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Autore: Fiamma Erin Gaunt    18/03/2013    4 recensioni
- Io credo semplicemente che quello che non ti uccide ti rende più… strano! -
*******
Laris porta il peso di un cognome più grande di lei; nipote di Gellert Grindelwald, ha alle spalle un’infanzia difficile, fatta di privazioni e violenze, volte a temprarla e renderla una strega degna della sua ascendenza. Trasferitasi da Durmstrang, troverà in Tom Riddle un’anima affine alla sua; perché a volte a salvarci non è un angelo, ma un diavolo.
Ricordati questo, Laris, - La storia non progredisce in base a principi democratici: avanza per mezzo della violenza. –
****
- Non toccarmi, non toccarmi! –
Tom la fissò stupito, lasciandole il polso. Il volto della ragazza era diventato improvvisamente irriconoscibile; la consueta espressione fredda e altera era stata sostituita da uno sguardo di puro terrore.
- Stai tremando – osservò sconcertato.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abraxas Malfoy, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Prologo













 

 
Laris era seduta lungo il corridoio fuori dall’ufficio del preside, le spalle appoggiate al freddo muro in pietra. Poteva sentire suo padre discutere ad alta voce, scusarsi per il suo comportamento irriguardoso, e poi uscire con un’espressione furente dipinta sul volto dai tratti marcati. Incrociò i suoi occhi azzurri, abbassando automaticamente lo sguardo. L’uomo le fece cenno di alzarsi, incamminandosi con lei verso i dormitori femminili.
- Allora? – esordì, preparandosi mentalmente all’ira del padre.
Gaspard gli rivolse l’ennesimo sguardo adirato.
- Allora? Hai anche il coraggio di rivolgermi la parola? –
Laris incassò la testa tra le spalle, preparandosi al colpo.
La maledizione la centrò in pieno petto; strinse i denti, imponendosi di non urlare, e affondò le unghie nei palmi, ferendoseli a sangue. Andò avanti per quello che le parve un secolo, poi, finalmente, il dolore si attenuò fino a scomparire. Rimase a terra, tremante.
- Imploro perdono, padre – mormorò, rimanendo in ginocchio; le ciocche di un biondo chiaro quanto la neve le ricaddero sul volto dai tratti leggermente affilati, coprendole metà volto e lasciandole libero solo l’occhio sinistro, di un azzurro tanto chiaro da sembrare fatto di ghiaccio.
- Alzati, ce ne andiamo – decretò, degnandola appena di uno sguardo.
La ragazza lo seguì, incespicando leggermente a causa della maledizione Cruciatus che le aveva contratto i muscoli. Passarono davanti ad un gruppo di studenti, tutti del settimo anno che la guardavano con espressioni a metà tra il divertito e il compiaciuto. Uno di loro, Andrej, aveva ancora il volto sporco di sangue.
- Dasvidania, vostra grazia * – le disse, accennando un beffardo inchino.
Laris gli rivolse uno sguardo di fuoco, mentre la mano correva all’impugnatura della bacchetta.
Un’occhiata contrariata del padre la spinse a desistere. Era istintiva e vendicativa, ma non al punto di sorbirsi una nuova sessione di Cruciatus.
Una volta giunti alla carrozza, che li attendeva appena fuori i cancelli della scuola, Gaspard riprese la parola – Si può sapere come ti è venuto in mente di prendertela con Andrej Volkov; lo sai chi è suo padre? –
Sì, lo sapeva bene. Antoniskj Volkov era in lizza per le elezioni come Primo Ministro e, a giudicare dal seguito che aveva, le avrebbe probabilmente vinte.
Era stato un vero e proprio colpo di testa inimicarsi così il figlio, questo almeno agli occhi di suo padre, ma lei aveva le sue ragioni; ragioni che, ben inteso, non avrebbe certo condiviso con lui. Non che Gaspard avrebbe capito, in ogni caso.
 
Laris camminava lungo il corridoio buio, stando attenta a non farsi vedere dal custode o da qualcuno dei professori di ronda. Erano le due del mattino e, francamente, sarebbe stato piuttosto complicato trovare una valida ragione per quella sua passeggiata notturna. Era arrivata a metà strada quando udì un leggero chiacchiericcio. Identificò immediatamente la voce dal timbro più roco: Andrej.
A giudicare dal loro sghignazzare, dovevano essere sgattaiolati nelle cucine e aver rubato del liquore, l’unica cosa in grado di riscaldare un po’ le membra intirizzite dal gelido inverno di Durmstrang. Aveva proseguito lungo la sua strada, sperando che non la notassero. Ovviamente, le sue preghiere non erano state ascoltate.
- Ehi, Andrej, guarda chi c’è: sua altezza la principessa di ghiaccio –
Il ragazzo le aveva tagliato la strada, afferrandola per un polso e costringendola a fermarsi.
- Lasciami, Volkov, non ho tempo da perdere con degli idioti ubriachi –
- Già, perché ti senti superiore a noi, non è vero, Grindelwald? È per questo che non hai accettato il mio invito, no? – aveva replicato, gli occhi scuri che luccicavano di rabbia repressa.
- Ho ferito il tuo orgoglio, Volkov? Che dispiacere… -
Il suo tono ironico aveva fatto infuriare ancora di più il ragazzo, suscitando i borbottii del resto del gruppo.
- Non tirare troppo la corda, ragazzina – aveva sibilato, ad un soffio dal suo volto.
- Non te lo ripeterò un’altra volta: lasciami –
Allungò la mano verso la tasca del mantello, cercando di recuperare la bacchetta, ma la presa del ragazzo le rendeva impossibile il gesto. Un lieve brivido le percorse la schiena, mentre si rendeva conto di essere disarmata e in balia di quattro ragazzi completamente ubriachi.
- Era un brivido di paura, quello? Che c’è, non fai più la spavalda? – aveva riso Andrej, mentre gli amici ridevano di rimando.
- Devi avere le allucinazioni, Volkov; ci vogliono più di quattro falliti per mettermi paura –
- Andrej, non permetterai a questa biondina di parlarti così – era intervenuto Gustav Polikov, con tono indignato.
Il ragazzo per tutta risposta aveva rinserrato la presa, stringendole i polsi al punto che, ne era sicura, avrebbe finito con il lasciarle i lividi.
- Qualcuno dovrebbe insegnarti ad essere più rispettosa –
Detto ciò l’aveva spinta addosso al muro, infilando la mano libera sotto il mantello, scivolando sotto i vestiti fino a trovare la pelle candida. Aveva toccato ogni singola porzione di pelle con bramosa voracità; le aveva sollevato la veste, fin quasi alla vita, e aveva preso ad accarezzarle rudemente le cosce. Era stato allora che Laris era riuscita finalmente a sottrarsi alla sua presa e gli aveva assestato un ceffone. Il ragazzo aveva reagito con un poderoso manrovescio, che le aveva rotto il labbro e riempito la bocca di sangue, mentre i suoi amici lo incitavano a continuare dicendo che doveva pagare per ciò che aveva detto. Con la mano libera, appena una frazione prima che il ragazzo tornasse all’attacco, aveva afferrato la bacchetta.
Uno Schiantesimo preciso e Andrej era finito a cozzare contro il muro. Una Cruciatus, poi un’altra ancora. Rideva sentendo i gemiti del compagno di scuola, rannicchiato sul freddo pavimento in preda al dolore.
Il mattino dopo era stata convocata dal Preside, accusata di aver aggredito Volkov senza alcun motivo apparente. Del resto lei aveva solo un taglio sul labbro, mentre il ragazzo presentava tagli e bruciature da maledizione, senza parlare poi dei testimoni. Quattro contro una era decisamente una proporzione svantaggiosa.
Suo padre era stato convocato e lei aveva capito in quel preciso istante che i suoi guai erano appena iniziati.
 
- Allora, sono stata espulsa? – tentò di nuovo, abbandonando i ricordi della notte precedente e tornando alla realtà.
- No, ho trattato affinchè sul tuo curriculum scolastico risulti un ritiro. Ci hai messo già abbastanza in imbarazzo –
Già, lei veniva quasi violentata e doveva sentirsi dire di aver messo in imbarazzo la famiglia. Tipico.
- Non accadrà più – assicurò.
- Questo è certo. –
- Dove andrò a studiare? – chiese, pregando con tutte le forze di non essere relegata allo studio da privatista. Casa sua era una prigione: studio, rispetto e testa bassa. Un errore, un commento fuori posto e giungeva puntuale la Cruciatus.
- In Inghilterra, ad Hogwarts –
Laris annuì; aveva sentito parlare di quella scuola, suo nonno le aveva più volte raccontato che lì insegnava un suo amico di vecchia data.
- Quando partirò? –
- Immediatamente –
La carrozza rallentò, fino a fermarsi del tutto. Laris sbirciò fuori dal finestrino: si trovavano nel bel mezzo di un bosco, ricoperto da uno spesso manto di neve.
- Prendi questa, i tuoi bagagli ti raggiungeranno – le ordinò, porgendole una vecchia copia di giornale.
Un lieve strappo all’altezza dell’ombelico e tutto intorno a lei cominciò a ruotare. Una Passaporta, realizzò, un attimo prima di atterrare su un prato verde, su cui attaccavano i primi timidi fiocchi di neve.
Alzò lo sguardo, esaminando la costruzione che si trovava davanti. Era un castello dall’aspetto imponente e maestoso, ben diverso dal luogo austero e freddo di Durmstrang.
Osservò affascinata il campo da Quidditch, il Lago Nero e le alte torri che svettavano prepotenti nel cielo del tardo pomeriggio.
E così quella era Hogwarts.

















Spazio autrice:

Ennesima fic con protagonista Tom (ne sto diventando dipendente) scritta in occasione del contest "Se non puoi combatterlo... Contest del banale" la cui sfida è partire da una storia con temi diciamo così "abusati" e renderla originale. Spero di riuscirci. Il titolo è liberamente copiato dal libro e film "Educazione siberiana", che è assolutamente fantastico.
Spero che la storia vi piaccia.
Baci,
           Fiamma Erin Gaunt
  
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