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Autore: Amira_    26/03/2013    2 recensioni
*STORIA IN STANDBY*
Una ragazza dai lunghissimi capelli castani cammina lungo i bui corridoi con fare deciso, quando si accorge di non essere sola. Sente dei passi, si gira di scatto e prima che l’ombra si trasformi in arma letale, schianta senza pietà il nemico.
Poi avvicinandosi al malcapitato con fare suadente dice: “No no no, non si fa! Chi ti ha mandato per uccidermi?” .Gli occhi di lei lo inchiodano.
“Non lo posso dire… però si fa chiamare la Signore della morte”.
“Torna dalla tua Signore e consegnagli questo biglietto”. Il tirapiedi terrorizzato, si gira e sta per correre via, quando la voce di Menta lo raggiunge tuonando: “Spiacente, la mia identità è off limits. Oblivion!”
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George e Fred Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Nice to meet you all!
Come tutti voi adoro Harry Potter. Ma soprattutto amo i gemelli. I Rossssi sono un concentrato di simpatia e furbizia.
A paaaarte la mia devozione per loro, questa è una fanfic che ha come protagonista Menta, una ragazza che… cosa vi racconto a fare? Leggete e scoprirete.
 
Voglio ringraziarvi di cuore . Sì, proprio voi che state leggendo questa introduzione. Grazie davvero.





Chapter One.

Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.
-Seneca

 

 

Corro verso il binario nove e per l’ennesima volta passo in rassegna ogni minimo particolare. Anni di addestramento per la missione mi dovrebbero essere d'aiuto. Niente di niente.

In più sono l’unica persona in grado di proteggerlo. I pochi che sono a conoscenza della mia missione, contano su di me. Non mi perdonerei mai se perdessi questa opportunità.

Guardo l’orologio: sono le 10,57. ...sono nella merda…

 

 

 

*Flashback*

Ore 10,00,00 Stazione

Sono esattamente dove dovrei essere in perfetto orario.

Sorrido soddisfatta di me stessa.

 

Controllo se ho portato tutto.

Nella tasca dei pantaloni ho nascosto la bacchetta, per sicurezza.

Nel mio zaino ho il mio prezioso blocco degli appunti, e le solite cose.

Un kit medico, un coltello da guerra e qualche vivanda. Ah e uno specchio.

 

I miei capelli sono raccolti in una treccia. Lunghissima. Come sempre del resto. In caso di problemi imprevisti, posso muovermi più facilmente.

In mano tengo il mio baule, controllato prima di partire.

Direi che sono apposto.

Inizio a guardarmi intorno ma non scorgo nessuno che mi ricordi le sembianze di un mago.

Mi toccherà mettermi alla ricerca. Insomma, quanto sarà difficile trovare un entrata?

*Fine Flashback*

 

Niente. Ho fatto decine e decine di giri della stazione ma del binario nove e tre quarti neanche l’ombra.

Diamine.

 

Sento dei tuoni, alzo il viso e osservo le nubi nere, tanto somiglianti al mio umore, che minacciano di rovinare la situazione.

Viene giù il diluvio universale.

Come volevasi dimostrare, la situazione può sempre peggiorare.

 

Mi alzo il cappuccio, nascondo il baule sotto una panchina e torno alla ricerca.


Sospirando chiudo gli occhi e faccio per poggiarmi frustata su un muro, ma non sento il contatto con i mattoni.

Che sensazione strana. Sembra quasi che la mia schiena non ci sia.

Sarei scivolata all’indietro se nello stesso istante qualcuno non mi avesse afferrato il polso. Spalanco le palpebre e vedo due grandi occhi marroni che mi osservano divertiti.

“Cosa fai? Non sai che si deve correre per andare al binario?” Ma che cazzo..?!
“Che vuoi? Lasciami!” Aspetta , sbaglio, o ha detto binario?
“ ..allora…”. Mi giro e vedo la mia spalla scomparire oltre il muro di mattoni.

Ce l’ho fatta! Non riesco a reprimere un sorriso di soddisfazione.

Con sguardo attonito il ragazzo mi tira su. Che strani capelli rossi che ha…

Una vocina fastidiosa nella mia testa mi corregge.

Semmai mia cara, che bellissimi capelli che ha.

Stupida voce.

“Grazie.” Per un secondo l’istinto ,per me innaturale, di abbracciarlo cresce in me.

Sento le guance imporporarsi al solo pensiero.

Sono ancora ferma davanti a lui.

Come uno stoccafisso pervertito.

I suoi occhi mi guardano interrogativi.

Fulminea, gli stringo la mano, e corro dove ho lasciato la valigia.

 

Si può sapere cosa mi prende?

 

Arrivo nel luogo dove ho nascosto il baule. Eccolo, sotto la panchina.

Mi dirigo verso il muro incantato. Ho sì e no un minuto per salire sul treno.

Faccio qualche passo indietro per prendere meglio lo slancio, e corro verso il muro. Istintivamente chiudo gli occhi.

Li riapro piano piano, e scorgo la targhetta sopra di me: “Binario 9 3/4".

“Avvisiamo gli studenti che il treno sta per partire.”

 

Sì, mi devo decisamente sbrigare.

 

Sento un botto, mi è cascato il blocco degli appunti dallo zaino. Mi calo a raccoglierlo. Quando sento un urlo strozzato, mi giro di scatto.

Attenzione!

Merda.

 

Qualcuno urla mentre cado all’indietro. L’immagine sfocata di una testa rossa sopra di me, poi il buio totale.

  
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