Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |       
Autore: Outlast_Amnesia    18/03/2013    1 recensioni
Vivere non avrà più senso ormai.
Una spietata setta di vampiri è alle prese nella distruzione delle principali città del Mondo.
Qualcuno, però, ha cercato di redimersi.
Un'appassionante storia di intrighi e amore, ma anche di combattimenti all'ultimo sangue.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Threesome
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il vento soffiava violentemente in tutti i viottoli della città e la pioggia picchiettava in modo brusco sulle finestre delle case. Samara adorava le giornate di pioggia, quando le grandi nuvole coprivano interamente o parzialmente il sole e quindi poteva muoversi libera in città, senza avere troppe preoccupazioni. Quel giorno la città era molto affollata: c'era un mucchio di vecchietti che andava al teatro, molte donne andavano al Louvre o ad accompagnare i loro bambini a scuola e gli uomini si dirigevano al loro lavoro, consapevoli di tornare stanchi per poi riposare. Nonostante la vita di quella gente fosse sempre poco movimentata e piuttosto ripetitiva, a Samara mancava parecchio. La sua vita, le sue amiche e la sua famiglia; già, quella le mancava più di tutto il resto.
Sua mamma era morta a causa del cancro che i dottori non erano riusciti a curare. Ricordava ancora le sue ultime parole :"Lasciatemi morire..non voglio subire l'intervento..lasciatemi..morire..". E così fecero. Suo padre era ormai un uomo anziano, grassoccio e andato in pensione da parecchi anni, che si era risposato ed era andato alla volta di New York. Per quanto riguarda fratelli o sorelle, non ne aveva. Era sempre stata sola. E ora lo era ancora di più. Decise, così, che avrebbe ricominciato una nuova vita per lasciarsi alle spalle quella passata, una di assassinii e sofferenze. Ma qualcosa bloccò la sua decisione.
Samara vagava per le strade di Parigi, consapevole che poteva farlo liberamente solo finchè la pioggia avesse continuato a bagnare tutto. La sua casa era così come l'aveva lasciata: c'era un enorme portone di legno affiancato da due enormi colonne, probabilmente dell'epoca romantica. Aprì il portone e si ritrovò nel grande salone principale, con il camino che emanava fuoco a fiottoli e due divani ormai consumati dal tempo. Qualcosa risuonò all'improvviso dal piano di sopra. La ragazza temeva il peggio. Si ricordava di aver abbandonato il "club" vampirico da quando aveva capito che non voleva vivere così, ma qualcuno se ne accorse. Era Vector, uno dei vampiri più malvagi che esistessero. Da quel momento la aveva inseguita in tondo e in largo.
Samara salì le scale e aprì la porta da cui proveniva il rumore: era la sua camera da letto, con un enorme armadio e una poltrona con una piccola coperta sul bracciolo. Seduto sul letto c'era un uomo: Aveva i capelli biondi, ricci e ondulati, gli occhi erano verdi e portava un paio di lenti da sole (Anche se Samara non ne comprendeva il motivo). Aveva una lunga collana a forma di teschio, una maglietta dei Rolling Stones e un paio di jeans scuri. Il ragazzo si alzò e, con un tono prepotente, disse :"Qual'è il tuo nome, giovane ragazza?"
Samara, incredula sul da farsi, replicò :"Mi chiamo Samara, anche se non capisco cosa te ne importa. Ma se la mettiamo così, qual'è il tuo di nome?"
:"Josef, e vengo dall'Australia. Sembra che tu non mi conosca allora, ma io conosco molto bene te." Disse il ragazzo, per niente intimorito dal tono di sfida di Samara.
I due si guardarono senza sapere cosa dire, anche se entrambi sapevano di essere della stessa razza. Poi Samara prese coraggio e chiese a Josef :"Come hai fatto a entrare in casa mia?" Lui, senza rispondere, indicò con la mano la finestra rotta e subito Samara si ricordò di quando suo padre, arrabbiatosi perchè lei era tornata tardi e ubriaca da una festa in maschera, prese una bottiglia di whisky che aveva la ragazza in mano e la gettò dalla finestra. Quel giorno, lei pianse più di qualsiasi altro messo insieme.
Josef, che sembrava leggere nei suoi pensieri, le rivolse un saluto con un cenno di mano e si dileguò alla velocità della luce, gettandosi dalla finestra come un gatto.
Samara, a quel punto, capì che era tutto inutile ormai. Era stata trovata. Quel ragazzo, Josef, era sicuramente un assassino assoldato da Vector per stanarla, per toglierla da mezzo dopo il suo affronto nei confronti di quella razza "Prediletta", come dicevano tutti in quel Circolo. Lei, però, non la pensava così, anzi li considerava maledetti. Non sapeva più a cosa pensare, tanti ricordi le fluttuavano nella mente e nulla sembrava avere senso. Decise così di concludere quella giornata e di non pensare ad altro; così si fece una doccia veloce, indossò un pigiama rosso come il sangue e si stese sul letto, chiudendo gli occhi e iniziando a sognare.
"Non farlo.." diceva una voce, "Non commettere quell'errore.." "Ti porterebbe al suicidio.." "Stammi a sentire, una volta tanto.." la voce sembrava soffrire, "Ti prego.." . Si svegliò e scoprì che il sole illuminava con i suoi raggi ogni angolo della casa. Prese tutto il necessario e si nascose nell'armadio, ma venne afferrata da qualcosa e d'un tratto capì che sarebbe finita. Ma poi, dopo quello che sembrò un secolo, aprì gli occhi.

*

Si trovava in una stanza buia, illuminata solo da una piccola candela, l'unica accesa di un enorme candelabro a sette bracci.
Si rese conto poco dopo di essere stata bloccata da corde di uno strano odore; non riusciva a muovere né mani né piedi. Nonostante sapeva di essere incolume a quasi ogni tipo di maltrattamento, qualcosa non le quadrava; la corda le pizzicava ma non sapeva spiegarselo.
Sperò che qualcuno si facesse vivo e così cominciò ad urlare a squarciagola :"Qualcuno venga e si faccia avanti!", poi proseguì :"Non hai capito con chi hai a che fare, insulso essere!". Qualcosa, però, le apparve davanti ai suoi lucenti occhi rosso fuoco.
Una grande macchina fotografica era stata posta di fronte a lei e iniziò a scattarle tantissime foto. Sembrava che quella tortura non finisse mai. Inoltre a Samara cominciavano a bruciare gli occhi. Inizio a gridare aiuto e lamentele simili, ma invano. La macchina non si fermava e tutto iniziava a girarle intorno, come una trottola. Non sapeva più cosa fare, a cosa pensare o cosa dire, continuava solo a strillare e a chiudere gli occhi per poi riaprirli e scoprire che era ancora lì, seduta su quella sedia, incantenata e incapace di fare qualsiasi cosa. A un certo punto la tortura iniziò a fermarsi.
La macchina sparì così com'era apparsa e al suo posto apparve la figura di un umano. Con gli occhi sfuocati, Samara non riusciva bene a distinguere i particolari di quell'uomo, ma qualcosa lo vedeva: riusciva a vedere che era un giovane, aveva i capelli apparentemente blu (ma Samara sapeva che era impossibile) e sembrava anche lui incapace di muoversi. Quando gli occhi tornarono attivi, la ragazza riuscì a distinguere bene il ragazzo e capì che era proprio lui : Josef, incatenato come lei e incapace di muoversi, con l'unica differenza che aveva un bavaglio sulla bocca ed era del tutto bendato; portava, inoltre, ferite sul collo e la spalla era stata colpita da uno strano aggeggio.
Samara si sentì attraversare da un brivido e a quel punto capì che avrebbe voluto dire al giovane che sarebbe andato tutto bene, anche se sapeva che avrebbe mentito spudoratamente in quel modo. Così decise di non fiatare ma piuttosto emise un gemito di dolore nel vedere che una lunga frusta colpì in pieno volto il ragazzo, facendogli spruzzare sangue da tutti i pori e facendogli cadere un paio di denti da bocca.
Dopo quell'atto osceno apparve una nuova figura nella minuscola stanza: era un uomo, grande e possente, che puzzava di alcool e indossava abiti completamente neri. Aveva capelli neri come la pece e un naso all'infuori. Non sembrava vecchio ma nemmeno giovane come Josef. Eppure a Samara ricordava qualcuno.. anche se non ricordava affatto. L'uomo fece un passo avanti, e un altro ancora fino ad arrivare davanti a Josef; a quel punto, afferrò il ragazzo e lo portò in una stanza vicina. Da lì, Samara non poteva vedere più nulla. D'un tratto si sentivano solo urla provenire da lì e così intuì che Josef non doveva più avere impedimenti. Così Samara decise di agire in fretta e furia e iniziò a scalciare e a muoversi avanti e indietro, sperando che prima o poi la corda avrebbe ceduto. E così fu: la corda che legava le mani cadde a terra e così Samara riuscì a liberarsi dalla morsa delle corde e si alzò in piedi, iniziando ad escogitare un piano per salvare sè e anche Josef.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Outlast_Amnesia