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Autore: ValeDowney    26/03/2013    3 recensioni
Terzo capitolo della serie con protagonista la figlia di Severus Piton e Lily Evans. Un pericoloso mago, fuggito da Azkaban, é sulle tracce di Clarice ? Come mai ? Vorrà ucciderla o no ?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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L’inverno passò velocemente: la neve si sciolse del tutto ed i fiori ricominciarono a crescere nei prati. Gli studenti che erano andati a casa per le feste, ritornarono a scuola, per riprendere con gli studi e, in quanto a Clarice, bé, Severus l’ha perdonata per la sua scappatella ad Hogsmeade, riducendo la sua punizione ad una settimana, anziché fino alla fine della scuola. I corridoi brulicavano già di un sacco di studenti, mentre Clarice, Ron ed Hermione erano seduti su una panchina all’interno del giardino del castello: “Non vedo proprio l’ora di vedere quale sarà l’incantesimo che il papà e lo zio Remus mi insegneranno per fronteggiare i Dissennatori” disse entusiasta Clarice. “Sei fortunata che tuo padre non ti abbia messo in punizione fino alla fine della scuola” disse Hermione. “Ero in punizione fino alla fine della scuola ma, poi, mi ha perdonata e l’ha ridotta solo per questa settimana” spiegò Clarice. “Sì, però io non mi dimenticherò mai lo sguardo furioso che aveva, mentre trascinava Clarice fuori dalla Foresta: poteva benissimo mettere paura anche ad un Dissennatore” disse Ron.

In quel momento, davanti a loro, videro passare Malfoy che, mentre camminava, parlava con Tyger, Goyle ed altri Serpeverde: “Ve lo assicuro, non andate nelle vicinanze della Stamberga Strillante: i fantasmi esistono veramente” disse Malfoy. “Chissà come ti sarai spaventato” disse una ragazzina di Serpeverde. “Il fantasma era proprio là; davanti a me e mi fissava con questi occhi rossi come il fuoco, mentre il suo mantello bianco ondeggiava nel vento come un Dissennatore. Io lo guardavo dritto negli occhi e, poi, è scomparso” spiegò fingendo Malfoy. “Deve aver avuto sicuramente paura di te” disse la ragazzina che aveva parlato prima. “Io non ho paura di niente; nemmeno di un misero fantasma” disse Malfoy e, insieme al gruppetto, camminò all’interno del corridoio. “Malfoy è proprio uno stupido: ha creduto veramente di aver visto un fantasma” disse Ron. “Bé, se per questo, anche tu” disse Hermione. “Non è vero ! Io sapevo benissimo che si trattava di Artemisia” replicò Ron. Ad un certo punto, sentirono Malfoy gridare: “Il fantasma ! Il fantasma !” e lo videro scappare dall’altra parte del giardino. Gli altri studenti risero, nel vedere Artemisia; quindi, la ragazzina di Serpeverde, disse: “Draco, aspetta: non è un fantasma, ma solo il furetto del Professor Piton” e, insieme a Tiger, Goyle ed alcuni altri, corsero dietro a Malfoy. Clarice, Ron ed Hermione risero, mentre Artemisia, insieme a Severus, camminò verso di loro: “E, meno male, che Malfoy non aveva paura di niente” disse ridendo Ron. “Credo che Artemisia sia diventata il suo incubo peggiore” disse ridendo Clarice. “Ragazzi, ma che sta succedendo ? Come mai ho visto il Signor Malfoy, correre via, non appena ha visto Artemisia ?” domandò Severus. “Ti ricordi la mia scappatella ad Hogsmeade ? Bé, prima che tu arrivassi, Malfoy stava prendendo in giro Hermione e Ron, quando, dalla Foresta, vide Artemisia ma, visto che quest’ultima aveva il manto bianco ed era in lontananza, lui l’ha scambiata per un fantasma” spiegò Clarice. “Aver paura di un furetto: cose da matti !” disse Severus; poi, rivolto a Clarice, aggiunse dicendo: “Vieni, piccola mia: è ora di iniziare la tua lezione speciale”. “Ci vediamo più tardi, ragazzi” disse Clarice, rivolta ad Hermione e Ron e, mentre entrava dentro al castello, insieme a Severus ed Artemisia, Hermione le disse: “Mi raccomando: poi, dicci se hai fatto qualche progresso”. Mentre camminava per i corridoi della scuola, Clarice chiese: “Papà, scusa se te lo chiedo, ma questa non mi sembra la strada per andare all’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure…dove stiamo andando ?”. “Prima, voglio passare dai sotterranei: Artemisia non può venire con noi” rispose Severus. “E come mai no ?” domandò Clarice. “Lo capirai, quando inizierai con la lezione” rispose Severus.

Quindi, dopo aver lasciato Artemisia nei sotterranei, Severus e Clarice si diressero verso l’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure; quando vi entrarono, l’aula, ovviamente, era vuota; quindi, Severus chiese: “Remus, ci sei ?”. “Venite pure nel mio ufficio” rispose Lupin dall’ufficio. Severus e Clarice, allora, salirono le poche scale che separavano l’aula dall’ufficio dell’insegnante e, quando vi entrarono, videro, oltre alle tantissime candele, anche tanti libri che fluttuavano in aria: “Chiudi la porta” disse Severus e Clarice chiuse la porta dietro di se; poi, mentre camminava per l’ufficio, domandò: “Come mai ci sono dei libri che fluttuano ?”. “Perché così ha deciso tuo zio Remus” rispose Severus, mentre prendeva in mano un reperto archeologico che si trovava sopra ad uno scaffale. “Quindi, uno non è obbligato a far fluttuare le candele” disse Clarice. “Bambina mia, se tutte le aule di Hogwarts fossero uguali, qui dentro ci sarebbe la monotonia totale” disse Severus, rimettendo il reperto archeologico sullo scaffale; poi, aggiunse dicendo: “Ma dove sarà Lupin ?! Non ho tempo da perdere !”. “Papà, devi avere pazienza…oh, ma è vero: tu sei uno che di pazienza ne ha poca” disse Clarice. Severus la guardò e replicò dicendo: “Fai meno la spiritosa e vedi di prepararti già per la tua lezione; hai portato la bacchetta magica, come ti avevo chiesto ?”. “Sì, certo: la porto sempre con me” disse Clarice. “La bacchetta magica è l’arma fondamentale di un mago; senza di essa, puoi già dire addio a questo mondo” spiegò Severus. “Certo che tu, le persone, le incoraggi molto” disse con tono sarcastico Clarice.

In quel momento, da sopra le scale, comparve Lupin il quale, nel vedere Severus e Clarice, disse loro: “Guarda chi c’è; i due maghi che preferisco di più: i Piton”. “Dici così, perché anche tu fai parte della nostra famiglia” disse Severus. “Lo direi ugualmente, credimi” disse Lupin; poi, aggiunse chiedendo: “Clarice, sei proprio sicura di voler andare avanti ? Questa è una magia molto avanzata; molto al di sopra del fattucchiere ordinario”. “Sicurissima” rispose Clarice. “Bene; è tutto pronto. L’incantesimo che, io e tuo padre, cercheremo di insegnarti, si chiama Incanto Patrono; ne hai mai sentito parlare ?” spiegò Lupin, mentre scendeva le scale. “Sì; papà è in grado di lanciarne uno” disse Clarice. “La cerva d’argento; lo stesso Patrono anche di tua madre” disse sorridendo Lupin. “Ora, sono proprio curioso di vedere quale sarà il tuo” disse Severus, rivolto a Clarice. “Sì, lo sono anche io” disse Lupin; poi, aggiunse spiegando: “Ma lasci che ti spieghi meglio, che cosa è il Patronus: il Patronus è una specie di forza positiva e, per il mago che ne evoca uno, funziona come schermo; il Dissennatore si nutre di esso, piuttosto che del mago ma, per fa sì che funzioni, devi concentrarti su un ricordo: non un ricordo qualsiasi, ma uno molto felice; uno di grandissima intensità. Riesci a farlo ?”. “Sì” disse Clarice. “Molto bene; ora, chiudi gli occhi; concentrati ed esplora il tuo passato” disse Lupin e Clarice chiuse gli occhi, cercando di pensare ad un ricordo felice. Pensò di quando aveva cavalcato, per la prima volta, la Nimbus 2000, regalo di suo padre; quindi, dopo aver riaperto gli occhi, Lupin le domandò: “Hai fissato un ricordo ?”. “Sì” rispose Clarice. “Lascia che ti invada; abbandonati ad esso; poi, pronuncia l’incantesimo “Expecto Patronum” spiegò Lupin. “ Expecto Patronum” ripete Clarice. “Molto bene” disse Lupin e, dopo essere andando dietro all’enorme baule, aggiunse chiedendo: “Cominciamo ?”. Clarice fece un lungo respiro; poi, rispose: “Sono pronta”. “Mi raccomando, piccola mia: tieniti molto stretto il ricordo al quale hai pensato, perché è fondamentale se vuoi lanciare il tuo Patrono” spiegò Severus. “Ok” disse semplicemente Clarice e, mentre Lupin apriva il grosso baule, tirò fuori la bacchetta magica, mettendola davanti a se. Dal baule ne uscì il Molliccio trasformato in Dissennatore; Clarice lo seguì con la bacchetta magica, le candele si spensero; poi, gridò: “ Expecto Patronum !”, ma dalla bacchetta non uscì niente; quindi, Clarice ripete: “ Expecto Patronum !”; ma, ancora, dalla bacchetta non uscì niente; quindi, Clarice ripete nuovamente: “ Expecto Patronum !”, ma niente; poi, divenne tutto nero e svenne a terra. “Lo sapevo che andava a finire così” disse Severus, dopo che Lupin ebbe fatto rientrare il Molliccio nel grosso baule. Clarice riaprì gli occhi; quindi, Severus tirò un sospiro di sollievo e Lupin l’aiutò a sedersi, dicendole: “ Ecco qua; coraggio, siediti dritta e respira forte. Tutto bene; non mi aspettavo che ci riuscissi la prima volta: sarebbe stato notevole”. “Eppure, ero sicura di aver pensato ad un ricordo molto bello” disse Clarice. “Evidentemente, non era poi così bello; i ricordi belli devono essere molto, molto potenti, se vuoi creare, con essi, il tuo Patrono” spiegò Severus. “Tieni: mangia questa; ti sentirai meglio” disse Lupin e le diede un pezzo di cioccolata; Clarice la prese in mano e, prima di mangiarla, disse: “Era un Dissennatore tremendo”. “Oh, no, no, no, no: quello, era un Molliccio, Clarice; un Molliccio. Quello vero sarebbe peggiore e di gran lunga” spiegò Lupin, mentre riaccese le candele, con un solo cenno della mano. Mentre parlava, Clarice cerò di rialzarsi in piedi, ma barcollò all’indietro e, fortunatamente, Severus la prese, prima che potesse ricadere per terra: “Attenta, piccola mia: non hai, ancora, tutte le forze”. “Tanto per curiosità: a che cosa stavi pensando ? Quale ricordo hai scelto ?” domandò Lupin. “La mia prima volta sulla scopa” rispose Clarice. “Non è intenso abbastanza; neanche lontanamente !” disse Lupin. Clarice sospirò; poi, dopo aver camminato davanti alle candele ed osservandole, disse: “Ce n’è un altro; non è felice, per l’esattezza; bé…bé, lo è; mai sentita così felice; ma è complicato”. “E’ intenso ?” chiese Severus e Clarice, guardando sia lui, che Lupin, annuì positivamente con la testa. “Allora, proviamoci un’altra volta” disse Lupin; poi, aggiunse domandando: “Ti senti pronta ?”. “Facciamolo” rispose Clarice e puntò la bacchetta magica contro il grosso baule. “Massima attenzione, questa volta, bambina mia” disse Severus e Clarice annuì con la testa, tenendo lo sguardo fisso sul baule. Lupin lo aprì e, proprio come prima, ne uscì il Molliccio trasformato in Dissennatore: “ Expecto Patronum !” gridò Clarice, ma dalla bacchetta magica non uscì nulla; quindi, Clarice gridò: “ Expecto Patronum !” e, finalmente, una forte luce uscì dalla sua bacchetta magica, colpendo in pieno il Molliccio: “Brava, piccola mia ! Continua così !” la incitò Severus; Lupin, invece, rideva per la contentezza, nel vedere che Clarice ci era finalmente riuscita. Il Molliccio non riusciva ad attaccare e, quindi, Clarice, sempre tramite il Patrono, lo rimise dentro al baule che, poi, Lupin chiuse.

“Complimenti, Clarice ! Ben fatto, piccola !” disse entusiasta Lupin. “Credo che basti così, per oggi” disse sfinita Clarice, appoggiandosi ad una colonna. “Sono molto orgoglioso di te, bambina mia: hai prodotto un eccellente Patrono” disse Severus e l’aiutò a sedersi sui gradini. “Che aspetto aveva ?” chiese Clarice. “Purtroppo, non era ancora ben definito: al momento, era solo una forte luce; ma sei stata, lo stesso, molto brava” rispose Severus e l’accarezzò sulla testa. Lupin le consegnò, poi, un altro pezzo di cioccolata: “Mangia questa: aiuta, aiuta davvero” e si sedette dall’altra parte di Clarice, la quale prese il pezzo di cioccolata. “Per tua informazione, Clarice, io credo che tu te la sia battuta alla pari con tuo padre e, questo, è tutto dire, credimi” disse Lupin. Severus lo guardò ed accennò ad un piccolo sorriso. Clarice, allora, guardò Severus e disse: “Pensavo a te, papà ed alla mamma; vedevo le vostre facce; mi stavate parlando; solo parlando. Questo, è il ricordo che ho scelto: è tra i più belli che ho”. Nella stanza calò il silenzio; poi, Clarice, che continuava a guardare suo padre, notò che i suoi occhi, dopo che ebbe spiegato il ricordo al quale aveva pensato, erano diventati lucidi, come se stesse per piangere; quindi, per non metterlo in difficoltà, si alzò in piedi e, disse, rivolta a due: “Grazie, per avermi aiutato con l’Incanto Patrono; ma, ora, farei meglio a ritornare da Hermione e Ron: mi avevano detto che volevano essere informati”. Anche Lupin e Severus si alzarono in piedi; poi, Severus disse: “ Va bene, puoi andare da loro, ma mi raccomando: non uscire…”. “…dal castello, perché saresti un bersaglio facile per Black; sì, lo so” terminò la frase Clarice, ormai sapendola a memoria. “Se ti ripeto, questa frase, un sacco di volte, è solo perché voglio che ti rimanga in testa” disse Severus. “Papà ho 13 anni; non 5” disse Clarice. “Purtroppo, piccola mia, non sapevo se, a 5 anni, le cose ti rimanevano in testa” disse sospirando Severus. “Mi dovevano rimanere, se non volevo essere punita dai Dursley” disse Clarice. “Ok, ora vai, ma ricordati che, dovrai fare pratica ancora di più, se vuoi che il tuo Patrono assuma, almeno una forma” disse Severus. “Metterò tutta me stessa, per perfezionarlo” disse Clarice e, quindi, uscì dall’ufficio. “Bé, come prima lezione, non è andata male” disse Lupin. “Grazie per il complimento di prima” disse Severus. “Era tutto vero: tu hai imparato subito l’Incanto Patrono e, il tuo, è uno dei più potenti” spiegò Lupin. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Lupin aggiunse dicendo: “Prima, ho notato, ma forse è stata solo una mia impressione, che avevi gli occhi lucidi; come mai ?”. “E’ per Clarice; quando Clarice ha lanciato quel Patrono, mi ha riempito il cuore di gioia; ma, non era solo per quello: era per il ricordo, al quale aveva pensato. Anche se, molto probabilmente, Clarice si ricorda pochissimo di Lily, è come se l’avesse sempre vista” spiegò Severus. “Bé, la può vedere, quando vuole, nel ritratto che hai un camera tua” disse Lupin. “No, io intendevo che è come se l’avesse sempre vista in carne ed ossa” disse Severus.

  
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