare dei fogli.
-Vai con loro- e indicò i ragazzi, senza distogliere lo sguardo dai fogli di carta che teneva in mano. Feci un passo, esitante, prima di raggiungerli. Mi posizionai accanto a Harry che indossava un cappellino nero. Mi sorrise, come per salutarmi. Ricambiai. Il cuore martellava il petto, era quasi doloroso, per l'angoscia.
Parlò Nicole -Ciao. Molte grazie per essere venuti. Vedendo le vostre facce, so che questo è molto difficile.-
In effetti, lo era anche troppo.
-Abbiamo pensato molto su questo. E abbiamo pensato a ognuno di voi come solisti- continuò.
Nessuno capiva.
Nicole parlò ancora -Crediamo che voi siate molto talentuosi per lasciar perdere questa opportunità. Pensiamo che sia una buona idea...- lasciò la frase in sospeso.
Stavo scoppiando. Trattenevo a stento la mia angoscia.
-...avere due gruppi diversi.-
Simon continuò -Abbiamo deciso che avete superato la seconda tappa.-
In quel momento capii che la mia vita sarebbe cambiata. E non ci credevo ancora. Prima di essere richiamata sul palco, avevo perso tutte le mie speranze. Avevo smesso di crederci. E poi? Poi sarei andata in Spagna per la Home Visit, nella villa di Simon Cowell.
Mi portai le mani al viso e poi alla nuca. Ancora non riuscivo a crederci. Una lacrima scese dalla mia guancia, mentre gli altri ragazzi esultavano di gioia. Chi saltellava, chi piangeva, chi si accasciava a terra. Una ragazzo dai capelli castani e lisci, acconciati alla Justin Bieber, mi sorrise.
 Poi ci abbracciammo, un abbraccio di gruppo. Il mio braccio destro avvolse il busto di un tipo col cappello rosso e l'altro circondò le spalle di un ragazzo con la pelle olivastra e i capelli neri, mentre qualcuno di loro mi stringeva con un braccio la vita. In quel momento, capii che quello sarebbe stato il primo di una lunghissima serie di abbracci di gruppo. Perchè avrei lavorato con quei cinque ragazzi e non da sola. E questo mi rendeva felice, anche se ancora non ne capivo il motivo. L'avrei capito col passare del tempo, quando li avrei conosciuti.
Simon ci interruppe con un tono più severo -Ragazzi, dovrete lavorare. Dieci, dodici, quaranta ore al giorno. Ogni giorno. E cogliere questa opportunità. Avete una buona canche, ragazzi.-
Esultammo di nuovo dalla gioia. Ci dirigemmo, in preda alla gioia, dietro le quinte. Il braccio di Cappello Rosso mi circondava il collo. E io ero felicissima.
Sorridevo davvero. Ero felice.
 
 
 
 
 
-
Lo so, sono un'idiota perchè è da tipo settimane che non aggiorno NIENTE. E mi dispiace madavvero davvero davvero non ho avuto tempo. Zero. Con queste vacanze di Pasqua, aggiornerò giorno e notte, lol. Sorry.
Sof.
   
 
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