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Autore: Flower In The Sun    21/03/2013    1 recensioni
“e se vi dicessi che c’è una porta, sul retro, nascosta tra le siepi di Alloro e Magnolie? Una porta di rami intrecciati fra loro e fiori primaverili appena visibili, una porta che non apre nulla, ma apre tutto; una porta che conduce in un mondo parallelo pieno di meraviglie,creature ed esseri incantati?
Oh! Di certo non mi credereste!”

AVVERTENZE: UNIVERSO ALTERNATIVO, HO CAMBIATO PARECCHIE COSE, MUTANDO LA REALTA' A VOI CONOSCIUTA.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Primo, parte II.
 


“Mike!” esclamò il ragazzo, allora uscì un altro tizio dall’aspetto pressochè identico, se non fosse stato per via dell’aria più…colta ed intellettuale del tipetto in giacca e cravatta.[1]

“Loro sono Paul e Michael, i vostri cugini!” presentò zio James. Io e mia sorella ci scambiammo uno sguardo d’intesa. Eravamo in imbarazzo, e nessuno osava proferir parola.

“Non hanno tutta quest’aria da damerini!” sussurrai all’orecchio di mia sorella, nuovamente nel momento sbagliato. Il maggiore si fece – finalmente, bontà divina! – avanti, per presentarsi; seguito timidamente dal fratello.

“Io sono Paul, e tu dovresti essere…Yaghin!” esclamò befardo, piuttosto divertito dal fatto di aver sbagliato il mio nome. Strinsi la sua mano e risposi “ Non…non ho capito bene il tuo…il tuo nome. Ti chiami Saul, percaso?” risposi ricambiando la frecciatina che mi era stata appena lanciata. Mi meravigliai della scioglievolezza con la quale avevo risposto. Pochissime imperfezioni di balbuzie, e sarei riuscita a sconfiggere – forse – quella maledetta fobia. Il ragazzo fece una smorfia piuttosto contrariata.

“Mi chiamo Paul, non Saul!” esclamò ritirando la mano, frettolosamente, piuttosto irritato. “Ah si?” domandai, ironica, autoincitandomi nel proseguire;”Suppongo ch..che tu sia un…un tipo intelligente, giusto?” domandai sorridendo, finsi di essere sua amica, per un istante. “Beh, me la cavo scolasticamente parlando!” disse, riempiendosi di orgoglio il petto;  “Allora credo che se…se s-sei così inte… Intelligente da ricordarti il tuo ma… maledetto nome, sco…s..scommetto che d’ora in poi ti ricorderai che mi chiamo Yazhi, e… e non Yaghin!” esclamai. Mi sudavano già le mani, ma non ci feci caso. Avevo riacquisito il mio orgoglio!
“Io sono Michael, ma potete chiamarmi Mike… se volete…” si fece avanti il fratello minore; sembrava piuttosto timido. Per il resto le presentazioni filarono lisce come l’olio – sguardi assassini di mia sorella Taima a parte.
Tutto fu liscio, fino a quando agli “adulti” non venne in mente la mirabolante idea, di ordinare ai cugini McCartney di mostrarci le stanze, per “instaurare un rapporto amichevole”.
Fulminai mia madre con odio, per aver parrtorito una tale idea; Fulminarono mio zio per aver concesso tale disagio.
“Mike, perché non mostri la stanza di Mai… perdonami, com’è che ti chiami?” domandò a mia sorella, con un mezzo sorrisetto. Chi credeva di incantare con quel “fascino innocente” da finto teddy boy?
“Taima, deficiente!” esclamò lei, piuttosto irritata; Le tirai uno strattone. “ Non ce n’è ibisogno, Tai, lasiali perdere!” a quanto pare l’odio non era solo da parte della famiglia Clayton, ma anche dai McCartney. Per quale motivo, non sapevo. Avevano ucciso loro, mio padre!
Molto probabilmente Zio James aveva parlato spesso malamente,di noi; inculcando ai “cuginetti” una pessima idea sulle gemelle Clayton.
Ma queste erano tutte supposizioni.
“Va bene, gemelline testa-rossa, vi accompagno io, alle camere, visto che Mike caro, si è addormentato celebralmente!” esclamò ad un certo punto Paul, tutto sorridente, ed apparentemente pacifico. In ogni caso fummo scortate alle nostre stanze. Non appena vi entrai, mi sentii persa. Non c’erano le mie praterie, e nemmeno il cielo stellato. Nulla della vecchia me, si trovava ora mai, all’interno di quella stanza. Fu allora che mi tornò in mente il cofanetto color nocciola. Tirai fuori la piccola scatola di legno e mi misi a studiarla: al disopra vi era una scritta targata in oro massiccio, diceva chiaramente “The Other Side”; L’ltro lato. Istintivamente rivoltai la scatola a lato opposto alla scritta. Con mia sorpresa, notai un’altra targhetta dorata, ma quest’ultima citava chiaramente “Across Another Universe”; Attravesto Un altro universo. Corrugai le soppracciglia. C’erano tanti, troppi interrogativi, a cui rispondere: come mai si trovava all’interno della mia vecchia camera? Che cosa conteneva? Cosa significavano quelle strane scritte? Perché l’avevo trovata solamente il guorno in cui avrei lasciato la mia vecchia casa per sempre?
Troppi interrogativi senza risposta.
“Yahzi, sei un’idiota!” mi dissi, portandomi una mano sulla fronte; “Prova ad aprire la scatola, invece di interrogarti sui mille dogmi della vita!!” esclamai poi – sempre parlando con me stessa.
La miccola scatolina si girava e si rigirava tra le mie sottili dita, tentavo di capire come aprirla, poiché non conteneva alcuna serratura specifica o altro. In pratica era un parallelepipedo di legno, con qualcosa murato al suo interno. Provai a scuotere il parallelepipedo, ed un suono sordo si fece sentire. Era un piccolo oggerro, molto probabilmente; Eppure, non possedevo alcuna datazione, alcuna informazion, neppure un indizio, riguardo quell’oggetto; Eppure mi affascinava tanto scoprire che cosa contenesse! Tanto da indurmi all’unica soluzione possibile per qualche scoperta, indizio, in più: spaccare la scatola.
Mi alzai dal mio letto, per cercare un qualche oggetto da utilizzare possibilmente per spaccare la scatola – come un martello, o un chuodo abbastanza grande – ma le mie ricerche vennero interrotte da un frenetico bussare alla porta.
“Avanti!” Gridai, innervosita dal fatto di essere appena stata interrotta sul più bello – avevo trovato l’oggetto che faceva al caso mio: una statuetta di bronzo, abbastanza appuntita.
Yaz! Sono Tai, apri!” sentii mia sorella lamentarsi, dall’altra parte della porta. Nascosi la scatolina sotto al letto; Mi ero scordata di aver chiuso a chiave la porta! Mi affrettai ad aprire, accogliendo un’affannata Taima Clayton, dall’aria piuttosto spaventata.
“Che succede, Tai??” domandai, preoccupata dal pallore che aveva spento le lentiggini sul volto della mia gemellina.[2] “Yahzi, non mi crederai, cazzo!” esclamò poi, sedendosi sul letto morbido ed insensatamente felpato (insensatamente perché era estate, diamine! Un po’ di buon senso!).
“Non pensare al fatto che non potrei crederti, idiota! Pensa piuttosto a dirmi che ti è successo!”
“Io…credo di aver visto….ecco… lo spirito di un morto!” esclamò tremante, e con un respiro affannoso tentò di calmarsi, inutilmente. “Un Fantasma, intendi?” domandai io, lievemente sconvolta. Prima di poter davvero credere a mia sorella, avrei dovuto cercare tutte le soluzioni possibili immaginabili, e sopprattutto Razionali.
La ragazza annuì, impallidendo sempre di più. “Non so che cazzo ci sia, qui dento Yaz, ma voglio andarmene al più presto!” esclamò poi, titubante. Mi sedetti accanto a lei. In quel momento mi sentivo una fottuta egoista. Il mio unico pensiero era risolvere l’enigma della scatola, e non preoccuparmi delle allucinazioni di mia sorella.
“è un castello, e siamo in scozia Tai, forse ci sono davvero i fantasmi, ma tu sai meglio di me, di chi si deve aver paura, in questa vita. Non dei defunti, ma dei viventi! Credimi, Tai!” tentai di rassicurarla; Ero così meschina! Perché non se ne andava via di lì?? Perché non mi lasciava sola con il mio parallelepipedo di ciliegio giapponese??
Riuscii in ogni caso a far evaquare quella che sarebbe divenuta camera ma, per un tempo che si sarebbe definito Indeterminatamente lungo .
Finalmente ero sola, completamente sola. Chiusi nuovamente la porta a chiave, volevo essere certa che nessuno, potesse interrompermi. Andai nel terrazzo che si affacciava al grande bosco che dava poi sull’alto piano. Quel bosco che era stato creato, per evitare che i bambini cadessero dai dirupi scosesi che davano sul mar scozzese.
Presi la statuetta, e spaccai la scatolina in mille schegge, che cosparvero la pavimentazione. Sperai che nessuno avesse udito rumori angusti. Cercai con lo sguardo l’oggetto, era un qualche cosa di scheletrico, avvolto in un fazzoleto che un tempo ers tato bianco.

                                                                                            

Note dell'autrice:
chiedo scusa per la scarsa lunghezza, non uccidetemi T.T
Il prossimo aggiornamento sarà entro la fine della settimana. Perdonatemi perchè è tanto corto, rispetto al primo T.T


Flower In The Sun.

 


[1] Quando scriverò di Michael McCartney, lo dipingerò come un ragazzo timido, messo in ombra dal carisma del fratello maggiore. Questo perché non conosco molto bene, caratterialmente Mike McCartney, per cui, se non rispecchia la realtà e va fuori dal personaggio, abbiate pazienza xD
[2] Gemellina, perché Yazhi è più grande di un’ora e cinque minuti, rispetto a Taima.
  
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