Fanfic su artisti musicali > Adam Lambert
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Autore: ItTakesAFullToRemainSane    17/03/2013    1 recensioni
Hey questa è la mia prima fanfiction...spero vi piaccia!! E' una specie di storia d'amore, incasinata, "weird" come direbbe Adam, ma dolce. La storia tra una ragazza che sogna di diventare ballerina e un cantante famoso, un pò diva e un pò fratello maggiore... Godetevi la lettura!!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Dopo quasi un mese lei e Adam erano diventati amici; si erano scambiati il numero di telefono e si era formata una strana, ma bella complicità. Certo non convenzionale … proprio no. Spesso si scrivevano o si chiamavano per cosa assurde, scoppiando a ridere come pazzi, oppure quando lui si sentiva solo, cosa che a quanto pare capitava spesso e sembrava turbarlo molto, le telefonava, giusto per chiacchierare. Era bello; era bello avere legato così tanto, era bello non sentirsi soli. Cleo si rendeva conto di essere stregata da Adam Lambert. Non era solo la sua fama, il fatto che spesso andava a interviste o alla radio, ma anche ,anzi soprattutto, la sua energia, la sua voglia di vivere, la sua gentilezza, la sua sincerità. Lui le aveva raccontato moltissimo riguardo se stesso, mostrandosi molto estroverso, e anche lei era riuscita ad aprirsi, abbandonando la corazza iniziale di timidezza e diffidenza. Anche il suo orientamento sessuale non era un segreto. Lui glie ne aveva parlato tranquillamente durante i loro incontri ( anche se tutta l’ America lo sapeva), e questo suscitava in lei diverse reazioni. Sollievo; perché non rischiava di poter allacciare una qualsiasi relazione in ambito professionale, ma anzi aveva trovato un buon amico. Amarezza; perché ,nonostante tutto, trovava quel cantante famoso, e dichiaratamente gay, incredibilmente sexy. Spesso si era ritrovata a studiare il suo profilo, le sue mani, i capelli, il modo in cui camminava. Tutto l’attraeva. Ma era assurdo, e lo sapeva bene. Si dava delle sciocca ogni volta che pensava a lui, magari collegandolo a una cosa qualsiasi; nulla sarebbe potuto essere e lui non pensava di certo a lei in quel modo. Lo desiderava, ma desiderava non desiderarlo. Una sera le prove finali prima dell’inizio del tour si dilungarono fino le dieci di sera: si cercava la perfezione del coordinamento e si correggevano le ultime minime imprecisioni. Tutti quindi uscirono dall’edificio nel centro di Los Angeles verso le dieci e si separarono, salutandosi sfiniti dalla giornata; Adam e Cleo parlarono per tutto il tragitto verso la metro, dove lei avrebbe preso la linea verde per poi fare 4 fermate e andare a casa. “Allora ci vediamo giovedì alle due” disse lei, mettendo le mani in tasca in modo da ripararle dalla brezza serale di fine maggio. Lui annuì impercettibilmente col cappuccio calato sulla testa e la giacca di pelle molto elaborata, slacciata sopra la felpa celeste. Le diede un bacio sulla guancia,come sempre, con affetto, non come un gesto di circostanza. “Cleo” disse , con quella voce non troppo profonda, ma dannatamente sensuale “senti, vieni da me? Sono solo come un cane ultimamente … ho anche la pasta.” Lei lo guardò sorridendo sotto i baffi. Sentì che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, anche solo per passarci pochi istanti in più ” Beh … sei hai la pasta …”, ed entrambi scoppiarono a ridere. Andarono a casa sua con l’auto, una BMW grigia piuttosto disordinata anche se nel complesso pulita; quando scesero, lei si sentì addosso l’odore di lui che era presente nel veicolo e la cosa le diede una strana ma piacevole sensazione. La casa era notevole, frutto dei cospicui guadagni degli ultimi tempi; comprata da poco sicuramente, perché non presentava ancora pienamente lo stile di Adam; la cucina ampia e moderna sembrava pressoché inutilizzata. Cucinarono pasta veramente,condita con del sugo improvvisato. Lui si rivelò un cuoco non particolarmente capace, ma non male come padrone di casa; le offrì del vino, preparò la tavola e la aiutò a riordinare. Mentre Cleo sistemava i piatti e lui asciugava i bicchieri, i loro corpi si trovarono incredibilmente vicini mentre si muovevano a ritmo della musica dello stereo; Adam iniziò a canticchiare qualche parola in modo scherzoso, poi la trascinò a ballare costringendola ad abbandonare un piatto sul lavello. Risero. Sentiva il suo respiro, il calore del suo corpo, ma voleva rimanere lucida. Percepì lo sguardo di lui su di sé; la stava studiando, cosa che faceva spesso. I loro occhi si incrociarono; Cleo sentì un brivido di eccitazione : perché faceva così? Perché risultava così attraente? Di certo sapeva di avere un certo ascendente a livello fisico; come poteva essere altrimenti? Nonostante da adolescente , come lui stesso le aveva raccontato, si fosse sentito brutto e fuori posto, ora era diverso, era padrone del suo corpo. Delle sue spalle larghe, il suo petto che risaltava sotto le magliette attillate, il sorriso , lo sguardo … Si rese conto che avevano smesso di ballare. Lui non staccava gli occhi dai suoi, li aveva catturati … avvicinò il viso a quello della ragazza. La situazione risultava palesemente assurda, ma Cleo non riuscì a pensare ad altro che alle sue labbra, bellissime. Il bacio fu prima impacciato, poi profondo e vorace, come se l’uno cercasse di trattenere l’altro a sé disperatamente; le braccia di Adam le cinsero la vita e la sollevarono in modo che i loro corpi fossero perfettamente incastrati. L’adrenalina era alle stelle, come mai le era successo prima; fece passare le dita tra quei capelli neri lucidi, dietro le sue orecchie sfiorando gli orecchini di metallo freddo, e poi con le mani seguì il contorno della mandibola. Perfetto, tutto. Le loro labbra si muovevano in simbiosi, tanto che il mondo avrebbe potuto fermarsi in quel preciso istante e nessuno dei due l’avrebbe percepito minimamente; tutto era lì, in quel bacio … * Ma che stai facendo?!* Quel minimo di coscienza che le era rimasto aveva parlato. * Che sta succedendo? E’ sbagliato! …* Cleo staccò all’improvviso le labbra da quelle di lui e fu come separare due calamite; si allontanò di un passo dal moro che ora la fissava con gli occhioni azzurri spalancati. Era sorpreso, poi parve anch’egli realizzare la situazione. “Scusa, io … non so che mi è preso.” balbettò mortificato. Calò il silenzio nella cucina, in sottofondo la canzone Is this Love di Bob Marley; anche la beffa. “E’ meglio che io vada ora …” disse lei, cercando di evitare il più possibile lo sguardo del moro. Adam sospirò e fu sul punto di dire qualcosa mentre la ragazza prendeva la giacca e la borsa, abbandonate su di una sedia; le parole però gli morirono in gola, e si sentì impacciato come non si sentiva dai tempi del liceo. Cleo si diresse alla porta “Scusa … io, devo andare. Grazie per la cena, davvero … “ gli sorrise e gli sfiorò la spalla. Lui annuì “Ok. Ci vediamo …” Cleo si chiuse la porta alle spalle. Lui appoggiò la schiena al muro e sospirò * che gli stava succedendo?*
  
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