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Autore: Mugiwara no Rufy    26/03/2013    1 recensioni
Avvertenza: questa fic contiene spoiler, chi non e' spoilerato faccia attenzione.
Siamo nella saga di Bourbon e la storia parte dopo gli eventi del file 800. Come nel manga tutto torna alla normalita', e da qui inizia la storia.
Sembra una giornata tranquilla, quando una telefonata strana arriva a casa Mouri: Conan, Ran e Kogoro, insieme al suo assistente Amuro raggiungono una donna che ha chiamato Kogoro per un caso: da quel giorno la vita di Conan verra' sconvolta da mille eventi e non sapra' piu' che aspettarsi, specie con la minaccia di Bourbon, di Gin e di tutti gli altri, incluso il boss dell'Organizzazione.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Conan, ancora molto triste, si alzò da terra, e rimase fermo, lì in piedi, non sapendo che fare: a un certo punto sgranò gli occhi e corse verso una meta ignota.
Passò a fianco a casa sua ma la oltrepassò, puntando nella casa a fianco, che ovviamente era la casa di Agasa.
  Bussò violentemente: gli sembrava un remake della scena della sera prima, quando era corso a casa sua per dire la verità ad Haibara.
Il professore aprì ma prima che potesse aprire bocca, il ragazzino corse dentro, e non vedendo nessuno nel salotto, intuì al volo qualcosa: imboccò le scale che portavano al laboratorio e aprì di scatto la porta: era faccia a faccia con Haibara dopo la lite del giorno prima.
Ai era al computer, muovendo il mouse ininterrottamente e Conan la chiamò:” Ehi…Haibara?”
Lei non si voltò e non rispose continuando a usare il computer, come se nessuno fosse entrato di scatto quasi sfondando la porta e ora la stesse chiamando.
Conan disse:” Senti lo so che mi sono comportato male e ti ho nascosto la verità, mi dispiac…” ma la sua voce fredda lo interruppe:” Cosa sei venuto a fare qui? Dimmelo senza perdere tempo in inutili fronzoli.”
Non si era voltata ma gli aveva rivolto la parola, cosa che era già un buon segno, secondo il piccolo detective.
Lui disse imbarazzato:” Ehm…sono venuto per….insomma come va con l’antidoto?”
Haibara si fermò, senza usare più il computer e si voltò di scatto: Conan notò come i suoi occhi fossero freddi e taglienti, e ciò non era un buon presagio.
Lei scattò:” Lo sapevo, è per quello che sei venuto, eh? Scommetto che hai avuto qualche problema di cuore con la tua fidanzatina e adesso sei venuto a chiedere scusa unicamente perché vuoi l’antidoto, eh????”
Conan balbettava frasi sconnesse ma lei continuò:” Be’ vuoi l’antidoto definitivo? Sai che ti dico? Prenditelo! Nonostante avessi litigato con te ho continuato a lavorarci ed è per quello che mi sono assentata, prenditelo, così torni da lei e sparisci dalla mia vista!” e aprendo un cassetto, tirò fuori una pastiglia verde e bianca e gliela lanciò: lui l’afferrò al volo.
Dopo averla contemplata per un istante chiese:” M-ma tu non lo prendi?”
La scienziatina esplose:” Ah davvero? Ti interessa? Be’ io dico che non te ne frega un bel niente, vattene, sparisci ora, prima prendi quell’antidoto e meglio è!!!”
Lui voleva provare a replicare ma il suo sguardo non ammetteva repliche: aveva l’impressione che se fosse rimasto sarebbe andata fuori di sé.
A passo lento, con l’antidoto stretto nel pugno, si incamminò verso la porta del laboratorio, pronto ad andarsene mentre lei si girava verso il computer, non per usarlo, ma perché non voleva vederlo.
Lui disse:” Haibara, stai facendo un grosso errore, io non prendo a cuore te solo per l’antidoto ma perché ti voglio bene. In questi giorni ho litigato con tre persone importanti, inclusa te: è proprio un periodo schifoso.” e chiuse la porta del laboratorio, allontanandosi.
Ai spense il computer e seduta sulla sedia osservava il vuoto: stavolta probabilmente si era definitivamente allontanata da lui.
Non sapeva con chi aveva litigato oltre a lei, una poteva essere la ragazza dell’agenzia ma la terza persona? Ma in fondo a lei non interessava.
Aveva capito che lei e Shinichi non avrebbero mai potuto collaborare o stringere un rapporto d’amicizia: per un po’ ci aveva quasi creduto, ma ora aveva capito che erano tutte illusioni.
E delle lacrime scivolarono sul suo viso.
 
Conan, in parte triste per il suo allontanamento con Haibara, e in parte eccitato perché aveva l’antidoto definitivo che avrebbe posto fine alle sofferenze di Ran, fece in fretta gli scalini e chiese frettoloso ad Agasa:” Professore, non ha per caso dei vestiti da diciassettenne?”
L’uomo di mezza età scosse la testa:” No Shinichi, ho solo dei vestiti da bambino, ma quelli non vanno bene.”
Lo sguardo del detective si fece ansioso:” Vorrà dire…che dovrò andare a casa mia a prenderli.” E lanciò un occhiata preoccupata a casa sua.
Il professore intuì la sua preoccupazione e gli sorrise:” Non preoccuparti, Subaru è uscito poco fa, l’ho visto dalla finestra, puoi andare in fretta, prendere i vestiti, venire qui nel mio bagno e tornare adulto.”
Il volto di Conan si riempì di gioia:” Oh, grazie mille professore! Ma guardi…non è che non mi fidi del signor Subaru, ma voglio tenere comunque preservata la mia identità, ci rivediamo tra poco!” e come un lampo uscì da casa sua: Agasa rimase a osservarlo dalla finestra, in modo che quando sarebbe tornato gli avrebbe aperto subito senza il rischio che quasi gli sfondasse di nuovo la porta per l’ennesima volta.
 
 
Conan correva in fretta e furia: doveva prendersi un paio di vestiti in fretta, magari un paio di maglie e un paio di pantaloni, non poteva girare con un solo vestito fino a quando il pericolo imminente non sarebbe cessato.
Col timore del ritorno di Subaru varcò il cancello, e abbassò la maniglia della porta: Subaru quando era uscito non aveva chiuso a chiave.
Inaspettato da tanta fortuna, il piccolo si chiuse la porta alle sue spalle, salì le scale e sfrecciò nella sua camera: frugò nell’armadio e arraffò tre maglie e tre pantaloni, e poi un paio di scarpe.
Col cuore a mille per la sua corsa e per l’ansia ridiscese le scale e stava per uscire quando qualcosa catturò la sua attenzione: nel tavolo della cucina c’era una bottiglia.
Si avvicinò e notò pure un bicchiere con residui di liquore: guardò la bottiglia e vide che conteneva Rye, come diceva l’etichetta.
Conan riflettè << Rye…come il nome in codice di Akai quando si infiltrò nell’Organizzazione…ma del resto è normale che ci sia questo liquore qui.>> e con un sorriso strano riprese la corsa, uscì da casa sua premurandosi di chiuderla bene, varcò il cancello e tornò da Agasa che lo aspettava con la porta già aperta.
Conan corse verso il bagno, rinchiudendosi dentro, col cuore a mille per l’emozione: entro pochi secondi sarebbe tornato Shinichi Kudo, per sempre.
Gli tremavano le mani e per poco non gli sfuggì di mano la pillola.
Si guardò un ultima volta allo specchio, e con un sorriso per metà soddisfatto e per metà amaro sussurrò:” Addio….Conan Edogawa.” e diede le spalle allo specchio con decisione.
Poi strizzò gli occhi e si mise la pillola in bocca, ingoiandola, aspettando il familiare effetto dell’antidoto su di lui, che stavolta avrebbe provato per l’ultima volta: e non avrebbe avvertito nessun dolore al petto nei momenti cruciali o importanti, perché sarebbe rimasto un liceale, senza rimpicciolirsi di nuovo.
A un tratto il dolore al petto arrivò: Conan appoggiò una mano sul cuore, che batteva a mille dolorante.
Il dolore aumentava mentre pensava disperato: << E’ l’ultima volta che proverò questo dolore…è l’ultima volta…è l’ultima volta…”
E poi arrivò il dolore lancinante e il bambino urlò di dolore: Agasa corse vicino alla porta del bagno preoccupato chiedendo:” Ehi Shinichi tutto bene?”
Dal bagno non arrivava nessuna risposta: dopo circa un minuto, in cui Agasa aveva l’impulso di entrare e vedere in che condizioni era, la porta si aprì.
Agasa rimase vagamente stupito ma poi sorrise, e la persona davanti a lui ricambiò: Shinichi Kudo era tornato.
Shinichi ringraziò il professore e corse via da casa sua, mentre Agasa lo ammoniva di essere prudente.
Dietro il muro Ai Haibara aveva visto Shinichi uscire: con uno sguardo triste salì in camera sua, ormai rassegnata che non sarebbe più esistito né Conan Edogawa, né la squadra dei Detective Boys formata da cinque, e né nuovi casi da risolvere.
  
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